Messaggi del 29/01/2012

Scrittori dimenitcati:P.G.Wodehouse

Post n°1756 pubblicato il 29 Gennaio 2012 da odette.teresa1958

Sir Pelham Grenville Wodehouse (Guildford, 15 ottobre 1881New York, 14 febbraio 1975) è stato uno scrittore inglese.

Wodehouse fu un maestro riconosciuto della lingua inglese e di stile, con ammiratori che vanno dai contemporanei come Hilaire Belloc, Evelyn Waugh e Rudyard Kipling agli scrittori moderni come Salman Rushdie e Douglas Adams.

Oggi ricordato soprattutto per i romanzi e i racconti di Jeeves e del Castello di Blandings, Wodehouse fu anche un autore di testi musicali che scrisse con Cole Porter il musical Anything Goes e collaborò spesso con Jerome Kern. Scrisse inoltre il testo della canzone "Bill" in Show Boat, che fu un grande successo.

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Biografia [modifica]

Nato a Guildford, Wodehouse era soprannominato 'Plum' (Prugna). Studiò al Dulwich College, ma il suo ingresso all'università fu impedito da problemi finanziari familiari. In seguito lavorò in banca per due anni, benché non avesse alcun reale interesse per la carriera in banca, e dedicandosi part-time alla scrittura, che con il tempo divenne la sua unica e vera professione. Successivamente si trasferì a Hollywood, dove diventò uno sceneggiatore di grande successo. Molti dei suoi romanzi furono anche pubblicati su riviste come The Saturday Evening Post. Si sposò nel 1914.
Sebbene Wodehouse e la sua opera siano considerati la quintessenza dell'Inghilterra, dal 1924 al 1940 visse soltanto negli Stati Uniti e in Francia, e pare che in questo periodo abbia richiesto la cittadinanza statunitense. Era anche profondamente disinteressato alla politica e agli affari mondiali. Quando nel 1939 scoppiò la seconda guerra mondiale, rimase nella sua residenza estiva di Le Touquet, in Francia, invece di ritornare in Inghilterra, apparentemente senza rendersi conto della serietà del conflitto. Fu così fatto prigioniero dai tedeschi nel 1940 e internato un anno, prima in Belgio, poi a Tost, nell'attuale Polonia. Mentre era a Tost, intrattenne gli altri prigionieri con dialoghi umoristici, che, dopo essere stato rilasciato a pochi mesi dal suo sessantesimo compleanno, usò come base per una serie di trasmissioni radio che i tedeschi lo persuasero a fare da Berlino. Ma l'Inghilterra in guerra non era dell'umore giusto per battute a cuor leggero, e le trasmissioni generarono numerose accuse di collaborazionismo e perfino tradimento. Alcune biblioteche bandirono i suoi libri. In prima fila tra i suoi critici c'era A. A. Milne, l'autore dei libri di Winnie the Pooh; Wodehouse si prese una sorta di vendetta creando un personaggio ridicolo chiamato "Timothy Bobbin", protagonista di divertenti parodie della poesia per l'infanzia di Milne. Tra i difensori di Wodehouse vi furono Evelyn Waugh e George Orwell (vedere i collegamenti esterni).

Le critiche convinsero Wodehouse a trasferirsi definitivamente in America. Diventò cittadino statunitense nel 1955, e non ritornò mai più in patria. Fu nominato Cavaliere dell'Impero Britannico (KBE) nel 1975, poco prima della sua morte. Si ritiene generalmente che l'onorificenza non venne concessa prima a causa del perdurare di risentimenti dovuti alle trasmissioni tedesche.

Molti considerano Wodehouse secondo soltanto a Charles Dickens per la feconda invenzione di personaggi, i quali, tuttavia, non furono sempre apprezzati dall'establishment, in particolare la vanitosa stupidità di Bertie Wooster. Documenti rilasciati dalle autorità inglesi hanno rivelato che quando Wodehouse fu proposto per il titolo di "Companion of Honour" nel 1967, Sir Patrick Dean, ambasciatore britannico a Washington, obiettò che "avrebbe dato credito a un'immagine alla Bertie Wooster della personalità inglese, che stiamo facendo del nostro meglio per sradicare".

