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LA SACERDOTESSA

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DA LEONARDO... A SIGISMONDO FANTI E RAFFAELLO

Post n°418 pubblicato il 19 Maggio 2007 da io_deifobe

Come ha insegnato il matematico poeta Herman Weyl, mai si deve rinunciare troppo presto a una tesi affascinante senza prima dare Battaglia sino al trionfo della Fortuna.
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Tutto dipende da chi lotta se ha i numeri per giocare questa partita singolare, quella della vita che è, appunto, il grande gioco che gli antichi filosofi hanno rappresentato con la Ruota della Fortuna sotto le spinte d'un angelo e quella di un demonio. Bene o Male, positivo o negativo. Luce ed Ombra, moralità e immoralità, leggi e diritto o il caos dell'illegalità e delle storture vigenti in ogni epoca storica; e sarà bene ricordare che nel Rinascimento non esisteva la libertà di parola, e allora la Chiesa spediva rapidamente sul barbecue (sul rogo) ogni nuovo autore di teorie celesti o che mettevano a repentaglio i suoi inconfutabili dogmi.
Proprio in questo nostro Rinascimento si offre la testimonianza di un genio umano, in barba a tutte le teorie disparate sussurrate all'ombra di San Pietro, dove regnava l'assolutismo dogmatico in ogni campo, che avrebbe scatenato i processi contro Giordano Bruno e poi contro Galileo Galilei e contro chiunque accendesse la fiaccola delle nuove teorie o novità sul mondo e sui cieli… e sulla Fede da quando, dalla Germania, Martin Lutero aveva osato libero da ogni museruola controbattere lo strapotere del Papato.
Eppure un evento insolito, avvenne all'ombra di tanto rigore in Vaticano, in Roma, ad opera dell'intellighenzia e dei maestri pensatori figli di Madre Arte, la schiera numerosa di architetti, matematici, astronomi-astrologi, alchimisti. Pittori e scultori di questa epocale creativa fervente officina, di cui cogliamo il messaggio e la prova inconfutabile nella Sala delle Signature in Vaticano, affrescata da Raffaello (l'Urbinate) in cui viene rappresentata, o meglio sintetizzata, l'era della classicità greca con tutti i suoi grandi pensatori. Tale affresco è chiamato appunto la "
Scuola di Atena" (Minerva Pallade Atena, dea della Sapienza e delle Arti e tecnologie meccaniche belliche) con un grande scenario o gioco scenico che ha i suoi protagonisti e discepoli, partendo dal centro da Platone e poi man mano... sino a Diogene disteso sulla scalinata.
Sono qui bene tutti rappresentati, eternati ed immortalati tali Antichi, che hanno invece ognuno "Ops" (in greco: "volto", "occhio") non la possibile ideale faccia ma, per volontà esecutiva dello stesso Raffaello Sanzio, i volti, uno ad uno, del manipolo di artisti della sua cerchia, dei personaggi più in vista in quel tempo.
Ecco perché partendo da Platone, che ha la Faccia di Leonardo, con l'indice alzato, che insegna ai presenti quanto è grazie alla mente poi impresso nel Biblion, nel Libro (coincidenza vuole che allora era da poco nata la stampa con Gutemberg in poi, sino a Venezia, affermata capitale editoriale d'allora) che detiene accanto l'interlocutore di Leonardo. Qui si esprime la concezione più astratta e teorica che, come scala, degrada sino al Cubo marmoreo su cui sta riflettendo e disegnando Michelangiolo.
Lui è così collocato alla base centrale del dipinto come chi squadra il blocco grezzo di marmo, quale Metamorfosi della trasformazione della Pietra (Filosofale?) Cubica poi in un capolavoro dell'Arte.
Sono state quindi volute, studiate e bene architettate le iconografie che Raffaello Sanzio ha impostato accanto a se stesso a ridosso dell'inizio della destra dell'Arco con i suoi famosi contemporanei; bene accosta così se stesso al Sodoma, in un dialogo visivo tra due astronomi famosi, tra loro contrapposti (in antitesi) uno l'astronomo, astrologo Tolomeo che appare di retro (non di viso) ovvero di schiena sorregge la sfera della Terra nella sua mano (in palma di mano) ma ha la testa chiodata, un "cerchio in testa" con dodici punte (dodici cuspidi, dodici stelle, il cerchio dello zodiaco) il cui senso letterale significa (cerchio in testa) non capire, così posto frontalmente all'altro astronomo astrologo che regge invece frontalmente, alla vista dell'osservatore, in una in posizione preminente chi è stato indicato essere "Zoroastro persiano" (il prioritario maestro astronomo d'Oriente) che esibisce al disopra la cerula sfera stellata del Cosmo.
