I giardini di Marzo

Non si vive per chi ci fa gioire, sorridere, star bene o, al contrario, per chi ci fa soffrire e star male per i più svariati motivi. Semplicemente la vita non la viviamo in un'isola deserta bensì a contatto con persone quali parenti, amici e altri. Sono gli accidenti filosofici questi. Non ce li siamo cercati= i parenti li abbiamo trovati o acquisti nel tempo; gli amici son capitati. Solo col tempo, spesso neppure tanto, capisci il carattere di chi fa la tua stessa strada ( più o meno) o con chi ti trovi bene oppure no. Coi parenti ci si convive sovente per amor di pace. Ma "loro" puntualmente fraintendeno nel senso che, specie se montati più della panna, pensano di essere indispensabili alla vita altrui. E non si smontano! Bene, io li pianto: imparassero a voler bene e a rispettare. Non imparano perché si credono perfetti ed eternamente nel giusto. Umiltà meno di zero. È chiaro che una madre, poniamo il caso, non rinuncia così come niente a un figlio e allora ci soffre fino a morirne. Ma il figlio ( o figli ) non lo capiscono neppure sparati. Poi arriva la persona che li manda a quel paese perché non ha quel fottuto legame di sangue che c'è tra genitori e figli...questo è il più vincolante dei legami, com'è ovvio, ecco perché non è facile" liberarsi di chi ti fa soffrire" come leggo in qualche post  sui social. Tutto dipende da variabili e rapporti esistenti. Se può essere facile per me mandare a quel paese qualcuno che non mi ha voluto mai un briciolo di bene, non è detto che altri ci possano riuscire in virtù delle trame di parentela...ecco, tanto volevo dire...