 
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Scrittori dimenticati:Francesco Mastriani

Post n°1755 pubblicato il 29 Gennaio 2012 da odette.teresa1958

Un discorso particolare, invece, va fatto per colui che tanto contribuì, con la sua prolifica vena artistica, ad impinguare il repertorio drammaturgico del San Ferdinando per più di quarant'anni. Quest'uomo era Francesco Mastriani, il massimo esponente del cosiddetto «Basso Romanticismo». La miseria e la malvessazione in cui versava il popolo napoletano verso il 1860, la paura ed il cocente ricordo dei moti del '48 e, ancora più forte, la consapevolezza di essere un popolo dominato da sempre fecero sì che il popolo cadesse nella rassegnazione e nella prostrazione di chi, conscio del suo persistente stato di sottomissione, si abbandona agli eventi rifugiandosi nel mistico e riscoprendo gli obliati sentimenti di fede e carità. Ecco, infatti, che i napoletani ripararono sotto le ali della religione che fino a quel tempo era stata definita come pura e semplice superstizione. Incominciarono a nascere le prime opere assistenziali, le prime fondazioni di pia carità, le prime confraternite che, per certi versi, riportavano alla mente La Compagnia dei Bianchi della Giustizia, fondata da S.Giacomo della Marca nel 1430, con lo scopo di assistere i derelitti. Pian piano per le strade della città i tabernacoli e gli altarini cominciavano a fare la loro apparizione dalla mattina alla sera, come funghi dopo una pioggia settembrina. La religione entrava nel cuore dei napoletani, che con rassegnazione affidavano ad essa le residue speranze di un riscatto storico e morale che per secoli s'era fatto negare. Nacque e prolificò il culto del povero, del derelitto l'amore e la protezione verso l'indifeso, il tartassato. Su queste basi nacque il Basso Romanticismo, che vide in Francesco Mastriani la massima espressione, la più schietta, la più spontanea. Fu colui che fece delle pene e delle sofferenze del popolo napoletano un solo fardello, da sostenere sulle sue spalle, a guisa di Atlante. Francesco Mastriani nacque a Napoli il 23 novembre del 1819 da una modesta, ma agiata famiglia borghese, che gli permise di seguire gli studi. La sua esistenza sotto l'aspetto economico non fu mai troppo felice, benché oltre ai proventi che gli derivavano da lezioni private che impartiva (conosceva a perfezione inglese, francese, spagnolo e tedesco), a quelli che gli venivano dal suo impiego presso il dazio, si aggiungessero anche quelli derivanti dalla vendita dei suoi tantissimi libri. Nell'analizzare la figura del Mastriani scrittore, salta subito agli occhi che la quantità caratterizzò la sua produzione artistica. Il figlio Filippo né Cenni sulla vita e sugli scritti di Mastriani, da un attento computo, assegna al padre la paternità di circa 900 lavori, tra pezzi di costume, racconti, strenne della Napoli borbonica, tentativi teatrali e scritti su vari periodici. Dal 1838 al 1848, Mastriani collaborò a diversi periodici, come Il Sibilo, scrivendo diversi racconti e novelle come "Il Diavoletto". Il suo primo libro é datato 1848 ed é intitolato Sotto altro cielo In tutte le opere, che precedettero la trilogia socialista de' I Vermi, Le Ombre ed I Misteri di Napoli, si nota come egli applicasse con estrema facilità la formula della «agnizione digressione» cioé della tecnica di uso della parentesi, delle note, oppure degli esempi che gli venivano per associazione sia logica che deduttiva e sia per analogia che per contrasto, tutto ciò senza arrecare danno o pregiudizio alla compattezza dello scritto che alla fine risultava arricchito e più compatto. Francesco Mastriani non cadde mai nell'ingenuo errore di classificare le classi sociali, a prescindere dai suoi componenti, egli non ha dato l'etichetta di cattivo,di usurpatore o di affamatore al ricco, facendo così assurgere al ruolo di vittima predestinata il povero, assolutamente no. Nella sua lucida analisi della realtà partenopea, Mastriani, seppe cogliere i giusti difetti ed i giusti pregi di tutte le classi sociali ed di tutte le categorie di lavoratori. La maggior parte dei suoi romanzi narrano fatti di camorra, lunghe lotte sfocianti nella vendetta e nel sangue, truculenti situazioni sociali di avvilente miseria, di codici d'onore e relativa giustizia. Potrebbero sembrare fatti irreali, per lo meno esagerati e, forse,lo sembrarono a molti di quella epoca e forse a tantissimi di questa. Ma la scrittrice inglese Jessie White Mario nel suo libro La miseria in Napoli, scritto nel 1877 provvide a chiarire agli scettici di quel tempo che: «Chi vuole apprezzare i lavori del Mastriani deve prima veder Napoli, poi leggerli; se no, chiuderà i suoi libri dicendo Queste sono esagerazioni di romanziere, sogno di rivoluzionario Ma dopo aver visto con i suoi occhi esclamerà mestamente Pur troppo egli ha scritto la verità, null'altro che la verità, ma non tutta la verità Dai suoi lavori sgorga, violenta, la cruda realtà di una Napoli sofferente dalle mille piaghe, abbandonata a se stessa e i personaggi di quei luoghi sono parte integrante e degna cornice. Tra i numerosi romanzi di Mastriani, oltre alla già citata trilogia, troviamo: La cieca di Sorrento, Il mio cadavere, Federico Lannois, I Lazzari, Il conte di Castelmoresco, Il barcaiuolo d'Amalfi, Ciccio il pizzaiuolo, La Medea di Portamedina. Il Mastriani era molto letto e seguito dai napoletani, ma stentava a far breccia nei salotti letterari partenopei dove vi entrò solo grazie all'ironia del Verdinois che prese a spunto uno sfogo del Nostro, che in una impulsiva e schietta protesta contrapponeva la validità dei Vermi a quella di Nanà, «Chi sarà mai codesta Nanà..» affermò in uno slancio il Mastriani. Il critico Verdinois scrisse: «Ebbene, se la Francia ha uno Zola, Napoli ha un Mastriani. Poco é mancato che questo non si credesse, certo é che si é scritto, cioé l'ha scritto lui, ed un giornalista ha stampato le sue parole in nota di un suo romanzo...». E' anche evidente che non ci fosse tanta simpatia tra il Verdinois ed il Mastriani, anche se il critico, per il passato aveva avuto delle buone parole per il Nostro. Significativo, anche se postumo, fu il riconoscimento di Matilde Serao, che gratificò l'opera dello scrittore napoletano, e di Benedetto Croce che invitò ad una più attenta lettura dell'opera del Mastriani. Mastriani morì il 7 gennaio del 1891 fra il sincero dolore di tutta la sua città. Bovio né I miei napoletani raccolse, da un operaio che seguiva il feretro, queste parole: «E' morto un lavoratore cui l'opera onesta della mente non diede il pane per la vita, come a noi non lo dà l'opera assidua delle braccia. Noi renderemo solo quello che é in nostro dovere, ossequio postumo a chi come noi soffrì dolori inenarrabili, comuni ad una gente che aspetta la redenzione sua nel mondo...».

