Messaggi del 14/11/2011

Betta la mula

Post n°1205 pubblicato il 14 Novembre 2011 da odette.teresa1958

Il paese di Corbetta, a pochi chilometri da Milano, fa derivare scherzosamente il suo nome da un'antica leggenda.
Era una sera buia e nebbiosa, una di quelle sere in cui, come si dice in Lombardia, si taglia la nebbia con il coltello.
Un cavaliere, tutto avvolto in un mantello di foggia militare, spingeva la sua mula per una delle vie dei sobborghi, in direzione dell'aperta campagna, incitandola a tenere un buon passo.
A un certo punto il cavaliere allentò le redini, immerso in profondi pensieri, e lasciò che la sua cavalcatura scegliesse la strada.
«Ormai saremo abbastanza lontani da Milano» pensava. «Betta, la mia mula, è una buona camminatrice. Starò lontano finché ai miei Milanesi non sarà passata la bella idea di volermi eleggere vescovo della loro città. Proprio io, che sono un militare».
Tutta la notte, uomo e cavalcatura viaggiarono di buona lena. Quando infine l'alba spuntò, Ambrogio si guardò intorno, curioso di sapere dove mai fosse giunto dopo tanto trotterellare lungo strade tortuose e sconosciute.
Si accorse allora con spavento che la sua mula aveva girato intorno alla città per tutta la notte, e che quindi si trovavano ancora nei pressi di Milano.
Già la gente usciva dalle case e gli si accalcava intorno.
Subito Ambrogio incitò l'animale a cambiar direzione e, curvandosi sull'arcione, gridò spaventato, usando quel dialetto che ormai gli era diventato familiare:
«Cûr Betta! ... Cûr, Betta ». Cioè: « Corri, Betta! ... Corri, Betta! ...».
Ma invano. Tutte le campane della città si erano messe a suonare a distesa, come per annunciare alla popolazione che il futuro grande vescovo era fra loro. Ambrogio dovette così cedere alla volontà del popolo e del cielo.
Ma al piccolo paese, da quel giorno, rimase come nome il grido di Ambrogio: «Cûr Betta ... ». Corbetta, appunto.

 
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Maria di Legno

Post n°1204 pubblicato il 14 Novembre 2011 da odette.teresa1958

Maria di Legno era una ragazza semplice, ma sveglia e attenta. Le piaceva il mattino leggere il giornale e un giorno trovò un annuncio della Regina dove si cercava una cuoca bravissima.
Maria di Legno decise di presentarsi.
Si fece preparare dal falegname un ampio vestito di legno con tanti cassettini. Di questi tre erano i più importanti, perchè contenevano tre vestiti.
Il primo un vestito speciale, bello come la Luna. Il secondo un vestito luminoso come il sole. Il terzo infine un vestito specialissimo, completamente ricoperto di campanellini (forse d'oro e argento).
La Regina prima di mettere alla prova Maria di Legno, la avvertì: il Principe suo figlio soffriva di grande melanconia, e difficilmente qualche cuoco della corte era riuscito a farlo mangiare con appetito.
Maria di Legno in cucina preparò per quel giorno una pietanza favolosa, che il Principe mangiò con grande entusiamo, chiedendo alla madre:
- chi l'ha cucinato? - Maria di Legno, gli fu risposto.
La Regina, per festeggiare la guarigione del principe, organizzò un gran ballo. Sul finire della serata, entrò nel salone delle danze una ragazza di bellezza inusuale, che indossava un abito bello come la Luna.
Alla domanda del principe: - chi sei? - ella non rispose e andò via in fretta.
Il principe chiese alla madre di organizzare un altro ballo. Anche questa volta a metà della serata apparve una ragazza più bella delle altre, con un vestito splendente come il sole.
Incantato il principe, durante il ballo, le donò un anello, al che lei ancora andò via, in tutta fretta.
Il giorno seguente la regina ordinò a Maria di Legno una grande torta. La ragazza la preparò con la consueta abilità, ma nell'impastare, l'anello le sfuggì dentro alla torta.
Al momento in cui tutti gustavano l'ottimo dolce, il principe si ritrovò l'anello fra i denti, l'osservò stupito e chiese alla madre: - chi c'è in cucina? voglio conoscerla -
La madre rispose: - c'è Maria di Legno, la nostra bravissima cuoca - e la mandò a chiamare.
Dalle scale che scendevano dalla cucina si udì un tintinnare.
La Regina esclamò: - Te ven zü con tüto o resentà? (vieni con tutto il vasellame appeso?).
Maria di Legno indossava l'abito ricoperto dai mille campanellini.
- Sei tu? - esclamò il principe, pieno d'amore e ammirazione e, come capita nelle favole, si sposarono e vissero felici e contenti.

