Creato da: sebregon il 12/01/2008
Commento alle letture della liturgia del giorno

Area personale

 

Archivio messaggi

 
 << Febbraio 2014 >> 
 
LuMaMeGiVeSaDo
 
          1 2
3 4 5 6 7 8 9
10 11 12 13 14 15 16
17 18 19 20 21 22 23
24 25 26 27 28    
 
 

Cerca in questo Blog

  Trova
 

Tag

 

Ultime visite al Blog

sunguraluigi_14aledadpaolo.nogaraanthonellarinopelasebregondueporcellineorsacchiottburgio.giuseppedonfranco65Windmill2010MAVAF7Emanuele19.95sarapiola.74
 
Citazioni nei Blog Amici: 7
 

Chi può scrivere sul blog

Solo l'autore può pubblicare messaggi in questo Blog e tutti possono pubblicare commenti.
 

Ultimi commenti

Approfitta delle migliori condizioni di finanziamento...
Inviato da: rachelle
il 12/08/2021 alle 22:52
 
Ma è Kurt Cobain?? E' vera questa foto?
Inviato da: Dalida
il 01/07/2019 alle 08:37
 
Sat24, Sat 24 Pogoda, Prognoza pogody National...
Inviato da: Meteo
il 01/08/2018 alle 12:17
 
Sat24, Sat 24 Pogoda, Prognoza pogody National...
Inviato da: Wetter
il 01/08/2018 alle 12:17
 
Sat24, Sat 24 Pogoda, Prognoza pogody National...
Inviato da: Sat24
il 01/08/2018 alle 12:16
 
 
RSS (Really simple syndication) Feed Atom
 
 

Messaggi di Febbraio 2014

 

SE DIVENTIAMO SCIPITI NESSUNO CI SOPPORTERA' NEPPURE NOI STESSI

Post n°761 pubblicato il 27 Febbraio 2014 da sebregon

VII SETTIMANA DEL T.O.  - GIOVEDÌ


 

 


Mc 9, 41-50


In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli: «Chiunque vi darà da bere un bicchiere d'acqua nel mio nome perché siete di Cristo, vi dico in verità che non perderà la sua ricompensa. Chi scandalizza uno di questi piccoli che credono, è meglio per lui che gli si metta una macina da asino al collo e venga gettato nel mare. Se la tua mano ti scandalizza, tagliala: è meglio per te entrare nella vita monco, che con due mani andare nella Geenna, nel fuoco inestinguibile. Se il tuo piede ti scandalizza, taglialo: è meglio per te entrare nella vita zoppo, che esser gettato con due piedi nella Geenna. Se il tuo occhio ti scandalizza, cavalo: è meglio per te entrare nel regno di Dio con un occhio solo, che essere gettato con due occhi nella Geenna, dove il loro verme non muore e il fuoco non si estingue. Perché ciascuno sarà salato con il fuoco. Buona cosa il sale; ma se il sale diventa senza sapore, con che cosa lo salerete? Abbiate sale in voi stessi e siate in pace gli uni con gli altri».

 

Una pagina sullo scandalo: dare scandalo nel senso di “fare qualcosa contro”, non seguire il bene, la verità o la giustizia, essere un modello sbagliato, dare una testimonianza falsa.

.

 

 

.

Gesù esorta a una maggiore severità verso se stessi prima ancora che verso gli altri, a non indulgere nell’essere egosintonici ma a vedere piuttosto quelle parti di noi che sono da eliminare. O da trasformare, preferisco dire io, dato che la “struttura caratteriale” o di personalità in cui siamo imprigionati può esser resa più flessibile e aperta, senza per questo doverla buttare alle ortiche del tutto.

.

 

 

.

Ma evidentemente la rigidità di questo passo trova spunto nella necessità di combattere l’autoindulgenza e la tendenza a giustificare troppo. Anche se l’ultimo capoverso apre a una maggiore comprensione della debolezza umana.

.

 

 

.

L’importante, dice Gesù, è “avere sale” in se stessi, ed essere in pace gli uni con gli altri. E questo, mi sento di aggiungere, lo si può ottenere anche senza tagliarsi mani o piedi, ma lavorando su stessi in un buon equilibrio tra compassione e impegno, amorevolezza e disciplina.

 

Alessandra Callegari

 
Condividi e segnala Condividi e segnala - permalink - Segnala abuso
 
 

METTERE A SERVIZIO DEI NOSTRI FRATELLI LA PROPRIA VITA CI AVVICINA A DIO

Post n°760 pubblicato il 25 Febbraio 2014 da sebregon

 

VII SETTIMANA DEL T.O.

