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Pensare con la propria testa non fa male

 

 

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Applauso ai giudici (per una volta)

Post n°175 pubblicato il 15 Novembre 2008 da orion971

Mi sarebbe molto difficile non condividere la sentenza della Cassazione sul caso di Eluana Englaro. Sinceramente non penso si possa ritenere vita quella che la povera ragazza ha subito negli ultimi sedici anni e, soprattutto, la dignità umana viene prima di qualsiasi ideologismo. Ma al di là della diversità di opinioni che naturalmente ci può essere, un caso come questo deve essere approcciato soprattutto con tanto pudore e tanto rispetto: per questo trovo del tutto fuori luogo quelli che parlano di "assassinio". Mi sembra che il padre di Eluana abbia già sofferto troppo: adesso i talebani di casa nostra potrebbero anche farsi un paio di chili di fattacci loro a testa.
Non capisco poi perché gran parte del Pdl si ostini nel corriere dietro alla Chiesa su questi temi, quando la stragrande maggioranza della gente, anche di centro-destra, la pensa in maniera completamente diversa. Sarebbe ora di finirla.

Molto bene anche la sentenza sui fatti della scuola Diaz: per una volta i giudici non sono andati dietro ai teoremi della sinistra. E non si capisce cosa ci sia di scandaloso in questa sentenza: è stato riconosciuto che in quell'edificio sono state commesse delle violenze e degli atti illegali, cosa si vuole di più? Non si può mica pretendere di stabilire al posto dei giudici chi è colpevole e chi no. Il problema è che era stato costruito tutto un teroema che vedeva coinvolti i vertici della polizia, del governo di allora, magari pure della Cia (che non guasta mai)... e come spesso accade, a sinistra prima iniziano a raccontarsi le belle storie e poi finiscono per crederci davvero. Ma a un certo punto arriva il brusco risveglio...

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Commenti al Post:
valerio.sampieri
valerio.sampieri il 17/11/08 alle 18:28 via WEB
Non concordo, caro Orion. Non ho mai preso posizione su una vicenda così dolorosa, nè lo farò ora, tanto più che non mi sento un talebano, nè credo di esserlo. Io penso che un giudice non possa MAI essere arbitro della vita e soprattutto della morte, tutto qui. Nessun plauso, perciò, da parte mia, specie in considerazione della atrocità della morte per fame e per sete: non credo sarebbe stata questa la volontà di quella povera ragazza. Se si ammazza qualcuno, si abbia almeno la sensibilità di farlo morire serenamente, non per consunzione.
 
 
orion971
orion971 il 18/11/08 alle 15:38 via WEB
Sono d'accordo sul fatto che non dovrebbero essere i giudici a prendere decisioni di questo genere, ma il problema è a monte, ovverosia nel vuoto legislativo che ancora abbiamo su una materia tanto delicata e che riguarda tutti. E in questa situazione qualcuno deve pur dirimere la questione. Riguardo all'atrocità della morte per fame e per sete, non si può parlare come se la persona in questione si trovasse in una condizione normale: in coma profondo, oltre tutto da quasi 17 anni, la corteccia cerebrale è completamente staccata dal resto del corpo e lei non sentirebbe nulla. "non credo sarebbe stata questa la volontà di quella povera ragazza": non avendo avuto il piacere di conoscere la povera Eluana dobbiamo limitarci a credere ai genitori, che in tutta sincerità non penso attribuiscano alla figlia delle parole che lei non ha mai pronunciato solo perché hanno voglia di sbarazzarsi di un corpo inanimato. Anche loro meritano rispetto, un rispetto che molti dei contrari a questa scelta (beninteso, non tu) non hanno. Ciao
 
 
sonofortunata
sonofortunata il 28/11/08 alle 20:05 via WEB
morire serenamente??? perchè adesso la sua è forse una vita serena? E' forse una vita? Credi che un essere in coma da 16 anni possa rendersi conto di qualcosa se il suo encefalogramma è piatto? Se il cuore serve per pulsare il sangue nelle vene, il tuo amico vecchiodelmare, sa bene che è il cervello che rende viva una persona. Hai una vaga idea di cosa significa essere un corpo in un letto? Lavato, pulito, cambiato, alimentato da estranei? Un semplice involucro per qualcosa che ha cessato di esistere. Premetto che sono a favore dell'autanasia per cui considera le mie parole partendo dal mio punto di vista. Buona serata :-)
 
   
orion971
orion971 il 29/11/08 alle 15:22 via WEB
Incredibile: siamo perfettamente d'accordo:-) Buon weekend!
 
