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Giustizia e giustizie

Post n°143 pubblicato il 14 Agosto 2007 da orion971

La Giustizia è, come noto, qualcosa di molto diverso dalla Giustizia dei vincitori di una guerra; peggio ancora, infinatamente peggio, è la Giustizia di chi vincitore non è ma tale si è autoproclamato.
La Cassazione ha confermato la condanna de Il Giornale per diffamazione nei confronti di Rosario Bentivegna, stabilendo che l'attentato di Via Rasella fu un legittimo atto di guerra e sottolineando alcune inesattezze degli articoli di Feltri del 1996, come il fatto che i militari caduti erano tedeschi e non italiani, che non è vero che furono affissi i manifesti per invitare gli attentatori a costituirsi e che i civili morti furono due e non sette.
Per carità, le sentenze vanno rispettate, tuttavia ci sono non poche stranezze: ad esempio, i militari caduti erano altoatesini, che fino a prova contraria significa italiani... mah, diciamo che certi giudici avrebbero bisogno di una ripassatina di geografia...
Per quanto riguarda i manifesti che non sarebbero stati affissi, bisogna dire che ci sono persone che giurano di averli visti: d'accordo, non gli si potrà credere sulla parola ma nemmeno dare loro dei bugiardi a priori... anche perché almeno di morti sulla coscienza non ne hanno (loro). E in ogni caso si tratta di un dettaglio irrilevante, dal momento che era dall'inizio della guerra, ovverosia da quattro anni e mezzo, che le rappresaglie avvenivano in tutta Europa (e anche prima e dopo, dal momento che la rappresaglia era una consuetudine di tutti gli eserciti occupanti, prevista dalle leggi di guerra, e che di certo non avevano inventato i tedeschi). Insomma, tutti sapevano delle puntuali e spietate rappresaglie tranne, guarda caso, gli attentatori di Via Rasella: diciamo allora che quei signori avevano la testa un po' tra le nuvole...
I civili morti erano due e non sette: quindi, se ho capito bene, non c'è nessun problema a causare la morte di due persone. Basta che non sono sette!
Legittimo atto di guerra. Che ha colpito dei poliziotti, non dei soldati. E che, visto che si vuole essere pignoli, non erano volontari e non appartenevano alle SS come si ripete spesso. Erano altoatesini richiamati alle armi nella polizia: solo successivamente il battaglione di polizia Bozen fu incorporato nelle SS.  Ma dire che erano temibili volontari delle SS fa tutt'altra scena... quindi si continua a farlo. Detto questo, le Convenzioni di Ginevra stabiliscono che i civili hanno l'obbligo di non arrecare danni all'esercito occupante, il quale ha a sua volta l'obbligo del mantenimento dell'ordine pubblico.  L'eccezione è costituita da quei civili che indossano una divisa o i distintivi dello Stato di appartenenza, che a queste condizioni possono essere considerati dei combattenti; Bentivegna indossava quel giorno una tuta da netturbino. A quanto pare i giudici hanno ritenuto che quella fosse un distintivo dello Stato italiano...  va bene, va bene. Inoltre le stesse convenzioni prescrivono l'obbligo di non mettere in pericolo la popolazione civile: mettere una bomba in una via di Roma piena di passanti rispetta questo dettame? Buono a sapersi!

"È la quarta sentenza di un'alta corte italiana, militare penale o civile che ci dà ragione con le stesse motivazioni - commenta Bentivegna - ma il mondo è pieno o di imbecilli o di faziosi ancora disposti a sostenere il contrario."  Chissà se tra gli "imbecilli" vi sono anche quei familiari delle vittime delle Fosse Ardeatine che lo avevano denunciato ritenendolo responsabile della morte dei loro congiunti, oppure quel bambino di 13 anni dilaniato dalla bomba di Via Rasella, visto che difficilmente potrà considerarlo un leale ed eroico combattente. Un bambino che avrebbe potuto vivere e diventare adulto se solo gli attentatori avessero avuto una considerazione diversa della vita umana.

 

 
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