Post n°1620 pubblicato il
13 Gennaio 2012 da
odette.teresa1958
Quando venne pubblicato, agli inizi degli anni Cinquanta, "La fiorentina" di Flora Volpini fece rumore. La spregiudicatezza di dettato e situazioni conquistò al romanzo il più vasto pubblico. C'era nella "carriera" di questa Moll Flanders piccolo borghese italiana, fiorentina appunto, un tocco di verità che d'altronde superava qualunque tranello di confezione. La folla di personaggi che accompagna la vicenda della protagonista, il loro disegnarsi e poi sparire ma non senza lasciare traccia dentro le emozioni di lei e la naturalezza con cui lei affronta la vita, fanno del libro una sorta di affresco della provincia italiana dagli anni Trenta in poi: le sue meschinità, le sue illusioni, i suoi poverissimi sogni. Si sa che il romanzo riflette passo passo una reale esperienza: Flora Volpini non ne ha fatto mistero. Della vita vissuta è rimasto in queste pagine, proprio nello stile che riprende con semplicità più d'una cadenza del toscano imborghesito e spogliato di punte gergali, qualcosa del fuoco sotto cenere, una veemenza che la parola cerca di attutire per renderne più durevole il senso. In questo spaccato di vita resiste un'allegria che tutto aveva concorso a distruggere. Esistere può avere un senso, sembra dire Flora Volpini, anche quando il destino fa di tutto per negarlo.
Inviato da: RicamiAmo
il 01/08/2014 alle 18:11
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il 26/07/2014 alle 18:22
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il 23/04/2014 alle 18:01
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