 

 


 

 

Mc 9, 30-37


In quel tempo, Gesù e i suoi discepoli attraversavano la Galilea, ma egli non voleva che alcuno lo sapesse. Insegnava infatti ai suoi discepoli e diceva loro: «Il Figlio dell’uomo viene consegnato nelle mani degli uomini e lo uccideranno; ma, una volta ucciso, dopo tre giorni risorgerà». Essi però non capivano queste parole e avevano timore di interrogarlo. Giunsero a Cafàrnao. Quando fu in casa, chiese loro: «Di che cosa stavate discutendo per la strada». Ed essi tacevano. Per la strada infatti avevano discusso tra loro chi fosse più grande. Sedutosi, chiamò i Dodici e disse loro: «Se uno vuole essere il primo, sia l’ultimo di tutti e il servitore di tutti». E, preso un bambino, lo pose in mezzo a loro e, abbracciandolo, disse loro: «Chi accoglie uno solo di questi bambini nel mio nome, accoglie me; e chi accoglie me, non accoglie me, ma colui che mi ha mandato». 

 

Questo insegnamento di Gesù è straordinario perché dice a noi, che metteremmo avanti sempre e comunque il nostro ‘io’,  che c’è sempre bisogno di riconoscere di non essersi installati nel mondo grazie alla nostra, ma ad un'altra  istanza, che ci ha costituiti in ciò che siamo. Per Gesù si tratta del Padre.

.

 

 

.

E’ vero l’insegnamento di questo brano potrebbe riguardare l’umiltà, il servizio ma splende in bellezza ed in nitore di verità questo riferirsi di Gesù a Colui che l’ha mandato. Accogliere un bambino, un debole, un povero, un bisognoso o noi stessi quando ci giudichiamo come dei ‘poveracci’ significa accogliere non solo Gesù ma più in fondo Colui da cui tutto è cominciato e a cui tutto ritornerà e cioè il Padre. Gesù riferendosi al Padre vuole indicarci che, oltre a ciò che vediamo con i nostri sensi, esiste un principio transnaturale, il Padre,  che ci può aiutare a vedere bene anche la realtà concreta in cui viviamo.

.

 

.

 

La via d’accesso però a questo di più non passa attraverso la potenza o il successo negativo ma attraverso l’assunzione di un livello di realtà complessivo che si prende cura dei più deboli. Ed è per aver seguito questa strada che Gesù verrà consegnato nelle mani degli uomini ed ucciso. +

.

 

 

.

A questo tipo di uomini  non interessano ‘i bambini’ o i deboli perchè sono considerati un ostacolo al loro benessere fisico e spirituale.Gesù nostro grande Maestro e Signore ci sospinge verso una luce di verità che sola ci può aiutare ad allargare il cuore e a non rendere vana la nostra vita in questo mondo.

 

La nostra vita e la Parola

 

Spirito Santo che sei  flusso vivente della infinita costanza di presenza e di amore tra il Padre ed il Figlio fa che anche noi possiamo intendere come la vita vera passa attraverso il riconoscimento di un legame profondo con la vita divina grazie ad un toccante amore verso i nostri fratelli più deboli.


Michele Sebregondio

(sebregon@yahoo.it)

 
Condividi e segnala Condividi e segnala - permalink - Segnala abuso
 
 

CREDERE PRIMA DI SAPERE SIGNIFICA DISPORSI INTERIORMENTE AD UN ASCOLTO PROFONDO E COSI' SI VIENE ILLUMINATI

Post n°759 pubblicato il 21 Febbraio 2014 da sebregon

 22 FEBBRAIO

CATTEDRA DI SAN PIETRO APOSTOLO

 

 



 

Mt 16,13-19


 
In quel tempo, Gesù, giunto nella regione di Cesarèa di Filippo, domandò ai suoi discepoli: «La gente, chi dice che sia il Figlio dell’uomo?». Risposero: «Alcuni dicono Giovanni il Battista, altri Elìa, altri Geremìa o qualcuno dei profeti». Disse loro: «Ma voi, chi dite che io sia?». Rispose Simon Pietro: «Tu sei il Cristo, il Figlio del Dio vivente». E Gesù gli disse: «Beato sei tu, Simone, figlio di Giona, perché né carne né sangue te lo hanno rivelato, ma il Padre mio che è nei cieli. E io a te dico: tu sei Pietro e su questa pietra edificherò la mia Chiesa e le potenze degli inferi non prevarranno su di essa. A te darò le chiavi del regno dei cieli: tutto ciò che legherai sulla terra sarà legato nei cieli, e tutto ciò che scioglierai sulla terra sarà sciolto nei cieli».

 

Di fronte a questa elezione così immediata e straordinaria di Pietro si rimane di stucco. E ci si chiede se sia stato un movimento solo gratuito del Padre verso Pietro o ci sia stata una sua qualche partecipazione. E cioè ci troviamo davanti ad una ispirazione insufflata nella testa del discepolo che l’ha poi esternata? Pietro ha fatto solo da sponda o c’è stato qualcosa di più?

