Messaggi del 09/02/2012

Scrittori dimenticate:Andrè Malraux

Post n°1846 pubblicato il 09 Febbraio 2012 da odette.teresa1958

André Malraux (Parigi, 3 novembre 1901Créteil, 23 novembre 1976) è stato uno scrittore e politico francese.

André Malraux (al centro) con Rafael Squirru.
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Biografia [modifica]Infanzia e Indocina [modifica]

Dopo una infanzia passata con la madre e la nonna a Bondy di cui non parlerà mai con nessuno o diffonderà notizie inesatte (Antimémoires, 1967), André Malraux entra alla École des Langues orientales e frequenta gli ambienti artistici parigini.

Esterno del tempio di Banteay Srei

Nel 1921 si sposa con Clara Goldschmidt, ricca ereditiera di una famiglia di origini tedesche. Alcuni investimenti errati in borsa dilapidano però la fortuna della moglie; Malraux pensa allora a un viaggio in Indocina dove recuperare reperti archeologici per rivenderli in Francia. Arrivato in Cambogia insieme a Clara, tenta di rimuovere un bassorilievo dal tempio di Banteay Srei a Angkor Wat per rivenderlo ad un collezionista. Scoperto, viene condannato nel luglio 1924 a tre anni di prigione. Alcuni intellettuali parigini, quali Marcel Arland, Louis Aragon, André Breton, François Mauriac, André Gide e Max Jacob si impegnano per far ridurre la pena a Malraux, che rientra in Francia nel novembre 1924.

Nel 1930 pubblicherà La voie royale, un romanzo d'avventura ampiamente ispirato a questi avvenimenti.

Nel gennaio del 1925 torna in Indocina, dove si dedica all'attività di giornalismo dando vita a un giornale di opposizione al governo coloniale francese. Conosce in quel periodo da vicino i personaggi e gli ambienti che preparano l'insurrezione a Shanghai, che sarà il tema del suo successivo romanzo, La condition humaine.

Nell'estate 1931 André Malraux e Clara aiutano il militante comunista Jean Cremet a ritornare in Europa con una nuova identità (diventerà uno dei personaggi principali di La condition humaine). Appassionato di archeologia, compie anche una missione nel Laos e si mette al servizio dei comunisti cinesi.

Nel 1933 La condition humaine vince il Premio Goncourt.

Gli anni trenta e la Spagna [modifica]

Milita contro il fascismo e il nazismo; le sue posizioni politiche sono poco definibili: conosce Trotsky, ma è considerato un "compagno di strada" dei comunisti. Compie alcuni viaggi in Unione Sovietica.

Nel 1936, allo scoppio della guerra civile spagnola, si attiva a favore del governo repubblicano. Appassionato di aviazione e sfruttando l'appoggio di Pierre Cot e Jean Moulin, recupera alcuni apparecchi francesi e forma la Escuadrilla España, guidandola in zona di guerra e partecipando alle missioni. Quando i repubblicani iniziano a costituire un esercito vero e proprio, la squadriglia di Malraux, come tutte le milizie spontanee e non inquadrate, perde importanza e viene progressivamente emarginata. Viaggia negli Stati Uniti con la speranza di trovare fondi per i repubblicani. Rientra definitivamente in Francia nel gennaio 1939, poco prima della caduta definitiva del governo repubblicano.

Seconda guerra mondiale [modifica]

Allo scoppio della seconda guerra mondiale, è arruolato nei carristi su sua richiesta. Viene fatto prigioniero dai tedeschi nel giugno 1940. Evaso dalla prigionia pochi mesi dopo, con l'aiuto del suo fratellastro Roland, è riluttante a entrare nella Resistenza; pensa che la guerra potrà essere vinta solo quando entreranno nel conflitto gli Stati Uniti. Si decide all'azione solo nel 1943, dopo che Roland, già partigiano, è arrestato dai tedeschi in Dordogna. Organizza, anche grazie all'appoggio di emissari britannici, un gruppo di partigiani in Dordogna. Nel 1944, durante un'azione viene ferito dai tedeschi e quindi catturato dalla Gestapo, trasferito da una prigione all'altra fino a Tolosa per un interrogatorio. Si scopre libero quando i tedeschi lasciano la città. Finisce la guerra al comando della Brigade « Alsace-Lorraine ». Riceve la Médaille de la Résistance, la Croix de Guerre e la British Distinguished Service Order.

Ministro con De Gaulle [modifica]

Diventa uno degli uomini più vicini a Charles De Gaulle. È ministro della Propaganda e dell'Informazione dal novembre 1945 al gennaio 1946 nel governo De Gaulle. Resta al fianco del generale, aderendo al suo movimento politico Rassemblement du peuple français (Raggruppamento del popolo francese) nel corso dei periodo 1946-1958 (la "traversata del deserto") in cui De Gaulle, ritiratosi a Colombey-les-Deux-Églises, assume posizioni virulentemente critiche nei confronti della Quarta Repubblica francese. Il ritorno al potere del generale nel maggio 1958 e la conseguente istituzione della Quinta Repubblica francese faranno di Malraux il "cantore" del gollismo. Dopo aver preso parte al governo De Gaulle che precederà l'elezione di quest'ultimo alla presidenza della Repubblica, diventa ministro di Stato nel gennaio 1959; nel luglio dello stesso anno è nominato anche ministro della cultura, incarico creato appositamente per lui e che conserverà ininterrottamente fino al giugno 1969.

Da ministro, Malraux adotta una politica di "grandeur" e di opere sociali. Sebbene in un governo conservatore, Malraux non rinnega il suo passato di uomo di sinistra: il suo discorso contro François Mitterrand nel dicembre 1965 lo dimostra ("lei non era nemmeno in Spagna", rinfaccia a Mitterrand). In reazione al disimpegno della Terza Repubblica francese, e riprendendo alcune istanze del Fronte popolare, fa della cultura un affare di Stato. È infatti l'iniziatore delle Maisons de Jeunes et de la Culture che marcarono profondamente la vita nei Comuni e nei quartieri durante molti decenni.