Alcuni hanno ipotizzato che il volto sarebbe quello di Pietro Bembo, veneziano (1470-1547) segretario di Leone X, frequentatore delle corti di Ferrara, Urbino e Roma, letterato autore di una Storia Veneta, poi nominato Cardinale da Paolo III. Ma che nulla ha da essere astronomo o astrologo come era considerato in quei tempi Sigismondo Fanti, in Venezia ingegnere militare, astronomo - astrologo di primo piano che conoscendo la sua fisionomia, bene qui si mostra dipinto ad arte il suo Volto ieratico da grande conoscitore dei cieli, che mira in direzione di Raffaello stesso.
Il Fanti, inoltre, cita nel suo "Trionfo di Fortuna" tanto il grande Lionardo… ovvero Leonardo Da Vinci… e Raffaello e pure il tanto discusso Martin Lutero è incluso nella galleria dei protagonisti di questa epoca.
Così posto al centro, al fulcro della rappresentazione pittorica, lo stesso Leonardo che riveste nell'opera iconografica somma importanza d'essere posto sotto la Chiave di Volta dell'Edificio di quell'ampia aula, chiamata non ha caso la "Scuola di Atene" (di Minerva Pallade Atena, la dea della Sapienza!).
Qui, appunto, come si mostra "palese" (in greco "fantizo") il Fanti, dalla barba biforcuta e la sfera delle stelle elevata sul contesto della cerchia che fa spalla a Raffaello, dimostra svela e fa capire senza cerchi in testa (rivoluzioni) la contrapposizione tra Tolomeo senza faccia, la vecchia teoria indietro, retrograda tolemaica, quella che insegnava, che la Terra fosse il centro dell'Universo, mentre il SigisMondo "Fanti" ("chi si mostra a viso aperto"!) paragonato allora a Zoroastro che con la mano regge la Sfera celeste, tutte le stelle e quindi il Sole, non la Terra.
E la mano del Fanti (mostra evidentemente) con una posizione delle dita alquanto strana e innaturale, linguaggio dei segni che alcuno ha mai capito e tradotto, nonostante l'epoca dei segnali criptati presenti nelle iconografie dell'arte rinascimentale, cosa che sveleremo interamente e che solo oggi dopo il noto saluto "
Vulcaniano" (Star Trek) ci impone di sondare memorie cosmiche e storiche.
Poiché alcun studioso del Rinascimento ha dato importanza alla compagnia o manipolo dei componenti di Leonardo, di cui uno aveva proprio questo soprannome il bizzarro Zoroastro. Trattandosi di astronomia e concezioni cosmologiche tutto è incline all'architetto e matematico pitagorico che ha anche ispirato un discepolo nel suo soggiorno all'università di Ferrara, il futuro canonico polacco dal nome di Nicola Copernico! Questo perché alcuno ha sinora letto e considerato a fondo quanto scrisse lo stesso Copernico nel suo Trattato pubblicato nel 1547, purtroppo solo dopo la sua infausta scomparsa da essere il primo allora enunciatore della "Teoria Eliocentrica" (dedicata a Paolo III, Farnese) "che il Sole era al Centro del tutto ed intorno a cui ruotano i pianeti erranti del nostro sistema posti entro la sfera dell'empireo celeste".
Questa teoria è già "in nuce" così esposta in quei 22 documenti che abbiamo elencato nella "
Summa Prophetica", che sin dal 1526, così già il Fanti prepotentemente indicava come: "Io veggio - Io Giove vedo una Grande Macchia (sul) Disco discoprire!"
Intendiamoci, chi poteva vedere la grande macchia su Giove senza telescopio? Tutto prima ancora di Galileo Galilei?
Questo è il Paradosso che insieme a tanti altri crea interrogativi inconfutabili.