 

.

 

 

 

.

Quella beatitudine donata a Pietro gli è stata gettata addosso come un abito che si indossa e dunque con una aderenza solo esterna o come? Tutti questi interrogativi mi frullano nella mente ed allora sgombriamo subito il campo da ogni equivoco perché, come dice Gesù, ciò che ha proferito Pietro viene solo da una rivelazione fattagli dal Padre.

.

 

 

.

Ed allora come può proseguire il nostro discorso? Cerchiamo anzitutto di capire come possa avvenire una comunicazione tra il piano divino e quello umano. Sembra che possa esservi solo quando si apre da parte dell’uomo un canale che permetta alla comunicazione divina di poter accedere. Dio non può creare nell’uomo  degli spazi a parte se il contesto è di totale rifiuto.

.

 

 

.

Non era però il caso di Pietro che essendo un buon ebreo aveva, come da default, una sua apertura verso Dio. Tuttavia anche gli altri discepoli si trovavano nella sua stessa situazione ed  allora cosa sarà successo di diverso in Pietro tale da attirare il Padre nel rivelargli la vera identità  di Gesù? Sì, il Padre deve essere stato proprio attirato perché Gesù non aveva rivolto la domanda direttamente a Pietro ma a tutti e quindi tutti erano stati messi nella condizione di rispondere e ricevere questo dono. Allora dobbiamo immaginare che Pietro si sia attivato in modo diverso dagli altri discepoli. Egli, ascoltata la domanda, non si è fatto sviare da ciò che pensavano gli uomini del suo tempo ma con umile intensità si è  rivolto a Dio chiedendo di illuminarlo e così il Padre ha risposto alla sua richiesta.

.

 

 

.

Ed è questo suo atteggiamento che attira le lodi di  Gesù ma di più perché Egli  vede nella disponibilità all’ascolto profondo di Pietro la pietra su cui fondare la sua Chiesa. Vi può essere infatti Chiesa solo se vi è un vero ascolto e Pietro in quel momento ne era stato l’esempio vivente. Ed allora  Gesù, come ricaduta dello svelamento della sua identità fatto dal Padre a Pietro, gli consegna la sua Chiesa ed è come se gli dicesse : “Se il tuo atteggiamento di ascolto ha permesso al Padre di svelarti chi sono allora anch’Io posso far affidamento su di te per quanto riguarda la mia Chiesa perché so che grazie al tuo saper ascoltare non farai mai niente contro la volontà del Padre  e Mia.”.

 

La nostra vita e la Parola

 

Spirito Santo, è difficile per noi uscire dalla gabbia dei nostri pensieri preconfezionati e dai limiti delle modalità sociologiche attraverso cui pensiamo Dio. Procediamo solo portando avanti le concatenazioni dei nostri pensieri e molto difficilmente, per non dire quasi mai, ci fermiamo per un altro ascolto. Un ascolto dove semplicemente dimorando nell’amore rimaniamo aperti a ricevere le sue parole o le sue illuminazioni.

 

Michele Sebregondio

 (Gabriele Patmos)

 
Condividi e segnala Condividi e segnala - permalink - Segnala abuso
 
 

DARE PER AMORE E NON PER INTERESSE APRE IL CUORE DI DIO

Post n°758 pubblicato il 19 Febbraio 2014 da sebregon

20 FEBBRAIO - DELLA SESTA SETTIMANA DOPO L'EPIFANIA

 

 

 


 

 

Mc 9,38-41

Giovanni gli disse: "Maestro, abbiamo visto uno che scacciava demòni nel tuo nome e volevamo impedirglielo, perché non ci seguiva". 39Ma Gesù disse: "Non glielo impedite, perché non c'è nessuno che faccia un miracolo nel mio nome e subito possa parlare male di me: 40chi non è contro di noi è per noi.41Chiunque infatti vi darà da bere un bicchiere d'acqua nel mio nome perché siete di Cristo, in verità io vi dico, non perderà la sua ricompensa.

 

Cosa vuol dire fare miracoli nel nome di Gesù?mVuol dire fidarsi di lui, mettendolo al centro dell’azione salvifica. Vuol dire guarire qualcuno nel suo nome. E se riconosciamo che è Gesù che guarisce e non noi con le nostre capacità, allora permettiamo al Signore di operare miracoli.

.

 

.

 

Non c’è bisogno quindi di avere “la patente” ma è necessario riconoscersi poveri e bisognosi del suo intervento di salvezza: "Signore questa persona ha bisogno del tuo aiuto, opera in lei, non guardare alla mia miseria ma alla sua fede”.

.

 

 

.

Pertanto nel brano evangelico odierno Gesù ci dice che “non c'è nessuno che faccia un miracolo nel mio nome e subito possa parlare male di me: chi non è contro di noi è per noi”. Anche se la persona non lo esplicita apertamente e non fa parte del nostro gruppo parrocchiale o del nostro movimento può agire nel nome di Gesù e guarire qualcuno.

