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I tragici fatti di Erba hanno riproposto un copione giornalistico divenuto di moda negli ultimi anni: la domanda, posta a caldo ai familiari delle vittime, se sono disposti a "perdonare".
Non mi è molto chiaro cosa significhi questo perdono mediatico, se è un "rinuncerei a scannarti se ne avessi la possibilità", oppure "potrei anche bere un caffè assieme a te, e magari, perché no, si potrebbe pure diventare amici", o altro.
In ogni caso, non può non destare perplessità il perdono del signor Carlo Castagna: che, con i corpi a momenti ancora caldi della moglie, della figlia e del nipotino di due anni, questo signore annunci in televisione il suo perdono senza contropartite a due bestie che nemmeno hanno avuto mezza parola di pentimento, è un messaggio non solo deresponsabilizzante (qualsiasi cosa fai, c'è sempre il perdono perché gli altri devono essere "buoni"), ma che suona anche come una mancanza di rispetto (o quasi) verso i suoi congiunti.
Vanno bene i riguardi e le premure verso Caino, ma pensare un po' anche ad Abele non guasterebbe.
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