Messaggi del 21/10/2011

Questo matrimonio non s'ha da fare!

Post n°1035 pubblicato il 21 Ottobre 2011 da odette.teresa1958

Non sto parafrasando Manzoni,lettori,ma non vedo altro modo di intitolare questa cronaca che ha avuto per protagonista Be'erino.
Come sapete,la sua seconda moglie,la baronessa Amalasunta Strobmazzoni-Bon,da tempo lo aveva non solo lasciato ma aveva chiesto e ottenuto l'annullamento del matrimonio alla Sacra Rota ed era ben decisa a risposarsi con il conte Giacomantonio Desquinternatibus,suo spasimante dall' 01 quando un c'era nessuno.
La ferale notizia ha fatto cadere in depressione Be'erino (per un mese non ha toccato alcool e questa la dice lunga sul suo stato mentale) che alla fine ha deciso che quel matrimonio non si doveva assolutamente celebrare e si è messo all'opera per sabotarlo
E siamo arrivati al giorno fatidico.
Quando la Strombazzoni-Bon ha aperto la custodia dell'abito da sposa,ci ha trovato dentro solo un mucchietto di stracci."qualcuno" aveva provveduto a tagliuzzarlo in pezzi tanto minuscoli che a ricomporlo ci sarebbero voluti due secoli!
Alla poveretta non è restato altro da fare che ripescare dal fondo dell'armadio un tailleur grigio topo appartenuto alla madre e mettersi quello.
Al posto della limousine che aveva prenotato,al portone lei e la nipote Pandora,testimone di nozze,hanno trovato una scassatissima 500 color piscio di gatto.L'autista ha loro spiegato che la sera prima il segretario del sultano del Brunei (indovinate un po' di chi si trattava in realtà)aveva prenotato tutte le auto da cerimonia meno quella.
Alle poverette non è restato altro che far di necessità virtù.
Svoltato l'angolo per poco la 500 non è andata a sbattere contro una montagna di letame.
Si è creato un maxingorgo con conseguente ritardo di due ore,e quando alla fine l'auto è ripartita ha reso l'anima al Dio delle auto dopo 500 metri.
A questo punto zia e nipote hanno cominciato a fare l'autostop.
Dieci minuti dopo è arrivata una Volante:qualcuno aveva avvisato la polizia che due attempate lucciole ubriache adescavano gli automobilisti di passaggio.
Per fortuna il capopattuglia,grnade fan della Pandora,l'ha riconosciuta,le ha fatte salire e le ha accompagnate in chiesa a sirene spiegate.
Al Desquinternatibus non è andata meglio.
A parte il fatto che per uscire di casa ha dovuto chiamare i pompieri (qualcuno aveva siliconato il portone),quando è arrivato alla sua Ferrari e l'ha aperta per poco non è morto d'infarto:sul sedile del guidatore dormiva pacifico un boa constrictor,e 4 vedove nere zampettavano allegre per l'abitacolo!
Ci sono volute due ore per liberare l'auto e tre per estrarre il nobiluomo dal cassonetto in cui si era fiondato e in cui,vista la notevole mole,era rimasto incastrato.
Quando,come Dio vuole,è arrivato in chiesa,ha trovato tutti in agitazione,perchè mancava il prete,che è stato ritrovato legato e imbavagliato nella cripta.
Per farlo riprendere c'è voluta un'intera bottiglia di vinsanto.
La cerimonia è comunque iniziata ed è andata avanti fino alla fatidica frase:- Se qualcuno ha qualcosa contro questo matrimonio lo dica ora o taccia per sempre!-
Dal confessionale è spuntato un omaccio armato di schioppo che pareva un incrocio fra Rambo e il Passatore.
Il prete,riconosciuto il suo aggressore,è di nuovo scappato nella cripta,seguito a ruota dalla Pandora.
Imperturbabile,Be'erino (perchè di lui si trattava)assestato un bel colpo col calcio del fucile al Desquinternatibus là dove il sol tace,ha preso a fagotto l'Amalasunta e si èdileguato.
Sono passate tre settimane.
La Pandora e il prete sono ancora chiusi nella cripta e intendono restarci.La Strombazzoni-Bon ha addirittura eletto dimora lì dentro.
Il Giacomantonio è ricoverato nella clinica Luminaris:si crede Willy Coyote e appena può si arrampica sull'armadio e si butta giù ,ridendo beato.
Lo Sperandio,vista la gravità del caso,ha chiamato a consulto due celebri colleghi,l'irlandese Sean O'Matt e il coreano Sehun Son Grull,ma anche loro non sanno che pesci pigliare.
Be'erino e la Strombazzoni-Bon si sono sposati di nuovo in Burundi,secomndo il rito degli adoratori delle formiche nane.
Contenti loro...
Aspettando i confetti,passo e chiudo