.

 

 

.

Chiediamo anche noi oggi al Signore di farci superare la diffidenza iniziale verso il diverso da me per poter entrare in sintonia con chi mi sta accanto e chiede di essere aiutato. Inoltre chiediamogli di aiutarci a ringraziarlo per tutte le opere che compie attraverso altre persone e gruppi che non ci frequentano.

.

 

 

.

Solo così diventeremo davvero un dono gli uni per gli altri e sapremo essere testimoni autentici del suo amore.

Gloria Mari

(Gentilmente concesso dalla rivista CREDERE)

 
Condividi e segnala Condividi e segnala - permalink - Segnala abuso
 
 

GUARDIAMOCI DAL LIEVITO DI CHI VUOLE IL NOSTRO CUORE PER ROVINARCI

Post n°757 pubblicato il 18 Febbraio 2014 da sebregon

VI SETTIMANA DEL T.O.  - MARTEDÌ

 

 

 

 

 


 

 

 

 

 

Mc 8, 14-21
 

In quel tempo, i discepoli avevano dimenticato di prendere dei pani e non avevano con sé sulla barca che un solo pane. Allora Gesù li ammoniva dicendo: «Fate attenzione, guardatevi dal lievito dei farisei e dal lievito di Erode!». Ma quelli discutevano fra loro perché non avevano pane. Si accorse di questo e disse loro: «Perché discutete che non avete pane? Non capite ancora e non comprendete? Avete il cuore indurito? Avete occhi e non vedete, avete orecchi e non udite? E non vi ricordate, quando ho spezzato i cinque pani per i cinquemila, quante ceste colme di pezzi avete portato via?». Gli dissero: «Dodici». «E quando ho spezzato i sette pani per i quattromila, quante sporte piene di pezzi avete portato via?». Gli dissero: «Sette». E disse loro: «Non comprendete ancora?».

 

 

Un muro di incomunicabilità sembra separare Gesù dai suoi discepoli. Benchè essi conducano una vita assieme al Maestro non ne comprendono tuttavia né il messaggio né i gesti. Il brano del vangelo li fotografa mentre tra di loro discutono sulla mancanza di pane. Sembra proprio che il non avere pane sia una cosa che riguardi solo loro e non anche il Maestro.

 

.

 

 

.

 

Mentre nella seconda moltiplicazione dei pani le folle avevano seguito Gesù senza darsi  pensiero di che cosa avrebbero mangiato (essi infatti si aspettavano d’essere sfamati grazie al primo miracolo della moltiplicazione dei pani) ora invece la preoccupazione prende  i discepoli come se non avessero assistito a quei miracoli. Come potremmo capire un tale atteggiamento? Forse i discepoli avranno pensato che i miracoli della moltiplicazione dei pani erano stati in qualche modo provocati dalla situazione eccezionale  in cui le folle s’erano venute a trovare.

.

 

 

.

Ricordiamo che Gesù nella seconda moltiplicazione così si esprime: «Sento compassione di questa folla: ormai da tre giorni mi vengono dietro e non hanno da mangiare. Non voglio rimandarli digiuni, perché non svengano lungo la strada».”(Mt 15,32) E dunque i discepoli hanno la percezione che la potenza eccezionale di Gesù possa essere chiamata in causa solo davanti a eventi di un certo spessore.

 

.

.

 

.

Gesù invece fa capire che l’essere con Lui è sufficiente a preservarli anche dai bisogni della fame di ogni giorno.

.

 

 

 

Egli è un uomo ad amplissimo raggio di rapporto e cioè sa mettersi in relazione con i grandi eventi ma anche con quelli umili che riguardano la vita quotidiana.  Nello stesso tempo però Gesù  mette in guardia i discepoli dal lievito dei farisei e da quello d’Erode perché anche questi sanno dare il pane ma non è quello donato dal Signore.

.

 

 

 

Il loro ha un sapore di schiavitù mentre il suo ha la fragranza della libertà e del dono. Per stare con Gesù e mangiare il suo pane non occorre vendersi. Forse il Signore avrà letto nel cuore dei discepoli qualche oscura nostalgia verso i cammini che percorrevano prima di incontrarlo. Anche a noi Gesù rivolge le sue parole per sondare il nostro cuore e vedere se davvero vogliamo seguirlo nel suo cammino di libertà e di amore oppure se vogliamo volgeRlo verso qualcosa o qualcuno che promettendoci sicurezza e benessere rovina la nostra vita

 

 

La nostra vita e la Parola

 

Spirito del Signore, illumina la nostra mente e stimola il nostro cuore perché possiamo dare, sempre e senza indugio, il nostro assenso per  ricevere solo il pane di libertà ed amore che ci offre Gesù.

