Tra le cose belle da vedere c’era la gara fra i battelli-drago, che si svolgeva a Su-ciau nel quinto giorno della quinta luna. Nel legno di ciascuna giunca si scolpiva un drago con le squame dipinte di verde e d’oro: le balaustre venivano ornate con fiori laccati e stendardi di seta ricamata. A poppa, sotto la coda del drago, veniva sospesa un’assicella di legno sulla quale sedeva un ragazzo che faceva giochi di acrobazia, scendendo fino a sfiorare l’acqua del fiume e dando, ad ogni attimo, l’impressione di doverci cadere dentro. Naturalmente questi ragazzi acrobati venivano addestrati a questi giochi sin da bambini, e ve n’erano alcuni che raggiungevano una tale abilità da essere disputati a peso d’oro dai vari proprietari dei battelli-drago. Tra i ragazzi più bravi, certamente il più abile A-Tuan, un bellissimo ragazzo orfano di padre. Ora avvenne che, durante una di queste feste, A-Tuan perse davvero l’equilibrio e cadde nel fiume, che richiuse i suoi flutti sopra di lui. I più bravi nuotatori si precipitarono nel fiume cercando di raggiungere A-Tuan, ma per quanto si calassero a fondo, non riuscirono neppure a vederlo. Tornarono alla superficie sfiniti e delusi. Nessuno poté salvarlo. Molto addolorati i padroni dei battelli di Su-ciau andarono dalla vecchia Ciang, la madre di A-Tuan, ad annunciarle la scomparsa del figlio. La povera donna pianse a lungo e l’unica cosa che poté consolare il suo cuore afflitto fu di vedere quanto tutti fossero addolorati e quanto tutti avessero amato il suo bel figliolo. Ma A-Tuan non era morto; appena caduto nell’acqua (e non avrebbe saputo dire come mai avesse perso l’equilibrio, lui che era il più bravo di tutti gli acrobati) aveva sentito due mani afferrarlo e tirarlo verso il basso. L’acqua si era sollevata intorno a lui, alta come una muraglia, ed egli si era accorto di poter respirare benissimo. Riacquistata una certa tranquillità, A-Tuan vide una reggia e, al centro di una grande sala, un uomo con un elmo in testa che stava seduto su un trono. - Questo è il Principe Drago : - disse una voce alle spalle di A-Tuan – inginocchiati davanti a lui. Il principe guardò A-Tuan con occhi raggianti di benevolenza : - Sei un ragazzo molto abile : - puoi entrare a far parte del gruppo “rami di salice” l’invisibile accompagnatore sospinse A-Tuan lontano dalla reggia, fino ad una località circondata da ampi padiglioni. Lo fece salire sulla veranda del padiglione est da dove uscì una vecchia donna che venne loro incontro sorridendo. - Questa è la signora Sie , - disse la solita voce – e sarà la tua maestra. La signora si accomodò sulla veranda e chiamò fuori parecchi ragazzi che non potevano avere più di tredici o quattordici anni. Tutti salutarono A-Tuan con gentilezza e gli usarono molte cortesie. - Adesso faremo vedere ad A-Tuan la “danza della folgore” e la “danza del vento che cade”- disse la signora Sie. Subito si udì un grande frastuono di tamburi e piatti di rame, e la danza incominciò. Era qualche cosa di indescrivibile, degna soltanto dei geni. Quando fu tornato il silenzio la signora Sie chiamò a sé A-Tuan per insegnargli passo per passo le due danze. Ma A-Tuan non la lasciò parlare : - Fate attaccare la musica ed io vi darò la prova della mia abilità. Appena la musica echeggiò nella spianata, A-Tuan cominciò a danzare; tutti lo guardavano trattenendo il respiro, e la vecchia signora Sie si mise a battere la mani per l’entusiasmo. - Bravissimo! – esclamò , quando la danza ebbe fine. – Non si può dire che tu sia inferiore Fiore d’Estate! Naturalmente A-Tuan, non sapeva chi fosse Fiore d’Estate, e non poté apprezzare in pieno il complimento, ma comprese che la vecchia signora lo giudicava molto abile e ne fu contento. Il giorno seguente, il Principe Drago sottopose ad un esame i vari gruppi di ballerini, che vennero raccolti ai piedi di una scalinata in un vasto cortile. I primi ad essere esaminati furono i “folletti”. Questi avevano il volto di ragazzo ed il corpo di pesce e danzavano battendo forte un piatto di rame, che produceva un rumore di tuono. A ogni colpo i folletti balzavano così in alto che uscivano dall’acqua