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Scrittori dimenitcati:Goffredo Parise

Post n°1806 pubblicato il 05 Febbraio 2012 da odette.teresa1958

offredo Parise nacque a Vicenza l'8 dicembre 1929, da Ida Wanda Bertoli, figlia adottiva di un fabbricante di biciclette che proprio in quell'anno vide fallire la propria attività. Visse col nonno materno e con la madre in un'infanzia segnata da difficoltà economiche e da una sorta di forzato isolamento: nel tentativo di proteggerlo dalle angherie dei compagni, che lo deridevano a causa della sua condizione di figlio naturale (o "illegittimo", come si diceva in quegli anni), la famiglia lo tenne il più possibile in casa, e gli venne raccontato che il padre era morto (in realtà si trattava di un medico veneto che aveva sedotto e quindi abbandonato la madre in stato interessante).

Il regime economico della famiglia cambiò quando la donna nel 1937 sposò Osvaldo Parise, direttore di un quotidiano locale, che qualche anno dopo diede il suo nome a Goffredo. Il ragazzo si iscrisse al liceo e, nel 1947, terminò gli studi superiori. La famiglia si trasferì a Venezia e proprio nella città lagunare, nel 1951, Neri Pozza pubblicò il primo romanzo dell'autore, Il ragazzo morto e le comete, cui seguì, nel 1953, La grande vacanza. Dopo alcune brevi collaborazioni all'«Alto Adige» di Bolzano e all'«Arena» di Verona lo scrittore si trasferì a Milano. Qui iniziò a lavorare con la casa editrice Garzanti, presso la quale pubblicò, nel 1954, Il prete bello, accolto con molte perplessità dalla critica, ma destinato a rimanere anche negli anni successivi uno dei libri più venduti del dopoguerra. Nel 1955 Parise cominciò a lavorare per il «Corriere della Sera» e, nel 1956, venne pubblicato, ancora da Garzanti, Il fidanzamento. Nel 1959 uscì Amore e fervore (il titolo originale, Atti impuri, venne cambiato dall'editore). Intanto Parise aveva sposato, nel 1957, Maria Costanza Speroni; suo testimone di nozze era stato lo scrittore Giovanni Comisso.

Negli anni Sessanta, all'attività di scrittore si affiancò quella di sceneggiatore, e Parise collaborò alla sceneggiatura dei due film di Mauro Bolognini: Agostino (1962, dal romanzo di Alberto Moravia) e Senilità, anch'esso del 1962, tratto dal romanzo di Italo Svevo. Tra le altre esperienze cinematografiche, vanno ricordati i film e la collaborazione con Fellini per un episodio di Boccaccio '70 (1962, l'episodio in questione è Le tentazioni del dottor Antonio con Peppino De Filippo) e per il film Otto e mezzo (1963) di Federico Fellini. Nel 1963 il legame con Maria Costanza Speroni si concluse con la separazione e, da questa esperienza di crisi affettiva, nacque L'assoluto naturale, scritto per il teatro e incentrato sull'analisi del rapporto di coppia: l'opera andò in scena al Teatro Metastasio di Prato nel 1968, per la regia di Franco Enriquez (interpreti Valeria Moricone e Renzo Montagnani). Nel 1965 uscì il romanzo Il padrone che valse a Parise il premio Viareggio e che esprime, nella rappresentazione del lavoro in fabbrica, il disagio esistenziale in una società che sempre più cerca di annullare l'identità individuale.

Nel 1966 Parise pubblicò Gli americani a Vicenza, un racconto scritto dieci anni prima; nello stesso periodo conobbe la pittrice Giosetta Fioroni che divenne la sua compagna. Nel 1969, alcuni racconti scritti tra il 1962 e il 1966 furono riuniti in volume col titolo Il crematorio di Vienna. Intanto si intensificò l'attività di giornalista e, dai viaggi di lavoro, scaturirono i volumi Cara Cina (1966), Due, tre cose sul Vietnam (1967), Biafra (1968); negli anni successivi Guerre politiche (1976, su Vietnam, Biafra, Laos e Cile), New York (1977), L'eleganza è frigida (1982, sul Giappone).

Dopo aver pubblicato i racconti di Sillabario n.1 (1972), Parise tornò a lavorare per il cinema collaborando alla sceneggiatura del film Ritratto di borghesia in nero di Tonino Cervi (1978), tratto da un racconto di Roger Peyrefitte: com'era già successo per L'ape regina, anche questo film ebbe problemi di censura. Nel 1979 scrisse L’Odore del sangue, romanzo a tinte forti, come un’ emorragia di sangue, dal ritmo incalzante, serrato, che arriva al culmine con la concitazione di un attacco di panico. È «il romanzo di un’ossessione» (Cesare Garboli), con tutta la sua tragica drammatica potenza reale e simbolica.

Nel 1982 uscì il Sillabario n.2 che concluse quell'analisi dei sentimenti condotta da Parise con un'attenzione sempre partecipe: nei due volumi, da alcuni considerati il suo vero capolavoro, l'autore dedica a ciascun sentimento un breve racconto, da cui emerge una sorta di riscoperta dei più autentici valori umani.

Negli ultimi anni Parise visse soprattutto in Veneto, a Ponte di Piave; gravemente malato, morì a Treviso il 31 agosto 1986.

 
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