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La principessa malata

Post n°1034 pubblicato il 21 Ottobre 2011 da odette.teresa1958

C'era una volta un re che aveva una figlia di grande bellezza e straordinaria intelligenza.
La principessa soffriva però di una misteriosa malattia. Man mano che cresceva, si indebolivano le sue braccia e le sue gambe, mentre vista e udito si affievolivano.
Molti medici avevano invano tentato di curarla.
Un giorno arrivò a corte un vecchio, del quale si diceva che conoscesse il segreto della vita. Tutti i cortigiani si affrettarono a chiedergli di aiutare la principessa malata.
Il vecchio diede alla fanciulla un cestino di vimini, con un coperchio chiuso, e disse:
«Prendilo e abbine cura. Ti guarirà».
Piena di gioia e attesa, la principessa aprì il coperchio, ma quello che vide la sbalordì dolorosamente: nel cestino giaceva infatti un bambino, devastato dalla malattia, ancor più miserabile e sofferente di lei.
La principessa lasciò crescere nel suo cuore la compassione.
Nonostante i dolori prese in braccio il bambino e cominciò a curarlo.
Passarono i mesi: la principessa non aveva occhi che per il bambino. Lo nutriva, lo accarezzava, gli sorrideva. Lo vegliava di notte, gli parlava teneramente. Anche se tutto questo le costava una fatica intensa e dolorosa.
Quasi sette anni dopo, accadde qualcosa di incredibile: un mattino, il bambino cominciò a sorridere e a camminare.
La principessa lo prese in braccio e cominciò a danzare, ridendo e cantando. Leggera e bellissima come non era più da gran tempo.
Senza accorgersene era guarita anche lei.

 