 
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Scrittrici dimenticate:Radclyffe Hall

Post n°1754 pubblicato il 29 Gennaio 2012 da odette.teresa1958

adclyffe Hall, nome di battesimo Marguerite, utilizzò tuttavia il nome di John (Bournemouth, 12 agosto 1880Londra, 7 ottobre 1943), è stata una scrittrice britannica lesbica.

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Biografia [modifica]

Nata in una famiglia benestante, all'età di 21 anni ereditò la fortuna paterna e poté iniziare a viaggiare, e pubblicare a sue spese il suo primo volume di poesie Twixst Earth and Stars (1906).

Nel 1908 iniziò a convivere con Mabel Veronica Label ("Ladye"), che incoraggiò la vena artistica della Radclyffe Hall, e pubblicò il suo secondo volume, A sheaf of verses, in cui inaugura la tematica lesbica.

Nel 1915, alla morte della Label inizia una relazione con la scultrice Una "Vincenzo" Troubridge (1887-1963), cugina di "Ladye", che sarà la sua compagna per 28 anni, fino alla morte della Radclyffe Hall.

Insieme alla Troubridge fece diversi viaggi in Italia, ed in particolare a Firenze, dove si stabilì nel 1937. Allo scoppio della Seconda guerra mondiale le due donne tornarono però in Inghilterra, dove la Radclyffe Hall si spense, a causa di un tumore, nel 1943.

Protagonista della vita culturale europea e della cultura lesbica, spesso ritratta in abiti maschili, l'autrice è conosciuta soprattutto per un romanzo che suscitò grande scandalo nell'Inghilterra ancora scossa dal processo ad Oscar Wilde, Il pozzo della solitudine (1928). L'opera fu processata e bandita nel Regno Unito fino a non molti anni fa.

 
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Scrittrici dimenticate:Anna Seghers

Post n°1753 pubblicato il 29 Gennaio 2012 da odette.teresa1958

Anna Seghers, pseudonimo di Netty Reiling (Magonza, 19 novembre 1900Berlino, 1 giugno 1983), è stata una scrittrice tedesca.