e arrivavano a toccare la volta celeste, dalla quale facevano cadere un po’ di pulviscolo di stelle. Poi fu la volta delle “piccole passere”. Erano tutte fanciulle belle ed eleganti, che danzavano suonando una specie di flauto. A poco a poco, intorno a loro si placò il rumore delle onde, le acque gelarono lentamente e non vi fu più se non un mondo di cristallo, interamente trasparente. Finita la danza, le acque ripresero il loro movimento e il rumore ricominciò, mentre le ragazze andavano a disporsi, dritte immobili ai piedi della scala. Poi toccò al gruppo delle “piccole rondini”. Erano tutte fanciulle giovanissime che danzavano agitando le lunghe maniche della veste. Avevano sul capo una ghirlanda di fiori profumati e indossavano un abito blu e nero con due lunghe code, proprio come quelle delle rondini. Tra loro ve ne era una che svolazzava come avesse le ali; dalla sua veste, dalle maniche e persino dalle scarpe uscivano ondeggiando nel vento e nelle onde, boccioli di fiori di diversi colori che, vagando qua e là, finirono per colmare tutto il cortile. Terminata la danza, la fanciulla si unì alle sue compagne ai piedi della scala. A-Tuan che era lì vicino, vedendola rimase incantato e chiese ai compagni chi fosse quella bravissima danzatrice. - Ma è Fiore d’Estate – gli risposero tutti, meravigliati che ancora non l’avesse conosciuta. A-Tuan non potè aggiungere altro, perché nel frattempo il Principe Drago aveva chiamato il gruppo dei rami di salice, ed era venuto il suo turno. Anche questa fu una danza meravigliosa. Il principe elogiò A-Tuan per la prontezza dimostrata nell’imparare e per l’abilità nella danza e gli regalò una benda di squame di pesce d’oro per tenere raccolti i capelli : in essa era incastrata una splendida perla che, di notte, mandava raggi luminosi. A-Tuan ringraziò del dono e si affrettò a tornare fra quelli del proprio gruppo, ai piedi della scala. Alzando gli occhi, si accorse che Fiore d’Estate lo guardava, ma non ebbe il coraggio di far cenni o di dire una parola. A un cenno del Principe drago tutti i gruppi cominciarono a sfilare in bell’ordine, tornando ciascuno nel proprio padiglione. A-Tuan e Fiore d’Estate non poterono far altro che lanciarsi uno sguardo di saluto, poi si persero di vista. Ma A-Tuan non poteva dimenticare la bellissima danzatrice; tanto ci pensava, dolendosi di non poterla incontrare, che finì per ammalarsi. Non poteva prendere cibo, non sapeva trovare neppure un attimo solo di riposo; inutilmente la vecchia signora Sie gli faceva prendere tre o quattro volte al giorno le più miracolose medicine. A-Tuan diventava ogni giorno più magro e deprimeva sempre di più. I suoi occhi erano sempre tristi e avevano perso tutto il loro splendore. Solo la meravigliosa perla brillava sulla fronte del ragazzo e gli illuminava il volto scarno. Nessuno capiva l’origine di questo male. La vecchia signora era tanto più preoccupata in quanto si avvicinava una festa importantissima, e tutti i gruppi dovevano parteciparvi con le loro danze più belle. - Si sta avvicinando la festa del Principe dei Fiumi; come faremo senza A-Tuan? Ed ecco che una sera, un ragazzo che apparteneva al gruppo dei folletti andò a trovare A-Tuan e si mise a sedere sul suo letto, parlando del più e del meno. - Possibile che nessuno sappia trovare la causa della tua malattia? – domandò a un certo punto il ragazzo con un sorriso furbo. - Nessuno ne capisce nulla – rispose A-Tuan con un filo di voce. - Per caso, la tua malattia non sarebbe dovuta a Fiore d’Estate? -Come lo sai ? – -Perché Fiore d’Estate ha lo stesso tuo male – rispose il folletto ridendo. – me lo ha detto una fanciulla del gruppo delle piccole rondini. A-Tuan si levò a sedere sul letto: - Amico mio, non sarebbe proprio possibile incontrare Fiore d’Estate? - Forse sì. - Oh, ti prego, tu che sai tutto di lei, dimmi come posso fare! Il folletto lo guardò pensieroso; poi aggiunse: - Non è facile; dobbiamo percorrere un lunghissimo cammino e non è detto che poi riusciremo a trovarla. - Perché è così difficile vedere Fiore d’Estate? – chiese A-Tuan. - Il Principe Drago la fa sorvegliare