cla_lu27
cla_lu27 il 26/11/08 alle 14:51 via WEB
Grazie della visita al mio blog ^_^
 
gbls
gbls il 26/11/08 alle 16:25 via WEB
Sono d'accordo su entrambi i punti
 
minerva.massimo
minerva.massimo il 28/11/08 alle 10:08 via WEB
Sul caso di Eluana, non capisco come un giudice, in mancanza di una legge, possa condannare un essere umano alla morte per sete (perchè la ragazza non è attaccata a nessuna macchina e non fa terapie)e nominare "boia" un medico. Ciao Massimo
 
 
orion971
orion971 il 29/11/08 alle 15:29 via WEB
Ciao Massimo, credo che le cose vadano dette per intero: in questo caso "si condanna a morte per sete" un essere umano già MORTO oltre sedici anni fa. O se si preferisce, visto che tecnicamente non si può parlare di morte, un essere umano che non vive più da sedici anni e che non vivrà mai più nemmeno in futuro. Non è esattamente un dettaglio...E' chiaro che non dovrebbe spettare a un giudice prendere queste decisioni, ma il problema si pone proprio perché la politica non ha mai voluto colmare questo clamoroso vuoto legislativo. Ci sono delle decisioni che non possono non essere prese, e se non le prende uno (chi ne avrebbe titolo e dovere), qualcun'altro le deve pur prendere. Ciao
 
bustofresco
bustofresco il 30/11/08 alle 10:44 via WEB
Daccordo in pieno col tuo Post...ho scritto qualcosa anch'io sull'argomento della prima parte(Post n.336).Ciao!;)
 
insorgente
insorgente il 23/12/08 alle 09:40 via WEB
Vorrei offrire all'autore del blog ed agli altri commentatori alcuni spunti di riflessione:
- lo stato vegetativo non è equiparabile alla morte cerebrale
- sul caso di Eluana Englaro, il ricorso della Procura di Milano (poi respinto dalla Cassazione) era motivato dal fatto che il Ministero della Sanità aveva sottolineato che gli stati vegetativi non si possono definire scientificamente permanenti
- non è più accettato dalla comunità scientifica la definizione di "permanente" perché non si sa in realtà quando e come lo stato vegetativo possa permanere.
Non si sa se c’è la possibilità di ripresa o non c’è.
Non si sa neanche a distanza di tantissimi anni.
Per queste ragioni non è condivisibile la sentenza della Cassazione che si basa “sull’impossibilità di tornare indietro dallo stato vegetativo”
- l’argomentazione secondo cui lo stato vegetativo permanente è paragonabile alla morte cerebrale va respinta in quanto la morte cerebrale è assicurata da una serie di criteri scientifici riconosciuti a livello internazionale da circa 40 anni che non ricorrono nela caso di Eluana
- lo stato vegetativo di Eluana Englaro è totalmente differente dalla morte cerebrale, tanto è che nessuno potrebbe autorizzarne l’espianto degli organi; non è attaccata a nessuna macchina, respira per conto suo, ha normali ritmi di sonno e veglia, ed è semplicemente alimentata e idratata.
Non avevo alcuna intenzione di essere "didattico", vogliate crederlo.
Ma credo che occorra valutare con attenzione questo caso così delicato sulla base di notizie scientifiche esatte.
Evito naturalmente argomentazioni "cattoliche" di carattere etico, pur condivisibili, ma che non verrebbero tenute in alcuna considerazione dai lettori non credenti per ovvi motivi pregiudiziali.
Non per censura, ma come forma di rispetto verso di loro.
Concordo con l'autore del post quando parla del vuoto legislativo.
Ma questo vuoto non può e non deve essere riempito dai tentativi di poteri non eletti di trasformare una visione di parte in un dogma etico per tutti, a colpi di sentenze.
Vorrei anche dire a chi parla di "dignità" che far morire una ragazza disabile di fame e di sete con un'agonia che non sarà inferiore ai 15 giorni non mi sembra affatto dignitoso.
Ho anche letto tra i commenti che Eluana sarebbe già morta.
Perchè allora durante la sua agonia sarà necessario sommonistrale dei sedativi?
Perchè sedare un morto?
E non sono io a dirlo, ma il neurologo che dovrà farla morire.
Il discorso mi pare, quindi, più articolato.
Concludo ricordando che il concetto di morte "pietosa" ci riporta a dei periodi bui del secolo precedente:
"Si garantisca una morte pietosa ai pazienti considerati incurabili secondo il miglior giudizio umano".
E' il passo più significativo di una lettera scritta nel 1939 dal Fuhrer al suo medico personale Karl Brandt, nella quale Hitler incaricava Brandt di reclutare medici di provata fede nazista disposti a realizzare il famigerato Piano T4.
Un progetto che avrebbe portato alla eliminazione di 70.000 tedeschi di "pura razza ariana", colpevoli solo di essere malati, inutili, dementi, mutilati della Grande guerra. Per loro furono inaugurate le mostruose camere a gas.
Ho cercato solo di dare il mio contributo.
Grazie a tutti per l'attenzione e Buon Natale.
 