 

Gabriele Patmos 

 
Condividi e segnala Condividi e segnala - permalink - Segnala abuso
 
 

SEGUIAMO GESU' E POI IL CIBO LO TROVEREMO SEMPRE E NON E' LA STESSA COSA AVERE LA PANCIA PIENA ED IL CUORE VUOTO

Post n°756 pubblicato il 15 Febbraio 2014 da sebregon

V SETTIMANA DEL T.O. - SABATO
 

 

 

 

 


 

 

 

 

Mc 8, 1-10


In quei giorni, poiché vi era di nuovo molta folla e non avevano da mangiare, Gesù chiamò a sé i discepoli e disse loro: «Sento compassione per la folla; ormai da tre giorni stanno con me e non hanno da mangiare. Se li rimando digiuni alle loro case, verranno meno lungo il cammino; e alcuni di loro sono venuti da lontano». Gli risposero i suoi discepoli: «Come riuscire a sfamarli di pane qui, in un deserto?». Domandò loro: «Quanti pani avete?». Dissero: «Sette». Ordinò alla folla di sedersi per terra. Prese i sette pani, rese grazie, li spezzò e li dava ai suoi discepoli perché li distribuissero; ed essi li distribuirono alla folla. Avevano anche pochi pesciolini; recitò la benedizione su di essi e fece distribuire anche quelli. Mangiarono a sazietà e portarono via i pezzi avanzati: sette sporte. Erano circa quattromila. E li congedò. Poi salì sulla barca con i suoi discepoli e subito andò dalle parti di Dalmanutà. 

 

Al termine della lettura di questo brano evangelico si potrebbe concludere che a credere a Gesù non ci si perde mai. Ora però facciamoci impressionare da queste quattromila persone che lo seguono per tre giorni anche a costo di rimanere digiuni. Quale forza d’attrazione doveva avere il Signore da far quasi dimenticare  il bisogno più elementare e cioè quello del mangiare!

.

 

 

 

.

E sì perché ci sarà stato un momento in cui le persone che lo seguivano avranno pure percepito che si stavano mettendo in pericolo. Ricordiamo ad onor del vero che questa è la seconda moltiplicazione dei pani e quindi è molto probabile che le persone sapendo che già prima Gesù aveva sfamato tanta gente anche questa volta l’avrebbe fatto.  Sarà stato pure un pensiero che avevano nel cuore ma non v’era alcuna certezza che Gesù rifacesse il miracolo e quindi  dobbiamo concludere che essi hanno seguito Gesù per tre giorni proprio perché volevano ascoltare le sue parole anche affrontando i disagi del mancato nutrimento.

.

 

 

.

 

Sia nella prima moltiplicazione dei pani che nella seconda non abbiamo quello che avvenne nel deserto con Mosè e cioè la mormorazione contro Dio che li aveva gettati in un luogo inospitale senza da loro da bere da mangiare. Qui la folla segue Gesù e basta, non mormora e non gli chiede niente. Mi pare che non ci sia nella di meglio che seguire Gesù come ha fatto questa folla e cioè seguirlo per seguirlo perché è l’unica cosa da fare dal momento che solo Lui ha parole di vita eterna e queste parole avranno anche la forza di nutrire il nostro corpo quando ci troviamo nella difficoltà.

.

 

 

.

 

Gesù infatti ha compassione i noi sempre e non in queste occasioni particolari pur attendendo da noi il giusto sforzo per guadagnarci il pane quotidiano.

 

La nostra vita e la Parola

 

Spirito Santo dai coraggio e forza al nostro spirito perché non abbiamo mai a dimenticare che sei con noi e ci aiuti in tutte le difficoltà della nostra vita.

 

Gabriele Patmos  

 

 
Condividi e segnala Condividi e segnala - permalink - Segnala abuso
 
 

NELLA VITA E'IMPORTANTE CREDERE, MA CREDERE VERAMENTE E NON PER GIOCO SOLO COSI' SI VINCE

Post n°755 pubblicato il 14 Febbraio 2014 da sebregon

V SETTIMANA DEL T.O.  - GIOVEDÌ


 
 

 

Mc 7, 24-30

 
In quel tempo, Gesù andò nella regione di Tiro. Entrato in una casa, non voleva che alcuno lo sapesse, ma non poté restare nascosto. Una donna, la cui figlioletta era posseduta da uno spirito impuro, appena seppe di lui, andò e si gettò ai suoi piedi. Questa donna era di lingua greca e di origine siro-fenicia. Ella lo supplicava di scacciare il demonio da sua figlia. Ed egli le rispondeva: «Lascia prima che si sazino i figli, perché non è bene prendere il pane dei figli e gettarlo ai cagnolini». Ma lei gli replicò: «Signore, anche i cagnolini sotto la tavola mangiano le briciole dei figli». Allora le disse: «Per questa tua parola, va’: il demonio è uscito da tua figlia». Tornata a casa sua, trovò la bambina coricata sul letto e il demonio se n’era andato.

