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Il seme della Stima - Favola

Post n°93 pubblicato il 29 Ottobre 2008 da cleoniceparisi
 






Il seme della Stima


 

Non conta chi tu sia per gli altri

ma conta quel che sei per te..


Non conta come verrai considerato

ma conta come tu ti consideri.


Non conta come ti vedrà il mondo

ma conta come ti vedi tu.


La Stima è un seme sano

che crescerà dal tuo cuore non lontano


Sarai Stimato

solo se ti sarai Amato.


 

Io sono il seme della Stima e voi chi siete?


Non mi riconosci?


Disse una voce spavalda e autoritaria.


Io sono il seme dell’Orgoglio!


Ed io sono la Vanità!


Disse poi una voce suadente e allo stesso tempo penetrante, e questo piccolo è nostro figlio il Sogno.


Benvenuto nella nostra terra!!!


Aggiunse poi l’Orgoglio.


Vostra terra?


Disse
colto dal dubbio la Stima, a me non risulta che questa terra vi
appartenga, questa terra appartiene al suo cuore, noi ne siamo solo i
semi.


Modesto sei, cara Stima.


Intervenne Vanità.


Non
hai ben compreso il ruolo dominante che invece abbiamo, meglio così,
non mi entusiasmava molto dover intraprendere un’altra lotta. Addio!


E poi rivolgendosi ad Orgoglio disse:


Caro un nemico in meno sulla strada della vittoria, la Stima nasce già perdente.


Ed entrambi incominciarono a ridere mentre si allontanavano spavaldi.


La
Stima che era appena arrivata su quella terra, ed aveva già avuto un
accoglienza poco calorosa, riprese il suo viandare incominciando a
guardarsi intorno, e vide la mano dell’Orgoglio e della Vanità aver già
innalzato ponti e costruito strade, e camminando tra i sentieri
stranamente deserti, incominciò a domandarsi dove fossero finiti tutti
gli altri semi.


Aiuto! Aiuto!


Una
vocina debole quasi come un soffio, chiedeva aiuto e la Stima prese a
cercarla ovunque ma inutilmente, solo dopo tanto tempo capì che
proveniva da sotto i suoi piedi, sepolta sotto metri e metri di terra.


Cara calmati, sono qui.


Disse
con intenzioni eroiche la Stima, prese poi a scavare a mani nude
procurandosi graffi e profonde ferite, ma non si fermò sino a quando
non l’ebbe tirata fuori.


Cara come ti chiami - Disse poi:


Io sono l’Umiltà, a te la mia infinita stima e tu chi sei?


Per l’appunto io sono la Stima.


Rispose.


Cavaliere
per natura essendo io l’Umiltà, viaggiavo in questa terra nell’offrire
il mio umile sostegno, ed un giorno fui attaccata da due creature
Vanità e Orgoglio, che mi seppellirono sotto metri e metri di terra.


Cieche creature!


Disse la Stima, indignato, mentre portava al riparo l’Umiltà stanca e ferita.


Cara riposati riprenderemo il viaggio insieme domani.


Non
appena l’Umiltà fu in grado di viaggiare, i due ripresero il cammino,
la Stima con circospezione perlustrava millimetro dopo millimetro la
terra di quel cuore, voleva portare il suo aiuto a chiunque fosse in
difficoltà, e vide un seme marcire nello stagno putrido delle lacrime
nere.


Allungò la mano per tirarla fuori da quelle acque di morte, trascinandola in salvo.


C’è speranza!!!


Urlò Stima, pieno di soddisfazione per aver tratto in salvo un altro seme.


Come ti chiami dolce creatura!


Hai
appena pronunciato il mio nome mio signore, io sono la Speranza,
camminavo stringendo tra le braccia mio figlio Sogno, me lo hanno
portato via due creature, sono disperata aiutami, Aiutalo.


La
Stima era oramai su tutte le furie, il bambino che stringeva tra le
braccia la Vanità era il figlio della Speranza, non il suo.
Accompagnato dalla Speranza e dall’Umiltà, s’incamminarono per quella
strada alla ricerca del piccolo Sogno, e quando si trovarono di fronte
Vanità e Orgoglio, la Stima disse:


La
terra del cuore non è campo di battaglia, non si uccidono i semi e non
si prende il comando di niente, si convive semplicemente sotto il sole
dell’amore, ma voi due avete fatto di questa terra un arida steppa,
restituite Sogno alla Speranza.


Nel frattempo Orgoglio aveva sguainato la spada dicendo:


Quel bambino è mio figlio non lo avrai.


Quel
bambino non ti appartiene Orgoglio, la tua forza superiore nasceva
dall’aver soffocato l’Umiltà e la Speranza, ma ora sono entrambe al mio
fianco e ti dico che l’Umiltà è tua sorella e la Speranza vostra madre.


Orgoglio
senti un dolore lancinante allo stomaco come se due pugnalate profonde
gli fossero state inferte, ma Stima non aveva neppure sguainato la sua
spada.


Voi
tutti, siete i figli della Speranza, in voi i colori e le molteplici
sfumature di questa immensa terra che attraverso voi fiorirà, in voi i
suoi sentimenti, i suoi pentimenti, i suoi ardimenti…ma nessuno di voi
tenti di attuare i suoi intenti, la terra del cuore non è terra di
conquista.


Ma se noi siamo tutti figli della Speranza tu Stima chi sei?


Io
sono il frutto della vostra comprensione, ma se voi non comprenderete
d’essere tutti semi ugualmente preziosi nella terra del cuore, io non
potrò mai vedere la luce.


Io sono la Stima e nasco solo nella terra dell’amore dove l’armonia è sovrana.

 
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Commenti al Post:
stellaserenity
stellaserenity il 29/10/08 alle 09:49 via WEB
Ricca di significati questa piacevole lettura. Complimenti per la tua vena da scrittrice! Ciao e buona giornata. :-))
(Rispondi)
 
 
cleoniceparisi
cleoniceparisi il 29/10/08 alle 09:54 via WEB
Grazie Stella :))))Felice giornata anche a te.
(Rispondi)
 
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