Da questo movimento culturale è praticamente esclusa la letteratura, a beneficio di arti che hanno più effetto sulle masse, realizzate grazie alle competenze artistiche di Malraux e alle sue numerose amicizie con artisti di primo piano (Matisse, Braque, Picasso, Giacometti): commissiona il soffitto del teatro dell'Odéon a André Masson, quello de l'Opéra di Parigi a Marc Chagall, invia la Gioconda negli Stati Uniti, fa restaurare il palazzo di Versailles... Malraux compie sforzi enormi per far splendere la cultura francese nel mondo. Questa amministrazione statale dell'arte, questa volontà di produrre cultura con forti investimenti pubblici, è stata giudicata in modo contrastato; lo storico Marc Fumaroli la ritiene il grande funerale nichilista della cultura francese: il dopoguerra francese è (a differenza degli anni della Terza Repubblica, che non avevano una politica culturale sistematica) un deserto artistico che lo Stato francese ha tentato di dissimulare a colpi di eventi culturali. Altri tuttavia, come Philippe Poirrier, fanno notare, al di là della mediocrità del panorama culturale francese in quegli anni, alcune innovazioni importanti quali il nuovo ruolo dello Stato nella promozione culturale e il tentativo di democratizzare la cultura.

Fermamente a favore del disimpegno francese dall'Algeria, nel 1962 la sua abitazione è bersaglio di un attentato al "plastico" dell'OAS. Malraux non è in casa al momento dello scoppio, ma rimane gravemente ferita la figlia di 4 anni dei proprietari dell'abitazione, Delphine Renard.

Le scarse conoscenze di Malraux in campo musicale lo porteranno invece a scelte tradizionaliste. In rotta con la gestione conservatrice del responsabile della musica del ministero della Cultura Marcel Landowski, Pierre Boulez abbandona la Francia sbattendo la porta e si trasferisce a Darmstadt. Tornerà in patria solo nel 1969, richiamato dal presidente Georges Pompidou.

Grande oratore, nel dicembre 1964 nel corso della traslazione delle ceneri di Jean Moulin al Panthéon pronuncia un'orazione di una tale intensità da far venire i brividi al vasto pubblico radunato sulla piazza: "Aujourd'hui, jeunesse, puisses-tu penser à cet homme comme tu aurais approché tes mains de sa pauvre face informe du dernier jour, de ses lèvres qui n'avaient pas parlé ; ce jour-là, elle était le visage de la France" (Oggi, gioventù, possa tu pensare a questo uomo come se stessi avvicinando le tue mani al suo povero volto informe del suo ultimo giorno, alle sue labbra che non avevano parlato; quel giorno esso era il volto della Francia). A quelle parole, lo stesso generale De Gaulle, uomo notoriamente di ghiaccio, non riuscirà a nascondere la sua emozione.

Nel corso della sua vita, segnata anche da pesanti lutti (Josette Clotis, sua compagna dopo la separazione da Clara, muore in circostanze drammatiche nel 1944, quindi perde i due figli in un incidente automobilistico nel 1961), Malraux ha incontrato le grandi personalità del mondo politico contemporaneo (Mao Zedong, John F. Kennedy e Jawaharlal Nehru ad esempio) e ha mantenuto un dialogo costante con i grandi artisti: Pablo Picasso, Marc Chagall, Georges Braque, Maurice de Vlaminck, André Derain, Fernand Léger, Jean Cocteau, André Gide, Max Jacob, Pierre Reverdy e Louise de Vilmorin che fu la sua ultima compagna.

Fratellanza e umanesimo [modifica]

Malraux non si è mai sentito legato da un dogma, e attraverso le sue mutazioni è rimasto fedele alla necessità di sorpassare sé stesso, a questo eroismo duro che esclude ogni ricorso a utopie consolatrici. Agnostico, ha messo nell'arte (ad esempio nell'idea di un museo immaginario che riproponesse l'arte con le sue relazioni e metamorfosi) il solo elemento grandioso a portata dell'uomo, la sua unica chance di immortalità. Per questo fratellanza e umanesimo sono il cuore della sua vita e delle sue opere:

« L'humanisme (...) c’est dire : nous avons refusé ce que voulait en nous la bête, et nous voulons retrouver l'homme partout où nous avons trouvé ce qui l'écrase. » (Les voix du silence)
(L'umanesimo, vuol dire: abbiamo rifiutato quello che la bestia in noi voleva, e vogliamo ritrovare l'uomo ovunque sia stato schiacciato)
Restaurazione dell'ordine [modifica]

Se il maggio francese è per lui solo un'illusione lirica, definisce comunque gli eventi come una "vera crisi di civiltà". Lo vediamo in testa alla manifestazione di quelli che reclamano la restaurazione dell'ordine all'Arc de Triomphe il 30 maggio. Malraux non ha mai cessato di identificare questo ordine con la persona e le opere di de Gaulle: dopo le dimissioni del generale dalla presidenza della Repubblica nell'aprile 1969 e la successiva l'elezione di Georges Pompidou, decide di non entrare nel nuovo governo di Jacques Chaban-Delmas. Gli ultimi anni della sua vita sono caratterizzati da progressivi peggioramenti delle sue condizioni di salute. Nel 1974 sostiene la candidatura a presidente della repubblica di Chaban-Delmas, ma ad una trasmissione televisiva in cui è ospite con quest'ultimo si presenta visibilmente ubriaco, suscitando lo scherno degli avversari e l'imbarazzo del partito gollista. L'immagine di Chaban-Delmas ne esce tanto compromessa da indurre i gollisti a trasferire i propri voti su Valery Giscard d'Estaing, mentre Malraux viene allontanato dal partito. All'alcolismo e alle conseguenze degli oppiacei assunti durante il suo soggiorno in Oriente si aggiunge l'accentuarsi della sindrome di Tourette, che lo portano ad assumere atteggiamenti sempre più stravaganti. Alla sua morte, nel 1976, avrà omaggi rispettosi anche in Italia.