Fiaba Ligure inviata da D56 degli amici del forum di pinu

 

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Le navi dei predoni

Post n°1203 pubblicato il 14 Novembre 2011 da odette.teresa1958

Nell'entroterra di Massa ci sono delle rovine, nella piana del fiume Magra. Là, in tempi antichissimi, sorgeva la meravigliosa città di Luni, interamente circondata da forti mura.
Nel limpido cielo si stagliavano le alti torri e bei palazzi di candido marmo, gli abitanti erano celebri per la vita ricca e raffinata.
Ma un giorno il terrore si diffuse per la città: le sentinelle avevano avvistato all'orizzonte le navi dei predoni.
Erano i vichinghi, che, nelle loro fredde terre del Nord, avevano sentito narrare meraviglie delle ricche città d'Italia. «Andiamo a conquistare Roma!» aveva incitato Hastings, il loro capo. E subito i più forti guerrieri erano partiti.
Così essi giunsero in vista di una magnifica città che biancheggiava sulla costa.
«È certo Roma !» pensarono quei barbari «di là trarremo ricchezze immense».
Era invece Luni.
La forte città serrò le porte e si difese strenuamente; invano i Vichinghi la attaccarono più e più volte.
Visti gli inutili tentativi, i predoni ricorsero a uno stratagemma.
Dai velieri si avvicinò a riva una barca, facendo segni di pace. Ne scesero degli uomini che portavano una barella.
«Il nostro capo è stato ferito e prima di morire vuole diventare cristiano. Lasciate che riceva il battesimo nella vostra cattedrale...» pregarono.
Impietositi e stupiti, gli abitanti di Luni aprirono una porta al piccolo corteo. Ma quando la barella fu nel cuore della città, Hastings balzò in piedi. I suoi compagni afferrarono le armi nascoste sotto le coperte e assalirono gli abitanti di Luni che, presi alla sprovvista, non fecero in tempo a fermare l'impeto degli invasori.
La città fu espugnata e distrutta. Di essa rimane solo il ricordo. La zona dove essa sorgeva conserva oggi il nome di Lunigiana.

Leggenda della Toscana

 

illustrazione di Mariarita Brunazzi degli amici del forum di pinu

 
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Febbre gialla

Post n°1202 pubblicato il 14 Novembre 2011 da odette.teresa1958

anquillizzatevi,lettori a S.Tobia non è scoppiata alcuna epidemia!
La "febbre gialla"è quella che ha colpito la Clementina, divoratrice di gialli,che dall'oggi al domani ha cominciato a vedere complotti,misteri e omicidi ovunque,arrivando agli estremi che sto per raccontarvi.
LUNEDI'- Mentre prendeva il fresco sul balcone,la Clementina ha notato un losco figuro pedinare Agatina Scannafù.Convinta di aver a che fare con un serial killer,come nel libro "Tutte le vittime di Marlon",ha chiamato la polizia.
Il pedinatore era Caino che,geloso fradicio,segue la fidanzata anche quando va a butttare la spazzatura davanti casa.
MARTEDI'- Da tempo a casa Scozzagalli arrivano misteriose telefonate,durante le quali un uomo prima insulta e poi spernacchia.Sicurissima che si trattasse di uno psicopatico,come nel libro "Telefono nemico",la Clementina ha fatto mettere sotto controllo il telefono.
Si trattava di Asmodeo,che era convinto di telefonare a casa Patacon.
Cuccurullo per poco non ha levato dal mondo il figlio a colpi di scarpa.
MERCOLEDI'- L'Anarchico e l'Astorre,sotto le finestre della Clementina,parlavano di fare la festa a Berengario.
Certa che volessero uccidere il poveraccio come nel giallo "Funerale per un amico",ècorsa da Cuccurullo.
Telesforo,col tono che si usa con un bambino deficiente,le ha spiegato che si trattava di organizzare un party a sorpresa per il Capricorni (se non lo sa lui,che è l'ideatore della festa...)
GIOVEDI'-Sentendo Pippipù parlare al cellulare in una lingua ostrogota la Clementina ,convinta che fosse una spia russa come nel libro "Chi non spia in compagnia",ha chiamato Cuccurullo.
La ciccionazza stava solo parlando in swahili con sua madre
VENERDI'- In farmacia Geremia si stava lamentandoper un forte mal di pancia.
Convinta che la Fidalma lo stesse lentamente avvelenando come in le libro "Mio narito morirà venerdì",ha telefonato a Cuccurullo.
In realtà il becchino aveva ancora sullo stomaco le 4 porzioni di melanzane alla parmigiana che si era mangiato ieri a cena.
SABATO- LaClementina ha visto ireneo gettare un grosso pacco nel cassonetto.
Pensando che,come nel libro "Il prete psicopatico",il pretone avesse ucciso e smembrato la sua colf (Fatima Makimmazzameh,per la cronaca) ha chiamato Cuccurullo.
Il pacco non era un pezzo di cadavere,ma la vecchia cuccia di Belva e Fatima sta benissimo.
DOMENICA- Telesforo ha intimato a Melchiorre di togliergli di torno la Clementina se non vuol rimanere vedovo della sua quinta moglie.
Gli Scozzagalli sono partiti per una crociera intorno al mondo.
E' passata una settimana.
Agatina ha piantato Caino,che è caduto in depressione.
Cuccurullo si è preso un lungo periodo di ferie nel deserto del Negev.
Degli Scozzagalli non si sa nulla
E mentre loro navigano,io passo e chiudo


