Messaggi del 22/02/2012

Scrittori dimenticati:Georges Bernanos

Post n°1978 pubblicato il 22 Febbraio 2012 da odette.teresa1958

eorges Bernanos (Parigi, 20 febbraio 1888Neuilly-sur-Seine, 5 luglio 1948) è stato uno scrittore francese.

Biografia

Nato a Parigi nel 1888, ha vissuto l'infnazia per lo più nella regione Passo di Calais. È morto a Neuilly-sur-Seine nel 1948 ed è sepolto nel cimitero di famiglia di Pellevoisin, nella regione dell'Indre.

È padre dello scrittore Michel Bernanos. Si deve inoltre al figlio minore Jean-Loup Bernanos (morto nel 2003) la presenza di una biografia e di un'iconografia di riferimento riguardo a Georges Bernanos.

Il padre Émile Bernanos era un tappezziere-decoratore originario della Lorena; la madre Hermance Moreau proveniva da Pellevoisin, nella regione del Berry, ed era cresciuta in una famiglia d'origine contadina. Ricevette un'educazione profondamente cattolica e legata alle convinzioni monarchiche. Trascorre le vacanze a Fressin, nell'Artois. Questa regione del nord della Francia lo segnerà profondamente nel corso di tutta l'infanzia e l'adolescenza, tanto che farà da sfondo alla maggior parte dei suoi romanzi. Sconvolto dalle successive arrendevolezze di Francia e Regno Unito nei confronti della Germania di Hitler, culminanti nell'Accordo di Monaco (1938), si esiliò in Brasile, da dove sarà poi uno dei primi ispiratori della Resistenza in Francia. Prima di morire scrisse un ultimo manoscritto: La Francia contro la civiltà degli automi, pubblicato nel 1947.

I primi anni [modifica]

Fervente cattolico e nazionalista convinto, militò sin da giovanissimo nell'Action française e partecipò – negli anni dei suoi studi in lettere – alle attività dei “Camelots du roi”, movimento di giovani monarchici; negli anni precedenti l'inizio della Grande Guerra fu direttore del settimanale "L'Avant-Garde de Normandie". Allo scoppio della guerra, nonostante fosse già stato riformato per varie ragioni di salute, riuscì comunque a farsi arruolare volontario nel 6º Reggimento Dragoni (cavalleria) e riportò numerose ferite sul campo d'onore.

Alla fine della guerra si allontanò da un'attività militante nell'Action française, a cui però si riavvicinò in seguito alla condanna del movimento da parte di Pio XI nel 1926, partecipando ad alcune delle sue attività culturali. Nel 1932 la sua collaborazione con il giornale del profumiere François Coty "Le Figaro" generò una violenta polemica con l'Action française, la quale culminò nella rottura definitiva con Charles Maurras.

Le prime opere 

Negli anni venti lavora presso una compagnia di assicurazione, ma il successo del suo primo romanzo Sotto il sole di Satana (Sous le soleil de Satan) (1926) lo spinge ad intraprendere la carriera letteraria.

Nel 1917 sposa Jehanne Talbert d'Arc, lontana discendente di un fratello di Giovanna d'Arco, con cui avrà poi sei figli. La famiglia numerosa e la fragile salute della moglie rendono la situazione economica difficile e precaria. Nell'arco di soli dieci anni si concentra l'essenziale della sua produzione letteraria, nella quale Bernanos dà voce alle sue ossessioni: i peccati dell'umanità, la potenza del male e l'aiuto della Grazia divina.

Diario di un curato di campagna [modifica]

Nel 1936 viene pubblicato Diario di un curato di campagna (Journal d'un curé de campagne) : insignito del Grand prix dell'Académie Française, da esso è stato tratto il film omonimo di Robert Bresson (1950) con Claude Laydu al suo debutto. Nel libro sono presenti e convergono due diverse sensibilità spirituali: quella del curato d'Ars e quella di Santa Teresa del Bambin Gesù, entrambi santificati da Pio XI nel 1925. Similmente a Giovanni Maria Vianney, il giovane prete protagonista del romanzo è divorato da un forte zelo apostolico, totalmente dedito alla santificazione del gregge a lui affidato. Di Teresa invece segue la via dell'"infanzia spirituale". Anche il “Tutto è grazia” con cui il romanzo si chiude non è una frase di Bernanos, bensì della famosa Santa. È importante inoltre segnalare che per gran parte delle riflessioni che arricchiscono il romanzo Bernanos attinge al romanzo di Ernest Hello, L'uomo (L'Homme).

