Messaggi del 18/01/2012

Stefan Zwieg

Post n°1675 pubblicato il 18 Gennaio 2012 da odette.teresa1958

Stefan Zweig (Vienna, 28 novembre 1881 – Petrópolis, 23 febbraio 1942) è stato uno scrittore, giornalista e drammaturgo austriaco. All'apice della sua carriera letteraria, tra gli anni Venti e gli anni Trenta, è stato uno degli scrittori più famosi del mondo .


Mediatore fra le nazioni, animato da sentimenti pacifisti e umanisti, è noto come autore di parecchie novelle e biografie.

Vita
Infanzia e gioventù

Stefan Zweig era il secondo figlio dell'industriale ebreo Moritz Zweig (1845–1926) e della moglie Ida, nata Brettauer (1854–1938). La sua gioventù fu influenzata dalla sicurezza economica della famiglia e dal clima artistico e intellettuale della Vienna della fine dell'Ottocento, molto più che dalla scuola, vissuta da lui come monotona. Come la maggior parte dei suoi coetanei, a quell'epoca si interessava poco dei problemi politici e sociali di quel periodo.

Nel 1900 iniziò gli studi di filosofia all'università di Vienna, che continuò dal 1902 a Berlino. Si laureò nel 1904 con una tesi sulla filosofia di Hippolyte Taine.

Finiti gli studi, Zweig con l'appoggio dei genitori fece diversi viaggi, conoscendo così l'Europa e diventando a sua detta "a poco a poco europeo". Si fermò per lunghi periodi a Parigi e a Londra ed ebbe occasione di incontrare Émile Verhaeren, Georges Duhamel, Auguste Rodin e Hermann Hesse.

Nel 1908–1909 fece un viaggio in Asia, seguito da un viaggio in America nel 1911. Tornato in Europa, fece amicizia con Romain Rolland e conobbe Friderike Maria von Winternitz, infelicemente coniugata, con la quale si sposò nel 1920.

All'inizio della prima guerra mondiale ritornò a Vienna dal Belgio, dove era stato con Verhaeren. Dal 1917 fino alla fine della guerra passò la maggior parte del tempo in Svizzera, in particolare a Zurigo e Ginevra, dove tenne contatti con Hesse, James Joyce e Ferruccio Busoni.
Gli anni a Salisburgo

Dopo la guerra tornò in Austria, dove si stabilì, a Salisburgo, insieme alla moglie. In questo periodo ebbe inizio il suo grande successo come scrittore, accompagnato da grande sfiducia dell'autore verso se stesso, divenendo l'autore più tradotto nel mondo del suo periodo. Viaggiò molto. Rimase molto impressionato dal suo viaggio nella Russia sovietica in occasione del centenario di Lev Tolstoj nel 1928, in cui incontrò Maksim Gorkij per la prima volta. Ripetutamente in quei tempi trascorse dei periodi in Italia e Francia, incontrando nuovamente Gorkij a Sorrento e Joseph Roth a Cap d'Antibes.

La sua situazione finanziaria gli consentì di ampliare la collezione di manoscritti originali, acquistando scritti autografi di Wolfgang Amadeus Mozart, Johann Sebastian Bach e Ludwig van Beethoven, Johann Wolfgang von Goethe e Honoré de Balzac.
Esilio

Nel 1933 le opere di Zweig vennero bruciate dai nazisti. Zweig era fiero di condividere questa sorte con personaggi celebri come Thomas e Heinrich Mann, Franz Werfel, Sigmund Freud e Albert Einstein. Nel 1934 lasciò l'Austria per raggiungere Londra senza la sua famiglia. Nel 1938, dopo l'annessione dell'Austria, chiese la cittadinanza inglese. Nello stesso anno divorziò da sua moglie Friderike, e nel 1939 sposò la giovanissima Lotte Altmann, con la quale andò a stare a New York nel 1940, ben sapendo che non avrebbe più rivisto l'Europa. L'anno seguente si spostò a Petrópolis in Brasile. Qui si suicidò insieme alla sua seconda moglie il 23 febbraio 1942.
La sua produzione

Nell'arco della quarantennale eclettica attività letteraria di Zweig si riscontra continuativamente il segno della scuola della Jungwein, il cui classicismo si esprime nella correttezza e precisione del linguaggio, nell'esposizione brillante e scorrevole, non priva di punte poetiche. Egli fu poeta, drammaturgo, biografo e narratore.
Prime opere

Zweig scrisse le sue prime poesie, influenzate da Hugo von Hofmannsthal e Rainer Maria Rilke, mentre frequentava ancora il liceo. Nel 1901 venne pubblicato il primo volume di poesie col titolo "Silberne Saiten" ("Corde d'argento"). Ottenne notorietà per la prima volta con alcuni articoli, novelle e saggi pubblicati nel giornale Neue Freie Presse di Vienna.

