L’INDUSTRIA DELLA DISTILLAZIONE A SAN CESARIO DI LECCE E IL
COSTITUENDO MUSEO DELL’ALCOL
Antonio Monte*, Andrea Romano**, Lorena Sambati*
* AIPAI – Sezione Regionale per la Puglia
**Assessore del Comune di San Cesario di Lecce
La storia della distillazione a San Cesario di Lecce ha inizio con Carmine De Bonis, proprietario di
un mulino a vapore ubicato in via Umberto I; probabilmente comprese la buona opportunità che
poteva sfruttare affiancando la distillazione alla sua attività principale. La sua scelta fu di certo
quella di investire nella nuova attività che aveva avviato non tanto potenziandola quanto insegnando
la tecnica della distillazione ai suoi parenti più stretti. Lavorarono con lui Vito De Giorgi con il
figlio Nicola, Pietro Pistilli, e i nipoti Carmelo, Francesco e Luigi. Vito aveva sposato una figlia di
Carmine, Addolorata; Pietro la figlia Marianna. Vito e Nicola De Giorgi nei primi anni del
Novecento acquistarono dei terreni e un immobile in via V. Emanuele III, dove poi tra il 1917 e il
1920 crearono un vero e proprio stabilimento industriale.
Le prime distillerie di San Cesario erano di modeste dimensioni, probabilmente dotate di un
semplice alambicco.
Nel 1910 erano quattro: quella gestita
insieme da Carmine De Bonis e da
Pietro Pistilli, quella di Nicola De
Giorgi e quella di Luigi Laudisa, in via
Inshaò.
Pietro Pistilli, divenuto proprietario sia
del mulino che della distilleria del
suocero nel 1912, prova anche ad
investire nella vinificazione; così anche
Nicola De Giorgi. Solo negli anni
Venti, forse dopo che i parenti di De
Bonis avevano acquisito una certa
esperienza nel settore e magari avevano
anche guadagnato sufficientemente con
l’attività non sempre condotta in modo
legale
Alambicco della distilleria De Giorgi
(pratica diffusa era il contrabbando di alcol), decidono di investire trasformando le loro distillerie in
veri e propri stabilimenti industriali. Pietro Pistilli chiude il mulino e lo stabilimento vinicolo e
investe esclusivamente nella distillazione. Così anche Nicola De Giorgi. Da distillatori diventano
industriali. Mentre l’attività distillatoria dei fratelli De Bonis cessava verso la fine degli anni Venti,
anche a causa di un incidente che causò la morte di Luigi, ed anche la distilleria Laudisa restò
un’attività quasi artigianale (produceva alcol grezzo con alambicco), Riccardo Pistilli, figlio di
Pietro, realizzava il terzo stabilimento industriale di San Cesario.
Tra il 1940 e il 1950 i tre industriali investono ulteriormente nella loro attività ampliando i loro
stabilimenti e dotandoli di impianti dalla maggiore produttività. Carmelo Pistilli si specializza nella
produzione sia di alcol che di cognac, seguendo quello che già era stata la scelta del padre Pietro;
Nicola De Giorgi preferisce specializzarsi nella produzione di alcol grezzo, di tartrato di calcio,
liquori e persino profumi; Riccardo Pistilli punta esclusivamente nella produzione di alcol da
vendere all’ingrosso ad aziende siciliane, milanesi e campane.
La “Ditta Nicola De Giorni” è stata presente sui mercati per circa novant’anni ed i suoi prodotti
erano noti a livello nazionale ed internazionale. Il liquore che più la rese famosa fu l’“Anisetta” già
prodotta sin dal 1919, tanto che nel 1920 il re Vittorio Emanuele III concesse alla Ditta De Giorgi il
Brevetto della Real Casa (20 luglio 1920). Nicola De Giorgi possedeva altre due grandi distillerie:
una a San Pietro Vernotico (costruita nel 1936 e demolita nel 1984), e una a Squinzano (costruita tra
il 1938 e il 1940 e in parte demolita nel 1971 circa)
1 .Manifesto pubblicitario dell’Anisetta Etichetta dell’Anisetta
Negli anni Sessanta fallisce la distilleria di Carmelo Pistilli, che probabilmente non riesce a
recuperare i tanti investimenti effettuati negli anni precedenti, e fu acquistata e gestita da Mario
Cappello, proveniente da una famiglia di liquoristi. La Ditta Cappello inizia la sua attività, come
liquorificio, nel 1949 con lo stabilimento ubicato a Lecce.
