Messaggi del 13/12/2011

Albert Victor duca di Clarence,un re mancato

Post n°1388 pubblicato il 13 Dicembre 2011 da odette.teresa1958

Alberto Vittorio Cristiano Edoardo di Sassonia-Coburgo-Gotha (Frogmore House, 8 gennaio 1864 – Sandringham House, 14 gennaio 1892) fu un membro della famiglia reale britannica. Era il figlio maggiore di Alberto Edoardo, principe di Galles (in seguito re Edoardo VII) e di Alessandra, principessa di Galles (in seguito regina Alessandra). Al momento della nascita era secondo nella linea di successione al trono, dopo suo padre.

Alberto Vittorio era conosciuto in famiglia come Eddy e molti suoi biografi si sono riferiti a lui con questo nomignolo. Da ragazzo viaggiò molto come cadetto della marina. Da adulto entrò nell'esercito, ma non espletò alcun servizio militare attivo. Dopo due tentativi senza successo di fidanzamento, gli venne promessa in sposa Mary di Teck nel tardo 1891. Poche settimane dopo morì in una pandemia influenzale. Mary in seguito sposò il fratello minore di Alberto Vittorio, Giorgio, che divenne re Giorgio V nel 1910.

L'intelletto, la sessualità e la sanità mentale di Alberto Vittorio sono stato oggetto di molte speculazioni; pettegolezzi lo volevano collegato ad uno scandalo riguardante un bordello per omosessuali, benché non esistano chiare prove che lui lo frequentasse o che fosse omosessuale. Alcuni studiosi affermarono che egli fosse il serial killer conosciuto con il nome di Jack lo squartatore. Documenti dell'epoca indicano però che Alberto Vittorio non poteva essere stato a Londra al momento degli omicidi e quindi l'accusa è ampiamente infondata.
Infanzia



Alberto Vittorio nacque prematuro di due mesi, l'8 gennaio 1864 a Frogmore House, Windsor, Berkshire. Fu il primo figlio di Alberto Edoardo, principe di Galles, e della moglie Alessandra (nata Alessandra di Danimarca). Secondo il volere della nonna regina Vittoria venne chiamato Alberto Vittorio, ma era conosciuto informalmente come Eddy. In quanto nipote del monarca britannico regnante nella linea di discendenza maschile, esso venne insignito sin dalla nascita del titolo di Sua Altezza Reale Principe Alberto Vittorio di Galles.

Alberto Vittorio venne battezzato nella cappella privata di Buckingham Palace il 10 marzo 1864 dall'arcivescovo di Canterbury, Charles Thomas Longley. Suoi padrini furono:

la nonna paterna, la regina Vittoria;
il prozio, re Leopoldo I del Belgio;
il nonno materno, re Cristiano IX di Danimarca;
la prozia acquisita, la Duchessa di Sassonia-Coburgo-Gotha;
la zia paterna, Vittoria, principessa della corona di Prussia;
lo zio paterno, il principe Alfredo;
il bisnonno materno, il Langravio d'Assia;
la bisnonna materna, la Duchessa Madre di Schleswig-Holstein-Sonderburg-Glücksburg.

Educazione

Quando Alberto Vittorio aveva poco più di diciassette mesi, il 3 giugno 1865 nacque il fratello, principe Giorgio di Galles; data la vicinanza di età i due fratellini reali vennero educati assieme. Nel 1871 la Regina nominò loro tutore John Neale Dalton. I due principi vennero sottoposti ad un rigido programma di studi, che prevedeva giochi e addestramenti militari ma anche materie accademiche. Dalton si lamentava che la mente di Alberto Vittorio era «anormalmente dormiente». Benché avesse imparato a parlare danese, i progressi nelle altre lingue e materie erano lenti. Alberto Vittorio non eccelse mai intellettualmente. Lady Geraldine Somerset riteneva Dalton responsabile per la scarsa educazione del principe, ma una possibile spiegazione fisica per la scarsa attenzione ed indolenza in classe di Alberto Vittorio può essere rinvenuta nella sua nascita prematura, che può essere associata a difficoltà nell'apprendimento, o nel piccolo male epilettico, una leggera forma di epilessia che si manifesta nell'infanzia nella forma di periodi di vacuità mentale. Sir Henry Ponsonby pensava che Alberto Vittorio potesse aver ereditato la sordità della madre.