L'esilio ]

Nelle Baleari Bernanos assiste allo scoppio della guerra civile in Spagna e all'insurrezione franchista. In un primo momento appoggia il franchismo poi, rivedendo la sua posizione, pubblicherà I grandi cimiteri sotto la luna, pamphlet in cui prende pubblicamente e definitivamente le distanze dai suoi vecchi amici dell'Action française (è necessario precisare che la rottura con Maurras, avvenuta già nel 1927, era rimasta segreta fino a quel momento). In tale opera Bernanos condanna da un lato i massacri e le atrocità commesse dalla Falange prendendo a pretesto il nome del Cristo, dall'altro l'appoggio da parte di Maurras e dell'Action française di cui godevano i nazionalisti spagnoli. Le parole di Eugenio Pacelli, futuro papa Pio XII, in risposta ai cardinali vicini al fascismo che chiedevano di mettere al bando il pamphlet mettono in evidenza la scomodità e al tempo stesso il carattere di irrinunciabile denuncia di quest'opera di Bernanos: “Brucia ma illumina”.

Nel marzo del 1937 lascia la Spagna per tornare in Francia, dove rimarrà per breve tempo, poiché già l'anno successivo, il 20 luglio 1938, parte per l'America Latina. Inizialmente programma di andare in Paraguay, ma poi nell'agosto 1938 fa scalo a Rio de Janeiro, in Brasile. Qui rimarrà in esilio dal 1938 al 1945. Nell'agosto del 1940 si trasferisce a Bebacena, in una piccola casa ai piedi di una collina chiamata Cruz das almas, cioè “Croce delle anime”.

In questo periodo Bernanos mette da parte la produzione romanzesca per dedicarsi completamente a scritti di carattere fortemente politico, pubblicando diversi saggi sulla situazione politica europea e collaborando sia con i giornali di Rio de Janeiro che con i bollettini della Francia libera. In questi suoi "Essais et écrits de combat" Bernanos risente certamente dell'influenza di Charles Péguy. Durante la seconda guerra mondiale Bernanos partecipa dunque attivamente all'attività di Resistenza e della Francia libera, scrivendo numerosi articoli nei quali dà pieno sfogo alla sua vena polemica e pamphlettista.

Nel 1941 il figlio Yves si unisce al movimento della Francia libera a Londra, mentre Michel, il figlio minore, considerato troppo giovane dal Comitato della Francia libera di Rio, partirà l'anno successivo.

Al momento del suo ritorno in Francia si rivolge al popolo brasiliano con queste parole:

« Per quanto mi riguarda, il mio cuore ha un unico, grande, profondo desiderio, che è anche il più doloroso: desidero rivedervi tutti, rivedere il vostro paese. Desidero trovare riposo in quella terra in cui ho tanto sofferto e sperato per la Francia; là desidero attendere la resurrezione, così come ho atteso la vittoria. »
La Liberazione [modifica]

Dopo la Liberazione continua a condurre una vita errante. Nel 1945, su sollecitazione di Charles de Gaulle che gli propone un posto in parlamento o all'Académie française, rientra in Francia lasciando per sempre il Brasile, paese che ha profondamente amato, arrivando a considerarlo sua seconda patria.

Decide poi di trasferirsi in Tunisia, dove passerà gli ultimi anni della sua vita (per poi ritornare, gravemente malato, a Parigi; morì a Neuilly-sur-Seine) e scriverà l'adattamento teatrale del racconto della scrittrice tedesca Gertrud von Le Fort intitolato L'ultima al patibolo, la cui vicenda si rifà alla storia vera di sedici Carmelitane di Compiègne (beatificate poi da Papa Pio X nel 1906) ghigliottinate sulla piazza del Trono-Rovesciato (attualmente Place de la Nation) durante la Rivoluzione francese.

Tale opera, intitolata Dialoghi delle Carmelitane e nella quale Bernanos introduce anche il personaggio fittizio di Blanche de la Force (traslitterazione di "von le Fort"), farà poi da libretto all'opera omonima del compositore Francis Poulenc, composta nel 1956. Padre Raymond Leopold Bruckberger, con Philippe Agostini, ne ha condotto inoltre la realizzazione cinematografica. Tra gli altri, fondamentali sono in quest'ultima opera i temi della Grazia, della paura e del martirio sempre cari a Bernanos.