molto attentamente; come avrai visto, è una bravissima danzatrice ed egli ha una gran paura di perderla. - E in che modo potrebbe perderla? - Qualcuno potrebbe rapirla e riportarla sulla terra. Ella, infatti, ha molta nostalgia della terra, anche se qui tutti la trattano bene. - Anch’io provo la stessa cosa e vorrei poterlo dire a Fiore d’Estate. Vista l’insistenza di A-Tuan, il folletto si decise: - Puoi camminare? - Facendo uno sforzo, si. Aiutato dal ragazzo, A-Tuan uscì dalla stanza; percorsero parecchie gallerie che sembravano intagliate nel cristallo e giunsero finalmente davanti a una porta. Il folletto l’apri, vi passò con A-Tuan, gli fece fare ancora mille giravolte e infine spalancò una grande porta a due battenti. A-Tuan vide con stupore che si trovavano in un bosco. Erano tutte piante di magnolia, tanto alte da non poterne vedere la fine; le foglie erano grandi quando una stuoia e i fiori erano larghi come ombrelli. I petali caduti non erano mai stati rimossi e formavano in terra uno strato alto e morbido come dieci materassi sovrapposti. Il folletto fece sedere in terra A-Tuan e gli disse: - Riposati e aspetta. A-Tuan sedette sul morbido tappeto di magnolia ed aspetto con grande trepidazione il folletto che pareva non tornasse mai. Passo qualche minuto; poi, dalla stessa parte dove il ragazzo era corso via, A-Tuan vide venire una bellissima fanciulla che gli sorrideva timidamente: era Fiore d’Estate! L’incontro fu quando mai felice; si raccontarono tutta la loro vita e si confidarono i nomi delle rispettive famiglie. Fiore d’Estate raccontò che un giorno, mentre se ne andava sul fiume a bordo della giunca di suo padre e si curvava sull’acqua cantando, si era sentita tirare giù, verso il fondo,e si era ritrovata alla presenza del Principe Drago. - Tutti mi trattano bene e sono buoni con me, - disse sospirando la fanciulla – ma io penso sempre alla mia famiglia lontana e sarei tanto felice di tornare sulla terra. - Anch’io – disse A-Tuan, mentre grasse lacrime gli tremavano negli occhi – anch’io penso alla mia vecchia madre e al dolore che avrà sofferto per me. Ma non credo ci sia modo di fuggire. - Non lo credo neanche io – disse piangendo Fiore d’Estate. – Adesso poi che si avvicina questa festa cos’ importante, ci sorvegliano ancora di più. Temo che non potremo rivederci prima del giorno del ballo. Effettivamente così avvenne. I preparativi delle danze occupavano moltissimo tutti i gruppi di ballerini. Da quando si erano visti, invero, Fiore d’Estate e A-Tuan avevano cominciato a stare meglio e a ballare di nuovo, bisognava perciò ricuperare il tempo perso. Di questo si occupava, naturalmente, la signora Sie. Infaticabile, ella li faceva esercitare in mille volteggi, giorno e notte, e li sorvegliava così attentamente, che A-Tuan e Fiore d’Estate non ebbero più nemmeno un minuto disponibile per incontrarsi. Arrivò il giorno della festa. Guidati dal Principe Drago, tutti i gruppi si recarono nella grande spianata dove aver luogo le danze in onore del Principe dei Fiumi. Naturalmente lo spettacolo fu bellissimo e meravigliosamente eseguito. Il Principe dei Fiumi era rimasto colpito dall’abilità prestigiosa di A-Tuan, ma ciò che lo incantò soprattutto, fu la grazia di Fiore d’Estate. A festa finita i due principi si scambiarono una quantità di complimenti e di doni ricordo, poi tutti ritornarono ai loro padiglioni. Tutti,meno Fiore d’Estate e una danzatrice del gruppo “ piccole passere “, che rimasero al palazzo del Principe dei Fiumi per insegnare la danza alle damigelle di corte. Il dolore di A-Tuan fu immenso: aveva tanto aspettato quel giorno per avere un po’ di tempo libero! Fu quasi sul punto di ammalarsi di nuovo. Cercò di convincere la vecchia signora Sie ad inviare anche lui al palazzo del principe, ma ella scosse il capo senza nemmeno rispondere passarono alcuni mesi; un giorno, una triste notizia si sparse per i padiglioni: - Lo sapete? Fiore d’Estate è salita sulla grande terrazza del palazzo del Principe dei Fiumi ed è affogata! La cosa sembrava incredibile. Come può affogare chi vive nel fondo di un fiume? A –Tuan si tormentava, in