Negli anni seguenti pubblicò, oltre a racconti, drammi e biografie, anche traduzioni di poesie e novelle di autori francesi, soprattutto di Paul Verlaine, e poi anche dei belgi Émile Verhaeren, sul quale più tardi scrisse una monografia, e Camille Lemonnier.

Una prima raccolta di quattro novelle venne pubblicata nel 1904 con il titolo "Die Liebe der Erika Ewald" ("L'amore di Erika Ewald"), seguita da un'altra raccolta di poesie nel 1906, "Die frühen Kränze", e nell'anno dopo dal dramma "Tersites".

Nel periodo immediatamente precedente lo scoppio della prima guerra mondiale vennero rappresentati per la prima volta i drammi "Der verwandelte Komödiant" e "Das Haus am Meer", e vennero pubblicate le novelle "Mondscheingasse" e "Brennendes Geheimnis" ("Un bruciante segreto").

Influenzato dall'esperienza di guerra scrisse il dramma "Jeremias", finito nel 1917, da lui considerato la sua opera più personale. Si tratta di una tragedia che non è in prima linea pacifista, ma in cui mostra la "superiorità morale del vinto". Il tema biblico significava per lui anche una riscoperta delle sue radici ebraiche.

Dopo la guerra venne pubblicata la raccolta di biografie "Drei Meister (Balzac, Dickens, Dostoevskij)", inoltre racconti e testi biografici fra l'altro su Romain Rolland e Frans Masereel. Nel 1925 seguì Der Kampf mit dem Dämon (Hölderlin, Kleist, Nietzsche) ("La lotta col demone (Hölderlin, Kleist, Nietzsche)". È invece del 1926 l'adattamento teatrale del romanzo Volpone di Ben Jonson, dal quale fu tratto il film L'avventuriero di Venezia (Volpone, 1941).

Il grande successo di Zweig come autore ebbe inizio con la pubblicazione delle novelle Amok e Brief einer Unbekannten, e della raccolta di novelle Verwirrung der Gefühle (Sovvertimento dei sensi) nel 1927. Nello stesso anno la raccolta di miniature storiche "Sternstunden der Menschheit. Vierzehn historische Miniaturen (Momenti fatali. Quattordici miniature storiche) raggiunse una tiratura di 250.000 esemplari. Nel 1928 venne pubblicata la collezione di biografie "Dichter ihres Lebens (Casanova, Stendhal, Tolstoj)".
Le grandi biografie

La sua prima grande biografia fu "Joseph Fouché. Bildnis eines politischen Menschen" ("Fouché. Ritratto di un uomo politico"), pubblicata nel 1929, studio di carattere e quadro preciso dell'epoca napoleonica, inteso anche come ammonimento per il presente. Nello stesso anno Zweig scrisse la tragicommedia "Das Lamm des Armen", anch'essa ambientata nell'era napoleonica.

Seguì poi la raccolta "Die Heilung durch den Geist" con biografie di Anton Mesmer, Mary Baker-Eddy e Sigmund Freud, particolarmente ammirato da Zweig. Nello stesso periodo iniziò il lavoro al libretto "Die schweigsame Frau" insieme a Richard Strauss.

La seconda grande biografia "Maria Antonietta - Una vita involontariamente eroica" ("Marie Antoinette. Bildnis eines mittleren Charakters"), pubblicata nel 1932, fu il maggiore successo letterario di Zweig. La successiva grande biografia, "Triumph und Tragik des Erasmus von Rotterdam", venne pubblicata nel 1934, seguita l'anno successivo da "Maria Stuarda - La rivale di Elisabetta I d'Inghilterra" ("Maria Stuart"), scritta a Londra.

Nel 1936 venne pubblicato "Castellio gegen Calvin oder Ein Gewissen gegen die Gewalt", in cui il poco conosciuto umanista Sebastian Castellio rappresenta un'immagine ideale dell'autore stesso, mentre il riformatore Giovanni Calvino ha chiari tratti di Adolf Hitler. Il libro venne bene accolto da autori antifascisti come Lion Feuchtwanger, ma molto criticato in particolare in Svizzera, perché non rende giustizia al personaggio di Calvino. Nel 1938 seguì "Magellan. Der Mann und seine Tat" ("Magellano").

