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Scrittori dimenticati:Nelson Algren

Post n°1762 pubblicato il 30 Gennaio 2012 da odette.teresa1958

Nelson Algren (vero nome: Nelson Ahlgren Abraham), grande scrittore americano, nacque a Detroit il 28 marzo del 1909 ma a 3 anni si trasferì a Chicago, la «sua» città, con l’umile famiglia ebraica di origini svedesi: la madre era commerciante di dolciumi, il padre meccanico d’auto. Grazie all’aiuto economico della sorella maggiore, si laureò in Giornalismo presso l’Università dell’Illinois nel 1931, al tempo della Grande Depressione. Sul lastrico e con istinto da vagabondo, lasciò Chicago e si mosse sino al Texas nella valle del Rio Grande con la speranza di essere assunto in qualche giornale, viaggiando a sbafo sui treni merci e arrangiandosi con piccoli lavori di sostentamento. Da garzone di una sperduta stazione di benzina, nel 1935 scrisse il primo racconto autobiografico “So Help Me”, che vinse l’O. Henry Award e gli guadagnò un contratto e un anticipo per il suo primo romanzo “Somebody in Boots” (ispirato al realismo proletario ma filtrato da un coinvolgente afflato lirico), che purtroppo non ebbe successo. Nel frattempo, era stato costretto a lasciare il Texas perché accusato del furto di una macchina da scrivere (portata via da una sala di scrittura semideserta e abbandonata, perché non era riuscito a separarsene dopo averla usata per mesi); fece qualche mese di galera e fu condannato a due anni con la condizionale. Durante il suo vagabondare rimase affascinato da questo mondo di emarginati, fannulloni e sventurati di ogni tipo, incontrati “on the road”, che tentavano in tutti i modi possibili di sopravvivere al degrado e alla miseria. Ritornato a Chicago, insieme allo scrittore Jack Conroy divenne il redattore del “New Anvil”, giornale aperto ai contributi dei Worker-Writers (Scrittori-Lavoratori). Deluso dalla sua vita e dal risultato dei suoi lavori, tentò il suicidio. In seguito, scrisse racconti, lavorò saltuariamente per l’“Illinois Writers’ Project” della Work Progress Administration, e sposò Amanda Kontowicz (poi divorziò, la risposò, e infine ridivorziò). Nel 1942 pubblicò il primo libro di successo “Mai venga il mattino (Never Come Morning)” ma come molti altri scrittori di sinistra nel 1943 si arruolò (entrando nel corpo medico dell’esercito) e fu mandato in Francia. Nel 1947 uscì il terzo libro “The Neon Wilderness” che vinse un premio dell’American Academy of Arts and Letters e che migliorò molto le sue condizioni economiche: il volume raccoglieva diverse sue novelle e contiene forse i suoi testi migliori dal punto di vista letterario. Nello stesso anno conobbe Simone de Beauvoir, che si trovava negli USA per una serie di conferenze, e nacque una passione (che durò diversi anni) intensa ma contrastata: Simone non intendeva rompere il suo sodalizio col suo compagno Jean-Paul Sartre. Nel 1949 Algren pubblicò “L’uomo dal braccio d’oro (The Man with the Golden Arm)”, capolavoro triste e disperato che vinse il National Book Award e ispirò nel 1955 il famoso omonimo film di Hollywood con Frank Sinatra e Kim Novak; narrava la storia di Frankie Machine, un reduce morfinomane ma abile giocatore di poker, sospettato di omicidio, che viene guarito grazie all’amore di una dolce entraîneuse. Algren fu invitato a scrivere la sceneggiatura del film ma fu allontanato dopo pochi giorni, sicché citò in giudizio il regista Otto Preminger per aver tradito lo spirito del suo romanzo. Il rapporto con la de Beauvoir si era intanto esaurito e Nelson era divenuto ormai ricco e celebre, osannato dal pubblico e dalla critica (che lo considerava addirittura migliore di William Faulkner). Nel 1951 pubblicò “Le notti di Chicago (Chicago, City on the Make)”, che fu bandito per circa 20 anni dalle biblioteche comunali della città perché ritenuto lesivo della sua immagine. Nel 1956 scrisse “Passeggiata selvaggia o Una camminata sul lato selvaggio (A Walk on the Wild Side)”, dedicato alla parte nascosta dell’America, costituita dagli emarginati, disperati, vagabondi, prostitute e ruffiani di New Orleans; il libro radicale e duro ma anche picaresco e bohemien suscitò critiche discordanti e forse anche una certa opposizione ideologica per l’attacco dell’autore al “grande sogno americano” (nel 1962 ne fu tratto un film per la regia di Edward Dmytryk, e più tardi ispirò l’omonima canzone di Lou Reed). L’insuccesso provocò in Algren una grave crisi depressiva, che lo portò a un nuovo tentativo di suicidio. Nel 1957 Simone de Beauvoir pubblicò “I mandarini” in cui nel personaggio di Lewis Brogan rappresentava in modo autobiografico Nelson senza nulla nascondere. Il libro amareggiò lo scrittore che ne conservò sino alla morte un rancore violento, accresciuto dalla pubblicazione delle sue lettere da parte di Simone (“Lettres à Nelson Algren: Un amour transatlantique”). Lo scrittore pubblicò in seguito “Nelson Algren’s Own Book of Lonesome Monsters” (1962), la raccolta di sketches “Who Lost an American?” (1963) e “Notes from a Sea Diary: Hemingway All the Way” (1965). Iniziò quindi un lungo periodo di silenzio, segnato dall’alcol e dal gioco d’azzardo, interrotto soltanto dai corsi di scrittura creativa presso l’'Università dello Iowa e della Florida. Nel frattempo Algren sposò Betty Ann Jones, dalla quale divorziò dopo pochi anni. Nel 1973 pubblicò l’ultimo suo libro “The Last Carousel”, che vinse il Playboy Fiction Award. Nel 1974 fu invitato a scrivere un articolo sul pugile Rubin “Hurricane” Carter, condannato ingiustamente per duplice omicidio a Patterson (New Jersey); entusiasmato dalla città, vi si trasferì nel 1975 e tentò di trasformare l’articolo in un libro, che uscì postumo nel 1983 col titolo “The Devil’s Stocking” (questa storia ha ispirato il bel film di N. F. Jewison del 1999). Uscirono postumi “America Eats” (1992), “Nonconformity” (1994) e “The Texas Stories of Nelson Algren” (1994). Nel 1980 Algren si trasferì a Long Island, ove morì il 9 maggio del 1981 per infarto.


 
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