Sposò lo scrittore ungherese László Radványi.

Dal 1928 fu iscritta al Partito Comunista e fu esule dal 1933, vivendo tra Francia e Messico. Tornò in patria nel 1947 stabilendosi nella Repubblica Democratica Tedesca. Dal 1952 al 1978 è stata presidentessa dell' Unione degli scrittori della Repubblica Democratica Tedesca, cercando di promuovere il recupero di alcuni temi, a partire da quelli legati all'immaginazione e al fantastico, all'interno della letteratura dei paesi socialisti.

 
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Uno strano matrimonio

Post n°1752 pubblicato il 29 Gennaio 2012 da odette.teresa1958

ntanto bisogna dire che questo matrimonio così famoso non incominciò proprio nel migliore dei modi da entrambe le parti.
Prinny, il soprannome con cui abitualmente gli inglesi si riferiscono a Giorgio IV prima che diventasse Giorgio IV, cioè era ancora Principe (lui era il famoso Principe Reggente), non era proprio entusiasta di questa sposa.
D'altra parte, credo neanche la nostra Carolina smaniasse dalla voglia di legarsi mani e piedi ad un tipo simile... insomma, ci voleva tanto coraggio e molta diplomazia.

Ammettiamolo, non si trattò di amore a prima vista e, per i più critici, forse neanche di amore...

Acquaforte di Giorgio IV e Carolina di Brunswick
il giorno del loro matrimonio
Lo stesso Prinny alcuni anni addietro aveva segretamente sposato una vedova cattolica , tale Maria Fitzherbert; il matrimonio comunque venne annullato in fretta e furia non appena la notizia si sparse all'interno della corte; motivazione ufficiale: andava contro il Royal Marriage Act, una sorta di lista delle caratteristiche che dovevano essere possedute dalla persona che entrava a far parte della famiglia reale. Inutile dire che Maria non ne possedesse molte e, anche se le avesse avute, difficilmente il suo matrimonio sarebbe comunque durato.
Lo scandalo del matrimonio segreto di Prinny fu qualcosa di molto simile a quello perpetrato dal figlio della Regina Vittoria, lo stesso che appare nel film La vera storia di Jack lo Squartatore e vera causa della sequenza di omicidi delle varie prostitute inglesi su cui sta indagando Johnny Depp.

Dopo lo scandalo di Maria Fitzherbert, comunque, a palazzo si adoperarono alacremente per trovare a Prinny una sposa suitable, cioè una candidata adatta a ricoprire un giorno il ruolo di regina del Regno Unito.
La scelta cadde appunto su Carolina di Brunswick, cugina di Prinny, nobile e di sangue reale.
Carolina comunque non apparve subito come una ninfa agli occhi del Principe, ella infatti era già piuttosto avanti con l'età, addirittura 27 anni!
Inoltre, sebbene potesse essere definita graziosa, era piuttosto sgraziata e aveva movimenti bruschi e a scatti.
Prinny non fu contento della scelta, ma la sposa era stata designata addirittura da suo padre Re Giorgio III e il padre aveva promesso al suo erede di saldare i suoi molti debiti se avesse accettato le nozze.

E Prinny lo fece!
In cambio delle 630.000£ di debito si prese Carolina di Brunswick e mise una pietra sopra alla parola matrimonio.
E qui le malelingue si scatenarono.
Io immagino solo come dovesse essere contenta Carolina, Prinny infatti non era un adone, già a quell'età era paffutello e piuttosto scialbo.
Capite adesso come mai non si riusciva ad inscenare tanto bene la storia del matrimonio d'amore che tanto piace al popolo?
Insomma, gli inizi non furono dei migliori.

I primi problemi iniziarono già al banchetto per le nozze, dove il Principe, al posto che rivolgere costantemente la sua attenzione alla novella sposa, continuò a guardare e vezzeggiare la sua favorita (la sua amnte), Lady Jersey .
Il comportamento di Prinny fu così privo di gusto nei confronti della moglie che lo stesso re dovette riprendere il figlio in modo che concludesse in maniera degna la cerimonia senza causare uno scandalo con la famiglia di lei che, come si è detto, poteva contare una buona percentuale di sangue blu.
.

Ad ogni modo la cerimonia riuscì a concludersi, ecco cosa ci riporta English Monarchs riguardo l'evento:

The marriage ceremony proceeded as arranged, attended by his well pleased father, on the evening of 8th April, 1795 at the Chapel Royal at St. James’ Palace. The bride wore a elaborate dress of silver tissue and lace and a velvet robe lined with ermine. The distraught bridegroom spent his wedding night lying on the bedroom floor by the fireplace in a drunken stupor.

