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Scrittori dimenticati:Lucio Mastronardi

Post n°1623 pubblicato il 13 Gennaio 2012 da odette.teresa1958

ucio Mastronardi nasce a Vigevano da madre lombarda[2], maestra elementare, e da padre abruzzese di Cupello provincia di Chieti, ispettore scolastico messo anticipatamente a riposo per le sue idee politiche dal Ministero della Pubblica Istruzione. A causa del carattere spigoloso e poco incline alla disciplina, dei trascorsi politici del padre, di un prevenuto ostracismo e silenziose (ma per questo non meno gravi) discriminazioni provenienti dall'interno del mondo della scuola, il percorso scolastico del giovane Mastronardi risulta oltremodo difficoltoso; dopo varie vicissitudini e una momentanea iscrizione al Ginnasio Cairoli passa alle magistrali e consegue da privatista il diploma di maestro elementare.

Mastronardi insegna per un breve periodo in forma precaria come supplente nella scuola carceraria di Vigevano, nel 1955 diventa insegnante di ruolo con incarichi nelle scuole elementari prima a Casorate Primo e poi a Vigevano. Raggiunta con il lavoro fisso di maestro una tranquillità economica, Mastronardi si dedica con entusiasmo a scrivere di narrativa, nella quale intimamente si sente più appagato, e nelle pagine del Corriere di Vigevano gli viene pubblicato Quattro racconti; intanto inizia a scrivere le bozze del suo primo romanzo, conosce Elio Vittorini il quale vede nel giovane Lucio ottime qualità di narratore, incoraggiandolo a proseguire la stesura del romanzo Il Calzolaio di Vigevano, che viene poi pubblicato nel 1959 sul primo numero del Il Menabò, rivista letteraria a circolazione ristretta per addetti ai lavori che procura a Mastronardi attenzione e considerazione dalla critica; si ricorda in particolare una favorevole recensione di Eugenio Montale sul Corriere della Sera del 31 luglio 1959.

Il romanzo, ripreso in seguito e pubblicato per la casa editrice Einaudi nella collana i Coralli, è il primo di tre libri di una trilogia vigentina; seguiranno Il maestro di Vigevano finito di scrivere nel 1960 e pubblicato due anni dopo grazie alle referenze questa volta di Italo Calvino, e Il meridionale di Vigevano terminato nel 1963 e pubblicato nel 1964.

Le storie ben delineate, il ritratto crudele e spietato della “capitale della calzatura” inserite in seguito nella sceneggiatura del film Il maestro di Vigevano di Elio Petri con Alberto Sordi suscitarono polemiche molte accese, non solo in ambito locale, e qualcuno con un po’ di cattiveria mista a un crudo realismo, trovando delle affinità caratteriali con i personaggi di Giovanni Verga, definì la trilogia i Malavoglia del boom economico italiano.

Mastronardi inizia una proficua collaborazione con il quotidiano L'Unità, ma la notorietà e la grande considerazione della critica, non vanno di pari passo con il suo instabile e suscettibile carattere, molto litigioso; in uno dei suoi spostamenti con il treno litiga con un ferroviere, viene arrestato e condannato a due anni di manicomio criminale in contumacia. In seguito trasferito ad Abbiategrasso, dispensato dall'insegnamento, relegato a un lavoro non molto soddisfacente di segreteria, chiede, e viene subito accontentato, di essere trasferito come bibliotecario a Milano.

L'arrivo a Milano sembra giovare alla sua instabilità emotiva, gli ritorna la voglia di scrivere e con la casa editrice Rizzoli pubblica il racconto La ballata del vecchio calzolaio (1969) e il suo ultimo romanzo, A casa tua ridono (1971); seguono la raccolta di racconti L’assicuratore (1975) e Gente di Vigevano (1977), che raccoglie i primi tre romanzi e due racconti estratti da L’assicuratore.

Mastronardi, quando nel 1972 viene richiamato a insegnare di nuovo ad Abbiategrasso, innervosito, si scaglia con virulenza contro il direttore scolastico; il diverbio gli costa, dopo la denuncia per oltraggio a pubblico ufficiale, la prigione: tre giorni nel carcere di San Vittore, quattro mesi con la condizionale, ma anche una profonda prostrazione che porta a peggiorare il suo già instabile equilibrio mentale.

Nel 1974, dopo un periodo di lucidità dove aveva trovato il modo anche di sposare una collega, tenta il suicidio gettandosi dal balcone di casa, e nemmeno la nascita nel febbraio del 1975 della figlia riesce a dare un valore alla sua vita e placare il senso d'inquetitudine che lo perseguita.

Mastronardi viene ricoverato al Policlinico di Pavia nel dicembre 1978 e dopo aver appreso di una diagnosi non rosea di neoplasia polmonare, si allontana disperato quasi fuggendo dall'ospedale; il 4 gennaio 1979 fa pervenire una lettera alla Rizzoli, nella quale informava la casa editrice di aver terminato la stesura di un romanzo, mai ritrovato e rimasto fino a oggi inedito.

La mattina del 24 aprile 1979 esce per una passeggiata, ma non ritorna a casa: alcuni testimoni affermano di aver visto lo scrittore passeggiare avanti e indietro sul ponte del Ticino, le ricerche si focalizzano sul fiume e la domenica dopo il 29 aprile, il suo corpo esanime venne ritrovato sul greto del fiume da un pescatore.

 
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