L'unico romanzo di Zweig, "Ungeduld des Herzens", venne pubblicato nel 1939.

 
Condividi e segnala Condividi e segnala - permalink - Segnala abuso
 

Scrittori dimenticati:Giuseppe Rovani

Post n°1674 pubblicato il 18 Gennaio 2012 da odette.teresa1958

Giuseppe Rovani (Milano, 12 gennaio 1818Milano, 26 gennaio 1874) è stato uno scrittore e pubblicista italiano.

Impiegato presso la biblioteca di Brera, prese parte alle lotte risorgimentali arruolandosi come volontario per difendere la Repubblica Romana. Fu anche vicino agli ambienti della scapigliatura milanese e profondamente legato a Carlo Cattaneo ed a Carlo Dossi. Fu amico del pittore pavese Cherubino Cornienti.

Assunse posizione fortemente critica nei confronti del romanzo storico di derivazione romantica allora in auge, accusandolo di presentare stereotipi sentimentali e di nutrirsi di meccanismi narrativi logori. A questi contrappose i romanzi Lamberto Malatesta (1843), Valenzia Candiano (1843), Manfredo Pallavicino (1845-1846) e La giovinezza di Giulio Cesare (1872), insolita rievocazione del mondo romano.

Si espresse poi a favore del romanzo di ambiente contemporaneo. In questo filone si colloca la sua opera più celebre, Cento Anni (1859-1864) che, insieme alle Confessioni di un italiano di Ippolito Nievo, dette un decisivo contributo all'evoluzione del genere del romanzo in Italia.

 
Condividi e segnala Condividi e segnala - permalink - Segnala abuso
 

Jacqueline Susann

Post n°1673 pubblicato il 18 Gennaio 2012 da odette.teresa1958

Jacqueline Susann’s first diary was a gift from her grandmother on her seventh birthday. It was of real leather with a lock and key and her initials stamped on the cover in gold to match the edges of the pages. “Sometimes you might feel sorry for yourself,” her grandmother had said, “and when you do put it here, put it in your diary and don’t breathe a word.” All her life she kept a diary. And she kept her sorrows to herself.

Her maternal grandmother, Yuccha (Ida) Kahalofsky Jans, fleeing from pogroms in Kiev, arrived in Philadelphia on February 23, 1882 at the age of fourteen. She was photographed holding her diary, in which she kept a record of the voyage. Ida’s only granddaughter, Jacqueline, was born in West Philadelphia on August 20, 1918. Jackie’s mother, Rose Jans, was a schoolteacher who married a handsome, womanizing portrait artist named Robert Susan. Rose added the second “n” to her teaching name so that her students would pronounce it correctly (“su-zan,” not “su-zun”). Susann’s father was born in Vilna. In 1889, when he was two, his family, who were in the lumber business, were ordered off their land. They immigrated to Shamokin, Pennsylvania, a coal-mining town where they had kin. The name Susan is derived from Shushan, the capital of Persia. The family claimed descent from the de Suzanne who raised most of the money for Christopher Columbus’s first voyage. Most of the de Suzannes were killed in the Inquisition. Survivors fled first to Holland and then to Vilna in the Duchy of Lithuania and were established there by 1568, the year that Jews were required to register with the government and pay a poll tax.

In December 1962, when she was forty-four years old, Jacqueline Susann found a breast lump and was scheduled for a biopsy the next morning. “I can’t die without leaving something—something big,” she wrote in her diary. “I think I can write. Let me live to make it.”

Jackie grew so disciplined after her mastectomy that during the remaining twelve years of her life she went from failed actress to the richest self-made woman in America, and the first to have three New York Times number one best-sellers in a row. Valley of the Dolls sold twenty-nine million copies. No wonder Jackie boasted, “Yeah, I think I’ll be remembered. … I’ll be remembered as the voice of the 1960s. … Andy Warhol, the Beatles and me.”