 
orion971
orion971 il 27/12/08 alle 16:06 via WEB
Gent.mo Insorgente, ho letto con molto interesse il suo appassionato commento e la ringrazio del tempo che ha voluto dedicare a questo blog. Inutile dire che le nostre posizioni sono agli antipodi: ho letto tra l’altro nel suo blog l’elogio al Ministro Sacconi per il suo intervento, che io ho trovato invece abbastanza vergognoso. Intervenire in quel modo su quello che, dopo che la Cassazione ha posto la parola FINE, è ormai un fatto strettamente privato, allungando ancora di qualche giorno lo strazio di una famiglia che dura da ormai diciassette anni, è quantomeno di cattivo gusto. Gli porterà anche il plauso della Chiesa, ma adombrare delle minacce in stile mafioso (“conseguenze facilmente immaginabili…”) senza neppure avere il potere giuridico di tradurle in pratica, è un comportamento indegno di un Ministro della Repubblica. Venendo invece al suo commento, mi sembra che sia viziato da un equivoco di fondo: i giudici non hanno stabilito se sia legittimo o meno interrompere l’alimentazione e l’idratazione di una persona in quelle condizioni. Non hanno effettuato una sorta di “legalizzazione” dell’eutanasia o simili: hanno semplicemente appurato se in questo specifico caso era applicabile il disposto dell’art. 32 della nostra Costituzione, ovverosia che “Nessuno può essere obbligato a un determinato trattamento sanitario se non per disposizione di legge. La legge non può in nessun caso violare i limiti imposti dal rispetto della persona umana”. La volontà di Eluana di non SUBIRE una situazione del genere è stata ricostruita in modo più che attendibile attraverso le testimonianze di tutti i suoi familiari ed amici, non sulla base di una frase pronunciata di sfuggita come può essere capitato a tutti, ma sulla base della triste esperienza da lei vissuta di avere un amico finito in coma dopo un incidente stradale. A questo punto posso immaginare l’obiezione, cioè che somministrare delle sostanze nutritive non costituirebbe trattamento sanitario. Ma, a parte il fatto che una tale obiezione mi ricorda i cavilli a cui ricorrono gli avvocati per fare assolvere degli assassini della cui colpevolezza sono convinti loro per primi, visto che al di là della natura della sostanza iniettata (farmaco o meno), le modalità di somministrazione configurano comunque un trattamento sanitario (non credo che le mettano dei pezzi di pane in bocca e che lei li mastichi), vorrei ricordare quando, quache mese fa, le condizioni della ragazza si erano aggravate a seguito di una emorragia interna: vogliamo dire che in quella circostanza non è stata oggetto di un trattamento medico? “Gli stati vegetativi non si possono definire scientificamente permanenti”: la sfido a trovare un neurologo serio che le dice che uno si può risvegliare dopo diciassette anni di stato vegetativo. La questione è probabilmente malposta, perché la prima regola nella scienza è non avere certezze ma dubbi: se lei chiede ad uno scienziato se è sicuro che se uno si spara un colpo di pistola alla tempia muore, le risponderà di sì. Ma se lei rincalza chiedendo se ne è sicuro al 100%, la risposta sarà no. Il livello della questione è questo, tanto per intenderci. E quand’anche ci fosse una possibilità teorica di “ripresa” (mai riscontrata in letteratura dopo un certo periodo di tempo), questa si tradurrebbe verosimilmente nel muovere un braccio a comando o poco più, immagino. Che vita sarebbe? Per tornare al caso in oggetto, non una vita che Eluana avrebbe voluto vivere, secondo quanto è stato appurato. “Ho anche letto tra i commenti che Eluana sarebbe già morta”: dipende da cosa si intende per morte e per vita. Se per morte si intende la fine di una vita umana, lo è di sicuro; se parliamo di vita vegetale allora è viva. Quanto alla possibilità che Eluana possa soffrire durante l’interruzione dell’alimentazione, essa non ha alcun fondamento scientifico per via dei danni irreversibili subiti dalla sua corteccia cerebrale, ma è proprio per sgombrare il campo da ogni dubbio (d’obbligo nella scienza, come ricordato sopra) che le verranno somministrati i sedativi. Su questo punto, però, si apre una parentesi interessante: ammettendo che esista la possibilità che lei potrebbe soffrire durante quelle fasi, chi ci dice allora che lei non soffra anche in altri momenti? In altre parole, chi ci dice che lei non stia provando una sofferenza ininterrotta da diciassette anni? Converrà che non è il caso di condannare una persona ad una tortura per anni e anni in nome di un principio astratto, voglio sperare. Ed è una conclusione alla quale si giunge usando le sue stesse argomentazioni. Gentile Insorgente, nella malaugurata ipotesi in cui ( con tutti i dovuti scongiuri, beninteso) si venisse a trovare in una situazione come quella di Eluana, lei sarebbe liberissimo di rinunciare alla sua dignità, di farsi mettere quotidianamente le mani addosso da degli sconosciuti, di farsi infilare clisteri e quant’altro, e magari di soffrire ogni istante per anni, se questo corrisponde ai SUOI convincimenti etici o religiosi. Ma non cerchi di imporre questi SUOI convincimenti a chi non li condivide, soprattutto a chi non ha più la possibilità di far valere i propri diritti. Questo vale per lei, per il Ministro Sacconi e per tutti. Infine, le suggerirei di lasciar stare Hitler e il dottor Karl Brandt dove sono. Credo che il Signor Englaro meriti almeno il rispetto di non vedere accostata la propria battaglia con l’operazione Eutanasia messa in atto dai nazisti per arrivare alla razza perfetta. Neppure alla lontana, Se proprio vogliamo tirare in ballo il nazismo, forse sarebbe più corretto farlo per chi vuole imporre la propria volontà agli altri sulla base di convinzioni più o meno dogmatiche. Ma non credo che le argomentazioni qui esposte abbiano bisogno di essere corroborate da richiami e paragoni ad effetto.
 
