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Giusto punire i clienti delle prostitute?

Post n°111 pubblicato il 13 Ottobre 2006 da orion971

Il Ministro Amato vuole punire i clienti delle prostitute, proposta che ha trovato gli applausi di Don Benzi e di altri. A me sembra una grandissima stronzata, per un'infinità di motivi. 
L'assurdità è evidente, prima di tutto, se consideriamo che questi clienti sono stimati in circa dieci milioni: per un Paese che amministra la Giustizia a suon di indulti, pare quanto meno un controsenso decretare la reità di un così elevato numero di persone.
In un'ottica di questo genere, poi, la punibilità non può non essere estesa anche alla prostituta: non c'è nessuna logica al mondo secondo la quale è illecito acquistare un servizio ma è lecito  venderlo.
Perché si prende a pugni la logica, quindi? La proposta di Amato deriva da un duplice pregiudizio: da un lato c'è il cliente che viene visto come vizioso e sfruttatore, dall'altro c'è una povera sfruttata che è la prostituta. Un oggetto più che una donna. Ma siamo sicuri che sia sempre così?
In realtà, è vero che molti uomini vanno a prostitute quando hanno mogli e figli a casa che li aspettano, ma altri lo fanno perché hanno problemi e non riescono a trovare una donna. Domanda: a parte tagliarselo, cosa dovrebbero fare questi ultimi? E' meglio che vadano a puttane o che si mettano a seguire una ragazza in un vicolo buio? Dal lato delle prostitute, invece, sappiamo che molte lo fanno senza costrizione alcuna, perché non hanno inibizioni morali e guadagnano molti più soldi che facendo un lavoro normale. Tornando al punto di partenza: chi è il più debole tra le due parti, in questi casi?
In generale, poi, se una persona vuole liberamente offrire un servizio e un'altra lo vuole acquistare, perché lo Stato debba intromettersi e proibirlo è difficilmente comprensibile.
Venendo al punto più delicato, la questione delle prostitute di strada, quello che ho da dire è politicamente poco corretto. A sentire Don Benzi, sono tutte schiavizzate e attirate in questo Paese con l'inganno, ma proviamo ad andare oltre i luoghi comuni. Molte di queste ragazze, ad esempio, vengono dall'Albania, Paese i cui abitanti parlano tutti (o quasi) molto bene l'italiano. Come mai? Perché lì guardano la televisione italiana.....quindi? Viene il dubbio che bisogna essere un tantino ingenui per credere che queste vengono qui convinte di andare a fare le cameriere  o le studentesse.....da quasi vent'anni lo stesso ritornello. La realtà è che sono molto più sgamate di quello che si vorrebbe far credere e sanno benissimo cosa vengono a fare. Capisco che il buonismo va di moda, ma perché prendersi per il culo con Cenerentola e Cappuccetto rosso? Tra l'altro, mi è difficile immaginare che una donna per così dire "normale" possa fare un lavoro del genere completamente contro la propria volontà: o scappa o si ammazza. Certo, è probabile che molte di queste ragazze poi se ne pentano e vogliano tornare sui propri passi, ma è un discorso evidentemente diverso.
Tutte queste considerazioni, per carità, non tolgono che sia doveroso combattere lo sfruttamento . Ma qui c'è dell'altro che  fa ridere.... non trattandosi della mafia o di Al Quaeda, ma di un fenomeno che è completamente alla luce del sole, per arrestare gli sfruttatori basterebbe seguire le ragazze alla fine del turno di lavoro: li si coglierebbe con le mani nel sacco, niente di più semplice. Perché questo non viene fatto? Boh. Non sarebbe molto più facile e logico che pensare di punire dieci milioni di uomini? Niente di tutto ciò: ogni tanto accade invece che  viene annunciata con enfasi la chiusura di qualche sito web di donnine come se si trattasse di una brillante operazione di intelligence,  mentre  i medesimi annunci si trovano su tutti i principali quotidiani nazionali!
Solo chi vive fuori dal mondo può pensare di  proibire con le leggi il mestiere più vecchio del mondo: si può capire Don Benzi, molto meno il Ministro Amato. Paradossalmente, prendere atto della realtà,  regolarizzando il fenomeno  e quindi tassandolo, consentirebbe persino di evitare le manovre nella Finanziaria e probabilmente di ridurre le aliquote Irpef per tutti. Ma forse in Italia è pretendere troppo.....

 
Rispondi al commento:
sonofortunata
sonofortunata il 15/10/06 alle 12:48 via WEB
C'è bisogno di puttane. La professione più simile al mestiere più antico del mondo è sicuramente quella specialistica di tipo medico-infermieristico (pulizia dei denti , esame del sangue, elettrocardiogramma, visita oculistica... ). Va fatta con la stessa preparazione e con la stessa attenzione nei riguardi del cliente, ci vuole il luogo adatto, strumenti professionali, conoscenza del corpo umano. Ma di più perchè spesso richiede l'utilizzo di parti intime e mucose, e la messa in gioco corporale totale. E' un mestiere importante che non tutte le persone sono in grado di svolgere. Ci vuole dedizione, preparazione, competenza, abilità pratica, amore e coraggio. Fra i mestieri tipicamente femminili è forse quello che va stimato di più soprattutto per via della discriminazione che storicamente questa categoria professionale ha dovuto sopportare. In genere, con le dovute eccezioni, le puttane sono tutte donne fantastiche. Poi ognuno va dal dentista con cui si trova meglio o che gli conviene di più. Lo stesso per qualsiasi altro tipo di prestazione medica o infermieristica. Però le puttane sono al top fra le categorie professionali femminili. La prostituzione è quindi un mestiere dignitosissimo, di tipo medico-infermieristico, che va valorizzato con l'istituzione di una scuola di formazione professionale e un esame da superare per poter esercitare in proprio, in cooperativa o come dipendenti. Il prezzo di una prestazione deve corrispondere a quello di una visita specialistica privata. Va istituito anche un servizio gratuito per persone non abbienti e, nel caso di scarsità di professioniste, va pareggiata la domanda con l'offerta attraverso il servizio civile obbligatorio femminile retribuito, a sorte, da svolgere prostituendosi. Ben vengano altre idee per risolvere il problema, ma la verità è questa: non ci sono donne per tutti. (domenico schietti) :-)
 
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