Oltre che dire, come il sommo Giove sia paragonato a Venere da pianeta caldo e grandemente perturbato dai lampeggiamenti dei fulmini e del guazzo delle nubi che danno a Nova vita, oltre pure il nome dei suoi satelliti, quelli ancora da scoprire da Galileo Galilei.
C'è il nome del satellite di Saturno, Titano! Descrizioni del pianeta Marte. Poi dello stesso Venere (pianeta) con una sua orbita storta, perturbata (la strana rotazione di questo pianeta). Riferimenti ala Luna che restringerà nel tempo la sua orbita verso la Terra. Svariati argomenti ed eclissi riferiti ai corpi nello spazio compresa la stessa Luna, come dice il Fanti, un giorno così ridurrà la sua orbita attorno alla Terra (con datazione astronomica futura).
Sono i molti scenari di natura astronomica descritti, ognuno con singoli quadranti cronologici recanti i transiti dei massimi pianeti.
Svariate quartine sul pianeta "Rosso turbinoso - rubino (Marte) che quelli della Gallia Cisalpina (Fiat Alenia spazio) e Tata tagata (India), troveranno l'acqua!"
Ma lascio tempo al tempo per quanto di eclettico ancora di affascinante è scritto sugli altri mondi e superfici siderali e forme di vita intelligenti e persino sulla Città Aerea che si innalza in perfetta formazione di Volo (la Città orbitale)!
Troppe sono le stupefacenti meraviglie che quartina dopo quartina trionfano fantasticamente esponendoci ogni scenario futuro . Quello che il solo approfondimento oltre ogni "Scienze fiction" riesce a offrire e svelare.
Anzitutto occorre ricordare che il Fanti, come ingegnere al servizio della Serenissima (Venezia), ha avuto una grande dimestichezza del territorio e dei sui confini, sia viaggiando da Roma a Milano, Venezia, Ferrara, Firenze, e poi all'estero.
Il suo nome "Santi & Fantis" o "Fatis" (che in greco significa "sentenza", "giudizio", ha la lettera "A" marcata sopra da una linea che allora indica altra lettera da inserire a seconda le abbreviature in uso tecnicamente nella stampa dei caratteri di allora) appare nominato dallo stesso maestro Lionardo alla sua visita a Venezia (1502/3) tempo in cui il Sigismondo Fanti non aveva ancora dato alle stampe, la sua opera di grafica o meglio delle composizioni Lettere Calligrafiche o tipografiche sia latine, greche, ebraiche, arabe ecc. (un testo per cui è noto agli studiosi).
Dialogare con l'Oriente Turco era un priorità per Venezia, quindi appare giustificato questo bagaglio d'alfabeti e quindi di linguaggi, necessari agli scambi commerciali e non solo, quanto quelli dei servizi segreti stessi della Serenissima.
L'Oriente è il campo cruciale o la scacchiera dei quadranti di molte quartine, che i lettori già possono intravedere nel leggere e verificare la "Summa Prophetica", quante terminologie arabe così appaiono, sino al paradosso tecnologico sull'Arca. "La Navicella (aviazione) fatta di metallo che è vista sospesa pesa (gravità) lievitare ... sopra le città di Maometto"!
Incredibili dettagli tecnologici di apparecchi e mezzi che l'uomo ha messo in campo solo dopo nei secoli e compresi quelli che bene realizzerà domani, passo dopo passo sino alle stesse Stelle.
Sono le ipotesi affascinanti che a ragione ci stimolano nella nostra naturale curiosità... se il Fanti giunge a descrivere l'atto stesso della digitazione, anticipando così lo strumento tecnologico:
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Quel(cosa)che de auricolar il signo (signore) ore tiene (orologio)
Portando (doe) e deti l'un a l'altro appresso
in fortunato secolo(siclo) Veggio expresso
(Mer)curioso astuto nemico del bene
(58-15)
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La cosa (oggetto, strumento) che d'auricolare sia il segno Ore (tempo, orologio) di chi tiene, segna, marca il Portale? Portante le due dita l'una all'altra appresso dettando digitando in questo fortunato secolo che io vedo celere, espresso, veloce... (To press, stampare) esprimere, trasmettere (messaggio) messaggero (Mercurio l'alato del linguaggio, commercio e business) ma anche curioso (latino spione) ed astuto avversario del bene o del Wellfare - Benessere, del quieto e dolce vivere!