odeja
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Ode al gatto (Neruda) Dedicato alla mia gatta

Post n°1201 pubblicato il 14 Novembre 2011 da odette.teresa1958

Gli animali furono

imperfetti lunghi

di coda, plumbei

di testa.

Piano piano si misero

In ordine

Divennero paesaggio,

acquistarono nèi, grazia, volo.

Il gatto,

soltanto il gatto

apparve completo

e orgoglioso:

nacque completamente rifinito,

cammina solo e sa quello che vuole.



L’uomo vuol essere pesce e uccello,

il serpente vorrebbe avere ali,

il cane è un leone spaesato,

l’ingegnere vuole essere poeta,

la mosca studia per rondine,

il poeta cerca d’imitare la mosca,

ma il gatto

vuole essere gatto

ed ogni gatto

dai baffi alla coda,

dal fiuto al topo vivo

dalla notte fino ai suoi occhi d’oro.



Non c’è unità

come la sua,

non hanno

la luna o il fiore

una tale coesione:

è una sola cosa

come il sole o il topazio,

e l’elastica linea del suo corpo,

salda e sottile, è come

la linea della prua di una nave.

I suoi occhi gialli

hanno lasciato una sola

fessura

per gettarvi le monete della notte.



Oh piccolo

imperatore senz’orbe,

conquistatore senza patria,

minima tigre da salotto, nuziale

sultano del cielo

delle tegole erotiche,

il vento dell’amore

all’aria aperta

reclami

quando passi

e posi

quattro piedi delicati

sul suolo,

fiutando,

diffidando

di ogni cosa terrestre,

perché tutto

è immondo

per l’immacolato piede del gatto.



Oh fiera indipendente

della casa, arrogante

vestigio della notte,

neghittoso, ginnastico

ed estraneo,

profondissimo gatto,

poliziotto segreto

delle stanze,

insegna

di un

irreperibile velluto,

probabilmente non c’è

enigma

nel tuo contegno,

forse non sei mistero,

tutti sanno di te ed appartieni

all’abitante meno misterioso,

forse tutti si credono

padroni,

proprietari, parenti

di gatti, compagni,

colleghi,

discepoli o amici

del proprio gatto.



Io no.

Io non sono d’accordo.

Io non conosco il gatto.

So tutto, la vita e il suo arcipelago,

il mare e la città incalcolabile,

la botanica,

il gineceo coi suoi peccati,

il per e il meno della matematica,

gli imbuti vulcanici del mondo,

il guscio irreale del coccodrillo,

la bontà ignorata del pompiere,

l’atavismo azzurro del sacerdote,

ma non riesco a decifrare un gatto.

Sul suo distacco la ragione slitta,

numeri d’oro stanno nei suoi occhi.

 
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Libri dimenticati:Miss Potter

Post n°1200 pubblicato il 14 Novembre 2011 da odette.teresa1958

La biografia di Beatrix Potter,la celebre creatrice di Peter Coniglio,personaggio amatissmo dai bambini

 
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Frase del giorno

Post n°1199 pubblicato il 14 Novembre 2011 da odette.teresa1958

nvece di uccidere e morire per diventare quello che non siamo dovremmo vivere e lasciar vivere per creare quel che realmente siamo (Camus)

 
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