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LETTERA A UN'AMICA


Hai ragione. Un giorno il pavimento si spalanca sotto ai tuoi piedi: lui non c’è più. E' andato via. E tu sei morta. Strizzata, spremuta, la tua giovinezza. Succede così nella vita. Succede e basta, anche se non dovrebbe. So che cosa si prova. Un uomo ti respinge dalla sua vita, e tutto torna come prima. Ma non per te. Hai ragione ad essere rabbiosa, a urlare anche se nessuno può sentirti. Non si ha diritto di lasciare una persona che ci ama. Non si ha diritto di cancellare il suo nome dalla nostra mente. Non si ha diritto di fare soffrire chi si è affidato a noi, fosse pure per poco, fosse anche per una sera solamente. Non si ha diritto neanche di morire, se non si riesce a dire una parola a una figlia che resta. Non si ha diritto di lasciarla come una bambina affamata in mezzo alla strada, anche se questa bambina crescerà. E diventerà una donna, un’adulta sopravvissuta, e gli altri intorno a lei penseranno che è diventata forte. Non si ha diritto perché il vuoto resta. E a volte è talmente famelico da impregnare di sé le tue giornate, i giorni, i mesi, gli anni. In silenzio. Senza concederti respiro. Mangi fino a stare male. I dottori usano un sacco di parole vuote per dare un contorno ai buchi neri. Parole inutili, parole altisonanti, parole stupide come “nevrosi compulsiva”, "depressione", ma sai che è Lui, il tuo demone. Lui non se ne va, e forse alla fine inizia a farti compagnia. Intorno, le persone che non possono, non devono sapere. Almeno loro puoi proteggerle (…). Poi arrivano i momenti di illusione. All’improvviso - anche se in realtà li hai sempre cercati - un feeling, un non so che, un’attrazione fisica. Capita tante volte. Pensi che non siano granchè alla fine, e che un incontro valga l’altro perchè nessuno vale niente. Ma poi capisci che è molto di più. E’ Lui: il denome ti sta guardando ora dall’altra parte del maledetto specchio. Lui si sta lasciando afferrare per un momento negli occhi di chi ti sta di fronte. E' lui che hai sempre cercato in realtà. Lui che vorresti prendere e zittire. Lui che vorresti uccidere. Lui che vorresti abbracciare dentro di te, per sempre. Allora succede che ti aggrappi più di quanto l’equilibrio della maturità ti consentirebbe. Ti spingi oltre, fino a rischiare di cadere. A volte succede, purtroppo. Cadi e ti fai male. Ma poi scopri che puoi ancora alzarti, e respirare. (…). - sei invulnerabile forse? Sei viva, o sei morta? chi può dirlo .. - Poi c’è il presente. In realtà non è cambiato molto, è lo stesso lungo ponte dal quale ti distrai a guardare lontano. Continui a camminare, continui la tua marcia. I denomi sopiti, la mente rinfrescata. Se sei fortunata hai trovato altre persone accanto a te. E la loro amicizia basta a te, e a se stessa. E' la fortuna più preziosa. Non vorresti che arrivassero ombre a rimetterla in discussione. Non “quelle” ombre che nel frattempo sono diventate familiari (a volte ti illudi persino di averle addomesticate. Ma sai, come si dice, il lupo perde il pelo...). Tutto è ancora interrogativo, un ponte senza riva. Cammini. Credi nell’amicizia. E credi che un’amica non dovrebbe strattonarti pensando così di stare in piedi. Non dovrebbe rinfacciarti di essere insensibile perchè non riesce a gestire i suoi problemi. Non dovrebbe chiederti di rendere conto delle tue emozioni per potere quietare le sue paure. Neanche di quelle senza nome. Gli uomini, i denomi, sono tutti lì come prima. Pedine allineate sul bordo di una scacchiera che cerchi di muovere senza esserne intrappolata. Al riparo dal tuo passato prossimo-futuro, giochi la partita dei sessi. Ci provi ogni volta, a volte sbagliando. E le lacrime che adesso non sai piangere, sono ancora più salate. Un’amica non dovrebbe chiederti di plasmare le tue mosse come se fossero pedine sul tavolo della sua vita. Perché è la tua. E chiedi che venga rispettata, come tu hai cercato di rispettare la sua. Non esiste un partita a quattro mani in queste cose. Succede così nella vita. Succede e basta, anche se non dovrebbe. Eppure nell’amicizia puoi dire che ti dispiace. Profondamente. Puoi dire che hai cercato di fare del tuo meglio, per quanto poco sia e aspettarti che la tua impotenza venga accettata. Ma soprattutto, puoi guardare lontano, insieme. Continuare a farlo. Pensando che là dove gli sguardi si incrociano, laggiù prima dell’orizzonte, c’è un senso a tutto questo. E a volte, con un'amica, puoi persino vederlo...grazie LL