La prima cosa bella
Le cose belle della vita o sono immorali o sono illegali o fanno ingrassare.
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Post n°13 pubblicato il 13 Marzo 2012 da Ombradime
La saletta caffè mi accoglie ancora una volta, prima di salire in ufficio. Non riesco a mettermi in moto, la mattina se prima non ottengo la mia razione mattutina di caffeina. La trovo davanti alla macchinetta che cerca nella borsa. E’ un tipo distratto, lo so. Si dimentica spesso la chiavetta del caffè, ma anche il badge per timbrare, gli orari che scandiscono la vita di ufficio….. Non mi stupirei se un giorno si dimenticasse pure dove lavora. E’ sempre cortese e carina. Dimostra meno dell’età che ha, ma è comunque piuttosto giovane, rispetto a me. “Ciao” le dico, lei trasalisce e quasi si spaventa. Si fa da parte per lasciarmi inserire la chiave nella macchinetta. “Buongiorno” mi risponde sollevando per un attimo gli occhi e guardandomi con un sorriso imbarazzato, senza smettere di cercare qualcosa nelle profondità della sua borsa. “Posso offrire?” le chiedo. Lei mi guarda tra i capelli che ormai le si stanno rovesciando sul volto a causa della posizione piegata. “Si, grazie” mi risponde, grata che finalmente qualcuno la tiri fuori da una situazione che la stava un po’ innervosendo. “E’ caldo oggi” mi guarda e sorride, sollevata. Si toglie la pashmina rossa dal collo nudo, sbottonandosi il cappotto. Non le riesce ancora di darmi del tu, sebbene le abbia detto più volte di farlo. Le incuto soggezione. “Si, la giornata promette di essere incantevole ” le dico, guardando fuori dalla finestra. Siamo a pochi centimetri l’uno dall’altra, vicini al caffè, che stiamo per bere. Decido deliberatamente di fissarla. Non le stacco gli occhi di dosso. Noto il suo leggero imbarazzo. Ma oggi mi sento così. So che le piaccio, in qualche modo. Più volte ho notato che fa apposta a rallentare se mi trova nei corridoi, e oggi mi va di giocare. Le prendo il caffè e glielo porgo, lasciandomi sfiorare le mani, mentre prende nelle sue il bicchierino bollente. “La primavera sta arrivando, presto avremo i fiori sul prato”, le dico e vedo che lei non sa più dove guardare per non arrossire. E’ pronto anche il mio caffè. Continuo a fissarla nello spazio ristretto della saletta, mentre sorseggio con calma. Gettiamo insieme i bicchierini nel cestino e ci infiliamo nel lungo corridoio che ci riporta alla zona uffici. Le sto vicino, mentre camminiamo. Lei non dice nulla. Arriviamo alla porta in vetro che ci farà rientrare nella normalità. “Grazie”, sussurra prima di uscire, mentre mi guarda negli occhi. “Figurati”, dico fissandola ancora più intensamente, se possibile. Usciamo. “Ciao…” e me ne vado sfiorandola appena. Continuo a sorridere senza voltarmi. “Arrivederci”, le sento dire mentre mi allontano. Prima di svoltare in fondo al corridoio mi giro ancora, sempre sorridendo. Lei è ancora lì, a guardarmi. |
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