Bruno Ferrero




 
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Perdono

Post n°1033 pubblicato il 21 Ottobre 2011 da odette.teresa1958

C’erano una volta due bambini: fratello e sorella: uno era un giovanotto bello e robusto, di nome Gif.
L’altra era Fila, una bimba sempre allegra e gaia.
-Perché mi hai rubato i pennarelli? - disse tutta sconvolta Fila, mentre riordinava i cassetti della sua scrivania.
Nella loro stanza non mancavano i materiali per costruire, disegnare e comporre. Era un locale da lavoro assai allegro.
I due ragazzi trascorrevano i pomeriggi a fare collage, a pitturare quadri e costruire castelli di cartone.
Gif, alla domanda della sorella, non seppe cosa rispondere.
Fila non era disposta a perdonarlo, e da quel momento cominciò a essere dura con il fratello. Non gli parlava più.
-Vieni a giocare con me! - la invitava Gif, ma la bambina faceva il muso duro e non rispondeva.
Il sole batteva forte in giardino.
Gif faceva rimbalzare il pallone e chiamava Fila; questa però insisteva a non rispondere. A tavola taceva, oppure rispondeva male. Il clima era assai triste.
Gif soffriva.
Anche Fila, però, non si sentiva affatto bene nell’insistere a essere sgarbata con il fratello. La tristezza assaliva entrambi.
I due non assaporavano più la bellezza delle giornate.
Erano incapaci di godere della luce del giorno, del profumo dei fiori, del sapore dei frutti. Nella loro storia si erano sempre voluti tanto bene, ma adesso i loro rapporti erano degenerati assai.
Quel pomeriggio una brezza dolce, di scirocco, riscaldava i due fratelli che se ne stavano muti sul prato. Fila si dondolava sull’altalena, mentre Gif giocava con le bilie.
Di tanto in tanto Gif chiedeva a Fila, tutto dolce:
-Vuoi qualcosa? Hai sete? Ti porto un succo di frutta! -
Ma Fila non rispondeva. Non voleva proprio perdonare il fratello.
D’un tratto, sui rami del melo, si posarono un uccellino e una farfalla.
Era un volatile fantastico: con le piume iridate e il cinguettio soave. Cominciò a cantare, e siccome era magico Fila lo capiva:
-Vieni con noi! - dissero i piccoli volatili variopinti.
La spruzzarono con un liquido magico e la resero capace di volare.
Insieme salirono in cielo:
-Adesso ti farò vedere il tuo comportamento! - riferì l'ucellino.
Dall’alto Fila vedeva il fratello presso la fontana del giardino. Gif piangeva e si lamentava:
-Voglio tornare a giocare con mia sorella: sono tanto triste! -
Fila vide anche sé stessa, tenere il broncio e rinunciare a perdonare Gif.
Vide che anche lei era triste, a non poter più divertirsi con Gif.
-Adesso faremo un salto nel passato! - annunciò l’uccellino alla bimba.
Fila vide i vecchi tempi: il giardino appariva un luogo assai giocondo, con i due fratelli che ci giocavano. I fiori sembravano incantati, il loro cancello era sempre aperto all’amore, il tetto della casa appariva dorato, mentre le antiche risa di Gif e Fila contornavano quelle ore.
Un angelo invisibile suonava a un pianoforte magico.
Le note salivano dolci al cielo, mentre i fratelli si amavano e si trastullavano gioiosi.
Fila si vide sorridere con Gif.
Nell’angolo dell’aiuola la mamma li chiamava a bere una cioccolata calda.
-Che buona! - diceva lei.
-E’ vero! - rispondeva Gif, e insieme stavano bene.
Tante stelline magiche brillavano a coronare quei momenti. Anche il loro cagnolino era contento di avere due padroni tanto uniti.
Fila vide quando andavano insieme nell’orto, e le zucche parevano facce allegre. La coppia si metteva a giocare e a parlare con le zucche, e le cucurbitacee sembravano rispondere ai loro scherzi:
-Che allegria c’era nella nostra casa! - disse Fila all’uccello.
Quando si amavano e si divertivano il loro giardino appariva incantato.
Fila si guardava ridere tra i tulipani colorati e i cespugli verdi.
Era bello vedersi correre allegra, inseguita da Gif, mentre giocavano a chiapparello.
Adesso, nel non voler perdonare il fratello, invece, la tristezza assaliva Fila.
Non si rendeva conto che il perdono guarisce.
-Devi scusare Gif! - disse l’uccello alla bambina.
-Ma il perdono non è facile! - replicò Fila.
-Il non voler graziare chi ha commesso errori porta solo odio, rancori, e amarezze!-
-E’ vero!non ci fa vivere bene! -commentò Fila.
I tre planarono sull’erba.
Il piccolo volatile continuò a parlare:
-Devi dimenticare il torto ricevuto!Anche tu a volte commetti cose poco buone!Fai ritornare l’amore! Solo così ti libererai dall’angoscia! Persino Gesù, mentre era sulla croce disse “Padre perdonali, perché non sanno quello che fanno!”-
Fila ascoltava,e intanto stava comprendendo.
-L’egoismo, l’odio, la paura ci portano a negare il perdono, ma noi bisogna riuscire a raccogliere le nostre forze e superare questi momenti.-
Chi non perdona soffre più ancora del prossimo al quale il perdono viene negato.
Gli uomini e le donne sono creature imperfette. Tutti possono sbagliare. Il perdono può rendere perfetta l’umanità malata.
Non si deve giudicare.
Perdono non è debolezza né sottomissione.
-Incontrare il perdono è bellissimo! - comunicò l’essere alato a Fila.
L’uccellino ela farfalla si trasformarono, e divennero due angeli Avevano ali trasparenti e capelli biondi e lunghi.
Sorrisero a Fila e le dissero:
-Ora ti regaleremo la cosa più bella del mondo: la capacità di perdonare! - poi la ricondussero al giardino.
Fila, appena atterrata sull’erba corse verso il fratello.
-Ti perdono! Ti perdono! -urlava. I due si abbracciarono. Piansero commossi. Poi cominciarono a ridere, e intanto si baciavano.
Le piante ritornarono ad apparire belle.
La vita ricominciò a essere allegra.
La nostra cultura è invasa da cinismo e prepotenze.
Si è dimenticato cosa è il perdono.