Malraux è sepolto al Panthéon di Parigi.

Resterà un mito tra i gollisti che lo hanno potuto conoscere nel suo splendore. Jacques Chirac, eletto presidente della Repubblica nel 1995, l'anno successivo fa trasportare la salma di Malraux al Panthéon di Parigi, nel corso di in una cerimonia solenne in cui non mancheranno i riferimenti alla nota passione dello scrittore per i gatti.

 
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Scrittori dimenticati:Marcel Pagnol

Post n°1845 pubblicato il 09 Febbraio 2012 da odette.teresa1958

Marcel Pagnol (Aubagne, 28 febbraio 1895Parigi, 18 aprile 1974) è stato uno scrittore, drammaturgo e regista cinematografico francese.

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Biografia [modifica]

Figlio di Augustine Lansont, che di mestiere faceva la sarta e Joseph Pagnol, maestro elementare, visse a Aubagne e a Marsiglia sino al 1922. Nel 1910, a soli 37 anni, morì la madre; avvenimento che segnò la sua vita.

Divenuto insegnante di inglese, dopo alcuni anni di insegnamento in Provenza si trasferì a Parigi, al Liceo Condorcet, luogo che vide la nascita delle sue prime opere teatrali: I mercanti di gloria (Les marchands de gloire) e Jazz (da cui deriverà L'angelo azzurro).

Nel 1926 scrisse il suo primo capolavoro, Topaze, un successo immediato e internazionale. Seguì Marius, rappresentato nel 1929 con la partecipazione di Raimu, l'attore preferito da Pagnol.

Marcel Pagnol si dimostrò presto entusiasta del cinema, cui dedicò le migliori energie. Sotto la regia di Alexander Korda venne girato Marius, uno dei primi film sonori. In seguito verranno girati 21 film, molti dei quali sotto la sua regia, con attori di eccellenza come Raimu e Fernandel.

La cosiddetta "trilogia marsigliese " (Marius, Fanny, César) conobbe un successo mondiale. Seguirono La moglie del fornaio (La femme du boulanger) e Patrizia (La fille du puisatier). Di quest'ultimo Roberto Rossellini disse che costituisce l'origine del neorealismo. Il regista Capra riconobbe in Pagnol il regista migliore delle origini del film sonoro.

Quando i nazisti occuparono Parigi, Pagnol interruppe un film che stava girando (La prière aux ètoiles) pur di non cedere alle loro pressioni.

Nel 1946 fu eletto membro dell'Académie française.

Nel 1952 girò Ugolin e Manon delle sorgenti (Manon des sources), due pellicole che narrano un'unica storia provenzale, narrata poi nel romanzo L'acqua delle colline che ne rielabora la sceneggiatura: romanzo potente, drammatico, solare come la terra assetata in cui si svolge, sentimentale ma mai melenso. Nel film recita la moglie Jacqueline Bouvier o Jacqueline Pagnol.

Nel 1957 Pagnol pubblicò il primo di una serie fortunata di romanzi, in cui rievoca la sua infanzia: La gloria di mio padre. A questo seguirono Il Castello di mia madre, Il tempo dei segreti, Il tempo degli amori. Pagnol conserva la freschezza dell'uomo di teatro, ma con una vena malinconica e una profondità psicologica maggiori.

Pagnol si dedicò anche a un lavoro storiografico, La Maschera di ferro, nel quale sostiene l'identità della Maschera di ferro con il gemello di Luigi XIV di Francia, il Re Sole, com'era stato sostenuto dai poeti ma mai dagli storici. Opera debole, ma di notevole interesse, dimostra la versatilità di questo autore, tra l'altro anche matematico inventore (sua idea è la Topazette, un'automobile a tre ruote, che non fu mai commercializzata).

Pagnol morì a Parigi e fu sepolto alla Treille, presso Aubagne, nel paese dove aveva trascorso le estati dell'infanzia, sito indimenticabile dove sono ambientati gli ultimi suoi romanzi e in cui aveva girato numerosi film.

Ancorato alla sua terra, Pagnol sa rendere universale la propria esperienza e tradurre in un discorso di umanità che riguarda ciascuno di noi un'esistenza serena e appagata, inserita in un cosmo armonioso, dove non manca il dolore e l'infelicità, ma dove tutto è affrontato con un sorriso mai sarcastico, con un umorismo velatamente ironico, con un'umanità delicata e profonda.

Filmografia [modifica]Regista [modifica]Sceneggiatura [modifica]
 
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Scrittrici dimenticate:Clarice Tartufari

Post n°1844 pubblicato il 09 Febbraio 2012 da odette.teresa1958

Clarice Tartufari (14 febbraio 1868 – 3 settembre 1933), noto anche come Clarice Gouzy, scrittrice, poetessa e drammaturga italiana.




Opere

L'albero della morte(1912)

 
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Scrittrici dimenticate:Sofia Bisi Albini

Post n°1843 pubblicato il 09 Febbraio 2012 da odette.teresa1958

Sofia Bisi Albini (1856 – 1919), letterata, scrittrice e giornalista italiana.




Opere

Le fanciulle d'ieri e quelle d'oggi (1914)

Il figlio di Grazia

 
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Andrè Massena

Post n°1842 pubblicato il 09 Febbraio 2012 da odette.teresa1958

André Masséna, in italiano Andrea Massena, duca di Rivoli, principe di Essling (Nizza, 6 maggio 1758Parigi, 4 aprile 1817), è stato un generale francese, Maresciallo dell'Impero con Napoleone Bonaparte e Pari di Francia. Vittorioso in molte battaglie, fu detto "il figlio prediletto della vittoria" per la sua sagacia tattica e militare.

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Biografia [modifica]

Figlio di un piccolo commerciante, crebbe a Nizza dove tentò di intraprendere una carriera nella marina mercantile, ma poi decise di arruolarsi nell'esercito francese nel 1775 come soldato semplice e destinato all'esercito reale in Italia, dove raggiunse il grado di ufficiale autorizzato (massimo grado concesso al suo ceto sociale); poi decise, nel 1789, di abbandonare la vita militare. Per un breve periodo fu contrabbandiere e successivamente ritornò nell'esercito nel 1791, divenendo colonnello l'anno successivo.

