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La sfera del ricordo

Post n°1082 pubblicato il 27 Ottobre 2011 da odette.teresa1958

Ma dove va, Antonio, è tutto il giorno che va in giro con quel muso triste, avanti ed indietro senza sosta, senza meta ? -
- Lasciamolo andare, era molto legato alla zia Elena, sin da quando era molto piccolo, è stata come un'altra madre od una sorella per lui, l'ha sentita molto, la sua dipartita ... ed è la prima volta che "sente" la morte .-
- Speriamo che sia davvero così, io devo riprendere il lavoro non posso stargli dietro, vorrei stargli dietro, ma non posso, lo sai, devo consegnare quella panca per mercoledì, devo portare avanti il lavoro .-
La donna annuì.
Lo guardarono allontanarsi verso la periferia del paese, ove cominciava il vecchio bosco. Il ragazzo cercò un punto ove finalmente sedersi, era stanco, non già della camminata, ma stanco come se avesse fatto tanta strada, come se l'evento lo avesse costretto a percorrere tutta la propria vita, di corsa, in avanti, in fretta, per vederne la fine, per capire che cosa fosse veramente questa strana cosa chiamata morte.
Finalmente trovò un bel punto, completamente coperto di foglie, un giaciglio di foglie, piacevano tanto le foglie a sua zia, lo chiamava il suo tappeto del tempo, diceva che in tutti i suoi ricordi migliori c'erano le foglie, lei d'altronde non era mai andata oltre quel paesino, quella valle .
Non era pronto per quelle cose: chissà quanto ancora potevano dirsi, lui e sua zia, uno che stava iniziando la vita ed un'altra che la stava finendo.
Sua zia era signorina, non si era mai sposata, forse per questo, gli aveva voluto bene come ad un figlio.
Si distese, continuando a guardarle, ferme, con tutte le loro variazioni di colori: alla zia piaceva passeggiare in quel posto, ce l'aveva portato tante volte, insegnandogli quel che sapeva sulla natura e facendogli apprezzare anche un certo modo di vivere, lento, quieto, più a misura d'uomo.
Poteva rivederla, dentro di sé, quando faceva i dolci, o lavorava la lana. Immagini che, come quadri, decoravano le pareti del suo quotidiano in continuo divenire.
Ed ora la zia non c'era più. Se ne era andata per quella via che tutti prima o poi dobbiamo prendere, e lo aveva fatto com'era nel suo stile. Nel silenzio di una mattina.
Si strinse in se stesso, accovacciandosi, assumendo istintivamente quella che altrimenti si sarebbe chiamata una posizione fetale. Con il viso aderente al suolo, poteva vedere meglio le foglie.
Le foglie morte ...
Perché allora, lui non le sentiva così? Continuò a guardarle fintanto che gli si chiusero gli occhi, stanchi della tristezza del giorno, e si addormentò, o forse si rilassò solamente, perché continuava a vedere le sue foglie .
Pian piano, forse animate da un venticello, cominciavano a muoversi, a girargli intorno, a danzare quasi, intorno a lui.
Anche la zia pensava che danzassero, quando il vento le animava.
- Antonio ... -
Si desto' frastornato. Era sicuro di essere solo lì. Qualcuno lo aveva seguito? Chi lo chiamava?
Si asciugò gli occhi, c'erano tanti luccichii davanti a lui, ma che cos'erano?
- Antonio ... -
Dinanzi a sé, tra mille colori abbaglianti, una giovane figura femminile.
- Ciao, Antonio . -
- Io non ti conosco ... -
Era quasi impossibile guardarla, tanto luccicava.
- ... chi sei tu? -
Lei sorrise.
- È naturale che non mi riconosca .-
Lui scrollò le spalle. Proprio non capiva. Che cos'era quella figura, una Dea, una fata, ... lo spirito che faceva danzare le foglie?
- Volevo solo dirti che non devi rattristarti per me .-
- Per te? E perché mai dovrei rattristarmi per te? Nemmeno ti conosco .-
Abbassò lo sguardo, non riusciva proprio a guardare tutta quella luce. Gli occhi, poi, erano ancora pieni di lacrime, gonfi di pianto.
-Sono triste per la morte di una mia parente, mia zia Elena ... se n'è andata senza che abbia avuto il tempo di salutarla, senza che abbia avuto il tempo di dirle che le volevo bene, senza il tempo per ... -
La figura fatta di luce comprese che il dolore per il ragazzo era stato troppo grande, che non avrebbe capito quei discorsi che voleva fargli sulla vita dell'anima, sull'inesistenza della morte. Non era né il momento adatto, né il luogo.
Piangeva per qualcosa, che credeva perduto, e lo aveva davanti a sé in una nuova veste senza nemmeno riconoscerlo. Il dolore per lui era stato così grande che forse lo avrebbe caratterizzato negativamente tutta la vita. Doveva portare fuori di sé i pensieri, perché non gli facessero male, senza rinunciare ai propri ricordi.
Allora, formò una sfera di luce, al cui interno fece entrare delle foglie che aveva lì davanti; con la luce, ancora, prese i ricordi, del ragazzo e li portò dentro la sfera, in questo modo non li avrebbe persi.
Avrebbe, però, in questo modo, potuto vivere più sereno, senza soffrire, senza perdersi così il suo presente, fatto ancora di tante cose vitali. Essendo i ricordi del ragazzo, gli altri guardando all'interno della sfera avrebbero visto solo delle foglie morte, e l'avrebbero vista come una sua bizzarria od un suo gusto, e non già qualcosa di più importante.
Con i ricordi della persona anche il dolore della sua perdita, finì nella sfera.
La gioia del giovane era davvero grande, i ricordi, una volta fuori di sé, poteva vederli meglio, e non gli procuravano più fastidio, al contrario, gli facevano compagnia.
Si era liberato di un forte peso, senza rinunciare ad una cosa fondamentale.
- Ora devo andare, Antonio .-
- Ti rivedrò? -
- Forse! Coloro che rimangono fanciulli riescono a vederci ancora, per tutto il resto della loro vita, dipende più da te che da noi!-
- Ce ne sono tante come te? -
- Vuoi mettere un limite ... alla vita? -
- Non ti ho ancora ringraziato, per la sfera e per le foglie: sono bellissime !-
- Le rendi tu tali, con i tuoi ricordi .-
- Me la porto a casa, li porto con me questi ricordi!-
- Tuo padre e tua madre saranno contenti di rivederti, sono ore che aspettano che il tuo rientro a casa .-
- Oh, mamma e papà, hai ragione, scusami se scappo via, grazie per la sfera e le foglie, devo scappare ciaoooo! -
Lo vide andar via, saltellando, in quel modo curioso con cui corrono i ragazzi.
Adesso anche lei poteva uscire, dalla sfera dei ricordi (La Terra), per vivere finalmente la sua vita: nell'eternità dell'anima.

 

 

 
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