Although he was repelled by his wife, George eventually did his duty and brought himself to consummate the marriage and the Princess of Wales gave birth to a daughter and heir to the throne, Princess Charlotte, on 7th January, 1796.

********
La cerimonia procedette come era stata organizzata, al coscpetto del di lui padre, la sera dell'8 Aprile 1895 nella Cappela Reale di St. James Palace.
La sposa indossava un elaborato vestito di merletto d'argento e un mantello di velluto bordato d'ermellino.

Lo sposo reale trascorse la sua notte di nozze sul pavimento di fronte al camino completamente ubriaco.

Nonostate trovasse la moglie repellente, Giorgio compì il suo dovere e si sforzò di consumare il suo matrimonio tanto che la Principessa di Galles diede la luce il 7 Gennaio 1796 ad una bambina ed erede al trono, la principessa Charlotte.



Benchè disapprovi il tono assolutamente misogino del racconto, specialmente nella parte dove viene detto che il principe si sforzò di consumare il matrimonio , il tutto descrive abbastanza lucidamente la cerimonia e il clima in cui si svolse.

Carolina Principessa di Galles
Tratto dalla rivista LIFE, 1820 ca.
Una volta entrata ufficialmente a far parte della famiglia reale, le critiche alla povera Carolina non si risparmiarono, le sue maniere un po' rozze e sgraziate divennero ben presto la presa in giro delle feste da ballo e fu addirittura confezionata una bambola con gote rosse che balzava automaticamente in piedi con movimenti scattanti e bruschi che la raffigurava (e che andò a ruba).

La più crudele di tutte, comunque, fu Lady Jersey, l'amante del Principe.
La sua cattiveria, forse acuita dal fatto che l'altra avesse almeno diritto al rispetto totale, almeno in maniera ufficiale, e al titolo di Principessa ed Erede d'Inghilterra la portò ad atti di vera malignità nei confronti di Carolina, come l'aver sfoggiato di fronte alla Principessa di Galles un paio di braccialetti di perle che Prinny aveva originariamente presentato alla consorte come regalo di nozze , ma che aveva poi ripreso per dare all'odiosa Lady Jersey, che naturalmente non si fece scrupolo di far conoscere in giro i dettagli della cosa, mettendo però in imbarazzo non solo la Principessa, ma anche il Principe col suo comportamento poco corretto nei confronti della moglie, ciò abbassò di molto la popolarità del futuro sovrano presso i suoi sudditi, a cui non piacque il suo atteggiamento, sebbene la "sposa tedesca" non fosse stata la benvenuta neppure tra i sudditi per via delle sue origini teutoniche.

La descrizioni che ci giungono di Carolina di Brunswick da parte dei suoi contemporanei non furono delle più amichevoli.
La sua bellezza, comune e un po' scialba, dicevano, sarebbe sfiorita presto se non avesse continuato a "tenersi" un po'.
Le sue maniere erano goffe, i suoi discorsi esitanti tanto da rasentare la balbuzie e il suo gusto in fatto di abbigliamento addirittura atroce, quest'ultima caratteristica deve essere quella che nei secoli è stata tramandata fino ad Elisabetta II e alla sua famiglia che sfortunatamente non brilla certo per classe e raffinatezza .

Lady Mary Berry, la stessa che contribuì a rendere la quadriglia popolare in Inghilterra, scrisse sul suo giornale per signore:

Such an over-dressed, bare-bosomed, painted eye-browed figure one never saw
*********
Non ho mai visto una tale figura così troppo vestita, col petto scoperto e le sopracciglia dipinte.


Non certo commenti lusinghieri visto che il suo gusto in fatto di abiti veniva considerato bizzarro e provinciale e il fatto che, invecchiando, continuasse ad abbigliarsi con le gonne di una ragazzina non contribuì a migliorare la sua presentazione al pubblico, tanto che la casa reale stessa la emarginò, anche a causa delle sue frequentazioni dalla dubbia moralità.

The Princess evidently preferred gay company, a certain sprinkling of intelligence with a good flow of animal spirits being the ordinary passports to her society. No questions appear to have been asked of either sex; it is therefore not surprising that several of the favoured circle were celebrated more or less for their independence of moral obligations.