After her surgery Jackie (like Jennifer in Valley of the Dolls) considered suicide by pills, or “dolls” as she called them. Life seemed very bleak. Her husband, Irving Mansfield (né Mandelbaum), once a prominent theatre publicist and then Arthur Godfrey’s original producer, was out of work. Their sixteen-year-old autistic son, Guy, would need to remain in a costly psychiatric facility for the rest of his life. Jackie’s mother, Rose Jans Susann, now retired, was going blind. But the bold and brassy Susann was surprisingly religious, in her way. Her relationship with God was emotional. When her father died in 1957 she “got even” with a short-lived conversion to Catholicism. In 1963, overflowing with despair, contemplating suicide, she felt the presence of God while sitting under a tree in Central Park with her poodle, Josephine. She and God reached an agreement. She would “settle” for only ten more years of life. He would make her the most popular author in the world. Instantly, she sold her first book, a collection of Josephine’s adventures, culled from her diaries and letters to friends. Susann admitted she was no great writer but she could “tell a helluva story.” She handed in sprawling manuscripts and counted on her editors to “make everything track.” As a TV pitch woman, it was she who brought in the sponsor, Schiffli Embroidery, who put Mike Wallace on Night Beat, the local New York interview show which propelled him to sudden stardom in 1956. Night Beat made a mini-star of Josephine as well, for she often appeared with Jackie in matching mother-and-dog embroidered collars and coats.

Every Night Josephine, “a report from the other end of the leash,” published by Bernard Geis Associates in November 1963, did well for a first book (35,000 hardcover copies) but set no sales records.

Susann’s second book and first novel, Valley of the Dolls, published on February 10, 1966, quickly reached the top of the New York Times best-seller list, where it remained for a record-setting twenty-eight weeks. It was a saga of the tough life of actresses in New York and Hollywood, most of it direct from her diaries, and but thinly disguised. She presented her editor, Don Preston, with an eighteen-karat gold money clip, bearing a pair of tiny gold scissors, which came wrapped in a note thanking him for “the kindest cuts of all.” Yet Preston recalls: “When Jackie really liked a phrase she wouldn’t change it. We went back and forth on the opening where she calls New York an ‘angry concrete animal.’ It stayed in.” Neither would she give way on the title although the book distributors hated it, arguing that bookstore personnel might put the book in the children’s section.

Her second novel, The Love Machine, published May 14, 1969, remained number one on the New York Times best-seller list for twenty-six weeks. Robin Stone, the womanizing protagonist, had the same initials as her father, Robert Susan, and equal sex appeal. Her third novel, Once Is Not Enough, revealing her own Electra complex, was published on March 20, 1973, and also rose to the number one spot at the Times. Unbeknownst to any but her husband and a few close friends, Susann was at the time terminally ill with metastatic breast cancer that had spread to her lung and required chemotherapy treatments at almost every stop on her publicity trail. Nevertheless, she managed to fly to London with her friend Doris Day, with whom she worked closely on animal rescues, to promote the British edition of Once. She died on September 21, 1974, God having had the grace, she believed, to allow her the extra year and a half to complete her third novel and assure her unique place in publishing history.

Susann set an unequalled record. Not only was she the first to have three number one best sellers in a row, but she drastically changed book promotion and marketing, taking power away from book critics and transferring it to authors with the skills to promote their products on television. She is credited with inventing the “brand name” novel that needs no reviews, only an announcement that the author’s latest work has arrived in the stores.

Jackie Susann was confrontational, sassy, entertaining and proud of her achievements. “A new book is like a new brand of detergent,” she explained. “You have to let the public know about it. What’s wrong with that?”

 
Condividi e segnala Condividi e segnala - permalink - Segnala abuso
 

Scrittrici dimenticate:Milly Dandolo

Post n°1672 pubblicato il 18 Gennaio 2012 da odette.teresa1958

Nasce a Milano (Italia) il 4 gennaio 1895. Figlia di Alessandro Dandolo e di Elvira Janna, famiglia di origine veneta, appena nata si trasferisce a Venezia. Studia a Castelfranco Veneto e a Padova. Nel 1909, a quattordici anni, collabora con Il passerotto (supplemento per gli abbonati del Giornalino della domenica di Vamba).
Nel 1913 Vamba scrive la prefazione al suo primo libretto di versi, che però non verrà pubblicato: la guerra costringe infatti la famiglia a rifugiarsi a Venezia. Vamba muore nel 1920, e la giovane autrice ricorderà la sua corrispondenza con lui nel racconto "Storia di un uomo grande e di una bambina piccola" (1922).
Giuseppe Fanciulli, che nel frattempo ha assunto la direzione del Giornalino della domenica, le consiglia di dedicarsi alla prosa. Segue il consiglio, iniziando una ricca produzione di novelle, romanzi e fiabe. Frequenta gli ambienti letterari di Firenze e di Milano, come scrittrice per l'infanzia e per il pubblico femminile.
Il suo titolo più apprezzato è "Sette regni e una bambina" (1930).
Scrive anche "Narra e il nostromo - storie e leggende marinaresche" (SEI, 1926) insieme con il marito Eugenio Gara.
Pubblica su La gazzetta del popolo, L'illustrazione italiana, La lettura, La cultura moderna.
Traduce dal francese Bernardin de Saint-Pierre, Daudet, Maupassant; cura le raccolte di novelle di Selma Lagerlof, traduce e raccoglie novelle di autori famosi (Tolstoi, Daudet, etc.) spesso parafrasandole ("Centonovelle", "Il mio novelliere"). Traduce dall'inglese "Peter Pan" e "David Copperfield".
Muore a Milano (Italia) il 27 settembre 1946.

