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La crociata dei bambini

Post n°1819 pubblicato il 07 Febbraio 2012 da odette.teresa1958

 

Nella primavera del 1212, papa Innocenzo III aveva proclamato la quinta crociata e a questo scopo aveva ordinato a tutti i vescovi di preparare gli animi, organizzando grandi processioni.

"Eodem anno fuit iter stultorum puerorum", "in quello stesso anno ebbe luogo il viaggio degli stupidi bambini": con questa sprezzante frase un analista del tempo liquida un fenomeno di esaltazione collettiva senza precedenti, al cui confronto le strane apparizioni di angeli e le molte madonnine piangenti dei giorni nostri, seppure esaltate dai media, appaiono ben poca cosa.

Un giorno d' estate del 1212, infatti, alla corte di Filippo Augusto re di Francia si presentò un pastorello di dodici anni che si chiamava Etienne(Stefano); portava con sè una lettera che diceva di aver ricevuto da Cristo e che gli dava l' incarico di liberare il Santo Sepolcro insieme ad altri bambini come lui. Nessuno a corte lo prese sul serio, ma il piccolo pastorello cominciò a predicare davanti alle chiese di Francia e in breve tempo sollevò un tale entusiasmo da trascinare con sè folle di bambini.
I bambini fuggivano di casa per unirsi al gruppo dei piccoli crociati; in breve tempo questa folla s' ingrossò sino a comprendere molte migliaia di persone.
Stefano li conduceva in direzione del mare: il mare infatti (dicevano le sue visioni) si sarebbe aperto al loro passaggio come era avvenuto con Mosè nel Mar Rosso.

Un gruppo di bambini francesi, guidati dal pastorello Etienne, partì da Cloyes, un paese non lontano da Chartres situato sul cammino di Santiago, mentre un altro, di bambini tedeschi, capeggiato da un giovane chiamato Nikolaus, mosse da Colonia. Lungo il traggitto il corteo si ingrossava a vista d' occhio, a mano a mano che si univano i bambini delle città e delle campagne da esso attraversate; si parla di venti o trentamila persone per ciascuno dei due gruppi, formato non soltanto da bambini e ragazzi, ma anche da giovani donne con i figli al seno, prostitute e poveracci, cioè quasi tutti disperati con poco o nula da perdere, esaltati dalla prospettiva di una missione "santa" per il cui successo la loro stessa condizione di emarginati costituiva un presupposto vincente.
La predicazione francescana fu infatti uno dei motori ideologici di questa pazzesca impresa: il presupposto era che quello che non era riuscito ai potenti della terra, ai nobili e cavalieri, sarebbe riuscito ai bambini e ai loro seguaci, perchè veramente puri di cuore e vicini a Dio.

Inutile dire che l' impresa, se incontrò il massimo appoggio e favore del popolo, fu osteggiata in tutti i modi dal clero e dalle autorità costituite; il re di Francia Filippo Augusto, al quale Etienne e i suoi erano andati a chiedere sostegno a Parigi, ordinò loro di tornarsene a casa, forte del parere di un comitato di "esperti", formato da dottori dell' università.

Come finì? Malissimo, com' era da prevedere, e come tutte le crociate riferiscono. I bambini tedeschi si divisero in due o tre gruppi diretti verso l' Italia; il più importante, quello diretto da Nikolaus, dopo aver passato le Alpi-impresa di per sè già straordinaria, nelle condizioni dell' epoca-arrivò decimato a Genova dove i piccoli crociati si dispersero, demoralizzati e abbattuti, giacchè dopo tante peripezie il mare non si era aperto davanti a loro come il Mar Rosso.
Una parte si imbarcò effettivamente su una nave e se ne persero le tracce; gli altri tornarono a casa o rimasero a lavorare in Italia. Una sorte molto peggiore toccò ai bambini francesi; giunti a Marsiglia vennero imbarcati su sette navi da due mercanti senza scrupoli( dai significativi nomi di Ugo il Ferro e Guglielmo il Porco) che promisero di condurli in Terrasanta e invece li vendettero come schiavi in Egitto, a conclusione di un viaggio spaventoso. Di loro non si seppe più nulla.

Della tragica avventura di quei bambini del XIII secolo è rimasta traccia nella fiaba del pifferaio di Hamelin:"...tutti i bambini uscivano dalle case e lo seguivano come incantati; niente poteva fermarli. Giunsero ai piedi di una montagna, dove improvvisamente si aprì una grande porta; tutti i bambini vi entrarono, la porta si richiuse dietro di loro e nessuno li rivide mai più".

 
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