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Malattia come occasione di appropriazione o alienazione di sé (Invito a leggere Franca Ongaro Basaglia)
Post n°7 pubblicato il 12 Febbraio 2010 da Teti71
"Bisogna capire che il valore dell'uomo sano e malato va oltre il valore della salute e della malattia; che la malattia come ogni altra contraddizione umana puo' essere usata come occasione di appropriazione o di alienazione di se', quindi come strumento di liberazione o di dominio; ... che in base al diverso valore e uso dell'uomo, salute e malattia acquistano o un valore assoluto (l'una positivo, l'altra negativo) come espressione dell'inclusione del sano e dell'esclusione del malato dalla norma, o un valore relativo in quanto avvenimenti, esperienze, contraddizioni della vita che si svolge sempre fra salute e malattia".
E' un brano tratto dal testo di Franca Ongaro Basaglia, Salute/malattia (Einaudi, Torino 1982), che ho trovato in rete. Lo ammetto, per me i nomi di Franco Basaglia e di Franca Ongaro erano semplicemente legati alla Legge 180/78, la legge conosciuta come quella "apri manicomi". E' stata la visione della fiction di domenica e lunedì che mi ha portata a cercare notizie su Ongaro e Basaglia, e ha scoprire che hanno detto, scritto e fatto molto di più - oltre quella legge. Che non si sono occupati 'soltanto' di malattia mentale, ma della malattia tout court. Perché occuparsi delle persone prima che dei loro sintomi significa per forza di cose riscrivere, ridefinire quel che si pensa della malattia - e della salute. Se la salute è la norma, è chiaro che la malattia diventa la devianza. Lo sanno tutte le persone che soffrono di patologie croniche più o meno invalidanti, o peggio degeneranti, che improvvisamente, dal momento in cui comunicano ai 'vicini' (di lavoro, di casa, di amicizia) la loro diagnosi, si ritrovano sole, emarginate, cancellate. Ma io sono ANCHE la mia malattia. Ho i capelli rossi. Sono donna. Ho la carnagione chiara. Vivo in Europa. Ho il fegato leggermente più grosso della norma. Ho studiato filosofia. Mia mamma soffre di Alzheimer, come forse mia nonna. Mi piacciono i sapori forti. Sto combattendo con un cancro. Soffro di retinopatia. Ho trentotto anni. Sono felice. Sono triste. Sono. Io. La mia storia. Il mio futuro. Il mio modo di esprimermi. Il mio modo di essere qui e ora. [Penso proprio che sia ora di tornare a studiare. Subito] |
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