Memoirs of the Court of England During the Regency (1811-1820)


Per Mary Barry queste sue caratteristiche erano l'evidenza della natura lussuriosa della Principessa di Galles; a quanto pare la stampa scandalistica del tempo non aveva peli sulla lingua nel criticare i reali, esattamente come al giorno d'oggi si è accanita su Sarah Fergusson o sul secondo matrimonio del Principe Carlo.

...even if this meant exposing her decidedly lustful nature


Sono le dure parole di Lady Barry.

Caricatura di Carolina e di Bartolomeo
Pergami che enfatizza i difetti di lei
Secondo il Duca di Buckingham queste sue manchevolezze derivavano dal fatto che nessuno avesse mai corretto i suoi sbagli durante l'infanzia e la fanciullezza, mentre non erano state esaltate le sue virtù innate; per questo ella rimase per tutta la vita infantile, pigra e capricciosa, tanto da terrorizzare i domestici e le domestiche con i suoi improvvisi scatti d'ira.

In un tale clima, inutile dire che Prinny trovò molti alleati nel sostenere che Carolina non fosse una moglie adatta a lui, tantomeno una madre degna per l'erede, la Principessa Charlotte, che incontrava la sua genitrice solamente una volta a settimana, per il resto fu cresciuta da balie, servi e istitutori/trici.
Sfruttando questa situazione e la sua natura piagnucolosa, Carolina recitò a lungo la parte della vittima agli occhi del popolo, che la compiangeva per la sorte toccatale e per l'intransigenza del consorte .

Libro scandalistico
sulle relazioni della Principessa
Ella comunque non si dimostrò mai una buona madre per Charlotte e non fu mai neanche molo affezionata alla figliola, come purtroppo accadeva fin troppo spesso nelle case reali, dove i genitori erano più impegnati a dirigere lo stato e organizzare la corte e i suoi divertimenti piuttosto che nell'educazione dei figli che un giorno sarebbero saliti al trono dopo di loro.

Con il passare degli anni la relazione con il Principe peggiorò, tanto che egli non riuscì più a tollerare la presenza della moglie e mise in atto una politica di ostracismo della consorte, che venne bandita dai ritrovi comuni del Principe Reggente, come Carlton House; per vendetta, Carolina tenne una propria corte privata a Kensington Palace.
Questo comportamento dell'eccentrica coppia diede adito ad una serie infinita di indiscrezioni sui due sposi e venivano puntualmente pubblicati scoop sensazionali sulle relazioni extraconiugali, ma soprattutto illecite, dei due, ecco qualche trafiletto

… her Royal Highness had associates of an infinitely lower grade to whom she often devoted herself with an abandonment of self respect that equally perplexed and disgusted the ladies of her suite. With such a Court, as may be imagined, the pursuits of the Princess were not remarkable for dignity were often remarkable for its violation.”
***********
...Sua Altezza Reale si è nel tempo affiancata con un'infinità di personaggi di basso grado ai quali ella si dedicava con un abbandono scandaloso, priva di contegno tanto da disgustare le signore del suo stesso seguito. Con una simile corte, potete immaginare, le occupazioni della Principessa non erano notevoli per dignità, piuttosto per la violazione di questa.


Nel 1814 Carolina si trasferì in Europa e viaggiò in Germania e Svizzera, per un certo periodo soggiornò anche in Italia, dando scandalo soprattutto a Genova dove era solita presentarsi per le strade in abiti discinti.

Il Principe inviò delle spie ad indagare non solo sul suo comportamento e sulle sue manchevolezze, ma anche sul peso che essa rappresentava per la casa regnante e per la sua immagine.

I rapporti erano qualcosa che faceva accapponare la pelle, per l'epoca: la Principessa era solita dare spettacoli e party fino a mattina, indossava abiti discinti non di gusto sulla sua persona, vestiti che erano stati disegnati per ragazze con la metà dei suoi anni (lei era sulla quarantina). Intratteneva relazioni scandalose, si era tinta i capelli biondi di nero e si scopriva il seno e il petto in pubblico.
Ecco la descrizione che Lady Bressborough ne fece durante una festa

The first thing I saw in the room was a short, very fat, elderly woman, with an extremely red face (owing, I suppose, to the heat) in a girl’s white frock looking dress, but with shoulder, back, and neck, quite low (disgustingly so) down to the middle of her stomach; very black hair and eyebrows, which gave her a fierce look, and a wreath of light pink roses on her head…I could not bear the sort of whispering and talking all round about…”
*********
La prima cosa che notai nella stanza fu una bassa figura grassottella avanti negli anni, estremamente rossa in viso (immagino perchè era accaldata) in un abito a coda da giovinetta, ma con le spalle, la schiena e il colletto estremamente bassi (disgustosamente scoperti) fino alla metà dello stomaco. Capelli molto scuri e sopracciglia che le davano un aspetto feroce, in aggiunta una rosa rosa tra i capelli.
Non posso riportare il tipo di commenti e pettegolezzi che la contornavano.


