Il labirinto
blog diarioMessaggi del 11/11/2011
La luce bianca della luna inondava la notte nera. Illuminava il silenzio che si accompagnava al buio. Solo i rumori della natura erano udibili.
Nella baita solitaria e vuota, uno specchio raccoglieva le immobili immagini che lo circondavano. Era mercoledì ed, essendo la casa disabitata durante la settimana, l’unica cosa che quello specchio poteva riflettere erano oggetti.
“Che solitudine” pensava lo specchio……già perché oltre che le immagini, lui rifletteva anche nella sua mente. “Che noia”, continuava tra sé e sé.
Era uno specchio ambizioso poiché nonostante fosse un oggetto, a furia di stare con gli esseri umani, quando rimaneva solo con gli altri suoi simili, non si sentiva a posto con se stesso. Forse cominciava a sentirsi un po’ umano anche lui.
“Non vedo l’ora che arrivi sabato” continuava “quando Alice si rispecchierà dentro di me e sorriderà guardandosi….il merito in fondo sarà mio! Poi Andrea guarderà, con tutta la curiosità dei suoi due anni, la sua immagine riflessa chiedendosi: “ ma sono io?” E io sarò l’artefice della nascita di questa sua consapevolezza!”
Fu con questi pensieri che quello specchio si addormentò e non si accorse che continuo’ a rispecchiare il mondo intorno a sé anche una volta addormentato, oltre che i suoi sogni.
Si svegliò nel cuore della notte. C’era una luce abbagliante che disturbava il suo sonno. Era la luna, piena e luminosissima.
Volse lo sguardo fuori dalla finestra e nell’increspato luccichio del laghetto adiacente alla casa, vide una luna anche sotto la superficie dell’acqua.
“Come si permette, quell’insolente di un lago!! Riflettere le immagini è una mia esclusiva, sono nato per questo, io! E poi, rispecchiare la luna…..quale cosa inutile e zuccherosa. Se solo questi principianti imparassero da chi di dovere cosa veramente conta in questa attività…..”
Fu sopraffatto da questi pensieri ma poi concluse che, in fondo, gli uomini andavano da lui ad ammirare se stessi. Poi lui era così bello , nella sua cornice di legno, da essere tenuto in casa, come un cimelio e non lasciato al freddo in mezzo alla natura.
I giorni passarono e lo specchio si convinse dell’inutilità di rispecchiare la luna. Certo a lui non era mai capitato e, come uno stupido, per un attimo aveva anche invidiato il laghetto che ci era riuscito. Adesso però era tornato in sé.
Passarono anche le settimane e arrivò un giorno in cui, Alice e il fratellino, giocando con la propria immagine nello specchio si accorsero che essa non c’era più.
Che delusione! Nessuna immagine appariva sulla superficie…..
“Papà…papà?” gridò la bambina. E il papà arrivò e neanche la sua immagine venne riflessa.
“ Ma come è possibile?” si chiedeva l’uomo.
Lo specchio era terrorizzato. Lui li vedeva i suoi amici, ma loro non si vedevano più dentro di lui e, in fondo, non vedevano più lui.
Si girò verso la finestra e una lacrima, che scorreva ormai su una superficie buia e inutile, scivolò fino a terra.
Il lago, in quel momento stava rispecchiando una splendida e gialla luna, che riempiva di bianche stelline lo specchio d’acqua, che, come il coperchio di un magico scrigno, custodiva sotto la superficie, un’ondeggiante seconda luna. In quella dimensione impalpabile era come sprofondata in un regno di poesia.
Anche lo specchio si commosse di fronte a tutto questo e quando vide due innamorati che osservando la luna si rispecchiarono a loro volta nel lago, capì………………
Capì che forse, con gli anni, si era inaridito, capì che rispecchiando solo ciò che aveva di fronte, chissà quante poesie si era perso, quante melodie non aveva ascoltato e quanti sogni non aveva fatto. Capì queste e tante altre cose ma ormai era tardi.
Il giorno dopo venne depositato fuori dalla casa, in mezzo ai rifiuti. In fondo, a cosa serve uno specchio che non rispecchia più.
Passò la giornata fuori dalla casa, a guardare il cielo vuoto e fermo fino a che sopraggiunse la notte. Una miriade di stelle riempirono la volta celeste e quando la luna, tonda e bianca, fece la sua comparsa, la superficie dello specchio si illuminò e per la prima volta si rese conto che guardare il cielo non era poi così inutile e noioso. Pianse, questa volta lacrime diverse, di gioia.
La mattina successiva i suoi amici umani, arrivarono per smaltire quegli inutili rifiuti accumulati vicino alla casa ma quando videro nuovamente la propria immagine nello specchio, si resero conto che non era morto, ma che anzi, nel riflesso, c’era una luce in più che non lo avrebbe mai più abbandonato……..la luce dei sogni.
