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Il profumo del pane

Post n°1027 pubblicato il 20 Ottobre 2011 da odette.teresa1958

asciami, qui, Avian
L'autovettura accostò: una grande macchina, grigia, scura, silenziosa. In quella città piuttosto diffuse, come il benessere, presenti, come la ricchezza.
- Orientativamente dovrei sbrigarmi in due ore, se hai qualcosa da fare, fai pure, ma, mi raccomando, puntuale
- D'accordo, signore, proprio sicuro che voglia andare da solo? Va bene, me lo ha già detto, oggi vuole due ore tutte per sé.
Lo guardò come a volergli far notar che l'aveva assunto come autista e non come balia, e che, con tutta probabilità, sapeva bene ciò che voleva.
- Comunque, non si preoccupi, sarò puntuale!
Lasciò andare la portiera, mentre si incamminava in quella via principale di quella che per tanti versi era l'unica città in cui sarebbe potuto vivere. Lì si parlava frequentemente di economia, si incontravano i cosiddetti pezzi grossi della finanza. Insomma era il cuore economico dell'intera nazione. E lui di certo era una parte di tutto questo. Quel giorno non voleva proprio avere vicino a sé il personale di sorveglianza. Sapeva che erano nei dintorni, li aveva avvertiti, con il suo solito sorriso, per far capire che non era cattivo e che scherzava, che li avrebbe licenziati se si fosse accorto di loro.
Non c'era stranamente molta gente, lungo la strada, e si potevano vedere con facilità le vetrine, e gli ingressi degli edifici del centro. Aveva trascorso la sua giovinezza in quella via, ma certo le cose erano cambiate negli anni.
Infine, lui era cambiato.
Non si può negare quanto faccia la differenza, cambiare stile di vita. Aveva imparato anche a tenere le distanze, lui che da ragazzo era così impetuoso.
Sì fermò attratto da un portone. La struttura era muraria, ma al suo interno aveva un'intera parete in legno, e da una parte, sempre in legno, una porticina. Non ricordava quell'edifico in quella via.
L'edificio era vecchio, vi era pure la data incisa nel legno: 1601.
No, doveva essere un errore, leggeva male, forse era 1801, vista l'età e la vetustà. Non vi erano edifici così vecchi, non ricordava che ve ne fossero almeno. Era una chiesa. Sì, innegabilmente era una vecchia chiesa. Ma non c'erano chiese di quel tipo nella sua città.
Perché dunque non entrare e vederne l'interno? Una cosa veloce, cinque minuti, non di più.
Vi era un particolare odore, forse erano le candele, forse il vecchio legno dei banchi. Era piuttosto diversa dalle chiese suntuose a cui era abituato.
Possibile che fosse davvero del 1601? Ma no, non vi erano chiese così vecchie in quel posto. Lo avrebbe saputo. Sua madre era così religiosa, che non avrebbe mancato di farglielo sapere. Cinque soli, minuti, poi gli affari e tutte le cose che doveva fare non gli avrebbero permesso di starvi più tempo. Da piccolo sedeva sulla parte destra della chiesa. Accarezzò il banco, come a voler accarezzare i ricordi.
Si guardò intorno e non vide anima viva.
Una chiesa aperta senza qualcuno che prega, qualche anziano o qualche studente o ... qualcuno! Ed il prete dov'era? Strano, sembrava deserta, una sensazione che gli metteva tristezza e con questa sopraggiungeva un certo grado di stanchezza.
Si sedette, per non disturbare con la sua curiosità, qualche fedele dedito alla preghiera. Ed ascoltò in silenzio ... il silenzio.
Ed il silenzio l'avvolse, distogliendolo da ogni pensiero.
Non si accorse nemmeno di essersi appisolato, sui banchi della chiesa. Che bel silenzio che c'era ...
Nemmeno a casa sua ricordava un tale silenzio!E sì che con quella villa di oltre un migliaio di metri quadrati, circondata da un'ottantina di ettari di boscaglia, il silenzio non mancava.
Se qualcuno fosse passato in quel momento, nella penombra, non si sarebbe nemmeno accorto di lui, oramai addormentato, piegato su se stesso. Raccolto, come la vita nascente. Addormentato come un pupo.
E non si sarebbe nemmeno accorto nessuno di quel forte russare, dovuto sicuramente ad una gran fatica, poiché quella chiesa era completamente vuota.
Si girò e rigirò, per tutto il tempo, come fosse insoddisfatto di qualcosa,finché non riaprì gli occhi, tenendosi lo stomaco. Non ricordava di aver mai sentito una sensazione del genere.
Che cos'era? Stava male? Così, all'improvviso? Subito pensò a ciò a cui si cerca per tanti versi di non pensare mai.
Una fitta tremenda lo prendeva all'altezza dello stomaco. Ma che cos'era?