 
Condividi e segnala Condividi e segnala - permalink - Segnala abuso
 

La lotta delle investiture

Post n°1671 pubblicato il 18 Gennaio 2012 da odette.teresa1958

a lotta delle investiture, che contrappose il Papato e l'Impero nei secoli XI e XII, ebbe per oggetto la concessione dell'investitura imperiale dei regalia (i diritti pertinenti al regno o pubblici) agli ecclesiastici.


Le disposizioni degli ultimi imperatori romani

Già alla fine del IV secolo Arcadio e Onorio, figli dell'imperatore Teodosio, avevano riconosciuto alla sentenza emanata dalla episcopalis audienzia pari dignità rispetto a quella pronunziata dal tribunale pubblico. Attorno al vescovo cominciarono a gravitare i fedeli bisognosi di aiuto di natura materiale, oltre che spirituale.

Subito dopo la guerra gotico-bizantina (535-553), l'imperatore Giustiniano incapace di ricostruire le strutture di controllo statale, promulgò nel 554 la Prammatica Sanzione, che contiene anche direttive che dettero ai vescovi prerogative proprie di altri funzionari imperiali. Da quel momento in poi le disposizioni dei vescovi ebbero forza di legge con valore vincolante per tutta la popolazione, anche se in contrasto con le decisioni prese da altri funzionari imperiali romani come i prefetti, anche se appoggiati da tribunali laici.
Interazione tra Germani e Latini

I nuovi conquistatori barbari avevano bisogno dell'appoggio ecclesiastico, se non altro perché i chierici erano gli unici durante l'Alto Medioevo a saper leggere e scrivere. Ne è prova il fatto che le consuetudini barbare subirono forti modifiche a contatto con l'antico bagaglio tecnico-giuridico di stampo latino, di cui la chiesa rimaneva ultima depositaria. Codici scritti soppiantarono ben presto le arcaiche usanze tribali (assemblee generali barbariche con votazione a maggioranza). Un esempio è il Codex Longobardorum, emanato da re Rotari ed esempio di armonizzazione del diritto germanico con quello latino.
Inizio del potere temporale dei Papi

Indipendentemente dal loro status, i vescovi erano funzionari dipendenti da Bisanzio così come lo era la diocesi romana. Teodorico il Grande, che governò l'Italia come funzionario dell'impero romano e come re, fu forse l'ultimo funzionario imperiale a tenere il potere dei vescovi entro i limiti originari.

Con Gregorio Magno le cose cambiarono parecchio: il Praefectus urbi si era trasformato in un funzionario pontificio e prendeva ordini direttamente dal Laterano, mentre il magister militum era ufficiale dell'esercito pontificio; tutti i dipendenti civili furono sostituiti con altri di natura ecclesiastica, compresi i diaconi adibiti alla riscossione delle imposte.

Il re longobardo Liutprando, in cerca di un accordo che rafforzasse il suo stato, dopo aver conquistato il castello di Sutri nel 728, a causa delle proteste papali, anziché restituirlo a Bisanzio, che in quel periodo controllava alcune zone del Lazio, lo riconsegnò a Papa Zaccaria. Con questa donazione e il falso documento riguardante la cosiddetta donazione di Costantino, i Papi cominciarono a rivendicare il controllo spirituale e temporale delle terre dell'Italia centrale e dell'Europa ad ovest della Grecia.
La Chiesa Imperiale degli imperatori della casa di Sassonia

Durante l'impero di Carlo Magno il potere civile era forte e i vescovi tornarono ad essere considerati dei semplici funzionari, sulla cui nomina i sovrani potevano interferire pesantemente. L'impero carolingio, però, fu diviso in tre territori (Italia, Germania e Francia), il potere statale perse autorità ed efficacia, soprattutto in Italia e Germania. Il fatto più grave, però, fu il riconoscimento dell'ereditarietà dei feudi (Capitolare di Quierzy, 877), che privava l'imperatore di gran parte dei suoi poteri. Nel caos post-carolingio crebbe anche l'autonomia di molte città, guidate inizialmente dal loro vescovo, ma destinate a trasformarsi in liberi comuni.

