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prendavamo gobbe
dall'acqua verde del fiume,
con le mani,
e non si poteva farlo.
avevamo, da piccoli,
una luce fredda negli occhi,
dolce come canditi di nebbia,
al sole, che s'alza piano.
le madri, i padri ce lo dissero
ch'era finita la fame,
ma noi c'infangammo i piedi,
per tutta la nostra generazione,
cantando di guerra e d'amore,
chini nei gorghi più neri
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oggi ho tanti anni, più di quanti ne abbia mai vissuti;
un ghigno é il mio sorriso,
due lacrime la mia felicità.
mangio lupini, con la buccia gialla,
di quelli che faran male.
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piove il giusto, giusto un po'...son qui a sorbirmi le gocce come un indu' che aspetti il monsone, che lo agogni per il suo riso, il suo sorriso, per le rughe del suo viso... son qui senza parole, né favole e fretta di dire cose, son qui ad aspettare che niente accada. solo gocce, qui . su di me.
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L'orso sono io, del resto, facile ed immediato l'accostamento con Bruno, quell'altro mio nome. Per Candelora, quando i meteorologi convenzionati ne tirano fuori di trite e ritrite per risultarci più simpatici dei loro pronostici, il mitico Bonelli ha raccontato che , per l'occasione, l'orso, o meglio un Orso si svegliò al 2 di Febbrajo e controllò, lì, fuori dalla sua tana se, sulla neve il suo corpaccione avesse gettato ombra o meno... Nel primo sciagurato caso si sarebbe subito riintanato, spaventato da un sole troppo in anticipo per essergli foriero di primavera, nel secondo, (lasciato sottinteso, dal Bonelli, ma di inevitabile riconduzione all'inevitabile) si sarebbe messo a ballare(come gli orsi fanno) felice per la fine del letargo. Che vita grama si conduce a non gioire e a mai fidarsi del bello.
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Ho dormito poco, questa notte, come non ho dormito, del resto, ultimamente.
Troppi intoppi, tante ingerenze, e figli che tardano a tornare: finisce che poi uno si stanchi, e si difenda, tornando bambino, se appena appena se ne ricorda la strada.
Così, tentando un riposo fra lenzuola mal distese, ho giocato ad essere un chissachì dotato di poteri estremi e particolari. Ho pensato ai colori e subito è venuto il rosso, è venuta l'estate ed i suoi ornamenti: fiori di melograno e bocche di ippopotami aperte allo stupore d'ibischi scarlatti, miele nei favi e cicale roventi...poi puntini neri in campi smisutati e la fatica d'esserci dentro, coinvolti e bastonati , insultati e comprati, svenduti..ignorati. Ho visto i caporali alle tre del mattino sputare per terra, e reclutare ,con sorrisi di iena, spalle lucide e vuote d'orgoglio, buone per il sole e la fatica, buone per il pomodoro e le sue casse di plastica infetta. Ho immaginato di fulminarli con un dito adunco di sdegno, bruciandone il solo ricordo in un'estate di roghi . Ho pensato al Rosso e non ho più dormito.
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Inviato da: cassetta2
il 28/06/2020 alle 19:45
Inviato da: occhiodivolpe2
il 11/04/2019 alle 19:41
Inviato da: occhiodivolpe2
il 15/03/2019 alle 09:19
Inviato da: rubinero
il 12/02/2019 alle 18:29
Inviato da: rubinero
il 12/02/2019 alle 18:28