 

In questo mondo così liquido rischiamo sempre di non volere ciò che invece vorremmo. Abbiamo imparato da un passato deludente che non basta volere perchè le cose si realizzino e dunque ci presentiamo di fronte ai momenti importanti della nostra vita scarichi di quelle energia che invece ci aiuterebbe a smuovere le montagne. Quale scuola potrebbe aiutarci a credere che i nostri sogni giusti e buoni possono realizzarsi? Alla donna è bastato incontrare Gesù per capire che quello era l'uomo giusto per ottenere ciò che voleva ed anche a noi basterebbe conoscere le persone giuste per far sì che la nostra carica umana non si disperda nell'inconsistenza. Occorre allora aprire il cuore agli altri, alla loro accoglienza e ad un mondo che ha molto da dirci e da donarci. Solo attraverso questa osmosi si possono concretizzare i nostri sogni. Se poi anche noi incontriamo Gesù sulla nostra strada allora cosa vogliamo di più dalla nostra vita? C'è un di più ed è d'incontrarlo attraverso coloro che sono sulla sua linea di fuoco credenti che siano o no.

 

Gabriele Patmos

 
Condividi e segnala Condividi e segnala - permalink - Segnala abuso
 
 

NON CERCHIAMO DI PURIFICARCI ESTERNAMENTE MA FACCIAMOCI PURIFICARE IL CUORE DAL SIGNORE

Post n°754 pubblicato il 10 Febbraio 2014 da sebregon


V SETTIMANA DEL T.O. ANNO PARI – MARTEDÌ



 

 

 

 

 

 Mc 7, 1-13

 
In quel tempo, si riunirono attorno a Gesù i farisei e alcuni degli scribi, venuti da Gerusalemme. Avendo visto che alcuni dei suoi discepoli prendevano cibo con mani impure, cioè non lavate – i farisei infatti e tutti i Giudei non mangiano se non si sono lavati accuratamente le mani, attenendosi alla tradizione degli antichi e, tornando dal mercato, non mangiano senza aver fatto le abluzioni, e osservano molte altre cose per tradizione, come lavature di bicchieri, di stoviglie, di oggetti di rame e di letti –, quei farisei e scribi lo interrogarono: «Perché i tuoi discepoli non si comportano secondo la tradizione degli antichi, ma prendono cibo con mani impure?». Ed egli rispose loro: «Bene ha profetato Isaìa di voi, ipocriti, come sta scritto:“Questo popolo mi onora con le labbra,ma il suo cuore è lontano da me.Invano mi rendono culto,insegnando dottrine che sono precetti di uomini”.Trascurando il comandamento di Dio, voi osservate la tradizione degli uomini». E diceva loro: «Siete veramente abili nel rifiutare il comandamento di Dio per osservare la vostra tradizione. Mosè infatti disse: “Onora tuo padre e tua madre”, e: “Chi maledice il padre o la madre sia messo a morte”. Voi invece dite: “Se uno dichiara al padre o alla madre: Ciò con cui dovrei aiutarti è korbàn, cioè offerta a Dio”, non gli consentite di fare più nulla per il padre o la madre. Così annullate la parola di Dio con la tradizione che avete tramandato voi. E di cose simili ne fate molte».

Noi spiriti liberi leggendo queste parole di Gesù abbiamo l’impressione che tra il suo ed il nostro mondo vi sia una distanza incolmabile. Noi infatti siamo sicuri  che quella cultura sia ormai superata e che dunque le sue parole  non ci riguardano per niente.

.

 

 

.

Sembra che noi beneficiamo di questo modo di pensare quando tutto ci va bene ed è sotto il controllo razionale della nostra mente. Quando però le cose cominciano ad andare male anche la sufficienza con cui affrontiamo il reale comincia a naufragare. E così cominciamo a credere che affidandosi a metodi ascetici, ad esercizi fisici, alle mode attuali del mangiar sano e bilogico od  a pratiche mentali di autorealizzazione possiamo uscirne alla grande.

.

 

.

 

Si cerca insomma di purificarci dal punto di vista fisico credendo così di meritarci una salvezza personale all’altezza degli umori del nostro tempo. Tutto ciò, pur apprezzabile sul piano prettamente umano, non ha niente a che fare con una vera liberazione. Per noi cristiani questa consiste nell’onorare Dio e nel servire i fratelli.

.

 

 

.

 

Non c’è altra strada maestra che possa condurci in un mondo spirituale di vera crescita e di profonda penetrazione della reale e dello svelamento del nostro compito esistenziale  in questo mondo. Il Signore ci mette in guardia dalle tradizioni che sono solo umane e che spesso per tutta una serie di motivi legati ad incontri, mode ci fanno perdere tantissimo tempo.

