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Contrordine, si tirino indietro le lancette!

Post n°3 pubblicato il 29 Novembre 2012 da qunquat
 

Il fattore tempo. Il TICTACTICTAC incessante della scadenza che si avvicina, quale che sia. Ma anche il ricordo, ora che di tempo ne è passato, di chi fin dall’inizio sosteneva tassi di interesse punitivi per gli aiuti erano una scelta ottusa.

Eurogruppo e FMI hanno raggiunto l’accordo perlo sblocco piano di aiuti alla Grecia da 43,7 mld€: al di l delle tante chiacchiere il FMI voleva, salvo ritirarsi dalla cordata di supporto, un piano “credibile”. E dire che la Grecia (che oggi è proiettata ad un debito/PIL a 190%- 200%) possa ritrovarsi davvero al 120% nel 2020 era una favola. Per questa ragione il Fondo Monetario Internazionale ha chiesto una remissione del debito greco, un haircut, che colpisse anche i portafogli della BCE e dei Paesi creditori: con uno stock di debito ulteriormente alleggerito la Grecia avrebbe potuto ottenere dei risultati concreti con la sua austerity, viceversa perseverare con il rigore sotto il peso del debito non avrebbe dato premio ai sacrifici, che sarebbero diventati inutilmente punitivi.

La feroce opposizione della Germania, prima di tutti, a qualunque ipotesi di haicut del debito greco ha portato ad un accordo su queste sintetiche basi: * l’obiettivo di debito al 2020 è stato spostato a 124% del PIL * un nuovo obiettivo di debito/PIL è stato inserito per il 2022: 110% * buyback della Grecia dei bond in circolazione * riduzione dei tassi sugli aiuti a 0,5% * allungamento della durata dei rimborsi a 30 anni * elargizione su un conto speciale ad Atene dei proventi realizzati dalle banche centrali, BCE inclusa, sui titoli greci. Nello stesso conto la Grecia trasferir tutti i ricavi da privatizzazioni “per fronteggiare il pagamento del debito” , Quindi per quello che riguarda gli aiuti finora erogati vengono portate indietro le lancette dell’orologio: pseudo azzeramento dei tassi e riconsegna di quanto guadagnato finora, legando l’operazione a doppio filo con la privatizzazione finalizzata alla copertura del debito. Quindi la Grecia non potr in ogni caso fare alcuna forma di welfare con i proventi delle privatizzazioni, anche se -in senso lato- l’abbattimento del debito è una forma di welfare.

Quello che proprio non quadra è il piano sul debito: Le misure decise nella notte programmano di portare il debito/il a fine 2016 al 175%, nel 2020 al 124% e nel 2022 “significativamente al di sotto del 110%”. Come far il debito greco -in soli due anni- a scendere del 15% rispetto al PIL? “Gli Stati dell’Euro considereranno ulteriori misure e assistenza per garantire la sostenibilit del debito quando la Grecia raggiunger un surplus primario (obiettivo previsto nel piano per il 2016)“ Cioé quando la Grecia avr completato il suo percorso di riforme e di austerity e sar giunta al surplus primario (cioé al lordo degli interessi sul debito) allora saranno gli altri Stati euro a premiarla con “ulteriori misure”. Una forma per garantire alla Germania che la remissione del debito (implicitamente inserita nel piano perché solo un haircut nominale può rendere raggiungibile il passaggio dal 124% del 2020 al 110% del 2022 di debito/PIL) non abbia risvolti diseducativi, ma garantisca al tempo stesso la stabilizzazione finanziaria della Grecia, principio considerato necessario dal Fmi.

Siglato l’accordo Jean-Claude Juncker ha gi preannunciato che su questa falsariga si potrebbe preparare un piano anche per Irlanda e Portogallo, che oggi ha approvato un ulteriore piano di austerity da 5,3 miliardi di €, l’80% dei quali sotto forme di nuove tasse.

, ”La Bce saluta l’accordo che ridurr l’incertezza e aumenter la fiducia nella capacit dell’Eurozona di gestire la crisi del debito sovrano.” E’ il commento di Mario Draghi.

In effetti a breve giro di posta sono arrivate altri due tasselli del puzzle europeo, due sentenze della Corte di Giustizia: Il Fdo anti-crisi Eurozona (European Stability Mechanism) é conforme al Trattato UE.

La pubblicazione in tre lingue (tedesco, inglese e francese) dei bandi di concorso Ue e l’obbligo di sostenere le prove di selezione in una di queste tre lingue costituiscono una discriminazione fondata sulla lingua. E’ stata accolta la richiesta dell’Italia secondo cui un candidato “era dunque svantaggiato rispetto ad un candidato di lingua madre inglese, francese o tedesca sia sotto il profilo della corretta comprensione dei bandi sia relativamente al termine per preparare ed inviare la propria candidatura”.

Piccoli e lenti, ma questi sono passi avanti

 
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