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Saddam e la pena di morte: tra ipocrisia e inconsapevolezza

Post n°129 pubblicato il 31 Dicembre 2006 da orion971

Giusto impiccare Saddam Hussein? Secondo me no, anche se non c'è da scandalizzarsi. E' stato un atto gratuito ed inutile, che nemmeno influirà più di tanto sulla spirale di violenza in Iraq. Si tratta tuttavia di una questione molto ampia e particolare.
Personalmente, pur non essendo favorevolissimo, io non sono pregiudizialmente ostile alla pena di morte, ma solo in funzione di deterrenza, non per vendetta. Non perché, come sostengono in molti, "chi uccide deve essere ucciso": questo mi sembra ingiusto e anche barbaro.
Mi spiego: è senz'altro vero che, laddove 
è in vigore la pena di morte, la criminalità è comunque elevata, ma chi può dire che, a livello individuale, essa non influisca sulle azioni quanto meno di alcuni criminali? Sappiamo quanti sono quelli che uccidono nei paesi dove essa è prevista e viene applicata, ma non sapremo mai se altri rinunciano a farlo pensando al momento in cui finirebbero sulla sedia elettrica. Se anche un solo individuo avesse rinunciato o rinunciasse a commettere un delitto per questo motivo, per quanto mi riguarda sarebbe una ragione più che valida per sostenere la pena di morte. Considerato che la vittima di quel delitto evitabile potrebbe essere ciascuno di noi, sarebbe semplicemente illogico pensarla diversamente.
Chi si dichiara contro la pena di morte "senza se e senza ma" assume tale posizione perché non direttamente coinvolto nel tema. Fino a quando la criminalità è solo qualcosa di cui si sente parlare in televisione tutto va bene, ma è assai prevedibile che queste persone cambierebbero idea se il problema dovesse riguardarli direttamente. E questo non solo nel caso estremo che qualcuno entrasse in casa loro e massacrasse le loro famiglie, ma anche, verosimilmente, qualora dovessero sperimentare lo shock relativamente piccolo di uno scippo subito per strada.
Questo discorso è ancora più evidente nel caso in questione di Saddam Hussein. Sentendo i piagnistei di adesso, non posso non notare come, nel coro di coloro che parlano di un epilogo sbagliato dal punto di vista umanitario, giuridico e politico, vi sono tutti i comunisti nostrani. Faccio un passo indietro: poco più di un anno fa, l'On. D'Alema si era permesso di dire che Mussolini avrebbe dovuto essere processato. Qualcuno si ricorda le critiche  e gli attacchi dei quali fu oggetto da parte della sinistra Ds, di Rifondazione e dei Comunisti italiani? Sissignori, esattamente gli stessi che oggi per primi si scandalizzano ed invocano il diritto e la civiltà per Saddam Hussein, giustiziato dopo un regolare processo. Come faccia questa gente a guardarsi allo specchio è per me un mistero: uno dovrebbe avere un minimo di coerenza e di onestà intellettuale. Ma i comunisti, si sa, sono incomprensibili. E' tuttavia interessante notare come ci sia molta gente che parla di "barbarie" o di "inciviltà" quando si tratta dell'impiccagione del dittatore lontano che altri hanno dovuto subire sulla loro pelle, ma che, se si tocca l'argomento del "proprio" di dittatore, a distanza di sessant'anni (!) grida all'eresia se qualcuno si permette di dire che non è stato molto bello che sia stato ammazzato senza l'ombra di un processo, preso a calci e sputi  e impiccato dopo morto. Questi sono quelli che si autodefiniscono progressisti, garantisti e civili. Mi sia concesso di esprimere un commento di sole due brevi parole: che schifo.
Ma atteggiamenti non troppo dissimili - ancorché infinitamente meno disgustosi - sono riscontrabili anche in molte persone intellettualmente oneste, che nulla hanno a che vedere con i comunisti e la loro doppiezza morale. Esempio: qualcuno ha mai espresso una condanna vigorosa  delle impiccagioni dei capi nazisti a Norimberga? E a parte quel noto processo, dopo la guerra furono svariate migliaia, in tutta Europa, i nazisti e i collaborazionisti che finirono sulla forca, talvolta in pubblico e molto spesso al termine di processi tenuti senza nessuna delle garanzie che oggi consideriamo imprescindibili. Tutti o quasi considerano normali e giuste quelle condanne a morte, e la ragione è evidente ancora una volta. Gli europei sono molto sensibili ai crimini nazisti, si sentono toccati nel vivo; il satrapo orientale Saddam, invece, chi lo sente sulla propria pelle, da queste parti? Nessuno. Sì, sappiamo per sentito dire che ha ucciso e torturato spietatamente un numero incredibile di persone, che solo la guerra con l'Iran ha provocato più di un milione di morti, ma dopo tutto, sono affari "loro". A noi non importa più di tanto. Ed ecco che tutti si sentono in diritto di moraleggiare sull'orrore della pena di morte e sullla "sacralità della vita umana anche per uno spietato dittatore come Saddam". Se qualcuno dovesse rispondere a questo paragone con le solite frasi fatte sui nazisti, commetterebbe una duplice ingenuità: in primo luogo perché la criminalità di Saddam non ha nulla da invidiare a quella dei nazisti, e soprattutto perché la contrarietà alla pena di morte può solo essere assoluta. Non si fanno distinzioni, ed è un controsenso dire: "sono contrario alla pena di morte ma questi crimini sono talmente aberranti che faccio un'eccezione." Chi dice così non si rende conto di essere, in realtà, a favore della pena di morte al pari di chi esplicitamente si dichiara tale, dal momento che anche quest'ultimo è, di norma, portato ad invocarla solo nei casi più gravi e non in tutti. Cambia solo il target, non la sostanza ed il principio.
Se qualcuno ancora non fosse convinto di questo, si può provare a sostituire il nome dell'uomo sull forca: Adolf Hitler al posto di Saddam Hussein. Chi avrebbe avuto il coraggio di dire le stesse cose che si sentono in questo momento? Tutti i bei discorsi sul valore della vita umana svanirebbero nel nulla. Vorrei far notare che, per una grossa parte del popolo iracheno, per quello iraniano e per quello kuwaitiano, Saddam è peggio di Hitler. E' il "loro" Hitler.
In conclusione, il succo di tutto questo discorso può essere riassunto dicendo, in modo rozzo ma significativo,  che chi piange per Saddam e moraleggia sulla pena di morte in generale è il classico che fa il frocio col culo degli altri.
Tutti - seppur con sfumature diverse, e a parte forse Pannella e pochi altri, ammirevolmente coerenti - sono in realtà a favore della pena di morte. Si possono suddividere nelle seguenti categorie:
- quelli che lo ammettono
- gli ipocriti che si riempiono la bocca di belle parole
- quelli in buona fede, che si illudono di essere contrari
- quelli che sono al tempo stesso ipocriti, talmente cretini da non rendersi conto di essere più che a favore, e anche stronzi: i comunisti di cui sopra.

Non so se qualcuno ha avuto la pazienza di leggere tutto, in ogni caso


Buon anno a tutti, amici e non!

 
Rispondi al commento:
orion971
orion971 il 07/01/07 alle 20:43 via WEB
Non applicata da una vita però senz'altro:-)
 
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