Nel X secolo, il potere imperiale passò ai re di Germania, della casa di Sassonia. Il primo di loro, Ottone I, non volendo ricadere negli errori dei carolingi, basò sistematicamente il proprio potere politico sull'assegnazione di importanti poteri civili a vescovi, che egli stesso aveva nominato. I vescovi, infatti, non potevano avere prole legittima, a cui trasmettere i benefici ricevuti. Inizialmente Ottone assegnò poteri di districtus, ossia di comando, polizia ed esazione, sulla città e sul territorio circostante. In seguito i poteri furono estesi ad interi comitati, a spese del conte laico e creando dei veri e propri vescovi-conti.

In pratica la funzione vescovile ne fu snaturata, perché l'assegnazione della carica non era più basata sulle doti morali o sulla cultura religiosa del candidato, ma esclusivamente sulla sua fedeltà all'imperatore. La pratica, inoltre, degradò rapidamente nella simonia, cioè nell'assegnazione del titolo vescovile a laici, che erano in grado di versare cospicue somme di denaro all'imperatore, certi di recuperarle tramite i benefici feudali che ormai accompagnavano il titolo vescovile.
Lo scontro nell'XI-XII secolo


La lotta tra papato e impero cominciò con Papa Niccolò II, eletto nel 1059: egli mediante il concilio Lateranense condannò l'investitura laica dei vescovi ed escluse l'imperatore dalla partecipazione attiva all'elezione del pontefice.

Ma il personaggio più importante è forse papa Gregorio VII che, nell'ambito di un'azione più ampia che va sotto il nome di Riforma gregoriana, emise nel 1075 il famoso Dictatus Papae. Con questo documento si dichiarava che il pontefice era la massima autorità spirituale e in quanto tale poteva deporre la massima autorità temporale (l'imperatore), mediante la scomunica; veniva così espressa una vera e propria teocrazia. La lotta divenne aspra tra il Papa e l'imperatore di Germania Enrico IV, che radunò i vescovi a lui fedeli i quali deposero il pontefice che a sua volta scomunicò l'imperatore.

A causa della ribellione dei grandi feudatari tedeschi, Enrico IV si recò nel 1077, in gennaio (si dice vestito di semplice lana), davanti al castello di Canossa per ottenere il perdono del Papa con la mediazione della contessa Matilde di Canossa. La vicenda viene ricordata come l'umiliazione di Canossa: si narra che l'Imperatore abbia dovuto aspettare tre giorni e tre notti prima di essere ricevuto e perdonato.

Ottenuto il perdono, e sistemati i feudatari ribelli, Enrico IV convocò un concilio a Bressanone (1080): Gregorio VII fu deposto e sostituito con un antipapa Guiberto di Ravenna (Clemente III); ovviamente non si fece attendere la nuova scomunica da parte del Papa contro l'imperatore. Per tutta risposta Enrico IV scese in Italia e cinse d'assedio Castel Sant'Angelo dov'era asserragliato Gregorio, che chiamò in suo soccorso i normanni guidati da Roberto il Guiscardo.

Sconfitti i Germani, i normanni si abbandonarono al saccheggio della città, provocando una rivolta nella popolazione romana che costrinse il Papa a fuggire rifugiandosi presso i normanni a Salerno, dove scomparve nel 1085. Enrico IV morì invece nel 1106.

I successori di Gregorio, fra cui va ricordata l'opera di Pasquale II, furono più inclini al compromesso, limitandosi a pretendere che i sovrani laici non attribuissero uffici spirituali, mentre per i regnanti era fondamentale che i vescovi investiti del potere temporale riconoscessero l'autorità del sovrano. Con il patto di Sutri (1111), l'imperatore rinunciava alle investiture e i vescovi avrebbero restituito tutti i terreni ottenuti.

Il Concordato di Worms del 1122, concluso tra Papa Callisto II ed Enrico V, rappresentò un modello per gli sviluppi successivi delle relazioni tra la Chiesa e l'Impero. Secondo il concordato, la Chiesa aveva il diritto di nominare i vescovi, quindi l'investitura con anello e pastorale doveva essere ecclesiastica. Le nomine, tuttavia, dovevano avvenire alla presenza dell'imperatore, o di un suo rappresentante, che attribuiva incarichi di ordine temporale ai vescovi (appena nominati dal Papa) mediante l'investitura con lo scettro: un simbolo privo di connotazione spirituale.