Fila si sentiva ora assai bene. Aver perdonato la faceva felice.
Non perdonare porta solo a ricordare i torti e le divisioni.
Chi è disposto a perdonare il prossimo ha capito il messaggio di Gesù, che dice nel Padre Nostro “ rimetti a noi i nostri debiti, come noi ne rimettiamo ai nostri debitori!”.
Perdonare aiuta a rimarginare le ferite.
Il perdono è un balsamo medicamentoso.
Tutti sbagliano….a volte la vita è come un castello di sabbia, da fare con l’amore:è difficile da costruire e facile a crollare. Il perdono ci aiuta a tenere il castello in piedi.
Bisogna saper guardare le cose anche con gli occhi degli altri.
Fila, da quel dì imparò a perdonare, e si accorse che in quel modo era diventata ricca.
Non smise mai più di amare Gif, e i giorni trascorsero in grande gioia e felicità.
Se vogliamo la pace bisogna partecipare alla costruzione della stessa.
Per-donare, come dice la parola è un dono, un regalo……

 
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Il pulcino cosmico

Post n°1032 pubblicato il 21 Ottobre 2011 da odette.teresa1958

L'anno scorso a Pasqua, in casa del professor Tibolla, dall'uovo di cioccolata sapete cosa saltò fuori? Sorpresa: un pulcino cosmico, simile in tutto ai pulcini terrestri, ma con un berretto da capitano in testa e un'antenna della televisione sul berretto.
Il professore, la signora Luisa e i bambini fecero tutti insieme:
- Oh, e dopo questo oh non trovarono più parole.
Il pulcino si guardava intorno con aria malcontenta.
- Come siete indietro su questo pianeta, - osservò, - qui è appena Pasqua; da noi, su Marte Ottavo, è già mercoledì.
- Di questo mese? - domandò il professor Tibolla.
- Ci mancherebbe! Mercoledì del mese venturo. Ma con gli anni siamo avanti di venticinque.
Il pulcino cosmico fece quattro passi in su e in giù per sgranchirsi le gambe, e borbottava:
- Che seccatura! Che brutta seccatura.
- Cos'è che la preoccupa? - domandò la signora Luisa.
- Avete rotto l'uovo volante e io non potrò tornare su Marte Ottavo.
- Ma noi l'uovo l'abbiamo comprato in pasticceria.
- Voi non sapete niente. Questo uovo, in realtà, è una nave spaziale, travestita da uovo di Pasqua, e io sono il suo comandante, travestito da pulcino.
- E l'equipaggio?
- Sono io anche l'equipaggio. Ma ora sarò degradato. Mi faranno per lo meno colonnello.
- Be', colonnello è più che capitano.
- Da voi, perché avete i gradi alla rovescia. Da noi il grado più alto è cittadino semplice. Ma lasciamo perdere. La mia missione è fallita.
- Potremmo dirle che ci dispiace, ma non sappiamo di che missione si trattava.
- Ah, non lo so nemmeno io. Io dovevo soltanto aspettare in quella vetrina fin che il nostro agente segreto si fosse fatto vivo.
- Interessante, - disse il professore, - avete anche degli agenti segreti sulla Terra. E se andassimo a raccontarlo alla polizia?
- Ma sì, andate in giro a parlare di un pulcino cosmico, e vi farete ridere dietro.
- Giusto anche questo. Allora, giacché siamo tra noi, ci dica qualcosa di più su quegli agenti segreti.