preda a un grandissimo dolore. - Siamo tutti abituati a vivere sott’acqua e stiamo bene; Fiore d’Estate è salita sul tetto del palazzo ed è affogata! Non posso crederlo! - Eppure, - gli ripetevano gli amici – nessuno l’ ha più vista. A-Tuan, disperato, si tolse la benda di squame d’oro e la stacciò, prese i suoi abiti più ricchi e li ridusse in brandelli. Poi, per cercare di calmare la sua pena, volle ritornare tra i fiori di magnolia, nel bosco ove era avvenuto il suo incontro con Fiore d’Estate. Si avviò per le gallerie, attraversò la prima porta, girò ancora e giunse davanti alla porta a due battenti: l’aprì e si trovò nel bosco. Sembrò che il cuore del giovane si fermasse per il dolore, tanto era vivo il ricordo del suo primo ed ultimo incontro con Fiore d’estate. Camminò e camminò e, a un tratto, si trovò ai piedi di un’altissima muraglia contro la quale stava appoggiata una lunga scala. A-Tuan vide con stupore che la muraglia era formata dalle acque del fiume, divenute così solide che nessuno mai le avrebbe potute attraversare. Il giovane salì svelto sulla scala; arrivo all’altezza delle magnolie, poi anche queste rimasero al di sotto, mentre egli continuava a salire… - Chissà dove porta questa scala! – disse – sono sfinito, non ne posso più. Se questa salita non finisce presto, sono sicuro che precipiterò di nuovo giù per la stanchezza. A un tratto la scala finì, e poco più su finiva anche la muraglia; A-Tuan si issò a cavalcioni del muro e si gettò dall’altra parte…Quando riuscì a liberarsi dal vortice e provò a nuotare , vide il sole splendergli alto sopra la testa e il largo fiume stenderglisi intorno. Era libero e di nuovo sulla terra! Pieno di gioia si lasciò portare dalla corrente, e un po’ galleggiando e un po’ nuotando riuscì a toccare la riva. - Ehi,tu,- gridò un pescatore che stava gettando le sue reti – da dove vieni? - La giunca ha fatto naufragio – rispose A-Tuan – e non so esattamente dove mi trovo. - Di che paese sei? - Di Su-ciau. - Puoi dirti davvero fortunato; il tuo villaggio non è lontano, lo troverai appena avrai girato la curva del fiume, che attraversa la valle. A-Tuan ringraziò il vecchio e corse via verso la direzione indicata. Non aveva la minima idea di quando tempo fosse stato lontano dalla sua casa; la stagione gli sembrava la stessa di quando era caduto nel lago. A un tratto il villaggio fu davanti a lui. Con passo più calmo, frenando l’emozione, raggiunse la piccola casa dove era nato e cresciuto. Era quasi arrivato, quando sentì una voce allegra gridare dall’interno della casa: - Signora Ciang, il vostro figliolo è arrivato! A-Tuan si fermò di colpo. Quella voce, sebbene l’avesse sentita una sola volta, gli era rimasta nel cuore per sempre. Non poteva sbagliarsi! E infatti, a riceverlo sulla porta aperta, vicino alla vecchia madre c’era Fiore d’Estate, che gli sorrideva con occhi lucenti di gioia! La fanciulla raccontò che, nel palazzo del Principe dei Fiumi, si era sentita morire dalla malinconia e aveva pensato che forse, salendo sul tetto più alto, avrebbe potuto vedere i tetti del padiglione dove viveva A-Tuan e mandargli un saluto. Di nascosto era salita sul tetto più alto e, mentre si sporgeva per guardare lontano, era scivolata e caduta; ma com’era successo per A-Tuan, la caduta invece di trascinarla verso il fondo l’aveva fatta galleggiare sulle acque del fiume. Una giunca di passaggio l’aveva raccolta, e Fiore d’Estate, saputo che la sua famiglia era perita in un naufragio, aveva dato il nome della madre di A-Tuan, dalla quale i mercanti l’avevano accompagnata. La vecchia signora Ciang aveva pianto di gioia nel sentire che il figlio era vivo, poi aveva nuovamente pianto di dolore pensando che non l’avrebbe mai più rivisto. Ma Fiore d’Estate era piena di speranza, e i fatti le avevano dato ragione. La nozze si celebrarono con molta gioia da parte di tutti. I giovani posi danzarono, e gli ospiti rimasero meravigliati per la loro abilità. Solo il Principe Drago, avendo perduto i suoi migliori danzatori, rimase per lungo tempo triste e avvilito. torna su | |
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