Le opereLa produzione romanzesca 

Bernanos ambienta spesso i propri romanzi nei villaggi della sua regione natale, l'Artois, portandone alla luce gli aspetti più nascosti e più oscuri. La figura del prete, attorno alla quale gravitano notabili del luogo (nobili castellani e borghesi), piccoli commercianti e contadini, è molto presente nell'opera di Bernanos, anche come personaggio principale (è il caso di Diario di un curato di campagna). Il divino e il soprannaturale sono chiamati più volte in causa nei suoi romanzi, così come troviamo una profonda caratterizzazione psicologica dei personaggi, impegnati in una perenne lotta interiore tra il Bene e il Male. Tale lotta descritta da Bernanos non si trasforma però in una “diabolizzazione” dei personaggi ma piuttosto esprime, come in Mauriac, l'ansia di capire fino in fondo e al di là di ogni apparenza esteriore le profondità dell'animo umano.

Solitario e isolato nella sua denuncia – quantomeno in Francia, Bernanos si era scagliato contro i tradimenti tanto dello Stato francese che di quei cattolici e di quel clero che avevano appoggiato il franchismo con complicità criminale (I grandi cimiteri sotto la luna).

Nei saggi di Bernanos la parola "imbéciles" (imbecilli, usata al plurale) è usata molto di frequente: con quella che lui chiamava "offesa fraterna" manifestava la sua “pietà” per i “ cancri della nuova generazione realista” (i neo-sostenitori di Maurras negli anni trenta) e, più tardi, per i “detestabili e pedanti borghesi di sinistra” (i comunisti e i democratici cristiani) ma anche per tutti quelli che avevano sostituito alla forza dell'esperienza umana diretta e concreta la propaganda dei media e la poca capacità di coraggio personale. Sul piano formale il suo stile non può dirsi “parlato”, nonostante egli si rivolga spesso ad un lettore immaginario: la lettura della sua opera, sicuramente ricca e appassionante – e ciò che scrive sul Brasile o su Hitler non può lasciare indifferenti – necessita però di una buona conoscenza della storia di Francia.

Per quanto riguarda l'atteggiamento di Bernanos nei confronti dell'antisemitismo, è necessario non limitarsi alla lettura dei pochi scritti da lui pubblicati negli anni trenta nel libro La grande paura dei benpensanti, che possono lasciare non poco contraddetti, ma leggere anche i testi apparsi subito prima dell'inizio della guerra o durante la guerra, nei quali egli denuncia le compagne antisemite in Francia, lo sterminio degli ebrei, l'omicidio di Georges Mandel ecc.: attraverso questi scritti si può capire meglio l'evoluzione di Bernanos riguardo a tale questione. È significativo ad esempio un suo articolo del maggio 1944, nel quale si può leggere la frase seguente: “antisemitismo: considero questa parola sempre più ripugnante. Hitler l'ha disonorata per sempre”. Come si può vedere, in questo testo Bernanos, diversamente dalle più svariate interpretazioni che ne sono state donate, si riferisce alla parola “antisemita” e non al fatto in sé. Sempre riguardo all'antisemitismo, Elie Wiesel, in un'intervista apparsa nel 1987 sulla rivista Nouvelles Cités, riassumeva il percorso di Bernanos, descrivendolo come colui che si era “a poco a poco avvicinato agli ebrei” e che “ha avuto il coraggio di opporsi al fascismo, di denunciare l'antisemitismo e di dire quello che ha detto e scritto sulla bellezza e sull'onore dell'essere ebrei”.

In seguito poi alle accuse di antisemitismo mosse dall'editore Jean-Paul Enthoven nei confronti di Bernanos, il giornalista di Libération, Philippe Lançon, scrive un articolo intitolato “Bernanos e i benpensanti”, nel quale accusa quelli che, come Enthoven, lui definisce “cacciatori mondani di antisemiti”.