.

 

 

.

 

Certo l’uomo di oggi è post-postcristiano ed è come vaccinato da tutto ciò che abbia l’odore religioso e di sacrestia ma questa è una malattia da cui guarire per capire che non si può gettare con l’acqua il bambino intendendo che le cose di Dio spesso sono portate da fragili vetri umani e che dunque occorre andare oltre i tradimenti. Occorre avere il coraggio iniziare daccapo e chiederci come sia possibile che il cristianesimo sia durato duemila anni se fosse solo una cosa umana, ed ancora chiederci quali sono stati i primi passi di questa storia sacra a partire dal popolo ebraico perché è da quell’inizio che si può a poco a poco capirci qualcosa.

.

 

 

.

 

Possibile che intelligenze di primo piano vissuti nei secoli abbiano creduto a delle favole e che noi, solo perchè riusciamo a raggiungere Marte ed abbiamo un sistema di comunicazione sempre più globale e perfetto, non sentiamo più il bisogno di confrontarci con il divino che solo può illuminare il senso della vita dalla nascita alla morte?

.

 

 

La nostra vita e la Parola

Spirito del Signore, che ci sei stato donato al momento della sua morte soffia forte su di noi e spazza via tutto ciò che vuol riempire la nostra mente ingolfandola ed allontanandoci dalla vita vera.


Gabriele Patmos

 

 
Condividi e segnala Condividi e segnala - permalink - Segnala abuso
 
 

IL SIGNORE CI VUOLE PIENI DI GIOIA ...MA E' VICINO QUANDO PATIAMO IL MONDO E PER I NOSTRI PECCATI.

Post n°753 pubblicato il 08 Febbraio 2014 da sebregon

IV SETTIMANA DEL T.O. ANNO PARI - SABATO


[Apostoli_Duccio.jpg]






Mc 6, 30-34

In quel tempo, gli apostoli si riunirono attorno a Gesù e gli riferirono tutto quello che avevano fatto e quello che avevano insegnato. Ed egli disse loro: «Venite in disparte, voi soli, in un luogo deserto, e riposatevi un po’». Erano infatti molti quelli che andavano e venivano e non avevano neanche il tempo di mangiare. Allora andarono con la barca verso un luogo deserto, in disparte. Molti però li videro partire e capirono, e da tutte le città accorsero là a piedi e li precedettero. Sceso dalla barca, egli vide una grande folla, ebbe compassione di loro, perché erano come pecore che non hanno pastore, e si mise a insegnare loro molte cose. 

Tocca questa sensibilità di Gesù verso i suoi discepoli stanchi. Ho conosciuto gruppi dove l'essere sempre esposti era una regola, anzi più si fiaccava il corpo più si era convinti di procedere bene in un cammino iniziatico che, per essere percorso nel modo giusto ,richiedeva queste prestazioni.

.


https://encrypted-tbn3.gstatic.com/images?q=tbn:ANd9GcS8QNLwI9WsYDAkyNFZ1O7jFfM5U99tkgt9uhgmLps7FZqmK7dsMw


.
L'idea sottesa a molti gruppi che hanno alla loro base l'autorealizzazione è quella che l'adesione comporta un prezzo da pagare che sia quello dell'imparare alcune tecniche e metterle in pratica. Se guardiamo ai discepoli di Gesù dobbiamo proprio ricrederci che sia proprio così. Essi infatti pur mandati da Gesù erano pescatori e nulla sapevano di gradi di conoscenza o di tecniche per migliorarsi. Erano solo persone comuni ma prese da un amore grande verso il loro Gesù.E così poterono andare in giro a portare la buona novella del Signore e ritornare contenti. La verità è che nell'incanto del nostro essere cristiani noi veniamo presi dal Signore così come siamo e se anche dobbiamo fare un cammino per essere come il Signore Gesù ci vuole lo facciamo da innamorati e non da studenti che devono progredire


.

http://2.bp.blogspot.com/-ZMwbm4tvPv0/T4H9Qy6rTBI/AAAAAAAACSY/_vJMx-5xUqs/s400/emmaus%2B(3).jpg

.
E così possiamo prenderci delle pause non per imparare ancora ma per essere più a tu per tu con Gesù vero nostro maestro e trasformatore della nostra vita. 

La nostra vita e la Parola

Spirito Santo, convinci i nostri cuori che più che tecniche da imparare abbiamo bisogno di un grande cuore per amare.