Le guerre rivoluzionarie [modifica]

Ebbe modo di distinguersi nel corso delle guerre rivoluzionarie francesi e in due anni arrivò al grado di generale. La sua prima vittoria fu a Saorgio, in agosto del 1794. Il suo primo successo importante fu nella battaglia di Lonato, nell'agosto del 1795, contro gli eserciti austriaci di Peter Quasdanovich. Lottò vicino a Napoleone a Lonato ed ivi rimase durante il 1796 dove combatté a fianco di Bonaparte in quasi tutte le battaglie della campagna, distinguendosi in particolare nello scontro finale di Rivoli nel 1797. Nel 1799 Massena si fece onore in Svizzera dove sconfisse i russi di Alexander Korsakov nella seconda battaglia di Zurigo in settembre, forzando la Russia ad uscire dalla Seconda coalizione. Con questo successo arrivò all'apice della sua reputazione.

Maresciallo di Francia [modifica]

Massena tornò in Italia e guidò le sue forze nello sfortunato e tragico assedio di Genova, prima di unirsi brevemente all'esercito nella dura Battaglia di Marengo (14 giugno 1800), da cui venne licenziato per saccheggio. Soltanto nel 1804 poté rientrare nell'esercito e divenne Maresciallo in maggio guidando l'esercito nella presa di Verona. Sconfisse poi gli austriaci nella Battaglia di Caldiero (30 ottobre 1805). Gli fu dato il controllo sulle operazioni contro Napoli, ma la sua bramosia lo portò ad essere nuovamente estromesso per i suoi eccessivi saccheggi. Macchiò infatti la sua gloria concedendo in più occasioni la licenza di saccheggio ai suoi soldati, come nel celebre episodio dell'assedio di Lauria, città lucana che venne incendiata e saccheggiata dalle truppe del Massena ai primi di agosto del 1806 per avere gli abitanti cercato di resistere all'avanzata del suo esercito, armandosi e costringendo le truppe napoleoniche a porre la città in assedio. Due anni più tardi, fu fatto Duca.

Tomba di André Massena al Père Lachaise

Massena tornò a far parte dell'esercito nel 1809 contro le forze della Quinta coalizione, lottando di nuovo contro gli austriaci. Quando l'avanguardia francese sul Danubio fu tagliata fuori ed isolata, Massena corse in suo soccorso comandando il IV Corpo d'armata nella Battaglia di Aspern-Essling e riscattandosi dopo una sanguinosa battaglia. Fu premiato per questo con il titolo di Principe di Essling, grazie ai suoi sforzi in questa battaglia ed in quella di Wagram.

Durante la Guerra d'indipendenza spagnola guidò l'invasione del Portogallo nel 1810. Comandò il primo scontro con gli alleati nella Battaglia del Buçaco (27 settembre) e forzò gli alleati a ritirarsi dietro le linee fortificate di Torre Vedras dove si verificò una stagnazione della situazione che durò fino all'arrivo dei rinforzi inglesi nel 1811. Quando Massena fu costretto a ritirarsi dal Portogallo, dopo le battaglie di Barrosa e di Fuentes di Oñoro, fu rimpiazzato da Auguste Marmont e non tornò più in combattimento, essendo stato nominato comandante della guarnigione di Marsiglia, dove pare si arricchisse ulteriormente vendendo sottobanco licenze di commercio con l'Inghilterra, in deroga al Blocco Continentale, a ricchi mercanti italiani[1].

La Restaurazione e la morte 

Riuscì a mantenere il comando dopo la Restaurazione e, al ritorno di Napoleone dall'Elba, si rifiutò di unirsi a lui, mantenendo la sua posizione a Marsiglia. Tuttavia, dopo Waterloo, non giurò lealtà alla monarchia tornata al potere e morì poco dopo.

 
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Jean Lannes

Post n°1841 pubblicato il 09 Febbraio 2012 da odette.teresa1958

ean Lannes, principe di Sievers, duca di Montebello (Lectoure, 10 aprile 1769 – Ebersdorf, 31 maggio 1809), è stato un generale francese, Maresciallo dell'Impero con Napoleone Bonaparte.

Quinto di otto figli, lasciò il suo apprendistato come tintore nel 1792 per entrare nel corpo della Guardia Nazionale di Lectoure ove apprese i primi rudimenti del mestiere di soldato. Come un buon numero dei suoi compagni d'armi s'unì al secondo battaglione dei volontari di Gers, di base ad Auch per completare la sua formazione militare e venne presto eletto sottotenente del medesimo battaglione che fu assegnato all'armata dei Pirenei, il 20 giugno di quell'anno.

La prima guerra contro la Spagna

Il 7 marzo 1793 la Convenzione dichiarò guerra alla Spagna (che divenne uno dei membri della Prima coalizione) ed a metà maggio il giovane sottotenente si fece notare a Saint-Laurent-de-Cedran, vicino al colle di Coustouge. Si trattava del battesimo del fuoco per Jean Lannes: i suoi corregionali, appena giunti colà, vennero sloggiati e messi in fuga dagli spagnoli ma lui li arringò con veemenza e riuscì a riunire i fuggitivi per tornare all'offensiva. Sorpresi, gli spagnoli vennero sbaragliati.

Lo stesso ardore mise nel seguito delle operazioni a Peyrestortes, ove fu promosso tenente il 25 settembre e dopo appena un mese capitano. Partecipò in seguito attivamente ai combattimenti presso Port-Vendres e quindi a Banyuls ove venne ferito e quindi inviato in convalescenza a Perpignano. In questo periodo l'armata francese subì una serie di rovesci per cui il generale Basset si vide costretto a richiamare anche Lannes, che accorso, stanco dell'inazione, ricevette il comando dell'avanguardia francese.