Fu considerata la possibilità di separare i due fratelli per il resto della loro educazione, ma Dalton consigliò il Principe di Galles di evitare di dividerli visto che «il principe Alberto Vittorio necessitava degli stimoli della compagnia del principe Giorgio per indurlo a lavorare.» Nel 1887 i due ragazzi venne mandati sulla nave di addestramento della Royal Navy, HMS Britannia. Iniziarono i loro studi due mesi dopo gli altri cadetti visto che Alberto Vittorio contrasse una febbre tifoide, per la quale venne curato da Sir William Gull. Dalton li accompagnò come cappellano della nave. Nel 1879, dopo molte discussioni tra la Regina, il Principe di Galles, gli altri famigliari ed il governo, i due fratelli reali vennero mandati come cadetti di marina in un tour attorno al mondo di tre anni a bordo della HMS Bacchante. Aberto Vittorio venne nominato midshipman (che in italiano può essere tradotto con sotto-luogotente) il giorno del suo sedicesimo compleanno. Viaggiarono nell'impero britannico, accompagnati da Dalton, visitando le Americhe, le isole Falkland, il Sudafrica, l'Australia, le Figi, l'Estremo Oriente, Singapore, Ceylon, Aden, l'Egitto, la Terra Santa e la Grecia. Si fecero anche dei tatuaggi in Giappone. Quando ritornarono nel Regno Unito, Alberto Vittorio era diciottenne.

I fratelli vennero divisi nel 1883; Giorgio rimase nella marina mentre Alberto Vittorio frequentò il Trinity College, a Cambridge. Fu nominato suo tutore James Kenneth Stephen, che visse a Sandringham durante il suo periodo di tutoraggio, assieme a Dalton, il quale stava sia a Sandringham che a Trinity. Stephen era una persona misogina e probabilmente poteva sentirsi emotivamente vicino ad Alberto Vittorio, ma, che questo fosse vero o meno, è ancora da definire la questione se i suoi sentimenti fossero apertamente omosessuali o meno. Non si conoscono dettagli della vita sessuale di Alberto Vittorio a Cambridge e nemmeno si sa se ne avesse una, ma d'altronde partner di entrambi i sessi sarebbero stati disponibili. Arthur non ha la benché minima idea su dove il giovanotto spenda il suo tempo egli crede che il ragazzo sia perfettamente innocente», scrisse. In alcune lettere di Somerset dirette all'amico Lord Esher, Somerset disse che egli non sapeva niente di Alberto Vittorio, ma confermò che aveva sentito i pettegolezzi e che sperava che questo aiutasse ad annullare ogni processo. Scrisse, «Posso capire che il Principe di Galles sia piuttosto infastidito dal fatto che il nome del figlio sia menzionato in questa faccenda, ma la questione era questa Entrambi eravamo accusati di recarci in quel luogo, ma non assieme Finiranno per far sapere a tutti esattamente quello che loro stavano cercando di mantenere sotto silenzio. Mi chiedo se sia veramente un fatto oppure solo un'invenzione.» Continua poi, «Non ho mai menzionato il nome del ragazzo eccetto che a Probyn, Montagu e Knollys quando agivano in giudizio per mio conto e io ritenni che dovessero saperlo. Se fossero stati saggi, ascoltando quello che io sapevo e che quindi anche altri conoscevano, avrebbero dovuto mettere a tacere il tutto, invece di infiammare la questione come fecero, insieme a tutte le autorità.»

I pettegolezzi non morirono mai del tutto; sessanta anni dopo al biografo ufficiale di re Giorgio V, Harold Nicolson, venne raccontato da Lord Goddard, che era uno studente dodicenne all'epoca dello scandalo, che Alberto Vittorio «era stato coinvolto in un incidente in un bordello maschile, e che un avvocato dovette commettere spergiuro per discolparlo. L'avvocato venne licenziato all'istante per il reato, ma venne in seguito reintegrato nel ruolo.» Nessuno degli uomini di legge del caso venne condannato per spergiuro o radiato durante lo scandalo, ma l'avvocato di Somerset, Arthur Newton, venne condannato per ostacolo alla giustizia, avendo aiutato il cliente a fuggire all'estero, e venne quindi sottoposto a sei settimane di carcere. Più di venti anni dopo, nel 1910, Newton venne sospeso per dodici mesi per condotta non professionale dopo avere falsificato delle lettere di un altro suo cliente – il famoso omicida Harvey Crippen. Nel 1913 venne sospeso indefinitamente e condannato a tre anni di prigione per avere preteso soldi indebitamente.
Il tour dell'India

