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Pochettino

Post n°1189 pubblicato il 12 Novembre 2011 da odette.teresa1958

Era una famiglia povera ma onesta e laboriosa. Il loro cruccio era Pochettino. Si chiamava così perchè era piccoletto, non cresceva, e in compenso era dispettoso, disobbediente, cocciuto. D'abitudine s'intrufolava nell'orto dei vicini, rubava la frutta matura, e i vicini spesso si lamentavano. Un giorno però era stato più bravo del solito, la mamma in premio gli regalò un soldino, e Pochettino, dopo aver tergiversato sulla scelta, comprò dei fichi secchi.
Tornando a casa, col suo piccolo tesoro, non voleva esser visto dagli altri ragazzini (forse temeva che glieli rubassero), cercò quindi il luogo sicuro per gustarli.
Quale luogo più sicuro se non l'orto del Drago? Era cattivo, nessuno s'avventurava nei suoi possedimenti. Per star tranquillo Pochettino entrò lì, si nascose su un albero per mangiare.
Il Drago però, rientrando a casa, osservò in terra quelle orme piccole, alzò gli occhi, e vide chi c'era.
- Cosa fai? - urlò con la sua voce cavernosa.
- Mangio i fichi -
- Me ne dai uno? - domandò l'orco (se fosse un orco non si sa, ma è probabile).
- No! - rispose il piccoletto, temendo d'esser catturato, poi aggiunse: - te lo tiro, il fico! -
- Ma è caduto su una cacca! -
Allora Pochettino, messo alle strette, provò a porgere un altro fico, ma il Drago, allungando la manona non afferrò solo il fico, ma tirò giù il nostro amico, con una risata terribile e trionfante.
Lo portò in casa sua, dalla moglie, una donna non cattiva cattiva, ma succube al marito, di nome Maiea.
- Lo voglio stasera per cena, questo qui! -
Per fortuna la Maiea, si allontanò un attimo dalla cucina, per andare a prendere la legna per la paea. Pochettino approfittò del momento per sfuggire dalla finestra, scappò per il bosco, dove incontrò dei compagni, insieme ai quali andò per castagne.
Ma il Drago, che non si era dato per vinto, lo andò a cercare. Il ragazzino, staccatosi dai compagni, rimasto solo, fu facile preda. Lo ficcò in un sacco e se lo mise in spalla.
Ad un certo punto del cammino al Drago scappava la cacca. Mentre si accingeva ad un lato del sentiero a fare i suoi bisogni, da dentro il sacco Pochettino:
- Và ciu n là, che ne gh'en sà, ghe sà de merda de condanà! - Più o meno: và più in là, che qui c'è cattivo odore.
Il Drago si allontanava e il ragazzino ripeteva la formula, più volte.
Pochettino approfittò del momento propizio, ficcò nel sacco il cane dell'orco e alcuni sassi. Giunto a casa il Drago ordinò alla moglie:
- Maiea, meta su a paea, che Poghetin o l'è chì!-
Quando la grossa pentola borbottava forte, l'orco volle immediatamente rovesciare il sacco nell'acqua bollente. Allora il povero cane, al contatto con la pentola, saltò via spaventato e con un morso staccò il naso al padrone, fuggendo dalla finestra verso la campagna. Invano il Drago ripetè più volte:
- Tò, tò, porta o naso a mì che ne ghe l'ho! - (questa frase, quando si narra ai bambini la si ripete più volte, portandosi la mano al volto).
Anche questa volta Pochettino aveva fregato il Drago.
Però il cattivo omone non si dette per vinto e si inventò qualcosa. Scavò un grosso buco, in una radura del bosco, vi si nascose dentro, ricoprendosi di terra e foglie, lasciando fuori solo un orecchio. L'orecchio sembrava un grosso fungo buono da mangiare. Il ragazzino, curioso, lo vide e si chinò pensando di raccogliere il bel fungo, col quale avrebbe di certo fatto una gran figura, tornando dai suoi. Afferrato l'orecchio del Drago, inesorabilmente, dal buco emerse con tutta la sua mole, e, ancora una volta, lo portò a casa sua.
Stavolta sembrava non vi fosse scampo, la Maiea doveva cucinarlo per il marito, al suo ritorno. La pentolona era pronta.
- Io mi vergogno a spogliarmi! - iniziò Pochettino, che di certo aveva in mente qualcosa. E aggiunse: - Spogliati anche tu! -
La Maiea per convincerlo cominciò a spogliarsi. Una cosa la donna, una cosa il ragazzino. Quando la donna (un pò grassa e vecchiotta, non certo un bello spettacolo) fu ignuda, si chinò sul focolare, per attizzare il fuoco. Allora Pochettino approfittò del momento e la spinse, di sorpresa, dentro la grossa pentola.
Quando le grasse membra furono cotte, il nostro birbante apparecchiò la tavola, vi collocò la sperlunga fumante a fianco del fiasco di vino, e si nascose su per il camino. All'ora di cena il Drago era di ritorno, affamato e vendicativo:
- Maiea, te l'è coto ò Pochetìn? -
Da dentro il camino, imitando da voce femminile: - Sì! -
- Dove sei, Maiea? Ti sei nascosta? -
Non udendo risposta dalla moglie l'orco si mise comunque a mangiare. Pochettino, sentendo il rumore di ganasce all'opera:
- Mangia bè, che te mangi do tè, te mangi e tete de te mogè! - Traduzione: mangia la carne, che mangi del tuo, mangi le tette di tua moglie. Ovviamente, narrando ai bimbi, la frase si ripete più volte (che paura!).
Al sentir questa voce misteriosa il Drago chiese:
- Dove sei? -
- Son qui, su per il camino! -
- Vengo su a prenderti! -
Il drago s'infilò su per il camino, agganciandosi ad una corda penzolante lasciata apposta dal nostro eroe. Quando era nel punto giusto, zac! Con un coltello Pochettino la tagliò e il cattivo finì anch'esso nella pentola.
Fu così che anche il Drago fece una brutta fine, e tutti, in quel paese lontano nel tempo, festeggiarono a lungo.
Se una nonna è in gamba a raccontare, a questo punto i bambini dormono già, ovviamente.




 
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