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Scrittori dimenticati:Lucio D'Ambra

Post n°1682 pubblicato il 19 Gennaio 2012 da odette.teresa1958

Nasce a Roma (Italia) il 1° novembre 1880. Autore estremamente prolifico e di successo, romanziere, saggista (a lui si deve la scoperta in Italia di Proust in Rassegna contemporanea nel 1913), commediografo, impresario teatrale, si dedica anche al cinema ottenendo un successo ragguardevole di critica e di pubblico. Lavora per case di produzione come Medusa, Film D’Arte Italiana, Do.Re.Mi. in veste di soggettista e sceneggiatore a fianco di Eugenio Perego, Carmine Gallone, Amleto Palermi.
Esordisce nella regia nel 1917 con "Emir cavallo da circo".
Nel 1919 fonda la casa di produzione D'Ambra Film, che confluisce nel 1922 nell'UCI (Unione Cinematografica Italiana).
Il suo nome, tra il 1916 e il 1922 è legato a oltre quaranta titoli, poi andati in gran parte perduti; tra questi "Effetti di luce" (1916) di Ugo Falena, "La signorina Ciclone" (1916) di Augusto Genina, "Carnevalesca" di Amleto Palermi, "L'illustre attrice Cicala Formica" (1920) dello stesso D'Ambra, "La fine dell'amore" (1922) di G. Bistolfi.
Nel 1920 è direttore di Romanzo-film, con romanzi quindicinali tratti da film di successo e scritti dallo stesso regista.
Negli stessi anni, mentre va scemando la fortuna critica, teorizza la sua idea di cinema come "fantasia degli occhi" nel saggio "Il mio credo" (in Rassegna generale della cinematografia, Roma 1920) e rivela il particolare interesse per la composizione figurativa — testimoniato anche dalla frequente collaborazione con artisti e pittori che creano le scenografie geometrico-floreali — per i valori cromatici e il ritmo compositivo.
Il suo nome però si lega soprattutto alla commedia leggera e al gusto per gli intrighi comico sentimentali che gli valgono nel 1935 il parallelo con Lubitsch. Influenza buona parte della produzione italiana di quegli anni.
Altri titoli di film: "Le mogli e le arance", all'epoca al centro di un eclatante caso di censura, "Due sogni ad occhi aperti" e "La principessa bebè".
Come autore drammatico scrive "Il cavallino rosso" (1928), "Montecarlo" (1929) e "Solitudine" (1936). Muore a Roma (Italia) il 31 dicembre 1939.

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