La stampa estera suggerì che Alberto Vittorio fosse stato inviato a fare un tour di sette mesi a partire dall'ottobre 1889 nell'India britannica per evitare i pettegolezzi che stavano serpeggiando nella società londinese all'inizio dello scandalo. Questa non è però la verità; il viaggio era stato progettato sin dalla primavera. Passando da Atene, Port Said, Il Cairo ed Aden, Alberto Vittorio giunse a Bombay il 9 novembre 1889. Venne intrattenuto sontuosamente a Hyderabad dal nizam ed ovunque da molti altri maharaja. Passò il Natale a Mandalay e festeggiò Capodanno a Calcutta. La maggior parte dei tragitti più lunghi venne effettuata in treno, sebbene il principe venne trasportato anche a dorso di elefante durante le cerimonie ufficiali. Secondo l'uso dell'epoca un gran numero di animali vennero uccisi durante le battute di caccia sportiva.

Durante il viaggio, Alberto Vittorio incontrò Margery Haddon, la moglie di un ingegnere civile, Henry Haddon. Dopo numerosi matrimoni falliti ed in seguito alla morte di Alberto Vittorio, Margery fece ritorno in Inghilterra e dichiarò che il Principe era il padre del figlio Clarence Haddon; non esistevano prove e le sue pretese vennero accantonate. Lei era diventata un'alcolista e sembrava squilibrata. Le accuse vennero riportate a Buckingham Palace ed il capo dell'unità speciale della polizia investigò sul caso. Documenti presenti nell'archivio nazionale britannico mostrano che né i cortigiani né Margery avevano alcuna prova dell'accusa. In una deposizione alla polizia, l'avvocato di Alberto Vittorio ammise che c'erano stati «dei rapporti» tra di lui e la signora Haddon, ma d'altronde negò le pretese di paternità.

Negli anni 1920 Clarence, ripeté la storia e pubblicò un libro negli Stati Uniti intitolato My Uncle George V (Mio zio Giorgio V), nel quale affermava di essere nato a Londra nel settembre del 1890, circa nove mesi dopo l'incontro di Alberto Vittorio con la signora Haddon. Nel 1933 venne accusato di richiesta di denaro attraverso minacce e di tentata estorsione dopo aver scritto al Re per ottenere denaro in cambio del silenzio. Al suo processo nel gennaio seguente, il procuratore produsse dei documenti che mostravano come le liste di arruolamento, il certificato di matrimonio, le lettere di incarico, il foglio di congedo e le registrazioni dei suoi incarichi lavorativi indicavano tutte che egli era nato nel 1887, o precedentemente, almeno due anni prima che Alberto Vittorio incontrasse la signora Haddon. Clarence Haddon venne ritenuto colpevole ed il giudice, credendo nella sofferenza di Haddon per la delusione patita, non lo condannò alla prigione ma lo confinò per tre anni alla condizione che egli non reiterasse la pretesa di essere figlio del Principe di Galles. Haddon violò gli accordi e venne incarcerato per un anno; al momento del rilascio era una persona piuttosto eccentrica, e alla sua morte era ormai un uomo sconfitto. Si noti che, anche nel caso in cui le pretese di Haddon fossero state vere, come era stato nel caso di altri figli illegittimi reali, non si sarebbero prodotti effetti sulla linea di successione al trono.

Al suo ritorno dall'India, il 24 maggio 1890, Alberto Vittorio venne nominato duca di Clarence e Avondale e conte di Athlone. A causa delle discrepanze nelle date e nell'ortografia delle lettere, in ogni caso sono sospettate di essere dei falsi.

Nel 1891 Alberto Vittorio scrisse a Lady Sybil St Clair Eskine che si era innamorato nuovamente, ma non dice di chi; nel frattempo si stava però considerando un'altra potenziale moglie, la principessa Vittoria Maria di Teck (conosciuta come principessa May). May era figlia della prima cugina della regina Vittoria, la principessa Maria Adelaide, duchessa di Teck. La regina Vittoria diede il proprio appoggio all'unione, considerando May affascinante, assennata e graziosa. Il 3 dicembre 1891 Alberto Vittorio, con grande sorpresa della ragazza, le si dichiarò a Luton Hoo, la residenza di campagna dell'ambasciatore danese in Gran Bretagna. Il matrimonio venne fissato per il 27 febbraio 1892.
Morte