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In un bosco viveva una famiglia di scoiattoli, padre, madre e tre figli. Per l’inverno che stava per arrivare i genitori avevano costruito un nido in un tronco cavo d’albero; esso serviva a ripararsi dal freddo, in attesa della primavera.
Un giorno la simpatica famigliola era andata a procurarsi il cibo sugli alberi sui cui rami tutti quanti si erano divertiti a saltare e a rimanere sospesi per la coda, facendo l’altalena. Al ritorno però trovarono una sgradita sorpresa: una volpe si era insinuata nei pressi del loro nido e se ne stava beatamente seduta guardandovi dentro.
Il padre, appena la vide, avvertì moglie e figli di tenersi lontani e poi cautamente si avvicinò. Dopodiché prendendo il coraggio a due mani, esclamò forte:
“Via di là, quello è il nostro nido!”.
La volpe abbozzò un sorriso ironico e poi rispose:
“Perché? Qualcuno mi vieta di stare vicino a un albero? Mi sembra che il bosco sia di tutti”.
Lo scoiattolo inviperito, disse ancora:
“Ma quello è il nostro nido. Te l’ho già detto, volpe malvagia, vattene! E che il diavolo ti porti con sè all’inferno”.
La volpe, che si divertiva a tenerlo sulle spine, per tutta risposta, stavolta non lo guardò neppure e anzi cominciò a lisciarsi con la lingua la sua bella coda in segno di dispetto e indifferenza, non accennando affatto ad andarsene.
La moglie dello scoiattolo si avvicinò al marito e gli disse: “Lascia fare a me”.
Si rivolse alla volpe, dicendole stizzita: “Ma chi pensi di essere? Non riuscirai a impadronirti della nostra casa; va’ piuttosto a cibarti di topi di campagna, sono quelli i roditori che devi cercare. Lasciaci in pace, brutta strega!”.
La volpe allora si volse elegantemente verso la mamma scoiattolo e poi esclamò:
“Mi è appena venuta un’idea. Prenderò questo vostro nido come tana per il mio letargo invernale”.
Dunque una cosa era chiara: la volpe proprio non voleva saperne di abbandonare la zona. Avesse fatto o no del nido la sua tana, certamente non avrebbe permesso alla famiglia degli scoiattoli di entrarci.
A questo punto gli scoiattoli più piccoli cominciarono a tirarle sassolini, ma essa si divertiva semplicemente a schivarli. Allora si fece avanti il figlio maggiore della famigliola e, rivolto alla volpe, le parlò così:
“Signora volpe, noi siamo scoiattoli e lei sa che siamo abituati a passare l’inverno negli alberi, dove ci costruiamo la casetta. Sia buona e ce la lasci, altrimenti non sapremmo proprio dove andare. Lei potrà trovare una tana più in là. Io le auguro di vivere a lungo e che nessun cacciatore mai le spari. Anzi, venga a trovarci con l’arrivo della bella stagione e noi le offriremo frutta e noccioline, per ringraziarla di aver ascoltato le nostre preghiere”.
La volpe prima lo guardò imperiosa, poi mite disse:
“Tu sei stato gentile e questo atteggiamento merita considerazione. Me ne vado per te, giovane scoiattolo. In primavera passerò a trovarti, perché tutti ci considerano avide e astute e ci aggrediscono, come ha fatto la tua famiglia; ma tu sei stato buono e hai dimostrato una grande sensibilità. Arrivederci e buon inverno!”.
E così dicendo, corse via.
Morale: A volte se usassimo una parola gentile, riusciremmo ad ottenere di più dagli altri.
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Il sole irradiava gli ultimi porpurei raggi attraverso le finestre del grande salone e il giovane cavaliere stava conversando, seduto al lungo tavolo, con donna Dindia.
Egli s'era spinto fino alla selva Lamarida in cerca del gioiello "Raiètta" per assecondare i capricci della sua futura sposa, la bellissima castellana di Badia.
Udite queste parole, la dama abbozzò un sottile sorriso di tenerezza e l'ammonì:
"Sì il gioiello di cui parli si trova proprio nella grotta ai piedi del castello, ma a sorvegliarlo c'è un ferocissimo drago. Lo stesso drago che mi tiene prigioniera e che, finora, nessuno è mai riuscito a sconfiggere."
Leggendo poi la grande curiosità che illuminava gli occhi del giovane forestiero, l'affascinante Dindia prese a narrare dello sventurato legame che la univa alla Reiètta. Tale gioiello era il dono di un malvagio stregone che voleva ad ogni costo prenderla in sposa. Punto però nell'orgoglio dai suoi sdegnosi rifiuti, il mago l'aveva rapita e rinchiusa in questo castello.