Nonostante il concordato di Worms, la Chiesa nel Medioevo non ottenne mai un controllo completo nella nomina dei vescovi. Ma le basi per la progressiva divisione dei poteri erano state gettate

 
Condividi e segnala Condividi e segnala - permalink - Segnala abuso
 

Matilde di Canossa

Post n°1670 pubblicato il 18 Gennaio 2012 da odette.teresa1958

ersonaggio di primaria importanza nella storia del Medioevo europeo, Matilde di Canossa (1046-1115) è forse la figura storica più interessante del Medioevo nelle terre intorno al Po.

Nasce probabilmente a Mantova, dove il padre Bonifacio di Canossa ha una reggia, ma poi è costretta a fuggire con la madre, Beatrice di Lorena, perché il padre viene assassinato e muoiono misteriosamente un fratello ed una sorella.

La troviamo a Felonica, poi a Firenze, poi con la madre che si risposa con un vedovo, Goffredo il Barbuto, che ha un figlio, Goffredo il Gobbo, che viene promesso in sposo a Matilde stessa. Alla morte del patrigno, ella sposa il fratellastro in Lorena ed ha una bambina, Beatrice, che muore in fasce.

Fugge dal marito e si rifugia dalla madre a Mantova e poi a Pisa, dove Beatrice muore nel 1076. Matilde eredita così un dominio che andava dal Lazio al Lago di Garda, ed era strategico sia per i pontefici, quando dovevano essere insediati a Roma, sia per gli imperatori, quando dovevano essere incoronati.

Ella entra così nella lotta in corso tra impero e papato, giocandovi un ruolo prima di pacificatrice (anche perché era cugina di Enrico IV per parte di madre), come dimostra il famoso incontro di Canossa (28 gennaio 1077), poi di aperta sostenitrice del papato e della riforma della Chiesa. In questa scelta, ella mette in gioco i suoi poteri, in gran parte avuti per concessione dagli imperatori, ed il suo stesso dominio: dichiarata traditrice da Enrico IV, le si ribellano le città, ed anche i suoi possedimenti vengono invasi dalle truppe imperiali, restandole fedeli i castelli di Nogara nel Veronese, Piàdena nel Cremonese, Monteveglio nel Bolognese e Canossa nel Reggiano, come racconta il suo biografo, Donizone.

Donna di potere, controcorrente, al centro di uno scontro epocale, Matilde di Canossa diviene oggetto d’esaltazione da una parte (chiamata figlia di Pietro, ancella del Signore) e di denigrazione dall’altra (accusata di essere una meretrice, amante di Gregorio VII). In questo gioca un ruolo fondamentale l’essere donna: a lei il diritto longobardo assicura l’ereditarietà dei domini, ma ella ha sempre bisogno di un uomo che la sostenga e garantisca (il mundoaldo); da ciò la necessità di risposarsi, con un nuovo matrimonio, anch’esso fallito, con un ragazzino (Guelfo di Baviera), da ciò la nomina di un figlio adottivo nel conte Guido Guerra; da ciò, infine, la resa al nuovo imperatore, Enrico V, con l’accordo di Bianello del 1111, nel quale le viene riconosciuto di nuovo il potere sulla parte dell’Italia settentrionale del dominio canossano, in cambio della nomina dell’imperatore a suo erede, per la nota parentela.

Così, solo alla fine della sua esistenza terrena, Matilde può dedicarsi alla preghiera ed alla meditazione religiosa, verso la quale era portata fin da giovane, ma dalla quale fu sconsigliata addirittura da Gregorio VII di dedicarsi, perché era più prezioso il suo ruolo politico e militare in difesa del papato.

Morì a Bondanazzo di Reggiolo il 24 maggio 1115 e venne sepolta nell’amato monastero di San Benedetto Polirone, cluniacense, dove i monaci le eressero un adeguato sepolcro nella cappella di Santa Maria, con i noti mosaici, e la onorarono ogni anno con le loro preghiere.

Il suo ricordo, immortalato da un monaco di Canossa, Donizone, fu rafforzato con una pretesa donazione dei suoi beni alla Chiesa, e con una serie di leggende, anche popolari, che si diffusero fin dal basso Medioevo, e che, continuate sia a livello colto, che popolare sino ai giorni nostri, ne hanno fatto un personaggio mitico, non solo per le terre padane.

Ripercorrere la sua vita diviene così occasione per aprire una finestra su di un periodo cruciale della storia del Medioevo, e sugli uomini e sulle donne che vissero in quel tempo.