Nel 1963, Mario Cappello insieme al figlio Antonio, costruì l'attuale opificio a San Cesario (strada
statale LecceGalatina)
dove trasferì tutta la produzione di liquori. Tra il 1968 e il 1969 acquistò la
distilleria di Carmelo Pistilli; essa produsse alcol, per il liquorificio, sino al 1982 anno in cui i
Cappello fecero smontare l'impianto di distillazione e lo trasferirono nell'attuale stabilimento che
era già stato ampliato nel 1980. A partire dal 1982 sino al 1994, all’attività produttiva di liquorificio
1
Antonio
Monte,
di Cultura Salentina “lu Lampiune”, n°2 agosto, Lecce 1999, pp.8393;
Idem, S
distillazione a San Cesario di Lecce
Antonio Monte, Anna Maria Stagira (a cura),
Piero Manni Editore, 2003; Antonio Monte, Lorena Sambati,
Convegno “Il patrimonio industriale della Puglia. Ricerche, progetti e realizzazioni”, Lecce 1112
marzo 2004 (in corso
di stampa).
Lo Stabilimento “De Giorgi” in Sancesario, in Almanacco “Il Salento”, vol. II, Lecce 1928, pp. 8688;Archeologia industriale in Terra d’Otranto. La produzione di alcool a San Cesario di Lecce , in Quadrimestraletorte ed alambicchi. L’industria della, Lecce, Piero Manni Editore, 2000; Renato Covino, Raffaella De Giuseppe,I monumenti dell’industria a San Cesario di Lecce , San Cesario di Lecce,Il Museo dell’alcol a San Cesario di Lecce , in Atti delvenne affiancata anche quella di distillazione. Cessata l’attività di produzioni di alcol, Antonio
Cappello continua quella di liquore; attualmente la Ditta mette sul mercato nazionale numerose
qualità di prodotti. Tra i più noti citiamo l’anice, la sambuca, un liquore alla menta, al caffè, un
fernet, un liquore d’oro, uno delle antille, il limoncino, uno cherry brandy, un amaro barocco, un
vermouth rosso, ed altri
2Riccardo Pistilli si distingue per la sua figura di
industriale e per il suo ambizioso sogno, realizzato solo
in parte, di realizzare un complesso industriale, costituito
dalla distilleria, dallo stabilimento vinicolo e da un
oleificio (non realizzato) che creassero un circuito
virtuoso che permettesse di rendere la distilleria
autonoma da forniture esterne di materia prima,
sfruttando esclusivamente scarti e prodotti degli altri due
processi produttivi.
Parallelamente alla distillazione e in rapporto con essa in
San Cesario nascono numerosi liquorifici. Carmelo De
Bonis aprirà negli anni Quaranta il suo stabilimento in
via Ferrovia, dopo aver esercitato la sua attività in altre
sedi.
Roberto Vergallo sarà uno dei più noti liquoristi del
paese (liquorificio in via IV Novembre).
Etichetta dell’Anice prodotta dal liquorificio Cappello
Anche Nicola De Giorgi e poi il figlio Arturo si specializzeranno nella produzione di liquori.
Il fallimento della distilleria di Riccardo e del figlio Pierino Pistilli risale al 1980, probabilmente a
causa di mancati pagamenti di commesse.
Lo stabilimento De Giorgi è invece rimasto attivo fino al 1999.
Le distillerie di San Cesario erano di certo di piccole dimensioni ma costituiscono un fenomeno
originale e dinamico di industrializzazione in un piccolo comune. Per certi versi si può parlare di
piccola imprenditoria esclusivamente legata ad una famiglia allargata che sceglie questo settore
d’investimento e che riesce però a conquistare un mercato nazionale.
La Distilleria Nicola De Giorgi e il costituendo Museo dell’alcol
Nicola De Giorgi svolse i primissimi anni di attività in un piccolo locale nella piazza di San
Cesario; nel 1906, si trasferì nell’edificio di via Vittorio Emanuele III costruito nella seconda metà
dell’Ottocento, che viene considerato il primo nucleo della distilleria.
