In giro si legge:
"Qui, cosa che trovo anche comica, non si vuol sentir parlare, giustamente, di una sura del corano appesa in un’aula scolastica, ma il crocifisso sì. E quelli che non sono cattolici?
Suvvia, che fastidio ci dà?..un po’ di tolleranza, perdio. Se vale un principio, e vale perché qui non c’è nessuna religione di stato, si applica sempre e non solo quando fa comodo"
Prima di tutto, mi sembra un po' azzardato pretendere di attribuire ai simboli coranici la valenza che si dà al crocefisso. Forse, sarebbe opportuno ricordare che l'Italia (quella penisola che va dalle Alpi fin quasi alle coste africane) è un Paese storicamente cristiano e che - con tutto il rispetto per gli atei e le altre religoni - ha ancora oggi una popolazione per la stragrande maggioranza cattolica. Ma c'è di più: da noi il crocefisso è un simbolo non solo religoso, ma anche e soprattutto culturale, un retaggio che dura, a occhio e croce, da circa millesettecento anni, più o meno dall'Editto di Costantino. Un simbolo che sta a significare per tutti, credenti e non, pace, amore, fratellanza e rispetto del prossimo. E verso il quale non si può nutrire nessuna avversione che non sia motivata dall'odio e dall'integralismo religioso. Che è ciò che muove i musulmani che nel nostro Paese avanzano l'incredibile richiesta (pretesa) di toglierlo, dal momento che di certo non lo fanno per il tanto sbandierato (peraltro più che legittimo) principio della laicità dello Stato. Siamo al paradosso che gli illuminati "progressisti" nostrani finiscono per promuovere ed incitare l'intolleranza proprio in nome di una indefinita "tolleranza". Se uno non crede, dinanzi a questo simbolo potrà al limite restare indifferente, ma non c'è nessuna ragione per la quale debba pretenderne la rimozione. Che fastidio può dare e perché dovrebbe offendere? Non si capisce. Sarebbe come se, siccome ci sono persone a cui non piacciono i negri, si chiedesse a questi ultimi di non mostrarsi più in pubblico per non offendere l'altrui sensibilità. Siamo alla tragicommedia, ma i nostri "progressisti" sembrano non rendersene conto.
Sempre per restare in tema di tolleranza dei musulmani, pubblico l'indirizzo per assistere al dibattito (pochissimi minuti) in arabo, sottotitolato in ingese, tra la signora Wafa Sultan e due contraddittori. Il video è apparso su Al Jazeera.
Chi fosse interessato a saperne di più sulla signora Sultano (magari se è ancora viva), può leggere il breve testo che segue.
Wafa Sultan (Arabic: ???? ?????) (born 1958?, Baniyas, Syria) is a secular
Syrian-American psychiatrist who lives in Los Angeles, California. She has
become notable since the September 11, 2001 attacks for her participation in
Middle East political debates, with Arabic essays that circulated widely and
some television appearances on Al-Jazeera and CNN.
On February 21, 2006, she spoke from Los Angeles on Al Jazeera, where she
argued with the host and Dr. Ibrahim Al-Khouli about the Samuel Huntington
Clash of Civilizations theory, scolding Muslims for treating non-Muslims
differently and for not recognizing the accomplishments of non-Muslim
society, while using its wealth and technology. The video subtitled by MEMRI
circulated widely on weblogs and through e-mail.
The New York Times estimated that the video of her appearance was viewed at
least one million times as it spread via weblogs and e-mail. Her thesis,
described as witnessing "a battle between modernity and barbarism which
Islam will lose", has brought her telephone threats[1], but also praise from
reformers. Her comments, especially a pointed criticism that "no Jew has
blown himself up in a German restaurant", brought her an invitation to Tel
Aviv, Israel by the American Jewish Congress.
Sultan revealed to the Times that she is working on a book to be called The
Escaped Prisoner: When God Is a Monster, and says she was shocked into
secularism by the 1979 atrocities committed by the Muslim Brotherhood
against innocent Syrian people, including the machine-gun assassination of
her professor in her classroom in front of her eyes at the University of
Aleppo where she was a medical student. "They shot hundreds of bullets into
him, shouting, 'God is great!' " she said. "At that point, I lost my trust
in their god and began to question all our teachings. It was the turning
point of my life, and it has led me to this present point. I had to leave. I
had to look for another god."
Sultan and her husband David emigrated to the U.S. in 1989, and both are now
naturalized citizens.
Recently, she sat in on a free-speech discussion at the University of Southern California, organized by the Ayn Rand Institute with Yaron Brook and Daniel Pipes as speakers