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Ritratti di donna:Yelena Bonner

Post n°3971 pubblicato il 24 Ottobre 2012 da odette.teresa1958

 

Anche morire di malattia, all'estero, a 88 anni, può servire alla causa quando si è dedicata tutta la vita alla lotte per i diritti umani e per la trasparenza di un regime oscuro e prevaricatore. Yelena Bonner, spirata ieri sera, in un ospedale di Boston ha ottenuto un altro piccolo grande risultato in quello che è stato l'impegno di anni suo e del marito Andrej Sakharov, uno dei più noti dissidenti dell'era sovietica. A Mosca, in attesa dell'arrivo della bara della signora Bonner, la sede della Fondazione Sakharov si è riempita di militanti, di giovani e di tutti gli esponenti di spicco della fragile e perseguitata opposizione russa. "I tempi attuali sono meno cupi e sanguinosi di quelli in cui hanno vissuto Yelena e Andrej  -  dicevano in tanti  -  ma la strada per la democrazia e la trasparenza è ancora lunga".

La storia di Yelena Bonner è di fatto la storia della resistenza di un popolo all'orrore staliniano e poi alla negazione continua dei più elementari diritti umani da parte dei governi che si sono succeduti alla guida della Russia. L'incubo comincià presto, nel 1937, quando appena quattordicenne assistette all'arresto dei suoi genitori nella cittadina di Merv nell'allora repubblica socialista sovietica del Turkmenistan. Capitava in quegli anni che le purghe e le vendette del regime si abbattessero proprio sui quadri più fedeli e vicini al potere. Il padre di Yelena, Georgij Alikanov, ebreo armeno comunista e autorevole membro del Comintern, 

fu accusato di generico complotto contro lo Stato e fucilato. Alla madre toccarono invece otto anni di campo di lavoro forzato in Kazakhstan e poi l'esilio. 

Traumi che non si cancellano anche se si continua a servire il proprio paese. Yelena fu infermiera al seguito dell'Armata Rossa nella Seconda Guerra Mondiale arrivando con l'esercito vincitore fino alle porte di Berlino. Meriti che le valsero l'ingresso nelle fila del Pcus nel 1965 quando intanto la destalinizzazione di Krushov aveva portato alla riabilitazione formale dei genitori. Il nuovo vento di cambiamenti e di rivisitazione del passato sembrava preludere a una nuova era e Yelena Bonner spera di poter contribuire a una svolta per i diritti umani nell'Urss. Errore, pagato a caro prezzo. I controlli , le pressioni del Kgb, le minacce per la sua indipendenza di giudizio e per i suoi attacchi diretti ai notabili del partito, le costarono il fallimento di un primo matrimonio, e l'inserimento nella lista dei personaggi da tenere d'occhio. 

Le cose peggiorarono con il secondo matrimonio nel '72 quando sposò Andrej Sakharov, il fisico nucleare dallo spirito ribelle che si era platealmente opposto all'uso bellico delle bombe atomiche che da scienziato aveva contribuito a realizzare e sviluppare. Forte del suo prestigio scientifico e dell'importanza strategica del suo lavoro Sakharov aveva costituito il primo comitato per i diritti civili e preso le difese dei dissidenti e dei perseguitati politici. La paga a caro prezzo, con l'emarginazione e poi con l'esilio nella città chiusa di Gorkij. A Yelena Bonner toccò ritirare in suo nome il premio Nobel per la pace conferito dall'Accdemia di Oslo nel 1975. Anni duri di lotta e di persecuzioni nei quali Yelena Bonner fece da portavoce del marito, organizzatrice del movimento, leader di un'opposizione sotterranea fino al 1986, quando la riabilitazione decisa da Gorbaciov consentì a Sakharov di tornare, per morire subito dopo, nella sua abitazione di Mosca. 

Cominciarono altri anni di speranza. La Bonner mise su la Fondazione Sakharov, cominciò a parlare liberamente di democrazia e trasparenza ma anche questo momento sarebbe durato poco. Tollerata appena dalla presidenza Eltsin, oscurata e scoraggiata dai governi dell'era Putin, contraria agli interventi in Cecenia e alle repressioni dei dissidenti, Yelena Bonner decise di restare negli Stati Uniti ispirando e suggerendo a distanza i movimenti di opposizione democratica. Appena l'anno scorso, tanto per far capire che l'esilio volontario non fosse affatto una resa, era stata la prima firmataria del documento "Putin deve andarsene" nel quale si faceva l'elenco delle persecuzioni, prevaricazioni e lati oscuri del governo attuale. 

 
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