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Sscrittori dimenticati:Mauriac

Post n°1642 pubblicato il 15 Gennaio 2012 da odette.teresa1958

rançois Charles Mauriac (Bordeaux, 11 ottobre 1885Parigi, 1º settembre 1970) fu uno scrittore e giornalista francese, premio Nobel per la letteratura nel 1952; vincitore del Grand Prix du Roman, fu anche membro dell'Académie française, giornalista e critico letterario per Le Figaro e decorato con la Legion d'onore.

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Cenni biografici [modifica]

Nacque in una famiglia composta da cinque fratelli, un padre agnostico e repubblicano, e una madre, Claire, cattolica, che rimasta vedova all'età di ventinove anni educò i figli in una austera atmosfera religiosa.

Mauriac studiò al Grand-Lebrun diretto dai religiosi Marianisti e mostrò una grande passione per alcuni grandi autori francesi, come Pascal, Baudelaire, Balzac e Racine.

Il suo esordio avvenne grazie ad un articolo scritto per La vie fraternelle, voce del movimento cattolico Sillon, di impronta oparaia e popolare.

Ottenuta la licence in lettere nel 1906, si trasferì a Parigi per partecipare al concorso all'École des Chartres, che vinse e che gli aprì la carriera di insegnante.

Ma nel 1909 decise di dedicarsi anima e corpo alla letteratura, pubblicando la raccolta di poesie intitolata Les Mains jointes (1909), seguita dal romanzo L'Enfant chargé de chaînes. Già in queste prime opere si delineò l'ispirazione religiosa anche se i toni furono ancora sfumati.

Nel 1913 si sposò con Jeanne Lafon e, dopo l'inizio della prima guerra mondiale, ottenne l'esenzione per motivi di salute.

In quegli anni Mauriac si dedicò con passione anche all'attività di giornalista, collaborando con Gaulois e Le Figaro e si impegnò come promotore di un manifesto destinato ai cattolici affinché si dissociassero dal franchismo.[1]

In romanzi come Il bacio al lebbroso (1922), Teresa Desqueyroux (1927), Groviglio di vipere (1932), si fece denunciatore spietato e giudice intransigente di sentimenti quali avarizia, orgoglio, odio, sensualità, avidità, materialismo e brama di dominare, che travolgono la borghesia di provincia, lontana da ogni possibilità di riscatto. Temi che permeano anche la sua produzione teatrale: ricordiamo Asmodeo del 1937 al quale fecero seguito Amarsi male (Mal aimés, 1945) e Passaggio del diavolo (Le passage du Malin, 1947), Il fuoco sulla terra (Le feu sur la terre, 1950).

Mauriac mise il cattolicesimo, il moralismo ed il fariseismo alla base della sua opera. Egli critica il grigio mondo borghese in nome di valori religiosi, ma non esita a contrapporre alla rinuncia cristiana l'istintivo impulso a una vita piena. Soprattutto al centro della sua disamina critica, vi fu la famiglia ed i rapporti famigliari, presi come riferimento emblematico per il degrado e il deterioramento dei valori e del senso della vita. Il pessimismo cronico di Mauriac si rivelò necessario per evidenziare il carattere mostruoso dei suoi personaggi, che l'autore ritiene presenti in ognuno di noi.

Assieme a Georges Bernanos, Karl Barth, Maritain e Gabriel Marcel, redasse articoli per la rivista Temps présent

Ai personaggi avvolti in una nube di zolfo dei romanzi, egli alternò ritratti più distaccati in saggi critici su Racine, Pascal, Gesù.

Numerosi furono pure i suoi studi sui problemi psicologici del credente, tra i quali Sofferenza e gioia del cristiano (1931), Brevi saggi di psicologia religiosa (1933), così come fondamentali risultarono i suoi saggi dottrinali Giovedì Santo (1931) e La pietra dello scandalo (1948).

Durante la seconda guerra mondiale si oppose al governo di Vichy e si avvicinò alle posizioni del generale De Gaulle, al quale dedicherà un'opera biografica intitolata De Gaulle.[1]

Per lo stile fluido e ricco di immagini, per la coerenza e dirittura morale ma soprattutto perché trattò temi universali, gli fu conferito il premio Nobel per la letteratura del 1952.

Nel maggio 1955 Mauriac stimolò Elie Wiesel a scrivere delle sue esperienze di internato nei campi di concentramento nazionalsocialisti di Auschwitz e Buchenwald - tale pressione portò Wiesel a pubblicare, nel 1958, una delle sue opere più famose: La notte.

Si schierò per la decolonizzazione dell'Algeria.

 
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