Proprio mentre i piani per il matrimonio con Mary di Teck e per la sua nomina a viceré d'Irlanda erano in fase di discussione, Alberto Vittorio si ammalò di influenza nella grande pandemia influenzale del 1889-1892. Contrasse la polmonite e morì a Sandringham House nel Norfolk il 14 gennaio 1892, meno di una settimana dopo il suo ventottesimo compleanno. La nazione ne rimase sconvolta. I negozi chiusero i battenti. Il Principe di Galles scrisse alla regina Vittoria, «Avrei volentieri dato la mia vita per la sua». La principessa May scrisse alla regina Vittoria della Principessa di Galles, «l'espressione disperata sul suo volto è la cosa più straziante che abbia mai visto.» Il fratello minore, principe Giorgio, scrisse, «quanto profondamente lo amavo; e ricordo con dolore quasi ogni parola dura e piccolo litigio tra di noi e aspetto solo di chiedere il suo perdono, ma, purtroppo, ora è troppo tardi!» Giorgio prese il posto di Alberto Vittorio nella linea di successione, ed infine ascese al trono come re Giorgio V nel 1910. Avvicinatisi durante il loro periodo di lutto condiviso, il principe Giorgio e la principessa May in seguito si sposarono. Lei divenne la regina Maria al momento dell'incoronazione di Giorgio.

Le teorie cospirazionali che circondavano la morte di Alberto Vittorio – che fosse morto di sifilide o avvelenato, che fosse stato spinto giù da una scogliera su istruzione di Lord Randolph Churchill o che la sua morte fosse stata simulata per eliminarlo dalla linea di successione – sono tutte invenzioni. Secondo la versione di Sir Dighton Probyn, il Principe e la Principessa di Galles, la principessa Maud e Vittoria, il principe Giorgio, la principessa May, il Duca e la Duchessa di Teck, tre dottori (Manby, Laking e Broadbent) e tre infermiere erano presenti alla sua morte. Il cappellano del Principe di Galles, Canon Frederick Hervey, stava accanto ad Alberto Vittorio leggendo delle preghiere per il morente.


Durante la sua vita, la maggioranza della stampa britannica aveva trattato Alberto Vittorio con molto rispetto ed i messaggi di cordoglio che seguirono la sua morte furono pieni di lodi. Il politico radicale Henry Broadhurst, che aveva conosciuto sia Alberto Vittorio che il fratello Giorgio, affermò che in loro «era assente ogni forma di affettazione e alterigia». Il giorno della morte di Alberto Vittorio, il leader del partito liberale, William Ewart Gladstone, scrisse nel suo diario personale «una grande perdita per il nostro partito». In ogni caso, la regina Vittoria fece riferimenti alla «vita dissipata» di Alberto Vittorio in alcune lettere private alla figlia maggiore, che vennero poi pubblicate e, verso la metà del XX secolo, i biografi ufficiali della regina Maria e di Giorgio V, rispettivamente James Pope-Hennessy e Harold Nicolson, diffusero delle valutazioni ostili sulla vita di Alberto Vittorio, dipingendolo come pigro, maleducato e fisicamente debole. L'esatta natura della sua «dissipatezza» non è chiara, ma nel 1994 Theo Aronson avanzò una teoria su «prove indiziarie» che «le non specificate dissipatezze fossero prevalentemente omosessuali». Il giudizio di Aronson era basato sull'adorazione di Alberto Vittorio dell'elegante e possessiva madre; sulla sua mancanza di virilità; il suo ritrarsi da giochi rudi; la sua natura dolce, gentile, quieta ed affascinante; si basava inoltre sui pettegolezzi legati a Cleveland Street e sulla sua opinione che «c'è una certa dose di omosessualità in ogni uomo». Ammise comunque che «le accuse di omosessualità al principe Eddy devono essere trattate con cautela.»

La stampa menzionò per la prima volta nel 1962 la possibilità che il principe Alberto Vittorio potesse aver commissionato gli omicidi di Jack lo squartatore, o che comunque ne fosse responsabile. In seguito si è presunto che Alberto Vittorio avesse avuto un figlio con una donna del distretto di Whitechapel di Londra, e lui o altri uomini di rango elevato, commissionarono gli omicidi per coprire la sua scappatella. Benché queste accuse vennero ripetute frequentemente, gli studiosi le hanno sempre respinte come delle semplici leggende metropolitane senza alcun fondamento, riferendosi invece a delle indiscutibili prove dell'innocenza del Principe. Ad esempio, il 30 settembre 1888, quando Elizabeth Stride e Catherine Eddowes furono assassinate, Alberto Vittorio si trovava a Balmoral, la residenza reale in Scozia, alla presenza della regina Vittoria, di altri membri della famiglia, di alcuni nobili tedeschi in visita e di un buon numero di persone di servizio. Secondo le circolari di corte, che pubblicano tutti gli impegni e spostamenti dei reali, i diari e le lettere personali, gli articoli di giornali ed altre fonti, lui non poteva essere nei pressi dei luoghi ove avvennero gli omicidi.