Ed ecco di seguito un link dove una persona appassionata ha raccolto tutti gli stralci di giornali ottocenteschi dove si parlava del comportamento irriverente della Principessa di Galles: grazie a quest'opera possiamo farci un'idea ben chiara su come fosse l'andazzo
History 1793-1844 ~ Chapter 20: Queen Caroline

Illustrazione di Carolina di Brunswick tratta
dall'Enciclopedia Britannica
Si può dire che Carolina apprese dal marito ogni sorta di cattiva abitudine: era arrivata in Inghilterra illibata e vestita solo con cattivo gusto, ma le sue manchevolezze e i difetti peggioravano di anno in anno.
In Milano Carolina ebbe una relazione con Bartolomeo Pergami che risultò solo l'ultimo di una lunga serie di relazioni extraconiugali che la donna aveva intessuto durante gli anni sperperando il denaro della corona come mantenimento dei suoi amanti.

Prinny, che in quanto a relazioni adultere non era secondo a nessuno, condannò duramente la moglie e la goccia che fece traboccare il vaso del loro rapporto fu la prematura scomparsa della Principessa Charlotte in tenerà età che sancì definitivamente la chiusura di qualsiasi tipo di relazione ci fosse tra il Principe e la Principessa di Galles.

Nel 1820 Giorgio III morì e Prinny, salì al trono.
Carolina ritornò in Inghilterra per reclamare i suoi diritti di Regina e, morale della favola, il popolo inglese aveva così in antipatia Giorgio IV che per fargli dispetto decise di supportare la sua lasciva, indisciplinata e stravagante consorte.
.
Naturalmente alcuni fedeli e ciechi sostenitori della casa reale passarono oltre i pettegolezzi su di lei e sulle sue abitudini, sostenendo che si trattasse esclusivamente di dicerie.
Carolina, comunque, approfittò largamente della sua popolarità presso il popolo, ma ciò non impedì a suo marito di richiedere ufficialmente la separazione e, successivamente, il dirvorzio dalla consorte.

He persuaded Lord Liverpool and his government to bring in an Act of parliament to deprive her of the title Queen and to declare the marriage “for ever wholly dissolved, annulled and made void”. The Whigs opposed the measure and their were public demonstrations against the new king.
************
Egli persuase Lord Liverpool e il suo governo di perpetrare un atto parlamentare per privarla del titolo di Regina e per dichiarare il matrimonio "per sempre e completamente dissolto, annullato". i Whig si opposero e ci furono dimostrazioni pubbliche contro il nuovo re.



Carolina sostenne che nella questione lei non fosse stata interpellata e un'altra volta recitò per il suo popolo la parte della vittima.

Carolina viene esclusa dalla cerimonia
d'incoronazione di Giorgio IV

Alla cerimonia d'incoronazione del marito, con i carteggi di divorzio ancora in fase di lavorazione, si presentò abbigliata e vestitia di tutto punto come una sovrana, ma venne scortata fuori dalla cattedrale.
Tentò più volte una seconda entrata in scena, ma senza successo.

La procedura di annullamento, comunque, si arrestò quando la Regina morì improvvisamente di disordini gastrici all'età di 53 anni.
La sua prematura e inaspettata scomparsa lascia ancora qualche dubbio circa le reali cause del decesso .

 
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Giovanna d'Angiò

Post n°1751 pubblicato il 29 Gennaio 2012 da odette.teresa1958

el 1343, alla morte di re Roberto d’Angiò, detto “il pacificatore d’Italia”, salì al trono la giovane nipote Giovanna (1326 Napoli-1382 Muro Lucano), appena ventitreenne. Figlia di Carlo l'Illustre, duca di Calabria, e di Margherita di Valois, aveva sposato per volontà del nonno Roberto d'Angiò, Andrea di Durazzo, secondogenito del re d'Ungheria Carlo I.