 
Condividi e segnala Condividi e segnala - permalink - Segnala abuso
 

La ballata dell'angelo ferito (Ceronetti)

Post n°1669 pubblicato il 18 Gennaio 2012 da odette.teresa1958

Urlate urlate urlate urlate.
Non voglio lacrime. Urlate.
Idolo e vittima di opachi riti
Nutrita a forza in corpo che giace
Io Eluana grido per non darvi pace

Diciassette di coma che m'impietra
Gli anni di stupro mio che non ha fine.
Una marea di sangue repentina
Angelica mi venne e fu menzogna
Resto attaccata alla loro vergogna

Ero troppo felice? Mi ha ghermita
Triste fato una notte e non finita.
Gloria a te Medicina che mi hai rinata
Da naso a stomaco una sonda ficcata
Priva di morte e orfana di vita

Ho bussato alla porta del Gran Prete
Benedetto: Santità fammi morire!
Il papa è immerso in teologica fumata
Mi ha detto da una finestra un Cardinale
Bevi il tuo calice finché sia secco
Ti saluta Sua Santità con tanto affetto

Ho bussato alla porta del Dalai Lama.
Tu il Riverito dai gioghi tibetani
Tu che il male conosci e l'oppressura
Accendimi Nirvana e i tubi oscura
Ma gli occhi abbassa muto il Dalai Lama

Ho bussato alla porta del Tribunale
E il Giudice mi ha detto sei prosciolta
La legge oggi ti libera ma tu domani
Andrai tra di altri giudici le mani.
Iniquità che predichi io gemo senza gola
Bandiera persa qui nel gelo sola

Ho bussato alla porta del Signore
Se tu ci sei e vedi non mi abbandonare
Chiamami in cielo o dove mai ti pare
Soffia questa candela d'innocente
Ma il Signore non dice e non fa niente

Ho bussato alla porta del padre mio
Lui sì risponde! Figlia ti so capire
Dolcissimo io vorrei darti morire
Ma c'è una bieca Italia di congiura
Che mi sentenzia che non è natura

E il mio papà piangeva da fontana
Me tra ganasce di sorte puttana.
Cittadini, di tanta inferta offesa
Venga alla vostra bocca il sale amaro.
Pensate a me Eluana Englaro

 
Condividi e segnala Condividi e segnala - permalink - Segnala abuso
 

Libri dimenticati:La Gran Contessa

Post n°1668 pubblicato il 18 Gennaio 2012 da odette.teresa1958

Bellissimo libro su Matilde di Canossa di Edgarda Ferri

 
Condividi e segnala Condividi e segnala - permalink - Segnala abuso
 

Frase del giorno

Post n°1667 pubblicato il 18 Gennaio 2012 da odette.teresa1958

Non affezionarti mai a qualcosa o qualcuno:arriverà sempre qualcuno che ti tradirà e te lo porterà via

 
Condividi e segnala Condividi e segnala - permalink - Segnala abuso
 
 
 

Archivio messaggi

 
 << Gennaio 2012 >> 
 
LuMaMeGiVeSaDo
 
            1
2 3 4 5 6 7 8
9 10 11 12 13 14 15
16 17 18 19 20 21 22
23 24 25 26 27 28 29
30 31          
 
 

Cerca in questo Blog

  Trova
 

FACEBOOK

 
 
Citazioni nei Blog Amici: 4
 

Ultime visite al Blog

giovirocSOCRATE85comagiusdott.marino.parodisgnudidavidamoreeva0012lutorrelliDUCEtipregotornacrescenzopinadiamond770cdilas0RosaDiMaggioSpinosamaurinofitnessAppaliumador
 

Ultimi commenti

Ciao, serena serata
Inviato da: RicamiAmo
il 01/08/2014 alle 18:11
 
Ciao per passare le tue vacanze vi consigliamo Lampedusa...
Inviato da: Dolce.pa44
il 26/07/2014 alle 18:22
 
Buon pomeriggio.Tiziana
Inviato da: do_re_mi0
il 23/04/2014 alle 18:01
 
i gatti sono proprio così.:)
Inviato da: odio_via_col_vento
il 14/04/2014 alle 20:57
 
questi versi sono tanto struggenti quanto veritieri. Ciao e...
Inviato da: Krielle
il 23/03/2014 alle 04:38
 
 

Chi può scrivere sul blog

Solo l'autore può pubblicare messaggi in questo Blog e tutti gli utenti registrati possono pubblicare commenti.
 
RSS (Really simple syndication) Feed Atom
 
 
 
 

© Italiaonline S.p.A. 2024Direzione e coordinamento di Libero Acquisition S.á r.l.P. IVA 03970540963