Dio ... certo era più facile, lì, ricordarsi di lui. Dio ... che male. Si sentiva mancare. Gli girava la testa: avrebbe voluto tanto che qualcuno lo aiutasse ad uscire da quel momento di dolore, di difficoltà, ma non c'era nessuno.
Nessuno poteva sentirlo. C'era il vuoto tutt'intorno a lui. Gli sembrò quasi di averlo detto.
- Qualcuno ... mi aiuti ... sto male ... -
A fatica, nel buio della chiesa, si mosse, tra i banchi, cercando un'area con più luce;Vide della luce naturale provenire da quella che sembrava, intuitivamente, la sagrestia.
Il dolore allo stomaco era così forte da sentirsi sul punto di svenire e proveniva dallo stomaco. Ma lui seguiva una dieta semplice, sana, era sempre sotto controllo.
Ad esempio, l'ultima volta aveva fatto colazione ...
Colazione? Ma doveva essere l'alba del giorno successivo, doveva aver dormito, senza accorgersene in quel luogo. Dovevano essere passate ventiquattr'ore dall'ultimo pasto.
Capì, allora che era fame.
Subito non l'aveva compreso. Come poteva farlo? Una sensazione sconosciuta. Era fame: si doveva essere addormentato lì, appena entrato, in quella chiesa, e non aveva messo niente nello stomaco per diverse ore, fintanto che lo avevano svegliato i morsi della fame.
- Dio ... che male! -
Continuò a camminare verso la luce, verso la luminosità della finestra, e del giardino che si intravedeva. Sulla sinistra, oltre un piccolo corridoio, una camera. Forse il sacerdote si trovava lì, doveva chiedere aiuto. Doveva mangiare qualcosa, subito.
- Lo lascio qui
Una voce, qualcuno si trovava nella stanza: finalmente! Mantenendosi lo stomaco si portò verso la maniglia della porta e con un colpo secco, l'apri. La stanza era luminosa, datata certo, tutto era vecchio lì, come tutta la chiesa, ma luminosa.
- C'è nessuno?... ho bisogno di aiuto ... -
Si meravigliava di poter fare quella richiesta. Non era abituato ad una situazione come quella. Era sicuro di aver sentito qualcuno ... Ne era certo. Aveva sentito chiaramente una voce e gli sembrava che avesse pure detto qualcosa del tipo ... lo lascio qui. Sì, aveva detto proprio così ...lo lascio qui. Ma che cosa ha lasciato ... che cosa? Qui ... dove? E chi ...? Sul grande tavolo di legno, vi era una busta, tondeggiante, e forse a causa della fame gli sembrava che provenisse dalla stessa un buon profumo di pane. Un profumo di pane che non sentiva più da tanti anni.
Era sicuramente la fame. Dio che cosa avrebbe dato per un pezzo di pane ed una scodella di latte.
Si sedette. Anche con la stanchezza ci voleva poco a capire che non vi erano né telefoni, lì, né altro. Ah ... il profumo del pane ... Dio, come si sente il profumo del pane, quando si ha fame, e com’è buono. E com'è forte: ma che cosa c'era in quella busta? La prese, e l'aprì. C'era del pane ... del pane fresco. DEL BUON PANE APPENA SFORNATO! Cominciò a mangiarlo. Con appetito. Ma quale appetito ... la sua era fame ... fame ...
Dopo il secondo panino cominciò a stare meglio. Riprendeva i suoi colori, il dolore allo stomaco era passato: aveva anche pianto senza accorgersene.
Cercò ancora qualcuno, per chiedere dove si trovasse, ed a chi doveva ringraziare, ma era deserto quel posto.
Percepì il senso del deserto. Non il deserto dei luoghi nei quali era stato diverse volte, in vacanza, anche se a debita distanza, con tutti i comfort.
Prese il pane, se lo strinse forte al petto, e cercò un'uscita. Uscendo dalla chiesa sentì subito l'aria fresca, vide che vi era un viottolo, rustico, e lo seguì.
Chissà quanta Polizia si era oramai mobilitata per cercarlo. Sicuramente l'autista aveva dato subito l'allarme. Un po' gli dispiaceva, dopotutto si era solo addormentato in chiesa. Va bene, avrebbe chiarito ogni cosa e fatto le sue scuse.
Infilò la mano nella busta e prese un altro panino: Non ricordava di aver mai patito la fame.
Si sentiva stordito, svuotato, stanco. Eppure lucido, pieno di voglia di fare. Le gambe si muovevano, ma lui non si rendeva nemmeno conto della strada che facevano. Oh, beh ... era nella sua città, fra poco avrebbe visto la sua "Madonnina" e si sarebbe sentito meglio.
Uscito dal giardino vide subito davanti a sé la propria autovettura, con all'interno l'autista che leggeva un giornale. Ne fu meravigliato. Sapevo però che era meticoloso, preciso: ma essere già lì, presente. L'unica cosa che stonava era vederlo assorto nella lettura. Non aveva mai pensato che fosse un cultore di quell'attività. Beh, pensò, da ieri che mi aspetta, poveretto, sarò stanco.