La successiva battaglia di Villalunga procedeva con esito incerto a causa della resistenza spagnola in una ridotta potentemente fortificata che impediva ai francesi la conquista della città. La ridotta fu presa d'assalto e resa innocua. Questo successo valse al giovane capitano Lannes la nomina a comandante di brigata (grado che nell'esercito rivoluzionario francese equivaleva a quello di colonnello). Tuttavia la sua ferita subita a Banyuls non era ancora guarita e dopo questo successo dovette riparare nuovamente a Perpignano.

Qui conobbe la sua prima moglie, Jeanne-Joseph Barbe, detta spesso Polette, figlia di un ricco banchiere, che sposò il 19 marzo 1795. A maggio dello stesso anno si concluse, con il Trattato di Basilea, la pace tra Francia e Spagna e quest'ultima uscì dalla prima coalizione. Dopo la caduta di Massimiliano Robespierre, avvenuta in quell'anno il 25 luglio (9 termidoro), le posizioni troppo estremiste espresse in passato da Lannes determinarono la sua messa a riposo nonostante la popolarità conseguita presso l'armata.
La prima Campagna d'Italia

Nel 1796 si arruolò come soldato semplice nell'armata d'Italia, al comando di Napoleone Bonaparte, che lo notò presto essendosi distinto in un assalto alla baionetta nel corso della presa di Dego, cosicché poco tempo dopo venne nuovamente nominato, questa volta dal Bonaparte, comandante di brigata.

Assunto il comando di un reggimento di granatieri, questo fu temporaneamente aggregato ad un corpo speciale, agli ordini del generale Dallemagne, costituito allo scopo di occupare Piacenza.
La Battaglia di Fombio dell'8 maggio 1796, Giuseppe Pietro Bagetti

Il reggimento di Lannes, con lui stesso alla testa, fu il primo ad attraversare il Po ed il giorno successivo partecipò alla conquista del paese di Fombio, sloggiandone le truppe austriache. Il (10 maggio 1796) partecipò alla Battaglia del ponte di Lodi, avanzando sul ponte sotto il fuoco nemico.

Diede poi prova di coraggio nelle battaglie di Bassano (7 settembre 1796) e di Governolo, riportando serie ferite in quest'ultima. Ad Arcole, il 16 novembre, primo giorno della battaglia, fu Lannes che, vista la situazione dall'ambulanza in cui giaceva ferito, lanciò il contrattacco, utilizzando truppe francesi disorientate ed in fuga, che respinse gli austriaci ormai padroni del ponte sul fiume Alpone.

Poco prima era stato lo stesso Bonaparte che, afferrata un bandiera, aveva condotto personalmente l'attacco francese al ponte, rischiando di venire catturato. Riconoscente, Napoleone inviò al ferito Lannes la bandiera in dono ed in memoria.
Lannes partecipò poi ancora alla Battaglia di Rivoli ed a quella di Imola, dopo di che fu inviato da Napoleone in missione diplomatica negli stati pontifici.
La Campagna d'Egitto e di Siria

Al ritorno da questa missione si imbarcò anche lui nel maggio 1798 per l'Egitto. Qui si distinse come comandante di divisione nella spedizione di Siria e fu grazie al suo assalto che fu conquistata il 7 marzo 1799 la fortezza di Giaffa. Il 17 agosto dello stesso anno Bonaparte rientrava in gran segreto in Francia portando con sé anche Lannes.
La seconda Campagna d'Italia

All'inizio della Campagna furono affidate a Lannes due divisioni ed una brigata per un totale di circa 8 000 effettivi, con il compito di attraversare le Alpi al passo del Gran San Bernardo e scendere ad occupare la città di Aosta, cosa che fece il 16 giugno, esattamente la data imposta dal Bonaparte, ed il giorno successivo respingeva da Chatillon un forte contingente nemico.

Pose quindi l'assedio al forte di Bard con il quale però non ebbe fortuna, per cui aggirò la postazione e discese su Ivrea occupandola il giorno 22 dopo aver scacciato la guarnigione austriaca forte di circa 3.000 uomini. Di qui fu inviato con le sue truppe dal Bonaparte per una azione diversiva sulla città di Chivasso, cosa che fece puntualmente il giorno 28, dopo aver brillantemente sconfitto gli austriaci il 26 maggio in Val Chiusella, ed ai primi di giugno, mentre Napoleone rientrava trionfante in Milano, occupava Pavia, ove riuscì a strappare agli austriaci messi in fuga numerosi cannoni e carriaggi.

La capitolazione della città di Genova, dove Massena, assediato dal Melas, aveva resistito fin che era possibile, avvenuta il 4 giugno fece cambiare precipitosamente i piani a Napoleone e ne seguì un periodo di incertezza, per i generali francesi, causa i reiterati cambi di disposizioni da parte del comandante in capo. Avanzando verso Casteggio Lannes si trovò di fronte, nei pressi di Montebello, il 9 giugno le forze soverchianti del generale austriaco Ott, che aveva a disposizione circa 18.000 effettivi contro i poco meno di 8.000 di Lannes ma qust'ultimo non esitò a dare battaglia.

L'intervento del generale Victor, che con oltre 5.000 aggirò lo schieramento austriaco, risolse la battaglia a favore dei francesi. Partecipò poi alla Battaglia di Marengo il 14 giugno, che fu risolutiva per la seconda campagna d'Italia. Dopo il colpo di Stato del 18 brumaio, gli fu affidato il comando della Guardia Consolare.
La Campagna contro la terza coalizione

Nel 1802 fu allontanato dall'esercito a causa di uno scandalo finanziario e fu inviato come ambasciatore a Lisbona ove diede una men che mediocre prova di diplomatico, essendo persona dal carattere franco ed irruente. Tuttavia già nel 1804 fu tra gli insigniti del grado di Maresciallo di Francia e nel 1805 gli fu affidato il comando del 5º Corpo d'armata nella Grande Armée.

In questa veste partecipò alla guerra della terza coalizione, cioè alle battaglie di Ulma (settembre-ottobre 1805), ed il 12 novembre mise in atto con Murat la beffa del ponte di Vienna.

