Gent.mo Insorgente,
ho letto con molto interesse il suo appassionato commento e la ringrazio del tempo che ha voluto dedicare a questo blog.
Inutile dire che le nostre posizioni sono agli antipodi: ho letto tra l’altro nel suo blog l’elogio al Ministro Sacconi per il suo intervento, che io ho trovato invece abbastanza vergognoso. Intervenire in quel modo su quello che, dopo che la Cassazione ha posto la parola FINE, è ormai un fatto strettamente privato, allungando ancora di qualche giorno lo strazio di una famiglia che dura da ormai diciassette anni, è quantomeno di cattivo gusto. Gli porterà anche il plauso della Chiesa, ma adombrare delle minacce in stile mafioso (“conseguenze facilmente immaginabili…”) senza neppure avere il potere giuridico di tradurle in pratica, è un comportamento indegno di un Ministro della Repubblica.
Venendo invece al suo commento, mi sembra che sia viziato da un equivoco di fondo: i giudici non hanno stabilito se sia legittimo o meno interrompere l’alimentazione e l’idratazione di una persona in quelle condizioni. Non hanno effettuato una sorta di “legalizzazione” dell’eutanasia o simili: hanno semplicemente appurato se in questo specifico caso era applicabile il disposto dell’art. 32 della nostra Costituzione, ovverosia che “Nessuno può essere obbligato a un determinato trattamento sanitario se non per disposizione di legge. La legge non può in nessun caso violare i limiti imposti dal rispetto della persona umana”. La volontà di Eluana di non SUBIRE una situazione del genere è stata ricostruita in modo più che attendibile attraverso le testimonianze di tutti i suoi familiari ed amici, non sulla base di una frase pronunciata di sfuggita come può essere capitato a tutti, ma sulla base della triste esperienza da lei vissuta di avere un amico finito in coma dopo un incidente stradale.
A questo punto posso immaginare l’obiezione, cioè che somministrare delle sostanze nutritive non costituirebbe trattamento sanitario. Ma, a parte il fatto che una tale obiezione mi ricorda i cavilli a cui ricorrono gli avvocati per fare assolvere degli assassini della cui colpevolezza sono convinti loro per primi, visto che al di là della natura della sostanza iniettata (farmaco o meno), le modalità di somministrazione configurano comunque un trattamento sanitario (non credo che le mettano dei pezzi di pane in bocca e che lei li mastichi), vorrei ricordare quando, quache mese fa, le condizioni della ragazza si erano aggravate a seguito di una emorragia interna: vogliamo dire che in quella circostanza non è stata oggetto di un trattamento medico?
“Gli stati vegetativi non si possono definire scientificamente permanenti”: la sfido a trovare un neurologo serio che le dice che uno si può risvegliare dopo diciassette anni di stato vegetativo. La questione è probabilmente malposta, perché la prima regola nella scienza è non avere certezze ma dubbi: se lei chiede ad uno scienziato se è sicuro che se uno si spara un colpo di pistola alla tempia muore, le risponderà di sì. Ma se lei rincalza chiedendo se ne è sicuro al 100%, la risposta sarà no. Il livello della questione è questo, tanto per intenderci. E quand’anche ci fosse una possibilità teorica di “ripresa” (mai riscontrata in letteratura dopo un certo periodo di tempo), questa si tradurrebbe verosimilmente nel muovere un braccio a comando o poco più, immagino. Che vita sarebbe? Per tornare al caso in oggetto, non una vita che Eluana avrebbe voluto vivere, secondo quanto è stato appurato.
“Ho anche letto tra i commenti che Eluana sarebbe già morta”: dipende da cosa si intende per morte e per vita. Se per morte si intende la fine di una vita umana, lo è di sicuro; se parliamo di vita vegetale allora è viva.
Quanto alla possibilità che Eluana possa soffrire durante l’interruzione dell’alimentazione, essa non ha alcun fondamento scientifico per via dei danni irreversibili subiti dalla sua corteccia cerebrale, ma è proprio per sgombrare il campo da ogni dubbio (d’obbligo nella scienza, come ricordato sopra) che le verranno somministrati i sedativi. Su questo punto, però, si apre una parentesi interessante: ammettendo che esista la possibilità che lei potrebbe soffrire durante quelle fasi, chi ci dice allora che lei non soffra anche in altri momenti? In altre parole, chi ci dice che lei non stia provando una sofferenza ininterrotta da diciassette anni? Converrà che non è il caso di condannare una persona ad una tortura per anni e anni in nome di un principio astratto, voglio sperare. Ed è una conclusione alla quale si giunge usando le sue stesse argomentazioni.
Gentile Insorgente, nella malaugurata ipotesi in cui ( con tutti i dovuti scongiuri, beninteso) si venisse a trovare in una situazione come quella di Eluana, lei sarebbe liberissimo di rinunciare alla sua dignità, di farsi mettere quotidianamente le mani addosso da degli sconosciuti, di farsi infilare clisteri e quant’altro, e magari di soffrire ogni istante per anni, se questo corrisponde ai SUOI convincimenti etici o religiosi. Ma non cerchi di imporre questi SUOI convincimenti a chi non li condivide, soprattutto a chi non ha più la possibilità di far valere i propri diritti. Questo vale per lei, per il Ministro Sacconi e per tutti.
Infine, le suggerirei di lasciar stare Hitler e il dottor Karl Brandt dove sono. Credo che il Signor Englaro meriti almeno il rispetto di non vedere accostata la propria battaglia con l’operazione Eutanasia messa in atto dai nazisti per arrivare alla razza perfetta. Neppure alla lontana, Se proprio vogliamo tirare in ballo il nazismo, forse sarebbe più corretto farlo per chi vuole imporre la propria volontà agli altri sulla base di convinzioni più o meno dogmatiche. Ma non credo che le argomentazioni qui esposte abbiano bisogno di essere corroborate da richiami e paragoni ad effetto. |