   
insorgente
insorgente il 27/12/08 alle 23:25 via WEB
Grazie per la risposta.
E’ vero, siamo (e certamente resteremo) agli antipodi.
E’ giusto che sia così.
Il dialogo non deve risolvesi in un pentolone nel quale, per non scontentare nessuno, tutto fa brodo.
La sua risposta è lunga ed articolata, vorrei puntualizzare su alcuni aspetti la mia posizione senza alcuna pretesa di convincerla ma solo per offrirLe un altro punto di vista, nel pieno rispetto del suo.
Scrivo in maiuscolo al fine di distinguere le sue considerazioni dalle mie risposte.
Inizierei dalla fine quando dice:
“non cerchi di imporre questi SUOI convincimenti - etici e religiosi - a chi non li condivide”.
IN PRIMO LUOGO NON OCCORRONO “CONVINCIMENTI RELIGIOSI” PER BIASIMARE L’EUTANASIA.
NON E’ UNA PRATICA CONTRARIA ALLA “MORALE CATTOLICA“, MA ALLA “MORALE UMANA” O, SE PREFERISCE, ALLA “LEX NATURALIS“.
IL DIRITTO ALLA VITA E’ SCRITTO NELLA NATURA STESSA DELL’UOMO, NON L’HA INVENTATO LA CHIESA.
SE LE PRATICHE EUTANASICHE FOSSERO MORALMENTE LECITE DOVREMMO DIRE CHE IL PROCESSO DI NORIMBERGA HA SBAGLIATO A CONDANNARLE?
E’ LEI CHE DICE CHE VOGLIO IMPORRE I “MIEI CONVINCIMENTI“.
MI PARE, INVECE, SIA IL PAPA’ DI ELUANA, COADIUVATO DAI GIUDICI, CHE INTENDA IMPORRE LA PROPRIA VISIONE ALLA FIGLIA, ED A QUALE PREZZO.
LEI DIRA’ CHE LA COSA NON MI RIGUARDA, CHE E’ UN FATTO PRIVATO.
NON E’ ESATTAMENTE COSI’.
C’E UN PROBLEMA CULTURALE SERIO, UNA SFIDA ASSOLUTAMENTE DECISIVA PER IL NOSTRO TEMPO.
SI TRATTA DI DIFENDERE IL PRINCIPIO - LAICO - DELLA SACRALITA’ DELLA VITA DAL SUO CONCEPIMENTO FINO ALLA MORTE NATURALE (CHE NON E’ PER FAME E PER SETE).
E POI SIAMO LIBERI DI ESPRIMERE (NON IMPORRE) LA NOSTRA OPINIONE O NO?.
AGGIUNGO CHE E’ UN LUOGO COMUNE TRITO E RITRITO QUELLO SECONDO CUI LA DIFESA DI ELUANA SIA UN “CAPRICCIO” DELLA CHIESA.
NEL MIO INTERVENTO, NE CONVERRA’, NON HO USATO “ARGOMENTAZIONI CATTOLICHE” MA DATI OGGETTIVI.
LEI LI INTERPRETA DIVERSAMENTE. E’ UN SUO DIRITTO.
...l’elogio al Ministro Sacconi per il suo intervento, che io ho trovato invece abbastanza vergognoso.
MI PARE SIANO VERGOGNOSA UNA SENTENZA CHE SI BASA SU UN FALSO: L’IRREVERSIBILITA’ DELLO STATO VEGETATIVO PERSISTENTE.
Intervenire in quel modo su quello che, dopo che la Cassazione ha posto la parola FINE, A CHE TITOLO LA CASSAZIONE DIREBBE LA PAROLA FINE SULLA VITA DELLE PERSONE?
….. A questo punto posso immaginare l’obiezione, cioè che somministrare delle sostanze nutritive non costituirebbe trattamento sanitario.
INFATTI NON LO E’
