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RITORNI (RED BULL PARTE II)

Post n°79 pubblicato il 23 Febbraio 2007 da fonderiaromana

Il ritorno, come azione e come concetto, ha sempre provocato in me un misto di emozioni, un frullato di amarezza ed allegria.

L’amarezza per ciò che si lascia indietro: si ritorna di solito da situazioni estemporanee alla realtà tradizionale e l’idea di “salutare” luoghi, cose, persone per molto tempo o forse per sempre, mi ha sempre amareggiato.

Allegria perché il ritorno significa il riavvicinamento agli spazi, alle realtà, alle persone a cui si è legati e soprattutto rappresenta anche il momento del racconto dell’esperienza trascorsa, il momento della rivisitazione personale, della visione delle foto, della rilettura dei diari, della interiorizzazione delle emozioni, dell’imagazzinamento dei ricordi…tutte procedure che mi hanno sempre appagato enormemente.

Il ritorno dal capodanno a Barcellona ha infranto tutte le regole

 

Come direbbe Lucarelli a Blu Notte:

 

E’ il 2 Gennaio, siamo nei pressi della rambla di Barcellona, sembra una partenza come tante, da una città come tante, in una giornata come tante, invece il nostro Laserman non ha fatto i conti con i suoi occasionali passeggeri.

Ma andiamo indietro….(basta che sembro troppo Lucarelli)

 

Insomma dopo l’ennesima tappa della missione più posti di lavoro a Barcellona per Laserman, affrontata questa volta con l’agguerritissima LaserMobìl, avevo pensato di organizzare un ritorno a Roma in compagnia, così da limitare le spese carburanteautostrada e da avere un cambio alla guida ogni tanto e avevo dunque proposto ad un vecchio amico di famiglia, S., ormai trasferitosi nel capoluogo catalano dal 2002 (anno del mio Erasmus lì), di farmi da sparring partner in questa traversata europea.

Ma non avevo fatto i conti col personaggio S.

 

S. ha 2 anni più di me, abitiamo abbastanza vicino a Roma, le nostre famiglie si conoscono dai cosiddetti anni di piombo, gli anni dei circoliculturali-lottediclasse-compagniecompagne-chebbellalacanzonepopolare-chipiùnehapiùnemetta, e anche noi abbiamo avuto modo di trascorrere parecchie serate insieme, vittime di questi cospiratori sinistrorsi.

Non solo, io e S. abbiamo frequentato anche lo stesso liceo classico sebbene in sedi diverse e soprattutto la stessa insegnante di pianoforte.

S. dopo essersi laureato in antropologia e aver fatto la tesi in Nicaragua, si è trasferito a Barna e vive alla ricerca di una sua “collocazione” spazio-temporale, passando di casa occupata in casa occupata, di protesta in protesta, di lavoretto in lavoretto: mi piacerebbe definirlo un intelligentissimo antropoloagoabbestia sempre contro le istituzioni, ma con i soldi di papà.

Chiacchierare con lui non è mai banale, ma mi ha sempre lasciato addosso un senso di impotenza e inadeguatezza, in quanto si arriva ad analizzare concetti e stili di vita che io non comprendo e credo non comprenderò mai, in cui tutto è lecito e tutto è valido.

Dopo uno scambio di e-mail più lungo, complesso, intricato ed ermetico dei dolori del giovane Werther nel quale non riuscivo a capire se sarebbe venuto o meno, alla fine scopro che saremo io e lui e a sorpresa un suo amico, a condividere il viaggio di ritorno.

E comincia il cabaret….

I miei propositi di partire presto per arrivare a Roma in orari umani, vengono frenati subito dal fatto che devo andare a prenderli dietro la rambla (ovvero al centro esatto della città!!!!!) perché il prode S. deve caricare una cassetta di libri. Dopo una lotta serrata con un agguerritissimo vigile catalano che giustamente non vedeva di buon occhio la mia sosta mattutina in una via chiusa al traffico del centro di Barcellona, uno stop infinito per la loro colazione, altri 3-4 pit-stop per la chiusura delle loro case occupate (ma quante ne hanno????) e il periplo di una città che alle 9.30 inizia a riempirsi di traffico, riusciamo finalmente ad imboccare la strada di casa, io, S. e A.