La reputazione di Alberto Vittorio peggiorò a tal punto che, nel 1964, Philip Magnus indicò la sua morte come «un misericordioso atto della provvidenza», avallando la teoria che la sua morte rimosse un erede al trono inadatto e lo rimpiazzò con l'affidabile e sobrio Giorgio V. Nel 1972, Michael Harrison fu il primo autore moderno a rivalutare la figura di Alberto Vittorio ed a dipingerlo in una luce più favorevole. In anni recenti, Andrew Cook continuò i tentativi di riabilitare la reputazione di Alberto Vittorio, sostenendo che la sua mancanza di progressi accademici era parzialmente legata all'incompetenza del suo tutore, Dalton; che il Principe era un uomo espansivo ed affascinante; che non esiste nessuna prova tangbile che fosse omosessuale o bisessuale; che Alberto Vittorio aveva idee liberali, particolarmente per quanto riguarda il governo dell'Irlanda; e che la sua reputazione era stata infangata da biografi ansiosi di migliorare l'immagine del fratello Giorgio.

 
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Il mistero di Luigi XVII

Post n°1387 pubblicato il 13 Dicembre 2011 da odette.teresa1958

IL MISTERO DI LUIGI XVIIUNO DEI PIÙ GRANDI ENIGMI DELLA STORIA È STATO RISOLTO DOPO 200 ANNI DI CONTROVERSIE.
GLI STORICI NON ERANO MAI RIUSCITI A METTERSI D'ACCORDO SULLA SORTE TOCCATA ALL'UNICO FIGLIO MASCHIO DI LUIGI XVI DURANTE LA RIVOLUZIONE FRANCESE. IL 19 APRILE 2000, LA SCIENZA GENETICA HA RESO IL SUO VERDETTO

Un ciuffo di capelli di Maria Antonietta per il test del DNA. L'analisi del DNA aveva già permesso di risolvere il mistero di Anastasia: la carta genetica della "Gran Duchessa" di Russia non aveva niente in comune con i Romanov, bensì con Franciska Schanzhowski, operaia polacca, la sua vera identità.

Cosa avrebbe rivelato l'analisi comparativa tra un ciuffo di capelli di Maria Antonietta e il cuore dell'"enfant du Temple"? Il delfino di Francia, Luigi XVII, era, sì o no, morto nella prigione del Temple, dove era rinchiuso dall'agosto 1792, così come stabiliva un primo atto ufficiale, redatto a Parigi il 12 giugno 1795 (24 prairial dell'anno III), che lo identificava come "Louis Charles Capet, dell'età di 10 anni, due mesi (…), figlio di Louis Capet, ultimo re dei Francesi(…)"?

Nel dicembre 1999, l'ultimo "resto" del bambino prigioniero, morto al Temple l'8 giugno 1795, è stato affidato a due laboratori europei di biologia molecolare allo scopo di comparare la sua sequenza genetica a quella di Maria Antonietta, di cui gli scienziati già possedevano la carta grazie ad un ciuffo di capelli conservato in un medaglione.

Il mistero "più impenetrabile della storia", così come venne definito dal principe Michele di Grecia, mistero che aveva fornito l'argomento di ben 600 libri in due secoli, stava per essere risolto.

QUALE DESTINO PER IL PICCOLO ORFANO DELLA PRIGIONE DEL TEMPLE?
Luigi XVII era veramente stato stroncato da una forma di tubercolosi, così come si insegna a scuola?
Non era, piuttosto, morto un anno prima, nel 1794, in un'epoca dove l'annuncio della sua morte avrebbe potuto destabilizzare il governo di Robespierre, secondo storici come Pierre Spiriot o Georges Bordonove, le cui teorie vengono condivise dal Conte di Clermont, per il quale "Luigi XVII era una carta vincente per i rivoluzionari.
Non potevano rivelare la sua morte, così il suo corpo è stato sostituito da quello di un altro bambino matto"?
Non era, invece, stato fatto evadere, come hanno sostenuto centinaia di "falsi Luigi XVII" ed i loro eredi, tra i quali l'orologiaio Karl Wilhelm Naundorff?