Nella Battaglia di Austerlitz gli fu affidata la difesa della collinetta del Santon. Nel corso della battaglia dovette resistere ad un furioso attacco della artiglieria prima e della fanteria poi del generale russo Bagration per poi prendere l'iniziativa e sgominare il reparto del generale Blasowitz.

Nonostante il suo corpo d'armata fosse costituito in gran parte da reclute, Lannes riuscì così bene nel compito assegnatogli da Napoleone che a metà giornata aveva già tagliato fuori truppe russe del generale Bagration dai collegamenti con quelle alleate.
La Campagna contro la Prussia

Assegnato all'alla sinistra dell'avanguardia della Grande Armée, Lannes si trovò di fronte presso Saalfeld (10 ottobre 1806) le truppe numericamente superiori del principe Luigi Ferdinando di Prussia. Quando si trovò sotto il fuoco dell'artiglieria nemica, contravvenendo agli ordini di non impegnarsi in combattimento fino all'arrivo del grosso dell'ala sinistra al comando del generale Augereau, attaccò i prussiani impegnandoli in una cruenta battaglia e riuscì ad aggirarli sul fianco: il principe Luigi cercò di sventare la manovra impegnandosi personalmente per arginare l'arretramento dei suoi ma fu ucciso in un corpo a corpo con un sottufficiale degli ussari francesi: la battaglia fu così vinta dalle truppe di Lannes, che contarono perdite non superiori ai 200 uomini, contro quasi un migliaio di morti fra i prussiani, oltre 1.500 prigionieri ed una cinquantina di cannoni catturati dai francesi.

Quattro giorni dopo prese parte attiva alla battaglia di Jena-Auerstadt. Qui si distinse in numerose azioni con alterne fortune finché l'intera grande armata non ebbe ragione dei prussiani. Nel novembre dello stesso anno partecipò con il suo corpo d'armata alla Campagna d'inverno contro la Prussia, muovendo nell'armata di circa 80.000 uomini, affidata temporaneamente da Napoleone al cognato Gioacchino Murat, con lo scopo di invadere la Polonia e distruggere l'armata russa del generale Bennigsen.

Il 26 dicembre nei pressi di Pultusk si trovò ad affrontare, con circa 25.000 uomini, le truppe di Bennigsen, forti di 35.000 effettivi ed alcune decine di cannoni. Il combattimento si risolse con la ritirata delle truppe russe quando giunsero a Lannes i rinforzi di un corpo distaccato all'uopo dall'armata del generale Davout. Verso metà giugno 1807 ricevette da Napoleone l'ordine di attaccare con la cavalleria la città di Friedland per impegnare Bennigsen in attesa del resto dell'armata francese. Lannes occupò la vicina cittadina di Posthenen ma fu fermato dall'attacco russo. Poco dopo tuttavia giunsero i rinforzi ed il 14 giugno la battaglia di Friedland fu vinta dai francesi grazie anche all'impegno di Lannes.
La breve Campagna di Spagna

Inviato in Spagna nel 1808 partecipò riluttante ad una campagna che non condivideva. Ciononostante il 23 novembre sbaragliò a Tudela le truppe del generale spagnolo Castaños e successivamente riuscì a conquistare la munita fortezza di Saragozza, dopo di che, lasciato il comando al suo generale Suchet, rientrò in Francia per raggiungere la Grande Armée che si apprestava a combattere contro l'Austria.
La Campagna del Danubio del 1809

Il 9 aprile 1809 le truppe austriache dell'arciduca Carlo iniziarono le ostilità contro la Francia. Lannes partecipò alla battaglia di Abensberg-Eckmühl (20-22 aprile) occupando la posizione centrale dello schieramento francese. Il giorno 23 fu determinante per la conquista di Ratisbona.
La fine

Il 21 ed il 22 maggio partecipò alla battaglia Aspern-Essling dove si compì il suo tragico destino. Verso il termine dei combattimenti, quando ormai le truppe francesi stavano vincendo la battaglia, ricevette l'ordine di fermarsi a causa di una interruzione nella linea dei rifornimenti.

In attesa di ulteriori ordini si sedette su un masso ove fu raggiunto da un colpo di cannone che gli fratturò un ginocchio. Portato nell'infermeria da campo gli fu amputata la gamba destra ma ciò non gli evitò la cancrena che si manifestò l'indomani e lo portò a morte fra atroci dolori dopo una settimana.

Il suo decesso addolorò profondamente l'imperatore, che considerava Lannes uno dei più fedeli, se non il più fedele, dei suoi diretti collaboratori. Durante l'esilio a Sant'Elena Napoleone dedicò, nelle sue memorie, parole di stima ed apprezzamento per il Maresciallo Lannes. Di lui disse «L'ho trovato che era un pigmeo e l'ho lasciato che era un gigante».

Lannes fu considerato da Napoleone il suo più caro amico, anche ai tempi dell'Impero permise a lui soltanto di dargli del tu nelle occasioni ufficiali, cosa che era riservata solo a Giuseppina e neppure ai membri della sua famiglia. Per il suo particolare carattere, Napoleone lo chiamava affettuosamente " Orso Lannes ".

 
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Gioacchino Murat

Post n°1840 pubblicato il 09 Febbraio 2012 da odette.teresa1958

Gioacchino Murat, nato Joachim (Labastide-Fortunière, 25 marzo 1767 – Pizzo, 13 ottobre 1815), è stato un generale francese, re di Napoli e maresciallo dell'Impero con Napoleone Bonaparte.
Indice

Biografia
Da figlio di albergatore a Re

Murat è un grande esempio della mobilità sociale che caratterizzò il periodo napoleonico (e anche delle conclusioni tragiche di molte folgoranti carriere).

Figlio di un albergatore, studiò in seminario, ma ne fu espulso a vent'anni per rissa. Fece per tre anni il mestiere paterno, poi si arruolò come soldato semplice (febbraio 1787) e fece parte della guardia costituzionale di Luigi XVI.