La macchina è carica fino all’inverosimile e i miei amici punkettoni la impreziosiscono di scarpe tolte dopo 100 km al grido di “meglio levarsele ora che dopo no?” e di sigarette su sigarette.

Fino al confine francese l’argomento di conversazione è il capodanno appena trascorso: io a casa di vecchi amici erasmus catalani, mentre loro? Loro a farsi di speed e quant’altro in una casa occupata con quei compari dai tipici nomi anarcoinsurrezionalistibrigatisti, senza dormire praticamente per due giorni.

Ecco io posseggo una yaris da 7 mesi frutto di un anno di sacrifici, che ho pagato donando un rene…dopo i loro racconti di capodanno, ancora prima del confine francese, sapevo, senza alcun dubbio, che non li avrei mai e poi mai fatti guidare la mia macchina….neanche sotto tortura.

Gli argomenti di conversazione sono favolosi: Amore, Sesso, Droga, Politica, e Musica. Il denominatore comune però è la droga: mi sono “fatto” una cultura sull’universo delle sostanze stupefacenti e i loro effetti, un cultura su droga, droga e sesso, droga e musica, droga e politica, droga e droga.

Perso nel mio silenzio ignorante in materia, ho ascoltato per 1000 km dissertazioni psuedo-socratiche su Speed, Lsd, Mdma, Cocaina, con perle che mi hanno fatto gelare il sangue.

 

MUSICA I

S: “nick qual è secondo te la più bella composizione classica?”

N: “mah, io non sono un esperto, però direi che mi ha sempre emozionato tantissimo il Requiem di Mozart”

S: “la mia è il clavicembalo ben temperato di Bach, sai A. è un opera bellissima, in tutte le tonalità del clavicembalo…..”

A: “eh pensa come sarebbe venuta meglio se Bach si fosse drogato!!!!”

 

(stavo per buttarmi contro il guard rail!!! Ma povero Bach, un genio martoriato dalle crisi depressive, ha prodotto una serie di opere fantastiche da ascoltare e da studiare, perché dovevamo farlo drogare???)

 

MUSICA II

N: “io sono stato sempre un grande amante di Police”

S: “no zero, con quel nome non mi possono piacere!”

 

SESSO

S. “ma il sesso con lo speed, no non mi piace, meglio l’mdma perché mi riuscivo a vedere da fuori e a percepire meglio le sensazioni”

A: “ma io veramente con la cocaina, però poi mi è venuto da vomitare…”

S: “ beh però sotto acido, alla fine se si era calata pure lei…”

A: “ si ma io preferisco l’LSD o al limite l’oppio…”

S: “ dipende perché poi l’erezione è diversa”

A: “si in effetti anche io sentivo poco lì sotto”

S: “ io preferisco un trip..”

 

N: “io? Si meglio io sopra e lei sotto!!!”

 

La scena clou è stata al primo autogrill francese. Parcheggio la macchina e al grido di siete arrivati secondi e la mamma di Zidane è una… me ne vado alla ricerca di una bibita energetica che mi supporti e mi sostenga per altri 800 km di guida e chiacchiere drogate e a caccia di una bella baguette alla Cannavaro. Dopo aver pagato esco fuori e raggiungo alla macchina i miei due amici, non faccio in tempo a dire “ ma voi non avete preso nul..” che dall’interno delle loro giacche spunta un alimentari….mi sono sentito un misto tra il palo delle rapine in banca e lo sfigato che compra il biglietto del concerto mentre tutti scavalcano.

 

Grazie alla caffeina sono riuscito a sopravvivere al viaggio estenuante infarcito tra l’altro da un dittatura Flamenca della mia democratica offerta di divedere i tempi della musica del lettore cd della mia macchina.

5 ore di Flamenco alla guida, ora posso dirlo, possono generare diversi tic nervosi.

Giunto all’1 di notte a piazza Bologna, a lasciare il nostro amico A., esausto, con le piaghe da decubito, in evidente stato di decomposizione, lascio il volante per gli ultimi 5 km dentro Roma all’amico S….

il mio cerchione e la mia frizione stanno ancora piangendo..

 

Ora la mia macchina è passata dall’esorcista che con una antica pratica indiana mi ha tolto gli spiriti cattivi e soprattutto le macchie di brie e uovo sodo sulla tappezzeria…

 

Un Ritorno indimenticabile….

 
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