Nel 1915, De Giorgi acquistò un immobile attiguo alla distilleria; egli aveva già comprato parte del
terreno circostante nel 1913 e probabilmente questi acquisti furono determinati dall’esigenza di
trasformare la piccola distilleria in un vero e proprio opificio industriale, più funzionale e consono a
rispondere all’incremento della domanda di mercato.
Lo stabilimento venne ampliato su progetto di Giovanbattista Forcignanò, ed i lavori che diedero
vita alla nuova distilleria si conclusero tra il 1919 e il 1920.
Grazie a questi interventi ed all’acquisto di altro terreno negli anni seguenti, l’opificio si presentava
come un’importante struttura compresa tra via Vittorio Emanuele III e via Ferrovia, arrivando ad
occupare l’intero isolato.
2
IbidemProprio la vicinanza alla ferrovia fu
un ulteriore vantaggio per il trasporto
dei fusti di alcol i quali potevano
essere fatti rotolare sino al vagone
merci, rendendo così più agevole e
veloce il trasporto sia della materia
prima che dei prodotti finiti.
A partire dalla metà degli anni
Quaranta e sino ai primi anni
Cinquanta, furono realizzati
importanti ampliamenti
predisposto il nuovo reparto per la
lavorazione delle fecce e quindi
acquistato un altro apparecchio per la
distillazione;
3 : venneFoto d’epoca della distilleria De Giorgi
vennero costruiti la falegnameria, l’officina di manutenzione, il reparto di fermentazione, la sala per
la caldaia a vapore, la sala denaturazione e, infine, fu sopraelevata la torre di distillazione. Dopo
questi ampliamenti e modifiche, il complesso industriale aveva già assunto l’aspetto che presenta
ancora oggi. Esso era distribuito in due zone: una destinata ad abitazione, uffici ed altre attività
dello stabilimento, l’altra alle numerose fasi del processo di produzione dell’alcol e alle varie
attività di manutenzione di tutti gli impianti.
Foto d’epoca dell’interno della distilleria De Giorgi
3 Tali ampliamenti avvenivano conseguentemente alle integrazioni di nuovi impianti: Il primo apparecchio di distillazione,
tipo Egrot, fu integrato con una colonna verticale tipo Giannazza – Egrot, per la distillazione del vino e vinello.
Il 10 ottobre 1968 moriva Nicola De Giorgi e lo stabilimento venne ereditato dal figlio Arturo che
lo trasformò in “Arturo De Giorgi & s.a.s.”. Questi, nel 1971, progettò l’ampliamento dell’azienda,
con il fine di produrre alcol per il consumo proprio e per venderlo a terzi. Infatti, l’anno successivo
fu acquistato un nuovo impianto per la distillazione delle vinacce; inoltre furono necessarie opere di
ristrutturazione sia per adeguare lo stabilimento alle norme per la depurazione delle acque di scarico
industriale, sia per la necessità di ammodernare gli impianti. La distilleria De Giorgi distillò fino al
1987.
L’opificio è ubicato su via Vittorio Emanuele III e su
via Ferrovia; il prospetto principale presenta una
sobria facciata di gusto eclettico, mentre l’ingresso
posteriore, direttamente collegato con la linea ferrata
esibisce una facciata con due grandi aperture (di cui
una murata) con archi a sesto ribassato, che
richiamano quelli presenti sul prospetto principale.
Il complesso industriale è diviso in due parti: una
destinata ad abitazione e ad attività specifiche dello
stabilimento, quale era la fabbrica di liquori, l’altra
invece destinata alle numerose fasi della produzione
La prima zona è divisa su due livelli: al primo piano,
attualmente vi è l’abitazione del proprietario, mentre,
al piano terra troviamo, sul lato sinistro gli uffici e la
segreteria; sul lato destro, separati da un androne, era
ubicata la fabbrica di liquori, le sale per
l’imbottigliamento, per l’esposizione e la vendita dei
prodotti.
Dopo aver varcato l’androne d’ingresso, il cortile ed
un passaggio coperto, si accede alla seconda parte
4 .Prospetto principale della distilleria
destinata alle varie funzioni della distilleria; si scorgono infatti, l’imponente torre di distillazione e
l’alta ciminiera (25 metri circa) della caldaia a vapore. Vi sono inoltre, numerosi vani dove sono
ubicate: la macchina per la depurazione dell’acqua, la caldaia a vapore, le colonne per la
demineralizzazione dell’acqua, il nastro trasportatore, i silos per la conservazione delle materie
prime, ventiquattro vasche per i vari lavaggi, la falegnameria per la costruzione delle botti,
l’officina di manutenzione, i magazzini fiduciari.