Ecco le straordinarie anticipazioni che si svelano nell'incredibile poema.
Di fatto viene alla Luce in maniera qui resa manifesta e "visibile" ("fantazo" in greco) che non è più possibile ignorare tale geniale ingegnere della Serenissima, preposto alle difese di Venezia, che a buona ragione era dotato di cognizioni geografiche dei vari domini veneti, possibile solo con un astuto servizio di intellighenzia (servizi segreti) per disporre di simile bagaglio informatico e commerciali sul tutte le altre regioni del mondo conosciuto e quello sconosciuto ai più nel 1526!
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Quanti a fondo, conoscono la vita di Leonardo da Vinci? Se si trascurano i suoi stessi scritti, lettere e dichiarazioni sulle conoscenze riferite alle regioni turco orientali, che alcuni invece giustificano come solo frutto di fervida immaginazione e non come narrazioni relazioni i reali di eventi da Lui vissuti attorno ai suoi (21/24 anni - 1473/1477, 1481).
Lettere e resoconti che da "Carta Canta" sono del genio rinascimentale e n dei compagni di avventura, che nessuno più ricorda, quanto è accaduto di così stupefacente poiché il tutto fu scritto di suo pugno proprio sull'Oriente dal Monte del Tauro all'Eufrate a servizio del Sultano Turco.
Questi sono gli esempi, le stranezze e vuoti storici della vita del grande Leonardo, che qui si rivela vagare di città in città prima da marinaio, sia da esploratore, scalatore e navigatore di regioni e inesplorati oceani (?); se tanta scienza marinara infatti trasuda da tutti i suoi ricordi e disegni e poi geniali invenzioni, impossibile che tutto ciò sia solo frutto di fantasia o senza un minimo di esperienza diretta.
Le sue invenzioni ed esplorazioni non avrebbero conosciuti i marosi e le tempeste in tali viaggi?
Troppo dettagliate ed evocanti appaiono le sue narrazioni su tale viaggio nelle regioni della Mezzaluna.
Di certo scrivendo quanto è riferito, lui voleva con ardimento e fatica non comuni, ostinata perseveranza, occhio vigile e fisso alla luce della stella, quella stella che in un disegno tracciato sotto il superbo motto che maggior senso simbolico sta alla sua Bussola (famoso disegno).
Navigare dunque come passione che deve aver vissuto se tanto da tanto nella sua perizia di scafi, fondali, mezzi navali e palombari disegnati ad arte.
Leonardo ha celebrato in questi suoi appunti (altri sono andati persi) lo sforzo dell'umanità ad allargare il campo delle cognizioni e delle esperienze, aprire alle generazioni future un cammino nuovo prevedendo gli sviluppi e gli esiti con ogni possibile strumento realizzabile. Ecco un magnifico destino grazie a chi aveva il dono di questa lungimiranza.
Fu considerato fantastico il suo progetto di Ponte sul Bosforo, per il Sultano Turco o meglio come lui stesso elenca nel documento che più validamente sorregge la ipotesi d'un viaggio in Oriente, consiste nelle famose lettere al Diodario di Siria. Lettere che contengono la descrizione del Monte Tauro e del fiume Eufrate e nelle sue carte il progetto di ponte su cui è scritto: Ponte da Pera a Costantinopoli, largo quaranta braccia, alto dall'acqua braccia settanta, lungo braccia seicento, cioè quattrocento sopra il mare e duecento sopra la terra, facendo di sé spalla a sé medesimo.
Le sue navigazioni includono anche una descrizione dell'isola di Cipro (frammento nella biblioteca di Windsor) tutto questo senza esserci mai stato? Qui diventa probante che Leonardo sia stato chiamato intorno agli anni 1473/1477 in qualità di ingegnere dal Diodario di Siria ("devadar" o "dervadar" = "ministro"), il luogotenente del Sultano di Babilonia (l'attuale Bagdad, allora Siria) Kait Bai!