MORTO DUE VOLTE
Quest'ultimo, senz'altro il più ostinato, riuscì a farsi riconoscere dal governo olandese. L'atto ufficiale della sua morte (che potrebbe essere il secondo atto ufficiale della morte di Luigi XVII), è stato redatto a Delft (Paesi Bassi) il 12 agosto 1845 e lo riconosce come "Charles Louis de Bourbon, duca di Normandia, Luigi XVII, essendo stato conosciuto sotto il nome di Charles Guillaume Naundorff".
I suoi discendenti hanno portato il nome di Borbone finché, nel 1993, l'analisi delle impronte genetiche rivelò l'impostura, come nel caso della "superstite" Anastasia. Il test fu effettuato a partire da frammenti dell'omero di Naundorff e di geni capillari di Maria Antonietta e delle sue sorelle.

DUE SECOLI DI SEGRETI IN UN PICCOLO CUORE
Ormai in possesso della carta genetica di Maria Antonietta, stabilire l'eventuale filiazione tra "l'enfant du Temple" e l'ultima famiglia reale di Francia era possibile poiché il cuore del bambino era gelosamente conservato nella basilica Saint-Denis dal Duca di Beauffremont, proprietario dell'organo.

Rubato prima dal medico che praticò l'autopsia sul piccolo cadavere, il Dottor Pelletan, poi da uno studente in medicina, il cuore fu di nuovo derubato, nel 1830, all'arcivescovo di Parigi. Fu restituito, in seguito, alla famiglia d'Orléans, per poi passare nelle mani dei Borboni spagnoli. Il duca di Beauffremont, leader dei legittimisti, ne ebbe il possesso nel 1975 e si lasciò difficilmente convincere a dare la sua autorizzazione affinché il cuore lasciasse provvisoriamente la cripta della basilica di Saint-Denis, dov'era gelosamente custodito, per essere interrogato dagli specialisti in genetica di due laboratori europei indipendenti.

UN BAMBINO MARTIRE
Dopo un secolo passato in un boccaccio pieno di spirito di vino e un altro a secco, il piccolo cuore, duro come un pezzo di legno, ha parlato.
Apparteneva a Louis Charles, nato il 27 marzo 1785, secondo figlio maschio del re di Francia Luigi XVI e di Maria Antonietta d'Austria, Duca di Normandia, re di Francia dopo la morte del padre. Luigi XVII non è scappato, non ha concepito nessuna discendenza. I risultati delle analisi, pubblicati nell'aprile 2000, hanno convinto gli storici che hanno riconosciuto il martirio di un bambino di cui l'unica colpa era di essere nato.
Il 13 agosto 1792, il delfino Louis Charles entra con la sua famiglia nella prigione del Temple ed ha sette anni. Il 21 gennaio 1793, Luigi XVI viene decapitato ed il bambino, diventato re "di diritto", è lasciato alle cure della famiglia materna.
Il 3 luglio 1793, il bambino re è tolto alla famiglia per ordine del Comitato della Salvezza pubblica, è affidato ad una coppia di sans-culotte, i Simon, che, pur operando un vero "lavaggio del cervello", tratta il bambino con affetto e cura.
La coppia deve lasciare la prigione del Temple nel 1794 e comincia allora per il bambino il periodo detto del "muramento". Lasciato solo per sei mesi in una stanza umida e chiusa dall'esterno, lo stato fisico e psichico del bambino diventa irrimediabile.
Quando arriva Thermidor, il primo atto di Barras, colui che ha fatto cadere Robespierre, è di andare a constatare l'identità dei "prigionieri" del Temple.
Sono rimasti in vita solo Luigi XVII, al secondo piano, e sua sorella, al terzo. Barras chiede che le condizioni di detenzioni del principe vengano migliorate.
Il bambino è in uno stato pietoso, troppo perché possa sopravvivere. Muore l'8 giugno 1795, viene sotterrato nella fossa comune del cimitero di Sainte Marguerite a Parigi.

 
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Non ti sposar,non ti sposar...2

