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Pietro il Grande

Post n°1727 pubblicato il 26 Gennaio 2012 da odette.teresa1958

La dinastia dei Romanov, salita al trono nel 1613, tentò di consolidare il potere degli zar, termine che in Russia indicava l’imperatore. Fu riorganizzata il sistema fiscale, giudiziario e amministrativom fu rafforzato l’eserciti e la Chiesa ortodossa venne sempre più sottomessa agli zar. Lo sviluppo dell’assolutismo toccò il suo culmine tra la fine del ’600 e l’inizio del ’700 con Pietro I il Grande, che usò l’ampio potere raggiunto per fare della Russia uno stato in gradi di competere con il resto d’Europa. La plurisecolare dinastia dei Rjurik, che aveva fondato il primo Stato russo, si estinse nella persona del figlio secondogenito di Ivan il Terribile, Fëdor I (1584-1598). Debole di mente e malaticcio, Fëdor lasciò le redini del governo dapprima allo zio materno Nikita Romanov (1584-1585), poi al cognato Boris Godunov (1585-1598). Grazie all’appoggio della Chiesa e al prestigio derivatogli da alcuni successi militari, consolidò rapidamente la sua posizione, sicchè alla morte di Fëdor senza eredi (suo fratello Demetrio era stato assassinato in circostanze misteriose nel 1591), si fece incoronare zar (1598-1605). Nel 1603, mentre il paese era in preda all’anarchia e bande di Cosacchi e guarnigioni polacche e svedesi dilagavano in Moscovia, contro Godunov si levò il falso Demetrio (un avventuriero sostenuto dalla Polonia e dalla Chiesa cattolica che si spacciava per il redivivo fratello di Fëdor), il quale usurpò il trono per quasi un anno (1605-1606). A questo succedette il boiaro Basilio Šujskij (1606- 1610), contro il quale insorse un secondo falso Demetrio, detto l’Impostore o il Brigante di Tušino (1607-1610). La situazione degenerò rapidamente quando il re di Polonia, Sigismondo III Vasa, per prevenire un rafforzamento della Svezia in Russia (re Carlo IX di Svezia era intervenuto in favore dello Šujskij), occupò Smolensk (1609) e Mosca e impose sul trono di Russia il proprio figlio Ladislao (1610), cui progettava di succedere egli stesso, mentre gli Svedesi occupavano Novgorod. Tutto ciò non fece che accelerare la fine del periodo dei torbidi. Il regno di Michele III fu quasi completamente assorbito dai problemi della ricostruzione nazionale dopo le devastazioni del periodo dei torbidi.
La situazione si sbloccò sotto il figlio di Michele, Alessio (1645- 1676), quando l’atamano Bogdan Chmelnitzkij, capo della rivolta antipolacca dei Cosacchi ucraini (1648-1654), chiese l’intervento dello zar (trattato di Perejaslav, 1654). Il conflitto che ne seguì (1654-1667) permise ai Russi di procedere all’annessione (trattato di Andrusovo, 1667) dei territori ucraini a est del Dnepr e di Kiev, annessione che venne resa definitiva col riavvicinamento russo- polacco seguito all’invasione ottomana dell’Ucraina occidentale (1672- 1699).
L’ascesa al trono di Pietro era avvenuto in modo veramente insolito. Alessio si era sposato due volte. Dalla prima ebbe dieci figli. Dalle seconde nozze nacque Pietro. Quando Alessio morì, fra le due famiglie si scatenò una dura lotta per il trono. Divenne prima zar Fiodor, dopo la morte prematura del quale il regno doveva passare a Ivan, frattelastro di Pietro. Era un ragazzo di quindici anni con evidenti ritardi mentali. Nominare zar il giovane Pietro, allora un bambino di dieci anni, fu una soluzione a cui Sofia si oppose aizzando i reggimenti degli strelizi, la guardia di Mosca. Forte dell’appoggio di questa milizia, scatenata contro la famiglia di Pietro, Sofia potè dettare le sue condizioni: “Appena maggiorenne Ivan diventare zar e io mi dimetterò da reggente. Se Ivan dovesse morire Pietro li succederà “. Sofia mantenne la reggenza sul regno di Russia, ma a sedere sul trono dello zar furono per la prima volta in due: Ivan e Pietro. A un certo punto, Pietro I riuscì a diventare l’unico padrone della Russia, il suo fratellastro morì.