C'è un lungo resoconto che Leonardo non avrebbe mai terminato, l'inclinazione che è nota per tante altre sue opere (incompiute). Dalle regioni greche dell'Erminia, alla città di Calindra sino al Tauro ed all'Eufrate, sono chilometri di spostamenti compiuti con quali compagni? Le sue pagine sono vivide di descrizioni che appare impossibile che non abbiano una altra descrizione salvo che gli storici non abbiano il lume di andare a scovare questi dimenticati documenti.
Qui casca l'asino, se davvero Leonardo sia stato da giovane pure mozzo e marinaio, forse con quel Santi o Fanti nelle sue peregrinazioni nella Mezzaluna Turca.
Un incredibile viaggio e assimilazione di dati e nozioni geografiche ed etniche che si sono sommate a tanta cognizione naturale del mondo marinaresco, come bene trabocca dai suoi appunti, sul mare, sulle onde e marosi e sulle navigazioni, la forma degli scafi, lo studio di cose sommerse e difese per la città di Venezia da un attacco turco.
Palombari e altre macchine marine quali anticipazioni ma anche prove suggestive di una esperienza che lo ha coinvolto e di cui narra incursioni che non saranno solo virtuali, ma bensì così rare memorie che hanno visto viaggiare.
Leonardo giovane sino a cercare l'arca di Noè sul monte Ararat! Incredibile eroe che ha anticipato la nostra archeologia fantastica all'Indiana Jones.
Sinora nessuno ha preso per veritiere tali narrazioni e catastrofi (terremoto descritto nelle sue carte) che lo stesso Leonardo ha vissuto durante le sue peregrinazioni in tali regioni a rischio della sua stessa vita.
Una parabola leonardesca che cita anche il divieto di bere vino, che così mostra quanta conoscenza avesse dei costumi maomettani, oltre a quanto nei suoi disegni si riferiscano a cose d'Oriente. Tante descrizioni e lettere che si è pensato ad un suo romanzo immaginario (la più futile delle spiegazioni innanzi a simile incredibile teoria) come quello dell'episodio della scalata e Ricerca dell'Arca.
E se tutto questo invece ha un sua cruda Verità?
Chi sono stati i suoi compagni di avventura?
Quante informazioni sono riscontrabili dei suoi scritti e disegni che avvalorano il viaggio...
È forse davvero tutto perduto e smarrito?
O invece questo puzzle è ricomponibile con un sano dubbio che "troppe cose narrate da Leonardo siano state considerate fantastiche" e per questo dai soliti censori valutate impossibili ed allora taciute, ignorate ad arte, come le sue varie letterali pronosticazioni su una futura Ninive con il suo protagonista profeta (Giona); giunge a anticipare che "Li Omini andranno 'androni' più veloci delle stelle e della luce e che parleranno senza muoversi con materia e cristallo (vetri) a distanza..."
Molte sue fantasticherie, anche unite ai progetti ideali di una Nuova Milano, che i soliti ritrosi vogliono solo considerare pure lungimiranze, ignari di quanti invece attorno al Maestro altri suoi discepoli in Italia o all'Estero della sua Cerchia abbiano forse lasciato uno scritto e non proprio nulla?
Questi avveniristici scritti letterari, noti da anni, hanno fatto dire a Telecom ed affini Compagnie, che il genio del rinascimento aveva così previsto i telefonini...
In queste sentenze letterarie ci sono così nozioni e lungimiranze tecnologiche che si sposano solo con quanto ha lasciato scritto invece il Fanti o lo stesso "Dranole D. Ranole" ovvero una sigla per celare il nome di Leonardo, così scritto all'incontrario come Lui sempre faceva! DRANOLE e ELONARD o maestro Elonardo fiorentino, perché così altri lo nominavano.
Quindi così possiamo arguire che il Fanti e Leonardo possono quali protagonisti e contemporanei nell'esercizio professionale che va analizzato a 360° per considerare quanto ancora di Loro... sia rimasta lettera morta.
Cinque secoli da tenere conto e considerazione, ma che non sono bastati a far smarrire del tutto queste suggestioni affascinanti che hanno acceso la "lampada eterna", quella favoleggiata esistere dal tempo degli Egizi e della civiltà greca, di cui il grande Giovanni Boccaccio dà prova e resoconto nella sua "Genealogia degli Dei", descrivendo la scoperta in una montagna dell'Amiata, durante il taglio di un frontone di marmo, di una caverna entro cui venne trovata la tomba con tale sorprendente oggetto (lampada eterna), corredo per il corpo incorrotto di un eroe mitico, il cui nome fa eco persino con il poema del grande Virgilio.