Ma, a parte il fatto che una tale obiezione mi ricorda i cavilli a cui ricorrono gli avvocati per fare assolvere degli assassini della cui colpevolezza sono convinti loro per primi,
CAVILLO? DIREI DIFFERENZA SOSTANZIALE.
SE MANGIO, MANGIO.
SE MI CURO, MI CURO.
vorrei ricordare quando, quache mese fa, le condizioni della ragazza si erano aggravate a seguito di una emorragia interna: vogliamo dire che in quella circostanza non è stata oggetto di un trattamento medico? “
ELUANA ENGLARO, CHE IN SEDICI ANNI NON HA MAI AVUTO NEANCHE UN RAFFREDDORE, CHE RESPIRA DA SOLA, CHE NON FA NESSUNA TERAPIA MA SI NUTRE CON UN SONDINO, HA AVUTO UN'EMORRAGIA INTERNA IMPROVVISA E ABBONDANTE, CHE L'AVREBBE POTUTA PORTARE IN POCO TEMPO ALLA MORTE SE NON SI FOSSE ARRESTATA, ALL'IMPROVVISO, COSÌ COME ERA COMINCIATA, SENZA NESSUN INTERVENTO ESTERNO.
SE NON MI CREDE PUO’ LEGGERE IN PROPOSITO QUESTO LINK:
http://blog.libero.it/sceglierelavita/5697635.html
CHE PARLA PROPRIO DI QUESTO PARTICOLARE
Gli stati vegetativi non si possono definire scientificamente permanenti”: la sfido a trovare un neurologo serio che le dice che uno si può risvegliare dopo diciassette anni di stato vegetativo.
NE HO GIA’ SCRITTO NEL MIO INTERVENTO. AUTOREVOLI FONTI MEDICO-SCIENTIFICHE (NON IL PAPA) DICONO CHE NON E’ POSSIBILE DIMOSTRARE L’IRREVERSIBILITA’ DELLO STATO VEGETATIVO PERSISTENTE.
PER AMORE DI VERITA’ NON NASCONDO CHE LE PROBABILITA’ DI RISVEGLIO DIMINUISCONO CON IL PASSARE DEL TEMPO.
MA NON SI POSSONO ESCLUDERE COMPLETAMENTE, TANTO E’ VERO CHE NON VIENE CONSENTITO L’ESPIANTO DEGLI ORGANI COME AVVIENE NEI CASI DI MORTE CEREBRALE.
PER QUESTO DOVREBBE PREVALERE UN “LAICO” PRINCIPIO DI PRUDENZA.
La questione è probabilmente malposta, perché la prima regola nella scienza è non avere certezze ma dubbi: se lei chiede ad uno scienziato se è sicuro che se uno si spara un colpo di pistola alla tempia muore, le risponderà di sì. Ma se lei rincalza chiedendo se ne è sicuro al 100%, la risposta sarà no.
PROPRIO NON VEDO IL NESSO.
Il livello della questione è questo, tanto per intenderci. E quand’anche ci fosse una possibilità teorica di “ripresa” (mai riscontrata in letteratura dopo un certo periodo di tempo), questa si tradurrebbe verosimilmente nel muovere un braccio a comando o poco più, immagino. Che vita sarebbe?
TOCCA UN PUNTO CENTRALE: LA “QUALITA’ ” DELLA VITA.
MENTALITA’ EUGENETICA!
AL RIGUARDO PUO’ DISPIACERE IL RIFERIMENTO AD HITLER, MA L’HANNO "INVENTATA" LORO.
NON E’ COLPA DEL SOTTOSCRITTO