All’interno della torre di distillazione, a pianta
quadrata, vi è ancora montato l’impianto che
distillava le vinacce, costituito da quattro colonne
verticali, i cui piani intermedi sono raggiungibili
con delle scale in ferro. L’imponente torre
presenta due livelli, separati da una fascia
marcapiano rettilinea, con alcune aperture e un
coronamento con beccatelli e feritoie di forma
rettangolare che servivano per l’aerazione del
vano distilleria. Tutti i corpi di fabbrica della
seconda zona si articolano attorno ad un ampio
Impianto di distillazione all’interno della distilleria
4 La distilleria De Giorgi è stata studiata anche dal punto di vista del ciclo produttivo e della sua dotazione di impianti e
macchine nell’ambito di questa esperienza di stage dalla dr.ssa Anna Maria Stagira.
spazio e sono delimitati, sul lato nord ovest da un giardino che originariamente era piantumato con
alberi ed essenze pregiate, ora purtroppo non più esistenti.
Tutti i fabbricati sono stati costruiti con materiali e tecniche costruttive di tipo tradizionale: la pietra
locale, cioè il tufo e la pietra leccese, sono state utilizzate sia per le strutture verticali che per le
volte (sia del tipo “a spigolo” che del tipo “a squadro”); per le coperture dei capannoni invece
troviamo anche soluzioni con capriate in legno, capriate in ferro, e i più recenti solai laterocementizi.
Lo stato di conservazione di tutto il
complesso, che attualmente è in stato di
abbandono, è discreto, poiché se si
eccettuano le coperture dei capannoni, che
presentano gli ovvi problemi di degrado
connesse alle caratteristiche dei materiali
stessi, quali il legno ed il ferro, il resto dei
fabbricati non presenta problemi strutturali,
ma soltanto uno stato di degrado diffuso
dovuto all’abbandono.
L’idea della creazione di un Museo
dell’alcol a San Cesario di Lecce rappresenta
un punto di arrivo di un lavoro di ricerca per
la conoscenza, la catalogazione e la
valorizzazione del patrimonio industriale
avviato dal Comune di San Cesario; il
Museo dell’alcol è una delle tappe di un
percorso più ampio che ha l’obiettivo di
sensibilizzare il territorio in tema di
archeologia industriale e valorizzarlo nel
pieno rispetto della sua identità storica,
economica e sociale, ossia dal rapporto tra la
fabbrica ed il contesto socioterritoriale,
dalla conoscenza delle situazioni che hanno
sotteso all’insediamento industriale. Il tema
del recupero e del riuso di un sito industriale,
qual’è il De Giorgi, va affrontato
Pianta dello stabilimento con la distribuzione degli ambienti
quindi prendendo in considerazione i fenomeni relativi alla diffusione delle innovazioni produttive
industriali, il loro impatto sul sociale, la conoscenza del bene, così da conseguirne l’inserimento nel
patrimonio culturale, salvaguardarlo nei suoi elementi più significativi e riutilizzarlo a fini museali,
turistici e culturali.
Una tappa importante e significativa della storia economica e sociale di San Cesario è rappresentata
dall’industria della distillazione: essa è stata un elemento condizionante la vita materiale e culturale
della piccola comunità salentina; non si può perciò pensare ad una storia ed un museo per la città
senza offrire idonei strumenti per lo studio e la conoscenza della storia dell’industria della
distillazione e dei rapporti che l’hanno legata allo sviluppo economico e sociale della città.
Il Museo dell’alcol, oltre a ricostruire un pezzo di storia della città e a rappresentare il mondo
complesso e variegato che stava dietro la produzione dell’alcol, vuole ora promuovere il
rinnovamento culturale necessario per ridare significato al luogo del lavoro, convertendolo da luogo
di produzione di beni materiali a luogo di produzione culturale.
Prospetto principale della distilleria; disegno di rilievo
Il moderno concetto di centro culturale che unisce la struttura espositiva ai laboratori didattici e di
formazione come funzioni complementari, permette infatti di creare organismi volti alla conoscenza
e alla conservazione del passato, ed al tempo stesso, alla diffusione della cultura contemporanea.