Nel 1345, alla vigilia dell'incoronazione ufficiale di Giovanna, Andrea fu assassinato, vittima di una congiura alla quale, pare, non fosse estranea la stessa regina. Sposò, infatti, nel 1348 in seconde nozze proprio il promotore del complotto, Luigi di Taranto. Il fatto provocò la guerra con l’Ungheria, e le conseguenti invasioni del 1348 e del 1350 del regno da parte di Luigi I d'Ungheria, fratello del defunto Andrea, che nel frattempo era succeduto a Carlo d'Ungheria. Dal 1350 al 1352, Giovanna fu costretta a riparare in Provenza, suo feudo comitale. Grazie alle tribolate vicende ungheresi, poté rientrare a Napoli dopo il 1352.

Di nuovo vedova nel 1362, sposò nel 1363 in terze nozze Giacomo III d'Aragona-Maiorca e in quarte, nel 1376, Ottone di Brunswick, quando aveva compiuto i 53 anni, età non da poco per l’epoca. Ma la regina, non aveva avuto figli dai quattro mariti. Nominò erede alla successione Carlo di Durazzo, suo pronipote, anche per ristabilire in via definitiva la pace con l’Ungheria.

Nel 1378 scoppiò la grave crisi politico-religiosa, che ebbe conseguenze di portata storica, ricordata come lo Scisma d'Occidente. I rapporti di potere e i già fragili equilibri dell’epoca ne vennero pesantemente compromessi. A Napoli, la regina Giovanna si schierò con l'antipapa Clemente VII, e perciò venne scomunicata dal pontefice Urbano VI.

In effetti, Giovanna aveva sempre mal sopportato le ingerenze papali nella vita politica. Amante delle arti, della poesia – doti ereditate dal nonno Roberto – e di quella che oggi definiremmo “laicità”, Giovanna appoggiò lo scisma nel tentativo di ribellarsi al papa di Roma, che da secoli continuava pervicacemente a considerare Napoli come uno stato vassallo e, quindi, disponibile e “sacrificabile” alla politica pontificia. Giovanna aveva anche saputo risolvere annosi contenziosi, e nel 1372 aveva riconosciuto all'aragonese Federico IV “il semplice” il possesso della Sicilia, anche se in posizione di vassallaggio.

L’erede designato, Carlo di Durazzo, si schierò invece con il papa legittimo, in ciò sospinto dall’intento di difendere i propri interessi in Ungheria. Attaccò militarmente il Regno di Napoli, e Giovanna reagì estromettendolo immediatamente dalla successione. Nel 1380 adottò, nominandolo legittimo erede al trono, Luigi d'Angiò (1339-1384), fratello di Carlo V, re di Francia. Giovanna tentò di resistere ai durazzeschi, frattanto penetrati a Napoli nel 1381, rinchiudendosi in Castel Nuovo. Sopraffatta dalle forze avversarie, fu presa prigioniera e relegata nel castello di Muro Lucano dove l'anno successivo venne fatta strangolare dal suo antagonista.

Nel fare un bilancio del Regno di Giovanna I d’Angiò, non si può prescindere dalla situazione europea ed italiana dell’epoca, caratterizzata da instabilità, guerre, scisma religiosi, congiure continue. Giovanna fu monarca assoluta, ma allo stesso tempo illuminata. Fu spietata, ma seppe essere generosa. Fu vendicativa, ma anche capace di agire con diplomazia. Ebbe coraggio, molto, non si piegò mai, né al papa, né ai nemici, né alle invasioni. Colta, raffinata, dotata di orgoglio fino a diventare sprezzante. La stessa sua tragica fine, sta a dimostrare quanto fosse ancora temuta dal suo avversario.

Così ci appare la prima regina del Sud, napoletana a tutti gli effetti.

 
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Francesca (Pound)

Post n°1750 pubblicato il 29 Gennaio 2012 da odette.teresa1958

Venivi innanzi uscendo dalla notte
recavi fiori in mano
ora uscirai fuori da una folla confusa,
da un tumulto di parole intorno a te.
Io che ti avevo veduta fra le cose prime
mi adirai quando sentii dire il tuo nome
in luoghi volgari.
Avrei voluto che le onde fredde sulla mia mente fluttuassero
e che il mondo inaridisse come una foglia morta,
o vuota bacca di dente di leone, e fosse spazzato via,
per poterti ritrovare,
sola.

 
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Libri dimenticati: La casa dei bambini

Post n°1749 pubblicato il 29 Gennaio 2012 da odette.teresa1958

Bellissimo e toccante libro di Jacqueline Boissard,seguito de "La donna in bianco"

 
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Frase del giorno

Post n°1748 pubblicato il 29 Gennaio 2012 da odette.teresa1958

Li riconoscerete dai frutti che porteranno

 
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