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San Cisariu te le tridici fòcare

Post n°9 pubblicato il 23 Febbraio 2008 da dueali2

di Luigi Pascali

San Cisariu nesciu (inteso come paese) tra le tante sue caratteristiche peculiari, alcune invidiabili altre meno, ne possiede una curiosa: festeggia il suo Santo Patrono, San Cisariu (inteso stavolta come Santo) più di una volta nell’arco dell’anno.
La ricorrenza più nota è quella della IV Domenica di luglio, giorno in cui tra riti religiosi e civili, prucissione e parazione (a ci cchiù ranne fasce lu frontone) bancarelle, nusceddhre, torrone e cupèta si rievoca l’arrivo della reliquia del Santo nel nostro paese, avvenuto nel 1724.
La seconda ricorrenza è quella del 7 novembre, nota come San Cisariu te lu sìnnecu oppure San Cisariu te lu fiuru, dalla tradizione di posare un fiore sulla statua di San Cesario che adorna la facciata te la Chiesa Matre.
Da alcuni anni, per ovvi motivi di sicurezza, questa operazione viene svolta dai Vigili del Fuoco, con le loro scale telescopiche, in tutta tranquillità.
Fino a non molto tempo fa, però, il fiore a S.Cesario veniva posto ad opera di alcuni devoti temerari che, legati con una semplice corda, si sporgevano da un piccolo passaggio, per poi avanzare sul cornicione e raggiungere la statua, il tutto ad una altezza veramente ragguardevole, alla faccia delle vertigini!
La ricorrenza meno nota, che peraltro è stata soppressa, è quella che un tempo si celebrava il 20 febbraio di ogni anno.
Questa data rievocava lo scampato pericolo, nella tradizione popolare per intercessione del Santo Patrono, dopo un terribile terremoto che risparmiò dalla catastrofe il nostro paese.
La festa era detta San Cisariu te le tridici fòcare dal numero dei tredici falò che si accendevano lungo il percorso della processione in onore del Santo. Ogni fòcara rappresentava simbolicamente uno dei tredici mesi in cui San Cesario era stato imprigionato, prima di subire il martirio.
La popolazione portava in processione una statua del Santo a tutto busto (statua che ancora oggi esisterebbe, riposta in qualche angolo della soffitta della chiesa) lungo le vie del paese e, al passaggio, veniva accesa ciascuna delle fòcare: allu largu te lu palazzu… a nanti all’Immacolata… arretu alla Chiesa Matre… annanti alla monache… annanti allu Spiretu Santu…
La processione essìa ‘mprima, all’imbrunire, poiché era il periodo di carnevale, e dopo il rito tutti se estìanu te màsciu… ma questa è un’altra storia!

 
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