Post n°1386 pubblicato il 13 Dicembre 2011 da odette.teresa1958

Lettori miei,a S.Tobia non c'è pace!
Ci eravamo appena ripresi dal movimentatissi mo addio al celibato di Be'erino quando,fra il lusco e il brusco,ne è successa un'altra.Parlo della festa di addio al nubilato della prof Euterpe Saccentoni,che insegna musica nella nostra scuola media.
Eh,sì:dopo 20 anni di zitellaggio forzato la nostra ha (alleluia!)trovato il bischero che se la piglia nella persona del direttore della banca di S.Giosuè Gianeusebio Sfigatini.
La scorsa settimana,quindi,la futura sposa e alcune amiche si sono recate al Perepepè la sera prima del matrimonio.
Secondo voi è andato tutto liscio?ma figuriamoci!
Il primo asino è cascato quando l'austera ed astemia prof di francese ArtemisiaMenabò è inciampata,finendo con la testa dentro un'enorme zuppiera di sangria.
In preda a ciucca istantanea,si è fiondata sul primo uomo che le è capitata a tiro,decisissima a violentarlo.Mal glien'è incolto,perchè ha scelto Gasparuzzo,fidanzato della ragazza più gelosa dei dintorni,Concettina Scannafù.
In men che non si dica sono volti schiaffi,pugni ,morsi,calci,sputi,insulti,bicchieri ,sedie e anche un water che ha tramortito il poveraccio.
Solo l'intervento di Cuccurullo ha riportato la calma...per molto poco!
Il programma della serata prevedeva l'esibizione del noto spogliarellista Porcone Mascherato,che cela la sua identità dietro la maschera diPaperino.
Tutto è andato come doveva finchè,nel togliersi i boxer,il tizio ha rivelato di possedere un'enorme voglia di fragola sulla chiappa sinistra.
Un secondo dopo sul palco è piombata un'erinni urlante parolacce in napoletano stretto,armata di acuminati tacchi a spillo.
Era la prof di educazione fisica Ambrosilla Ciecatiello,che grazie alla voglia ha rinosciuto il marito Pascalino,che lei credeva rappresentante di commercio!
Lo spettacolo di strip è diventato una via di mezzo fra una sceneggiata e un film di kungfu.
Maciste Trappoloni,che ha provato a far da paciere, è stato scaranventato giù dal palco ed è finito nel megacquario appena riparato,uccidendo sul colpo tutti i pesci.
Alla vista dello scempio il gestore èsvenuto.
E' stata di nuovo chiamata la polizia,ma non era finita.
Il dj Pelargonio Stracciamorti,alla vista della Saccentoni ,è stato colpito dalla freccia di Cupido.
Accecato dall'amore,l'ha presa a fagotto e si è barricato nel cesso,chiedendo un prete che li sposasse seduta stante e un elicottero per fuggire a Canicattì.
Per fortuna in discoteca,allertati da un'anima pia,sono piombati Ireneo con Belva e Cagliostro (la gatta non c'era:lei e Cagliostro hanno da poco avuto 6 micini,uno più carogna dell'altro) eGeppo con i suoi 15 pelosissimi,ringhiosissimi e pulciosissimi cani
In men che non si dica l'Euterpe è tornata libera.
E' passata una settimana.
La Saccentoni al matrimonio ha voluto come testimoni Belva,Cagliostro e i cani.Geppo piangeva più forte della madre della sposa.
La Menabò e la Scannafù sono una a Sollicciano e l'altra a Prato.Metterle nello stesso carcere provocherebbe una seconda Hiroshima.
Gasparuzzo ha deciso che con le donne ha chiuso e vuol cambiare sesso.
La Ciecatiello è alla Luminaris:vede ovunque maiali con la maschera di Paperino e ulula come un coyote.
Pascalino è irreperibile.
Il dj sta all'Asinara.
Anche stavolta il mio compito di cronista è finito ed io passo e chiudo

 
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La dieta (Fabrizi)

Post n°1385 pubblicato il 13 Dicembre 2011 da odette.teresa1958

Doppo che ho rinnegato pasta e pane,
so' dieci giorni che nun calo, eppure
resisto, soffro e seguito le cure...
me pare 'n anno e so' du' settimane.
Nemmanco dormo più, le notti sane,
pe' damme er conciabbocca a le torture,
le passo a immagina' le svojature
co' la lingua de fòra come un cane.
Ma vale poi la pena de soffrì
lontano da 'na tavola e 'na sedia
pensanno che se deve da morì?
Nun è pe' fa' er fanatico romano;
però de fronte a 'sto campa' d'inedia,
mejo morì co' la forchetta in mano!