Per tornare al caso in oggetto, non una vita che Eluana avrebbe voluto vivere, secondo quanto è stato appurato. “Ho anche letto tra i commenti che Eluana sarebbe già morta”: dipende da cosa si intende per morte e per vita. Se per morte si intende la fine di una vita umana, lo è di sicuro; se parliamo di vita vegetale allora è viva. Quanto alla possibilità che Eluana possa soffrire durante l’interruzione dell’alimentazione, essa non ha alcun fondamento scientifico per via dei danni irreversibili subiti dalla sua corteccia cerebrale, ma è proprio per sgombrare il campo da ogni dubbio (d’obbligo nella scienza, come ricordato sopra) che le verranno somministrati i sedativi.
NON E’ VERO. QUI MI RIPETEREI
Su questo punto, però, si apre una parentesi interessante: ammettendo che esista la possibilità che lei potrebbe soffrire durante quelle fasi,
ALLORA SOFFRE O NON SOFFRE?
chi ci dice allora che lei non soffra anche in altri momenti?
In altre parole, chi ci dice che lei non stia provando una sofferenza ininterrotta da diciassette anni?
ELUANA NON HA ALCUNA SOFFERENZA FISICA.
SE SI RIFERISCE ALLA SOFFERENZA PSICOLOGICA, FORSE SOFFRE MOLTO, QUESTO E’ OVVIO.
MA NON E’ DETTO CHE PER QUESTO DESIDERI MORIRE.
SOFFRIRE = DESIDERIO DI MORIRE E’ UN’EQUAZIONE DISCUTIBILE.
MA QUI TOCCA UN ALTRO PUNTO ASSOLUTAMENTE DECISIVO: IL DIRITTO DI “AUTO-DETERMINAZIONE” DI UNA PERSONA, LA FACOLTA’ DI DECIDERE DI VIVERE O DI MORIRE.
CREDO CHE LA VITA SIA UN BENE INDISPONIBILE.
OPPURE DOVREMMO DIRE CHE IL SUICIDIO E’ LECITO?
E CHI STABILIREBBE QUANDO E’ LECITO E QUANDO NON LO E’?
I GIUDICI?
Converrà che non è il caso di condannare una persona ad una tortura per anni e anni in nome di un principio astratto, voglio sperare.
CONVERRA’ CHE NON E’ IL CASO DI CONDANNARE UNA PERSONA A MORTE.
E SE INVECE ELUANA VOLESSE VIVERE?
LEI PUO’ ESSERE ASSOLUTAMENTE CERTO CHE DESIDERI MORIRE?
Ed è una conclusione alla quale si giunge usando le sue stesse argomentazioni. Gentile Insorgente, nella malaugurata ipotesi in cui ( con tutti i dovuti scongiuri, beninteso) si venisse a trovare in una situazione come quella di Eluana, lei sarebbe liberissimo di rinunciare alla sua dignità,
MA CHI DICE CHE UN DISABILE RINUNCI ALLA SUA DIGNITA?
ANCHE QUI RIAFFIORA LA MENTALITA’ EUGENETICA.
LA SUA RISPOSTA, MOLTO CIVILE E RISPETTOSA, MI PARE VIZIATA DAL PREGIUDIZIO ANTI CATTOLICO.
E’ UN PREGIUDIZIO DIFFUSO, MA SBAGLIATO.
CREDO CHE LE COSE VADANO ESAMINA NEL MERITO, NON IN BASE A CHI LE DICE.
LA RINGRAZIO E LE RINNOVO I MIGLIORI AUGURI PER UN 2009 SERENO.
 