L'uomo lo vide.
- Oh, è già arrivato, Signor Silvoni?
- In che senso, sono già arrivato ... ?
Scese dall'autovettura per aprirgli lo sportello.
- Beh ... ho chiamato mia moglie, dopo averla lasciata, e visto che non vi era niente da fare, mi sono comprato un giornale ed ho deciso di aspettarla qui.
- Ma scusi, quanto tempo è passato da quando ci siamo lasciati ? da quando sono sceso dalla macchina e ...
- Non più di un'ora .
Guardò la busta di pane, come a cercare una conferma.
- Ah, vedo che ha comprato del buon pane ! io lo conosco quel Panificio, lo compro sempre lì, riconosco la busta ! Sa, noi ci serviamo lì, da generazioni, e loro, i panificatori sono tali da generazioni, una cosa di famiglia.
- Ah, sì ?
- Sì, pensi che si dice i primi, quelli che iniziarono, anche se non c'è traccia storica, dai racconti che si fanno, un po' come dal barbiere, cominciarono nel 1601 addirittura !
- Come nel 1601? - Si portò la mano alla bocca per non far uscire le parole.
- Sa, ultimamente, però, hanno avuto qualche problema, e si dice che forse prima di Natale chiuderanno! Sono bravi panettieri, ma sembra che la crisi di questi anni ed alcuni investimenti sbagliati di quei signori che ti propongono gli investimenti, li abbiano messi KO, maledetti speculatori, gente che diventa ricca sulle spalle degli altri, ricconi balordi, delinquenti, ... scusi, nessuno riferimento a ... sì, insomma, Lei non c'entra! E così, le dicevo, pur essendo brava gente, dovranno chiudere. E noi perderemo oltre che della brava gente anche del gran buon pane, mi creda, noi ci serviamo sempre lì, mi madre e mia nonna, facevano la stessa cosa .
Si asciugò la fronte. Sudava in quella fresca giornata di Dicembre. Sentiva l'aria fresca e sudava. Non era stato fuori tutta la notte. Non era entrato in una nessuna vecchia chiesa.
Ciò che gli era successo aveva un'altra spiegazione.
Ciò che gli era successo non poteva essere spiegato.
- Ma lei sa dove si trova questo panificio ?
- Cavaliere ... - Ed indicò la busta del pane - Lei sta tornando da lì, no?
Come poteva spiegargli che non era andata così. Che non era andato nel Panificio. Immaginava già le battute dell'autista.
- Oh, Sciur ... è il pane che è venuto da lei? Caspita, noi gente comune, se non andiamo a prenderlo, mica viene a trovarci !
Respirò forte, con sotto le narici il profumo del pane fresco ed anche di un'aria che nella sua città, negli ultimi tempi non si sentiva tanto .
- Forse non sono più abituato a camminare in città .
- Mi scusi, non avevo capito, ha ragione, venga, cioè mi segua, no, l'accompagno.
- Grazie ... e scusi lei se continuo a mangiare, non gliene ho nemmeno offerto !
- Oh, si figuri ... sono in servizio !
- Forse lei può comprendermi : forse può comprendere che cosa vuol dire aver sofferto la fame; lo stomaco mi faceva male da quanto tirava, non avevo mai sentito un dolore del genere !
- Beh ... no, Cavaliere - Si tolse il berretto, grattandosi la fronte nervosamente, - No, la prego di credermi, ..no ... i miei erano poveri, ma... non mi hanno mai fatto mancare niente e la stessa cosa faccio io con i miei due figli, il pane e la pasta c'è sempre stato a casa, e poi noi siamo gente forte, resistente .
E si battè soddisfatto la pancia - Grazie a Dio non ho mai sofferto la fame!
- Eh, io, invece, la fame ... grazie a Dio - E guardò in alto, nel cielo - Grazie a Dio, l'ho sofferta. Non avrei capito l'importanza di certe cose, altrimenti: non possiamo permettere che chiuda una sì nobile attività, come un vecchio Panificio, vero amico mio?
- No, Cavaliere, noi non possiamo proprio ... Noi?
- Certo noi, noi due, eh ! pensava che io usassi solo il Plurale Maiestatis ! luoghi comuni, vecchio mio!
Lo aveva sempre divertito quel suo autista di circa due metri d'altezza, aveva delle espressioni che lo facevano somigliare ad un personaggio dei cartoni animati: Yogi Bear (Yoghi). Chi li avesse visti insieme, in quel momento, incrociandoli lungo la via, parlando come due vecchi amici, e scherzare avrebbe facilmente pensato, invece a lui, di statura, diciamo così, medio-bassa, o media se si prendevano in esame le statistiche del secolo precedente, come all'amico boo-Boo (Bubu).


 
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