I suoi rapporti con la mogie e il figlio erano pessimi. Considera il figlio, Alessio, un debole e un incapace. Cerca di farne un uomo d’azione, ma inutilmente. Di amori, lo zar ne ha in continuazione, ma c’è una donna che predilige: Caterina, un bionda lituana conosciuta quando era al servizio come domestica di un pastore luterano. Pietro I finirà addirittura per incoronarla come imperatrice dopo la morte con la moglie, con il nome di Caterina I.
E’ il 1703 e Pietro il Grande riesce finalmente a creare un insediamento nel baltico, si tratta di una fortezza destinata a diventare il primo nucleo della futura città : Pietroburgo. Le pietre bisogna portarle una per una da fuori. Incorono migliaia e migliaia di operai, prelevati come bestiame dai villaggi della regione. Pietro obbliga l’aristocrazia russa a trasferirsi a san Pietroburgo. Approfita di qualche incendio: per esempio ci fu un enorme incendio che distrusse una parte di Mosca e lui trasferì 5000 famiglie senza tetto a San Pietroburgo. Per incoraggiare il trasferimento promuove nel campo nuovi ceti, così i marinai migliori diventano ammiragli e gli artigiani veri e propri imprenditori.
Pietro aveva una preoccupazione: quella di cercare una soluzioni ai continui intrighi e complotti che si tramavano in quel momento a Mosca nei suoi confronti. La sua è una violenza repprssiva che non conosce regole. Alla sorella, la mente della congiura, li verra risparmita la vita, ma non l’esilio. Chi ha partecipato alla cospirazione è condannato a morte. Alla fine farà torturare suo figlio accusato di complottare contro di lui e lo farà uccidere. Lo sforzo espansivo che fin dal 1696 intraprese sul Mar Nero e verso i Balcani diede i suoi frutti con l’acquisizione Azov del 1700; quello stesso anno volse le sue mire contro la Svezia di Carlo XII al quale, dopo una lunga guerra dalle vicende alterne, inflisse la sconfitta decisiva di Poltava (1709). La Russia entrò così in possesso delle coste orientali del Mar Baltico e, con successive operazioni, della Livonia e dell’Estonia (1710). Subito dopo lo zar riprese le ostilità contro la Turchia (1711), che però si risolsero in un disastro per la Russia e nella perdita dell’accesso al Mar Nero. A fianco di Danimarca, Polonia, Sassonia, Prussia e Hannover, combattè di nuovo contro la Svezia, alla quale impose la pace di Nystad (1721) e la cessione della Finlandia sudorientale. La guerra del 1723 contro la Persia gli assicurò poi le rive occidentali del Mar Caspio (1723).
L’azione energica e a volte spietata di Pietro I il Grande impresse alla storia della Russia una brusca svolta, che trasformò un paese povero e arretrato in uno Stato moderno di tipo europeo.
Per far questo Pietro I aprì scuole, incoraggiò gli studi scientifici, favorì il sorgere di industrie tessili e metallurgiche; modificò persino i costumi, proibendo l’uso degli abiti di foggia tartara e imponendo ai nobili il taglio delle imponenti barbe all’orientale.
Affermò con forza il suo assolutismo infrangendo per sempre il potere dei boiari, che trasformò in docili funzionari. Riorganizzò il governo e l’esercito, costruì una moderna flotta.
Quasi a sottolineare la trasformazione subita dallo Stato, spostò la capitale da Mosca a Pietroburgo, al confine con l’Occidente, per disporre di una finestra aperta sull’Europa.
C’è una domanda geografica che assila Pietro: la Russia confina con l’America? Per scoprirlo manda un capitano danese, nel 1725, poco prima della morte di Pietro. Nell’agosto del 1728, arrivò a pocchissima distanza dalle coste dell’Alaska, ma non li vide a causa di una fitta nebbia. Incalzato dalla fine dell’estate tornò indietro senza rendersi conto di essere arrivato quasi in America. Bering fu incaricato di guidare una nuova missione che partì nel 1733.
Alla morte di Pietro sarà Caterina a salire sul trono, ma solo per due anni.

 
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