Questa luminosa torcia impossibile, rimasta accesa da secoli, solo come dalla descrizione di essere una "Cosa tubolare metallica" che emetteva luce fredda e che poi l'intervento del vescovo del tempo, provvide subito a distruggere perché considerata "opera demoniaca"!
Sono passi che devono essere debitamente analizzati per leggere questo paradosso da troppo trascurato - ma non da ora in poi - grazie al Fanti, che ci propone tante cose antiche che hanno il merito di essere state sepolte poiché "Solo ciò che giace sepolto dura in eterno" per l'opportunità e la curiosità degli archeologi alla ricerca di nuove affascinanti scoperte che ancora bussano alle nostre porte e attendono, secondo varie quartine scoperte in merito, tutte sulle pagine della Trilogia della "Summa Arte Prophetica", in cui tutte le maggiori lungimiranze umane sono rinchiuse ed elencate.
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La Mano del Fanti che regge la Sfera Celeste cosmica nella sua posizione innaturale, difficile da assumere salvo un apposito allenamento o segnale voluto "cosmico", che se analizziamo quale gesto manuale diventa carico di significazioni, incominciando dal protagonista di Star Treck, Leonard Nimoy (Spock) che egli stesso spiega ispirato alla tradizione ebraica sacerdotale dei discendenti maschi di Aronne (Cohanim), quale gesto di benedizione stendendo le palme di entrambe le mani con i pollici allungati fuori e il medio e l'anulare separati in modo da formare la nota "V", segno indicante pure la lettera ebraica SCHIN, prima lettera del parola "Shaddai: Signore". Prova ne sia che nel cimitero ebraico di Beregovo, in Ucraina, tale gesto delle mani appare inciso sulle lapidi mortuarie. Il rituale richiede - con il Volto diretto all'Arca Santa (Celeste) - dire: "Benedetto il Re del Mondo... Padrone dei grandi mondi... guardaci dalla santa residenza nel cielo e benedici il tuo popolo Israele!"
Benedizione cosmica per eccellenza, quindi, divenuta oggi saluto di "Lunga vita e prosperità!" (nel film).
Mentre scopriamo che Raffaello ha usato tale gesto nella persona del Fanti, che ci mostra inequivocabilmente che Chi regge la sfera delle stelle ha una sua diretta origine con la tradizione ebraica dei grandi architetti del tempio, ovvero dei sacerdoti del tempio di Salomone e quindi ogni conoscenza che dell'architettura dell'arte antica si collega agli architetti del Tempio (in greco "tempio" "Naos" e "Nave", "Arca" sono logo affini) primigenio di cui parlano le Sacre Scritture in riferimento alla pietra d'angolo (Il messia) e alla Chiave di Volta rigettata, rifiutata dai sacerdoti costruttori che alla Fine dei Tempi verrà rimessa al suo giusto posto.
Dell'origine ebrea non ci sono dubbi alcuni se ricordiamo che il Fanti è nato a Ferrara, città sede di importante comunità ebraica rinascimentale. Ogni altra cultura è quindi decisamente amalgamata se pensiamo all'influenza dell'Ermete tre volte grande che ha ispirato lo stesso Leonardo nutritosi alla cerchia fiorentina die Medici.
Quante altre cose e segnali sono stati lasciati per comunicare al resto del Mondo a ragione di quanto i Compagni dell'Arte, esattamente dell'ARTE e sia di ogni Iconografia sacra o profana, hanno trasmesso ai posteri, ai quali resta il dovere di non ignorare, ma reggere la sfera, il cosmo, come il Fanti imponentemente mostra di fare.
Occorre capire senza altro "cerchio in testa", o benda sugli occhi o negazione a priori, tanto facile ai tanti odierni tuttologi che impediscono agli altri di sognare, o meglio liberare tutte le forze interiori in alto o in basso della sfera cosmica, entro cui tutti siamo partecipi coscienti o incoscienti, come pesci tra i fili della rete del destino.

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