 
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Scrittori dimenticati:Giuseppe Berto

Post n°1977 pubblicato il 22 Febbraio 2012 da odette.teresa1958

iuseppe Berto nacque il 27 dicembre 1914 a Mogliano Veneto. Qui frequentò il ginnasio presso il collegio Salesiano, terminando invece gli studi classi al liceo statale di Treviso. Alla fine del liceo si arruolò nell’esercito, partecipando a diverse campagne militari in Africa. Contemporaneamente si era iscritto alla facoltà di Lettere dell’università di Padova, sebbene con poca convinzione.

Laureatosi in tutta fretta per potersi arruolare all’ingresso dell’Italia nel secondo conflitto, venne scartato alla leva e dovette ripiegare sulla meno selettiva Milizia Volontaria per la Sicurezza Nazionale e fu inviato a combattere nuovamente In Africa. Fu fatto prigioniero dagli Alleati, internato in un campo di prigionia statunitense a Hereford, in Texas. Durante la prigionia ebbe l'occasione di conoscere personaggi quali Gaetano Tumiati e Alberto Burri. Iniziò a scrivere, e al suo ritorno in Italia le bozze dei suoi primi lavori confluirono nel suo romanzo Il cielo è rosso, edito da Longanesi nel 1946. Il romanzo si rivelò un enorme successo, anche all’estero, e oltre ai riconoscimenti nazionali (Premio Firenze 1948), ricevette anche il plauso di scrittori stranieri del calibro di Errnest Hemingway.

Le opere successive Il brigante (1948) e Le opere di Dio (1951) non ottennero lo stesso successo. Unitamente a questo, l’ostracismo di cui verrà fatto oggetto dall’establishment culturale dell’epoca, che lo marchiò con l’ appellativo di “fascista”, acuirono in lui una forte depressione (probabilmente latente), cui contribuivano anche le insoddisfazioni personali nella sua professione di sceneggiatore cinematografico. L’ingresso in analisi, resosi necessario a tale punto della sua esistenza, divenne il nucleo e il motore de Il male oscuro (1964), la sua opera più nota. In questo romanzo, iniziato su consiglio del suo analista, Berto affrontò molte tematiche strettamente autobiografiche, riguardanti in particolar modo il rapporto con il padre, vissuto in modo estremamente conflittuale. Da allora la critica gli riconobbe spesso dei debiti con la poetica dello stream of consciousness joyciano, benché questo sia un paragone che rischia di ridurre la peculiarità di questo testo, considerato tra i capolavori italiani e mondiali di questo secolo.

Negli anni seguenti, Berto continuò la sua attività di sceneggiatore anche per la RAI, senza trascurare la letteratura: le opere successive, tra cui citiamo La fantarca (1965), La cosa buffa (1966) e Anonimo veneziano (1971), resa celebre dal film che ne venne tratto, non ebbero la stessa incisività de Il male oscuro, e non riuscirono a spezzare l’isolamento dello scrittore dalla vita culturale italiana. Morì di cancro, nell’indifferenza (ma solo in Italia), a Roma, il 1° novembre 1978.

 

 
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Scrittori dimenticati:Nikos Kazantzakis

Post n°1976 pubblicato il 22 Febbraio 2012 da odette.teresa1958

Nikos Kazantzakis (in greco Νίκος Καζαντζάκης; Megalokastro, 18 febbraio 1883Friburgo in Brisgovia, 26 ottobre 1957) è stato uno dei maggiori scrittori e poeti greci del XX secolo, ma anche giornalista, filosofo e uomo di stato.

Indice [mostra
Biografia [modifica]

Kazantzakis nasce a Heraklion, Creta, nel 1883, a quel tempo sotto il dominio turco, in un periodo caratterizzato da frequenti sommosse della popolazione greca volte a conquistare l'indipendenza dall'Impero Ottomano e l'unione con la Grecia. Il padre, commerciante, prende parte al movimento indipendentista. Nel 1902 si trasferisce ad Atene, dove studia legge, e successivamente, nel 1907, a Parigi, dove segue alcune lezioni di Bergson e viene a contatto con la filosofia di Nietzsche, da cui sarà fortemente influenzato.