L'incredibile racconto animò il cuore del giovane condottiero che, giunte le prime luci del giorno, si avventurò fino alla grotta deciso a liberare la nobile prigioniera e donare all'amata il fantastico gioiello.
Il duello divampò ben presto in un furibondo scambio di colpi finché, all'improvviso, la possente spada del cavaliere trafisse il drago da parte a parte.
Donna Dindia era finalmente libera, ma quando il giovane uscì trionfante dalla caverna, cadde ai suoi piedi stravolto dalle mortali ferite.
In quello stesso momento, un urlo di dolore echeggiò nell'aria e una fanciulla si gettò sul corpo esamine: era la castellana di Badia venuta in cerca del suo amato.
Per lungo tempo le due dame si fissarono silenziosamente negli occhi, poi donna Dindia raccolse il corpo senza vita del paladino, lo adagiò sul suo cavallo bianco e scomparve nella foresta.
leggenda della Val Badia
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Quando morrò voglio le tue mani sui miei occhi:
voglio che la luce e il frumento delle tue mani amate
passino una volta ancora su di me la loro freschezza:
sentire la soavità che cambiò il mio destino.
Voglio che tu viva mentr' io, addormentato, t'attendo,
voglio che le tue orecchie continuino a udire il vento,
che fiuti l'aroma del mare che amammo uniti
e che continui a calpestare l'arena che calpestammo.
Voglio che ciò che amo continui a esser vivo
e te amai e cantai sopra tutte le cose,
per questo continua a fiorire, fiorita,
perchè raggiunga tutto ciò che il mio amore ti ordina,
perchè la mia ombra passeggi per la tua chioma,
perchè così conoscano la ragione del mio canto.
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Per l'appunto proprio lei è la protagonista della mia cronaca.
Ma è d'uopo una premessa.
Pippipù ha un grandissimo difetto:ride di un riso isterico e fragoroso,alla minima provocazione,e il suo riso causa cataclismi inauditi come quelli che mi accingo a raccontarvi.
LUNEDI'- Pippipù è una fedele ascoltatrice del programma radiofonico "Vi parlo di me".
Stamattina,a causa di una battuta del conduttore,ha cominciato a ridere così fragorosamente che i vetri sono andati in frantumi.Senza colpa alcuna l'Anarchico si è ritrovato sepolto sotto una montagna di vetro
MARTEDI'- Pippipù è andata a trovare la Sargenta,che poi è sua cognata.
Quella ha fatto l'errore di esibirsi nell'imitazione della Targiona ed è finita a capofitto nel paiolo della polenta:Pippipù,in preda a riso isterico,le è franata addosso
MERCOLEDI'- La Carolina e Pippipù sono andate in piscina.
Per cause sconosciute,qualcosa ha provocato l'ilarità di Pippipù,che col suo riso ha provocato un'onda anomala.La Carolina è viva per grazia di Dio
GIOVEDI'- Be'erino e Pippipù sono andati al funerale di Adelasio Papagnoccheri,padre dell'Aiace.
La vista di un moscone che si è posato sul naso di Ireneo ha scatenato l'ilarità della ciccionazza.
Per colpa delle vibrazioni si è aperta una voragine con diametro di 5 mt che ha inghiottito tutti.
Per tirarli fuori ci sono volute 4 ore.
VENERDI'- La cesira ha raccontato a Pippipù che da anni la zitellona Cassiopea Puzzettoni corre dietro a Teobaldo.
Pippiù naturalmente ha cominciato a ridere.
38 galline sono morte d'infarto.
SABATO- Pippipù,visto Ireneo in bicicletta,ha riso così tanto che l'unico lampione di S.Tobia è crollato addosso al pretone.
DOMENICA- Be'erino ha portato la moglie in Burundi da Zibidè,per vedere se con la sua magia può far qualcosa per questo flagello.
E' passata una settimana
L'Anarchico odia i vetri e la Sargenta è allergica alla polenta.
La Carolina usa il salvagente anche sotto la doccia.
Ireneo pensa di esser stato investito dall'astronave dei genitori di ET e va in bicicletta con lo scafandro.
Dal Burundi tutto tace.
"Niente nuova buona nuova"dice il proverbio.
Augurandomelo di cuore,passo e chiudo
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Biografia della celebre danzatrice della Belle Epoque,dalla vita movimentata e romanzesca.Da leggere
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Inviato da: RicamiAmo
il 01/08/2014 alle 18:11
Inviato da: Dolce.pa44
il 26/07/2014 alle 18:22
Inviato da: do_re_mi0
il 23/04/2014 alle 18:01
Inviato da: odio_via_col_vento
il 14/04/2014 alle 20:57
Inviato da: Krielle
il 23/03/2014 alle 04:38