     
orion971
orion971 il 29/12/08 alle 19:17 via WEB
Grazie a lei della risposta. Per prima cosa, nella prima delle mie frasi che ha ripreso lei ha apportato una modifica di una semplice lettera che però cambia di molto quello che era stato il mio approccio: io avevo infatti scritto “Non cerchi di imporre i suoi convincimenti etici O religiosi a chi non li condivide e lei lo ha trasformato in “Non cerchi di imporre i suoi convincimenti etici E religiosi”. La scelta della O al posto della E, da parte mia non casuale, era proprio per non attribuire a priori una connotazione pregiudiziale al suo pensiero ed evitare le prevedibili repliche e puntualizzazioni: attenzione sprecata. Spero che si sia trattato di una distrazione e non di una cosa voluta. Detto questo, vedo che lei continua a ripetere le medesime argomentazioni del primo intervento senza tenere conto del punto fondamentale che io avevo portato alla sua attenzione: che la volontà di Eluana era quella di non subire una situazione di questo genere, che piuttosto avrebbe preferito morire. E questo è il punto fondamentale sotto il profilio sia giuridico (alla base della sentenza), sia etico. La differenza tra me e lei è che io, nel dire questo, prendo semplicemente atto e mi fido di quanto sostengono i suoi familiari, i suoi amici e i giudici che hanno esaminato il caso e ricostruito questa volontà; lei, invece, di tutto questo se ne infischia e stabilisce che è il padre che vuole imporre questa sua visione alla figlia (una mostruosità, se mi permette). A meno che lei non sia stato il fidanzato di Eluana, non capisco da dove vengano queste granitiche certezze. Ma anche in tal caso, lei sembrerebbe saperne più della stessa Eluana… Sul concetto di reversibilità/irreversibilità dello stato vegetativo dopo diciassette anni mi sono già espresso chiaramente e non è il caso che mi ripeta. Idem sul trattamento sanitario: se vogliamo dire che un sondino nasogastrico non è tale, mi pare che la discussione vada ad assumere un carattere surreale. Sul punto della sofferenza di Eluana, forse era il caso che lei prendesse atto della mia logica obiezione basata sul suo stesso ragionamento e riformulasse in maniera più critica almeno quel punto del suo pensiero; invece ha “stabilito” che mentre è possibile che Eluana possa soffrire durante l’interruzione dell’alimentazione, non soffre invece per tutto il resto e non ha sofferto fino ad adesso: cosa vuole che le dica… se lei se la canta e lei se la suona a seconda che conviene o meno alle sue posizioni… è evidente che ogni discorso diventa inutile. “A Norimberga l’operazione eutanasia è stata condannata": le sfugge ancora il particolare che assassinare dei malati di mente non c’entra con il diritto del singolo individuo di rifiutare determinati trattamenti. E non è un dettaglio da poco. Non capisco perché insiste con questi paragoni a effetto: di solito ne fa uso chi è consapevole che le proprie argomentazioni non sono abbastanza forti, mentre lei mi sembra molto convinto. “CREDO CHE LA VITA SIA UN BENE INDISPONIBILE”: difficile dire che questo non corrisponda ad un convincimento religioso, comunque le ricordo che quando un paio d’anni fa una signora preferì morire piuttosto che farsi imputare una gamba, lo Stato LAICO nulla potè fare contro la sua volontà. LA SUA RISPOSTA, MOLTO CIVILE E RISPETTOSA, MI PARE VIZIATA DAL PREGIUDIZIO ANTI CATTOLICO. La invito, se ha tempo, a leggere altri post del mio blog nei quali ho preso le difese del Papa e della Chiesa contro gli anticlericali per sport. Non sono contro i cattolici ma contro l’integralismo in tutte le sue forme, sia esso laico, cattolico, musulmano o quant’altro.
 