Alla caduta della monarchia entrò nell'esercito rivoluzionario e divenne rapidamente ufficiale. Nel 1795 era a Parigi a sostenere Napoleone contro l'insurrezione realista. Lo seguì poi nella campagna d'Italia e in quella d'Egitto, dove fu nominato generale e fu determinante nella vittoria di Abukir contro i turchi.

Partecipò attivamente al colpo di Stato del 18 brumaio 1799 e divenne comandante della guardia del Primo console. L'anno seguente, il 20 gennaio, sposò la sorella minore di Napoleone, Carolina Bonaparte dalla quale ebbe quattro figli, due maschi e due femmine.

Eletto nel 1800 deputato del suo dipartimento, il Lot, poi nominato comandante della prima divisione militare e governatore di Parigi, al comando di sessantamila uomini, nel 1804 fu nominato maresciallo dell'Impero, e due anni dopo granduca di Clèves e di Berg, titolo che lasciò al nipote Napoleone Luigi Bonaparte (figlio del cognato Luigi Bonaparte), dopo essere diventato re di Napoli.
Murat soldato

Grande soldato e grande comandante di cavalleria, fu con Napoleone in tutte le campagne, pur non rinunciando alle proprie opinioni, come quando si oppose all'esecuzione del duca di Enghien.

Era in effetti un combattente nato, un uomo sprezzante del pericolo, pronto ad attaccare anche quando la situazione era rischiosa e pericolosa: il coraggio non gli fece mai difetto. Più volte le cariche travolgenti della sua cavalleria avevano risolto a favore dei francesi una situazione critica, come successe nella battaglia di Eylau, e determinante fu per il successo del colpo di Stato bonapartiano il suo contributo il 18 brumaio quando, insieme al Leclerc, comandava le truppe che stazionavano a Saint-Cloud di fronte alla sala ove era riunito il consiglio dei Cinquecento.
Murat re di Napoli

Tuttavia non eccelleva nell'arte militare e quando il coraggio e lo sprezzo del pericolo dovevano lasciare il posto al freddo calcolo, alla capacità di valutazione immediata della situazione sul campo di battaglia e alle relative decisioni strategiche, non dimostrava di capirci granché: si può dire che in battaglia avesse molto più fegato (e cuore) che testa. Quando agiva di propria iniziativa, anziché seguire le istruzioni minuziose che il cognato impartiva, combinava spesso dei guai. Esprime bene questo aspetto quanto lamentato dal generale Savary a proposito del comportamento avventato di Murat nella battaglia di Heilsberg (10 giugno 1807): «… sarebbe stato meglio che egli fosse dotato di meno coraggio e di un po' più di buon senso!»
Murat alla battaglia di Abukir

Altrettanto significativi delle qualità e difetti del maresciallo sono due episodi avvenuti fra la battaglia di Ulma e quella di Austerlitz. Il 12 novembre 1805 Murat giunse in vista di Vienna, dichiarata dagli austriaci “città aperta”, e stava per attraversare il Danubio nei sobborghi della città utilizzando l'ultimo ponte rimasto agibile che un contingente di genieri austriaci era quasi pronto a far saltare. Non potendo prendere il ponte d'assalto, nel timore che gli artificieri nemici facessero brillare le mine, Murat e Lannes accompagnati dal loro intero stato maggiore si presentarono sulla riva meridionale del Danubio in grande uniforme da parata ed iniziarono ad attraversare a piedi il ponte urlando “Armistizio, armistizio” e sfoggiando grandi sorrisi. Gli ufficiali austriaci che dirigevano le operazioni dei genieri erano interdetti e non osarono far aprire il fuoco sul gruppo di alti ufficiali francesi, apparentemente non più, al momento, belligeranti. Questi attraversarono il ponte e non appena giunti sulla riva settentrionale abbandonarono i sorrisi e, sfoderate le sciabole, si avventarono sugli artificieri più vicini neutralizzandoli. In quel momento una colonna di granatieri del generale Oudinot, che era rimasta celata nel bosco della riva meridionale, attraversò a passo di carica il ponte e sopraffece facilmente il reparto di genieri austriaci: il ponte era così salvo e le truppe di Murat e Lannes poterono attraversarlo senza pericoli.

L'episodio divertì molto Napoleone che “dimenticò” così un precedente, recente svarione del cognato. Poco dopo però, un paio di settimane prima della battaglia di Austerlitz, presso Hollabrunn, mentre l'armata francese stava tentando di accerchiare quella russa di Kutuzov, Murat fu convinto dal generale russo Wintzingerode, venuto a parlamentare, a sottoscrivere, senza averne i poteri, una tregua d'armi che ebbe l'unico risultato di consentire al generale russo Bagration di sganciarsi dalla morsa in cui era stato costretto per coprire la ritirata del collega Kutuzov. Ecco che cosa gli scrisse l'infuriato Napoleone quando seppe della tregua che l'incauto cognato aveva sottoscritto con l'astuto Wintzingerode: «Il tuo operato è veramente inqualificabile, e non ho parole per esprimere appieno i miei sentimenti! Tu sei solo un comandante della mia avanguardia e non hai diritto di concludere un armistizio senza un mio preciso ordine in tal senso. Hai buttato all'aria tutti i vantaggi di una intera campagna. Rompi immediatamente la tregua! Attacca il nemico! Marcia! Distruggi l'esercito russo! Gli austriaci si sono lasciati trarre in inganno al ponte di Vienna ma tu ora ti sei lasciato gabbare da un aiutante di campo dello zar!». Inutile dire che Murat non se lo fece ripetere, ma ormai il grosso delle truppe di Bagration si era tratto in salvo.
Murat a Napoli

Nel 1808 Napoleone lo nominò re di Napoli, dopo che il trono sottratto ai Borbone si era reso vacante per la nomina di Giuseppe Bonaparte a re di Spagna.

A Napoli il nuovo re, ormai noto come "Gioacchino Napoleone", fu ben accolto dalla popolazione, che ne apprezzava la bella presenza, il carattere sanguigno, il coraggio fisico, il gusto dello spettacolo e alcuni tentativi di porre riparo alla sua miseria, ma venne invece detestato dal clero.