- Essi sono incaricati di individuare i terrestri che sbarcheranno su Marte Ottavo tra venticinque anni.
- E' piuttosto buffo. Noi, per adesso, non sappiamo nemmeno dove si trovi Marte Ottavo.
- Lei dimentica, caro professore, che. lassù siamo avanti col tempo di venticinque anni. Per esempio sappiamo già che il capitano dell'astronave terrestre che giungerà su Marte Ottavo si chiamerà Gino.
- Toh, - disse il figlio maggiore del professor Tibolla, - proprio come me.
- Pura coincidenza, - sentenziò il cosmopulcino. - Si chiamerà Gino e avrà trentatre anni. Dunque, in questo momento, sulla Terra, ha esattamente otto anni.
- Guarda guarda, - disse Gino, - proprio la mia età.
- Non mi interrompere continuamente, - esclamò con severità il comandante dell'uovo spaziale. - Come stavo spiegandovi, noi dobbiamo trovare questo Gino e gli altri membri dell'equipaggio futuro, per sorvegliarli, senza che se ne accorgano, e per educarli come si deve.
- Cosa, cosa? - fece il professore. - Forse noi non li educhiamo bene i nostri bambini?
- Mica tanto. Primo, non li abituate all'idea che dovranno viaggiare tra le stelle; secondo, non insegnate loro che sono cittadini dell'universo; terzo, non insegnate loro che la parola nemico, fuori della Terra, non esiste; quarto...
- Scusi comandante, - lo interruppe la signora Luisa, - come si chiama di cognome quel vostro Gino?
- Prego, vostro, non nostro. Si chiama Tibolla. Gino Tibolla.
- Ma sono io! - saltò su il figlio del professore. Urrà,
- Urrà che cosa? - esclamò la signora Luisa. - Non crederai che tuo padre e io ti permetteremo...
- Ma il pulcino cosmico era già volato in braccio a Gino.
- Urrà! Missione compiuta! Tra venticinque anni potrò tornare a casa anch'io.
- E l'uovo? -domandò con un sospiro la sorellina di Gino.
- Ma lo mangiamo subito, naturalmente.
E così fu fatto.

 
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Una dedica a mia moglie (Eliot)

Post n°1031 pubblicato il 21 Ottobre 2011 da odette.teresa1958

A cui devo la gioia palpitante
che tiene desti i miei sensi nelle ore di veglia,
e il ritmo che scandisce il riposo
delle nostre ore di sonno,
l'accordo del respiro

di due amanti i cui corpi
profumano l'uno dell'altro,
che pensano uguali pensieri
e non hanno bisogno di parole
e sussurrano uguali parole
senza la necessità di un senso.

Il vento stizzoso dell'inverno non farà gelare
il sole astioso del tropico non farà seccare
le rose nel giardino di rose che è soltanto nostro

ma scrivo questa dedica perché altri la leggano:
sono parole private indirizzate a te in pubblico.

 
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Libri dimenticati:Hollywood Babilonia

Post n°1030 pubblicato il 21 Ottobre 2011 da odette.teresa1958

I più grandi scandali holliwoodiani,corredati di foto.
Scritto da Kenneth Anger

 
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Frase del giorno

Post n°1029 pubblicato il 21 Ottobre 2011 da odette.teresa1958

Ero scontento di non avere scarpe finchè non ho visto un uomo senza piedi (proverbio ebraico)

 
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