 
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Alba De Cespedes (1911/97)

Post n°1384 pubblicato il 13 Dicembre 2011 da odette.teresa1958

Alba de Cespedes era terribilmente malata. I suoi giorni terreni si sono conclusi venerdi' scorso nella sua casa parigina dell'isola Saint - Louis, abbracciata dalla Senna. Al quai Bourbon, il cuore della citta' dove si era trasferita in anni lontani. La scrittrice aveva 86 anni. E la notizia della sua morte si e' appresa solo ieri. Come se il figlio Antonio, conte Antamoro, volesse rispettare un estremo pudore. Oggi, i funerali, l'addio a un personaggio letterario che sconvolse la gioventu' piu' sensibile ai tempi del fascismo. Un romanzo come Nessuno torna indietro, uscito il 27 dicembre 1938, e riesumato dieci anni fa sotto forma di sceneggiato televisivo diretto da Franco Giraldi, era l'inizio di una ventata emancipatrice per la donna italiana. Un discorso che Alba de Cespedes continuo' con Quaderno proibito, Dalla parte di lei e poi La bambolona. Era minuta, tenace e quando mi chiesero di andarla a intervistare, quattro anni fa, rimasi sorpreso: credevo che fosse gia' morta, non pubblicava piu' dal 1973, l'ultimo libro era stato Nel buio della notte. Mi venne ad aprire la porta e mi porto' nel salotto che si affacciava sulla Senna. Il figlio Antonio vegliava su di lei, sui ricordi materni che uscivano dirompenti per poi spegnersi in un mormorio. E quel giorno l'ammirai. Perche' lei sapeva che la sua mente non poteva rincorrere l'anima restata giovane. Nessuno si ricordava piu' di lei: "La memoria - disse - e' come un'onda lunga, dolce e terribile a un tempo". Scriveva ancora. Lei parlava, sempre sotto lo sguardo tenero del figlio Antonio, delle dolci notti di creazione, scriveva a mano e fumava una Chesterfield dopo l'altra. Diceva ancora che vivere era una splendida cosa anche alla sua eta'. Non amava gli uomini politici italiani, le avevano fatto perdere ogni illusione. Nel dopoguerra gia' intravedeva cupi orizzonti di corruzione. Mi mostro' il ritratto del nonno, Carlos Manuel de Cespedes, che nel 1874 lottava per l'indipendenza di Cuba. Un Che ottocentesco e romantico. "Fu ucciso - disse la signora - e a Cuba lo ricordano ancora come un martire. Sa, io mi sento cubana sino all'ultima cellula del mio corpo. Amo persino Fidel Castro". Nella biblioteca c'erano tutti i suoi libri. Tutte le traduzioni, alcune anche in giapponese. Aveva 26 anni quando fu stampato Nessuno torna indietro. Alberto Savinio le diceva che era molto bella e le fece il ritratto. Alba aveva i capelli lunghi e gli occhi lucenti. Si era sposata a 15 anni per poi fare annullare il matrimonio dalla Sacra Rota. Ricordava anche il successo di Nessuno torna indietro. Vi descriveva la poverta' di quegli anni, niente riscaldamento, i geloni, la vita delle ragazze sotto il fascismo, inquiete, ansiose di liberta', piene di sogni, insofferenti di quel grigio destino femminile. "Le mie ragazze non erano conformi alla morale fascista. Mi chiamo' il ministero della Cultura popolare. Mussolini mi doveva detestare come tutte le donne fasciste. Per quindici volte varcai la soglia di quel triste edificio. Il fascismo mi aveva gia' fatto fare qualche giorno di carcere nel 1935 per i miei articoli sul Messaggero". Il suo ultimo libro voleva dedicarlo a Fidel Castro. Diceva: "Debbo fare in tempo a concluderlo. Le notti sono diventate troppo veloci. Sogno sempre del 1943 quando con mio marito, Franco Bounous, attraversammo le linee tedesche: c'erano cadaveri e c'erano mine". Le venivano spesso in mente i volti di Vitaliano Brancati e di Aldo Palazzeschi. Era immensa l'attesa della liberta', in quel lontano 1943. "Poi fui delusa, tanto delusa", ripeteva la scrittrice. Adesso l'attesa si e' conclusa. Dimenticata, Alba de Cespedes e' veramente libera.*

 
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Libri dimenticati:Quaderno proibito

Post n°1383 pubblicato il 13 Dicembre 2011 da odette.teresa1958

Valeria è la moglie di Michele e la madre di Riccardo e Mirella,niente altro.Un giorno,quasi per noia,decide di scrivere un diario,che terrà per un anno.Da questo semplice gesto nasce un bellissimo romanzo di Alba De Cespedes,che ti fa capire quanto in realtà noi non conosciamo quelli che ci stanno più vicini.E' veramente imperdibile!

 
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Frase del giorno

Post n°1382 pubblicato il 13 Dicembre 2011 da odette.teresa1958

Lusingarsi di essere senza pregiudizi è già di per sè un grande pregiudizio (France)

 
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