Tornato in patria, lavora alla traduzione di opere filosofiche e, nel 1911 sposa la scrittrice Galatea Alexiou da cui divorzierà nel 1926. Nel 1914, entra in contatto con Angelos Sikelianos, poeta e drammaturgo, dal cui entusiasmo nazionalistico viene contagiato e col quale visita i monasteri del Monte Athos e diverse altre regioni della Grecia. Nel 1919, in qualità di direttore generale del ministero per gli affari sociali, organizza il trasferimento delle popolazioni greche originarie del Ponto, dal Caucaso in Macedonia e Tracia a seguito della Rivoluzione Russa del 1917. Da questo momento in poi Kazantzakis viaggia costantemente. Soggiorna a Parigi, a Berlino, in Italia, in Unione Sovietica come corrispondente di un quotidiano ateniese, in Spagna e Italia dove intervista Miguel Primo de Rivera e Benito Mussolini, in Cipro, Egitto, sul Monte Sinai, in Cecoslovacchia e di nuovo in Russia e in Francia. Le impressioni di questi soggiorni confluiscono in una serie di volumi ora considerati classici della letteratura di viaggio greca.

Durante la guerra vive sull'isola di Egina. Sposa, nel 1945, Elena Samiou, compagna da molti anni. Lo stesso anno fa ritorno alla vita politica come ministro dell'educazione senza portafoglio del governo Sofoulis, carica che abbandona poi nel 1946. Lascia quindi la Grecia per non farvi più ritorno, anche a causa delle mutate condizioni politiche e si stabilisce in Francia, ad Antibes. Viene perseguitato dalla chiesa greca ortodossa a causa dei romanzi Capitan Michele e L'ultima tentazione, quest'ultimo posto all'indice anche dalla Chiesa cattolica romana. Nel 1957, nonostante la leucemia diagnosticata qualche anno prima, inizia un nuovo viaggio in Cina e Giappone ma, a causa di un'infezione contratta a seguito di un vaccino, è costretto a tornare in Europa, dapprima a Copenaghen, poi a Friburgo in Brisgovia dove muore il 26 ottobre, all'età di settantaquattro anni.

 
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Scrittrici dimenticate:Massimina Rosellini Fantastici

Post n°1975 pubblicato il 22 Febbraio 2012 da odette.teresa1958

Figlia di Giovanni Fantastici (un gioielliere fiorentino) e della poetessa Fortunata Sulgher di Livorno fin da bambina frequentava salotti letterari dove incontrò, fra gli altri, anche Vittorio Alfieri che fu prodigo di consigli. Sua sorella, Isabella Fantastici, scrittrice, sposò a Venezia Giovanni Battista Kiriaki (Regio Procuratore e giudice a Vicenza): la figlia Luisa, poi sposa a Minelli (famoso tipografo a Rovigo), fu apprezzata scrittrice veneziana.

Studiò al collegio fiorentino di Sant'Agata, dove divenne amica della futura contessa Mastai-Ferretti, ma lasciò gli studi a sedici anni per sposarsi, nel 1805, con il nobile Luigi Rosellini originario di Pescia, segretario personale di Maria Luisa di Borbone-Spagna, regina d'Etruria. Molto appassionata nel disegno, nella pittura e nell'arte di miniare dovette presto abbandonarla per lievi difficoltà alla vista che le consentirono, però, di occuparsi di letteratura. Continuando, quindi, a presenziare salotti letterari, incontrò, Giovanni Battista Niccolini, Ugo Foscolo, del quale si dirà, e dell'abate Pietro Bagnoli (autore del Cadmo e dell'Orlando Savio, toscano, professore di lettere greche e latine all'Università di Pisa).

Ebbe come figlie Luisa, Giulia, Enrichetta, Amalia e il giovane Eugenio, morto prematuramente a 15 anni. La figlia Luisa Rosellini sposò Francesco Ricca (pittore ed incisore di nobile famiglia originaria del Piemonte). Luisa diede il cognome del padre al primogenito Giuseppe Ricca Rosellini (esperto d'agraria e ispettore del Ministero dell'Agricoltura); i fratelli e le sorelle di Giuseppe, Augusto, Tito, Pericle e Suor Massimina (Figlia della Carità) portarono il solo cognome Ricca.

Firma di Massimina Fantastici Rosellini, del 1849, apposta in calce ad alcune Odi dedicate alla figlia Luisa Rosellini

A undici anni Massimina Fantastici era entrata nel conservatorio di S. Agata a Firenze. Scrisse, negli anni successivi al matrimonio, le odi Per bellissima giovane pistoiese (dedicata ad Alessandra Rospigliosi) e In morte di Labindo (cioè del poeta Giovanni Fantoni), pubblicate a Parma nel 1809. Il marito nel 1808 era caduto in disgrazia e, dopo aver venduto i gioielli di famiglia, iniziò a dare lezioni privatamente.