Il progetto per la realizzazione del Museo prevede il mantenimento dell’assetto originario di tutti i
corpi di fabbrica: la particolare disposizione planimetrica del complesso industriale ha
sensibilmente orientato l’organizzazione del percorso espositivo. Lo schema di itinerario del Museo
infatti, vuole proporre una lettura sincronica del materiale esposto ma anche del contenitore di
archeologia industriale. I vari corpi di fabbrica sono organicamente distribuiti attorno a due “vuoti”:
un ampio cortile ed un grande spazio aperto, collegati da un passaggio coperto. Sarà proprio questo
l’asse ideale, lungo il quale si susseguono questi “vuoti”, e che realmente collegano i due ingressi
alla distilleria, ad organizzare il percorso museale e la distribuzione delle nuove funzioni.L’accesso
al complesso museale avverrà sia da via V. Emanuele, che da via Ferrovia, e ciò è dovuto alla
destinazione d’uso dei vari edifici, studiata in modo tale da poter distinguere e quindi fruirne, tra
aree museali ed aree polivalenti. Più precisamente, dalla via V. Emanuele, attraverso l’androne della
vecchia fabbrica si accede al cortile e quindi all’area museale: al piano terra, sul lato sinistro verrà
sistemato il boxoffice
dell’informazione, la biglietteria, il bookshop per la vendita dei cataloghi e
della documentazionemostre,
mentre il lato destro, nei locali un tempo adibiti a fabbrica di liquori,
ospiterà la sezione espositiva sull’industria della distillazione e sulla distilleria della “Ditta De
Giorgi” (mq. 450 circa). Attraverso un passaggio coperto, che diventa quindi elemento di snodo di
percorso e funzioni, si raggiunge
l’area dove si trova una seconda
area espositiva (mq. 500)
sistemata in un vecchio capannone
con la copertura a capriate di
legno, che offrendo uno spazio
flessibile ospiterà la sezione
espositiva generale sull’industria
della distillazione in Puglia e in
particolare in Terra d’Otranto (le
province di LE, BR e TA) e sulla
storia dell’industria a San Cesario
di Lecce.
Interno della distilleria
A questo punto del percorso museale, un grande atrio completamente vetrato (mq. 460), con la
copertura in acciaio, dove verranno esposte alcune delle già esistenti macchine, introdurrà l’area
polivalente: sul lato destro, la vecchia fabbrica di vermuth, costituita da due capannoni adiacenti di
cui uno completamente privo della copertura, e da una parte con volte in muratura, sarà destinata a
salaconvegni
e sala proiezioni e manifestazioni culturali all’aperto, attrezzate con un punto ristorobar;
gli ambienti sul lato sinistro invece, continueranno a conservare il vecchio impianto di
distillazione, così come si presenta oggi, perfettamente integro.
Questo grande atrio vetrato rimane comunque uno spazio dalla doppia valenza essendo dotato di
grande flessibilità tale da consentire un massimo grado di articolazione di allestimenti.
Pianta di progetto dell’istituendo museo con la distribuzione dei nuovi ambienti
Sezione di progetto dell’istituendo museo
Attraversato l’atrio si giunge nel grande cortile, dove in origine si smistavano tutte le attività
propriamente produttive: oltre ad essere fortemente segnato dalla presenza dell’elegante torre
distillazione (che conserva ancora in modo integro l’impianto in rame) e dalla sontuosa ciminiera, è
caratterizzato dalla presenza di un giardino storico; da qui, proseguendo sono sistemati gli spazi
assegnati alla sezione didattica ed al Centro di documentazione del patrimonio archeologico
industriale pugliese (mq. 1000 circa): in questa sezione è prevista la collocazione di quelle funzioni
di carattere didattico e formativo destinate a documentare, anche per via informatica, la storia della
produzione industriale dell’alcol, con particolare attenzione riguardo il campo della ricerca e delle
innovazioni: aula didattica, centro di documentazione e biblioteca.
Infine, i vecchi capannoni un tempo destinati a deposito di vino, saranno adibiti a piccole botteghe
per la produzione, l’esposizione e la vendita di artigianato di qualità; scelta questa, che permette di
rendere ulteriormente attivo questo grosso complesso industriale ubicato nel cuore dell’abitato.
Tutto il complesso sarà ovviamente dotato di tutti i necessari servizi, depositi, e aree a parcheggio,
alle quali si accederà direttamente dall’ingresso di via Ferrovia.