Gabriele Patmos

 
Condividi e segnala Condividi e segnala - permalink - Segnala abuso
 
 

ASSIEME A CHI AMA SI PUO' PERCORRERE LA STRADA DELLA GRAZIA

Post n°752 pubblicato il 05 Febbraio 2014 da sebregon

SANTI PAOLO MIKI E COMPAGNI (m) 
martiri
 


 


 

 


 Mc 6, 7-13


In quel tempo, Gesù chiamò a sé i Dodici e prese a mandarli a due a due e dava loro potere sugli spiriti impuri. E ordinò loro di non prendere per il viaggio nient’altro che un bastone: né pane, né sacca, né denaro nella cintura; ma di calzare sandali e di non portare due tuniche. E diceva loro: «Dovunque entriate in una casa, rimanetevi finché non sarete partiti di lì. Se in qualche luogo non vi accogliessero e non vi ascoltassero, andatevene e scuotete la polvere sotto i vostri piedi come testimonianza per loro». Ed essi, partiti, proclamarono che la gente si convertisse, scacciavano molti demòni, ungevano con olio molti infermi e li guarivano.


A due a due perché da soli non si arriva da nessuna parte.

.


.

Soli, la paura ci assale e non combiniamo niente, rischiamo di metterci in pericolo.

A due a due per calmarsi e  vincere la paura. Non c'è niente da pianificare. Non  ci sono obiettivi da raggiungere.

.

 

.


C'è un  abbandono da vivere.

C'è un incontro da testimoniare.

C'è una dedizione all'altro da praticare.

.

 

 

 

.

Gesù sembra dirci rimanete fermi e quieti risolti nella mia Grazia.

 

.

 


 

Questo è il mio insegnamento.

 

Vanruis Groendal

@vanruis

 
Condividi e segnala Condividi e segnala - permalink - Segnala abuso
 
 

GESU' E' TROPPO UMANO E QUEL 'TROPPO' SFORA PER CHI LO VUOL VEDERE IN DIO

Post n°751 pubblicato il 04 Febbraio 2014 da sebregon

 

IV SETTIMANA DEL T.O. ANNO PARI – MARTEDÌ

 




 Mc 5, 21-43


In quel tempo, essendo Gesù passato di nuovo in barca all’altra riva, gli si radunò attorno molta folla ed egli stava lungo il mare. E venne uno dei capi della sinagoga, di nome Giàiro, il quale, come lo vide, gli si gettò ai piedi e lo supplicò con insistenza: «La mia figlioletta sta morendo: vieni a imporle le mani, perché sia salvata e viva». Andò con lui. Molta folla lo seguiva e gli si stringeva intorno.Ora una donna, che aveva perdite di sangue da dodici anni e aveva molto sofferto per opera di molti medici, spendendo tutti i suoi averi senza alcun vantaggio, anzi piuttosto peggiorando, udito parlare di Gesù, venne tra la folla e da dietro toccò il suo mantello. Diceva infatti: «Se riuscirò anche solo a toccare le sue vesti, sarò salvata». E subito le si fermò il flusso di sangue e sentì nel suo corpo che era guarita dal male.E subito Gesù, essendosi reso conto della forza che era uscita da lui, si voltò alla folla dicendo: «Chi ha toccato le mie vesti?». I suoi discepoli gli dissero: «Tu vedi la folla che si stringe intorno a te e dici: “Chi mi ha toccato?”». Egli guardava attorno, per vedere colei che aveva fatto questo. E la donna, impaurita e tremante, sapendo ciò che le era accaduto, venne, gli si gettò davanti e gli disse tutta la verità. Ed egli le disse: «Figlia, la tua fede ti ha salvata. Va’ in pace e sii guarita dal tuo male».Stava ancora parlando, quando dalla casa del capo della sinagoga vennero a dire: «Tua figlia è morta. Perché disturbi ancora il Maestro?». Ma Gesù, udito quanto dicevano, disse al capo della sinagoga: «Non temere, soltanto abbi fede!». E non permise a nessuno di seguirlo, fuorché a Pietro, Giacomo e Giovanni, fratello di Giacomo. Giunsero alla casa del capo della sinagoga ed egli vide trambusto e gente che piangeva e urlava forte. Entrato, disse loro: «Perché vi agitate e piangete? La bambina non è morta, ma dorme». E lo deridevano. Ma egli, cacciati tutti fuori, prese con sé il padre e la madre della bambina e quelli che erano con lui ed entrò dove era la bambina. Prese la mano della bambina e le disse: «Talità kum», che significa: «Fanciulla, io ti dico: àlzati». E subito la fanciulla si alzò e camminava; aveva infatti dodici anni. Essi furono presi da grande stupore. E raccomandò loro con insistenza che nessuno venisse a saperlo e disse di darle da mangiare.


Continua il racconto dei miracoli compiuti da Gesù, che giorno dopo giorno accrescono a dismisura la sua popolarità. Quello che mi colpisce in questo brano non è in realtà il miracolo in sé &n

 
Condividi e segnala Condividi e segnala - permalink - Segnala abuso
 
 

© Italiaonline S.p.A. 2024Direzione e coordinamento di Libero Acquisition S.á r.l.P. IVA 03970540963