     
insorgente
insorgente il 30/12/08 alle 15:53 via WEB
Spero che si sia trattato di una distrazione e non di una cosa voluta.
E’ VERO, NON L’AVEVO CAPITO.

Detto questo, vedo che lei continua a ripetere le medesime argomentazioni del primo intervento
PROBABILMENTE ANDREMMO AVANTI ALL'INFINITO....

senza tenere conto del punto fondamentale che io avevo portato alla sua attenzione: che la volontà di Eluana era quella di non subire una situazione di questo genere, che piuttosto avrebbe preferito morire.
EVITO DI RIPETERMI SUL PRINCIPIO - LAICO CHE PIU’ NON SI PUO’ - DELL’INDISONIBILITA’ DELLA VITA UMANA.

DESIDERO SOLO PRECISARE CHE CON IL MIO POST NON HO INTESO ESPRIMERE ALCUN GIUDIZIO NEI RIGUARDI DI BEPPINO ENGLARO, LA PREGO DI CREDERLO. NON SONO UN GIUDICE.
HO ESPRESSO IL MIO PARERE SUL FATTO IN SE’, NON SULLE PERSONE.
GRAZIE DELL’ATTENZIONE.
TORNERO’ A “DISTURBARLA” NEI PROSSIMI POST. ;-)
 
     
orion971
orion971 il 02/01/09 alle 22:12 via WEB
Sì, andremmo avanti all’infinito, perché si tratta di due visioni diametralmente opposte. La mia è semplicemente liberale: se vuoi stare anche 20 anni in coma o stato vegetativo senza possibilità reale di ripresa è un tuo diritto più che legittimo, ma al tempo stesso deve essere garantito il diritto di chi non vuole subire una situazione del genere. La sua tende invece a stabilire una morale universalmente valida e che prevale sulla volontà del singolo sulla base del principio, laico o religioso (secondo me religiosissimo), dell’indisponibilità della vita umana. Mi fa piacere la sua precisazione riguardo al signor Beppino Englaro, tuttavia il giudizio negativo è implicito nel momento in cui scrive che “vuole imporre la propria volontà alla figlia”. Non avendo avuto il piacere di conoscere né lui né la figlia, non possiamo che fidarci di quello che è stato detto e che peraltro è stato confermato dai giudici che hanno studiato il caso e ricostruito la volontà di Eluana. Questo al di là dei legittimi principi. A presto, allora;-)!
 
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il 02/07/2014 alle 09:46
 
 

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