Durante il suo breve regno, Murat fondò, con decreto del 18 novembre 1808, il Corpo degli ingegneri di Ponti e Strade (all'origine della facoltà di Ingegneria a Napoli, la prima in Italia), ma condannò alla chiusura, con decreto del 29 novembre 1811, la gloriosa Scuola medica salernitana, primo esempio al mondo di Università; inoltre avviò opere pubbliche di rilievo non solo a Napoli (il ponte della Sanità, via Posillipo, nuovi scavi ad Ercolano, il Campo di Marte ecc.), ma anche nel resto del Regno (l'illuminazione pubblica a Reggio di Calabria, il progetto del Borgo Nuovo di Bari, il riattamento del porto di Brindisi, l'edificazione dell'ospedale San Carlo di Potenza ecc.).

La nobiltà apprezzò le cariche e la riorganizzazione dell'esercito sul modello francese, che offriva belle possibilità di carriera. I letterati apprezzarono la riapertura dell'Accademia Pontaniana ad opera di intellettuali che si riunirono nella residenza di Giustino Fortunato, e l'istituzione della nuova Accademia reale, e i tecnici l'attenzione data agli studi scientifici e industriali. I più scontenti erano i commercianti, ai quali il blocco imposto ai commerci di Napoli dagli inglesi rovinava gli affari (blocco contro il quale lo stesso Murat tollerava e favoriva il contrabbando, il che costituiva un'ulteriore ragione per accordargli il favore popolare).


Molto efficace, anche se attuata con metodi di sconvolgente crudeltà, la repressione del brigantaggio affidata dapprima al generale Andrea Massena e poi al generale Charles Antoine Manhès. Non va tuttavia sottovalutato il ruolo avuto nel governo del periodo murattiano dalla moglie Carolina, donna intelligente ancorché molto ambiziosa.

Nel 1810 per tre mesi Murat governò il regno dalle alture di Piale, frazione di Villa San Giovanni, in provincia di Reggio Calabria. Egli, muovendosi da Napoli per la conquista della Sicilia (dove si era rifugiato il re Ferdinando I sotto la protezione degli inglesi, un esercito dei quali era accampato presso Punta Faro a Messina), giunse a Scilla il 3 giugno 1810 e vi restò sino al 5 luglio, quando fu completato il grande accampamento di Piale. Nel breve periodo di permanenza, Murat fece costruire i tre forti di Torre Cavallo, Altafiumara e Piale, quest'ultimo con torre telegrafica (telegrafo di Chappe). Il 26 settembre dello stesso anno, constatando impresa difficile la conquista della Sicilia, Murat dismise l'accampamento di Piale e ripartì per la capitale.
La caduta

Il nuovo ruolo non impedì a Murat di continuare ad essere un ardito comandante al comando della Cavalleria napoleonica e di un contingente di soldati del regno di Napoli, partecipando alla campagna di Russia e alla battaglia di Lipsia (1813). Dopo questa sconfitta cercò di salvare il trono facendo una pace separata con l'Austria, ma l'anno dopo, durante i Cento giorni, fu di nuovo a fianco dell'Imperatore, combattendo la guerra austro-napoletana per difendere il proprio trono, venendo tuttavia sconfitto nella battaglia di Tolentino (2 maggio 1815); il successivo trattato di Casalanza (20 maggio 1815), firmato presso Capua, sancì definitivamente la sua caduta ed il ritorno del Borbone sul trono

Dopo la seconda caduta di Napoleone, Murat, che aveva cercato di raggiungerlo a Parigi, fuggì a Rodi Garganico che lo ospitò nel proprio castello e da dove tentò di tornare a Napoli con un pugno di fedelissimi per sollevarne la popolazione. Dirottato da una tempesta in Calabria, fu arrestato, condannato a morte da un tribunale militare nominato dal generale Vito Nunziante, governatore delle Calabrie, secondo una legge da lui stesso voluta, e fucilato a Pizzo Calabro il 13 ottobre 1815. Circolarono voci che ritenevano Murat vittima di un complotto architettato da Giustino Fortunato e Pietro Colletta, i quali lo avrebbero attirato in Calabria facendogli credere di essere ricevuto ed acclamato dal regno, ma la vicenda si rivelò infondata. Otto giorni dopo la fucilazione il generale Nunziante fu nominato marchese mentre il tenente che eseguì la fucilazione diventò comandante.

Di fronte al plotone d'esecuzione si comportò con grande fermezza, rifiutando di farsi bendare. Pare che le sue ultime parole siano state:


« Risparmiate il mio volto, mirate al cuore, fuoco! »


Sull'epilogo della vita di Murat il suo illustre cognato espresse, nelle proprie memorie, un giudizio lapidario:
« Murat ha tentato di riconquistare con duecentocinquanta uomini quel territorio che non era riuscito a tenere quando ne aveva a disposizione ottantamila. »

 
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Addii (Ritsos)

Post n°1839 pubblicato il 09 Febbraio 2012 da odette.teresa1958

Grandi stanze di vecchie case avite
di provincia
piene di fischi di navi lontane, piene
di spenti rintocchi di campane
e di battiti profondi
d'orologi antichissimi. Nessuno abita
piú qui dentro
eccetto le ombre, e un violino appeso
al muro,
e le banconote fuori corso sparse
sulle poltrone
e sul letto largo con la coperta gialla.
Di notte
scende la luna, passa davanti
agli specchi esanimi
e coi gesti piú lenti rassetta dietro
i vetri
i fischi d'addio delle navi affondate

 
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Libri dimenticati:Murat

Post n°1838 pubblicato il 09 Febbraio 2012 da odette.teresa1958

Bella biografia del cognato di Napoleone,scritta da Antonio Spinosa

 
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Frase del giorno

Post n°1837 pubblicato il 09 Febbraio 2012 da odette.teresa1958

Per trovare la felicità bisogna rischiare l'infelicità (Cyrulnik)

 
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