Nel 1810 Massimina comincia il poemetto Cefalo e Procri (pubblicato poi a Rovigo nel 1835), un breve componimento sull'amore tra i due protagonisti, ostacolato da Aurora e poi risolto da Diana. L'opera viene letta, apprezzata e postillata da Ugo Foscolo. Del 1812 sono i versi pubblicati, a Pisa, nella raccolta Per la Venere italica scolpita da Antonio Canova, comprendente testi di altri undici poeti, uno dei risultati più interessanti del neoclassicismo dell'epoca.

Commedie pei Fanciulli, terza edizione, Tipografia Vignozzi, Livorno 1834. L'immagine si riferisce alla prima commedia, Il Vaso de Fiori, ossia l'amor fraterno

Molto attiva nella vita letteraria fiorentina, è iscritta, a partire dal 1807 sino al 1852, a molte accademie (Accademia di belle arti di Firenze, Accademia di Belle arti, musica e declamazione di Firenze, Accademia Pistoiese, Accademia Valdernese, Accademia Aretina, Accademia Empolese, Accademia de' Tegei di Siena, Accademia degli Infecondi di Prato, Accademia della Valle Tiberina di S. Sepolcro, Accademia Latina di Roma, Accademia Ernica di Alatri, Accademia Italiana, Accademia Napoleone Trionfante di Alessandria, Ateneo Italiano, Accademia dei Filomati di Lucca, Accademia dell'Arcadia, Accademia Novella de' Filodidaci di Firenze e Accademia Tiberina) e frequenta abitualmente il salotto di Luisa di Stolberg-Gedern (Louise-Maximilienne de Stolberg) Contessa d'Albany, a Palazzo Gianfigliazzi, dove conosce in gioventù, appunto, Ugo Foscolo, a cui sottopone spesso i suoi scritti e al quale resterà legata da stima e amicizia. Il Foscolo, fra l'altro, della poetessa scrisse:

« La Massimina mi s'è fatta - e il torto è mio tutto - più amica che amante; s'io ora volessi ch'ella sospirasse... »
(Ugo Foscolo, Epistolario volume 17, dell'Edizione nazionale delle Opere di Ugo Foscolo)

La Fantastici si occupa anche dell'educazione delle figlie, alle quali dedica cinque commedie pedagogiche, portate a sette nella seconda edizione del volume che le raccoglie, intitolato Commedie pei fanciulli. Il libro ha un grande successo: ottiene cinque edizioni in sette anni (quella di Firenze del 1838 comprende anche altri scritti educativi) e porta a Massimina la fama di grande educatrice. Seguono, nel 1837, le Letture pei fanciulli dai quattro ai dieci anni e le Commedie per l'Adolescenza. In queste commedie, rivolte ai giovani, Massimina non elabora un sistema educativo originale, ma riprende e diffonde idee ispirate al cattolicesimo liberale e al pensiero pedagogico spiritualista dell'inizio dell'Ottocento, promuovendo un tipo di educazione che assecondi lo sviluppo dell'individuo nel rispetto della sua libertà, e che mantenga la centralità della religione e della cultura in tutte le classi sociali.

Nel 1838 Massimina scrive la tragedia I Pargi, sui fatti di Parga cantati anche da Giovanni Berchet. Nel 1843 pubblica la sua opera più famosa, il poema in ottave Amerigo (iniziato nel 1810, interrotto e poi ripreso nel 1829), lodato anche da Silvio Pellico, nel quale narra, in venti canti, l'impresa di Amerigo Vespucci. Due anni dopo la pubblicazione dell'Amerigo l'Accademia Tiberina volle insignirla di una medaglia d'argento. Silvio Pellico scrisse alla poetessa questa lettera:

« Chiarissima Signora padrona mia eccellentissima. Erami pervenuta prima la sua lettera che gentilmente m'annunziava in dono un esemplare del suo Amerigo, ed il poema poi m'arrivò per mezzo del libraio Pomba. Io mi trovava al mio solito in misera salute, bisognoso di conforto, bramosissimo di far qualche bella lettura; nessun libro più opportuno mi poteva giungere per recarmi dolce sollievo. Io non so lodare con sapienti osservazioni i libri che mi piacciono, e sol posso dirle, egregia Signora, che il poema suo ha avuto grande incanto su me. Alletta, strascina, ed offre mille generi soavi d'interesse poetico. La fama di Lei già sì splendida non può non ricevere un lustro segnalato anche da questo nobilissimo poema. Me ne consolo con Lei e colla nostra letteratura di cui la Massimina Rosellini è gloria sì distinta. Io poi per natura mia gusto molto le belle composizioni epiche ed i racconti di alte avventure, e l'Amerigo non mi lascia desiderar nulla. Taccio dell'eleganza tutta naturale e senza oscurità né sussiego, colla quale V. S. scrive; pochi, a parer mio, hanno questo pregio, ma sempre l'hanno quelle donne che vau dotate di poetico genio. Intelletto donnesco è gentil cosa! Gradisca i sensi d' ammirazione e di gratitudine con cui ho l'onore d'essere di lei, chiarissima Signora, umilissimo e obbligatissimo servo. »
(Silvio Pellico, 4 febbraio 1844)

Nel 1845 ottiene un importante successo con il dramma Il compare, dove racconta la seduzione di una contadina da parte di un conte, e che pubblica con lo pseudonimo Attilio Trotti, per volere espresso del marito. Il compare ebbe un gran successo di pubblico: andò a ruba e fu pubblicato in tre successive edizioni. Nel gennaio del 1946, morto il marito Luigi Rosellini, si trasferisce a Pisa e rinuncia al suo impegno decennale di ispettrice degli asili infantili. La serie degli scritti didattici è conclusa dal racconto Guglielmo Wismar o il fanciullo istruito ne' principali riti cattolici, pubblicato a Firenze nel 1853. per illustrare i riti della religione cattolica.

Massimina Fantastici Rosellini, muore a Lucca: è sepolta a Firenze, nella Basilica di San Miniato al Monte. Il sepolcro si trova nella navata di sinistra. Sul pavimento, all'altezza della seconda colonna, si può osservare la lapide che reca, nell'angolo in alto a sinistra, il numero 53. Per onorare la sua morte, il Municipio di Firenze le dedicò il nome di una scuola

 
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Scrittrici dimenticate:Giulia Molino

Post n°1974 pubblicato il 22 Febbraio 2012 da odette.teresa1958

Di buona famiglia borghese, giovanissima, si sposa con Gian Lorenzo Colombini, medico condotto di Miradolo, frazione del Comune di San Secondo di Pinerolo. Ma soli 22 anni con un figlio appena nato, è già vedova. Rimane nel piccolo centro e inizia a coltivare diversi studi. Non si isola, anzi: è attenta ai suoi tempi. Diventa poetessa e scrittrice ma pure prende ad interessarsi alla pedagogia ed alla politica aderendo con cuore e spirito alle idee risorgimentali: i suoi “Canti alle città italiane” ne sono testimonianza concreta. Nel 1848 è convinta assertrice del neoguelfismo di Vincenzo Gioberti. Successivamente aderisce al processo unitario che parte da Torino. In contemporanea inizia ad operare per l’emancipazione femminile in particolare nell’ambito dell’istruzione. La sua casa a Miradolo diventa, come si dice, “cenacolo letterario” frequentato tra gli altri, oltre che da Gioberti, da Pellico, Tommaseo e Mamiani, cugino di Leopardi, ministro della Pubblica Istruzione nell'ultimo governo del Regno di Sardegna presieduto da Cavour e nel primo del nuovo Regno d’Italia.
Il suo impegno nell’ambito della costruzione dell’unità nel contesto dell’istruzione è articolato. Organizza a Torino vari istituti tra i quali quello delle “Figlie dei Militari”, collegio femminile, inaugurato nel 1868, su iniziativa di Maria Luisa del Carretto, nella Villa della Regina e rimasto attivo in altra sede sino ai primi anni settanta del’900.
Nominata ispettrice generale delle scuole piemontesi è poi autrice nel 1876 di una relazione inviata al Ministero della Pubblica Istruzione relativa alla riorganizzazione delle scuole elementari. L’ultima sua fatica, pochi mesi prima di morire nel 1879 è la partecipazione ai lavori della Commissione ministeriale per la scelta dei libri di testo scolastici.
Notevole la sua produzione letteraria. Tra le sue opere ricordiamo “Pensieri e lettere sulla educazione della donna in Italia” “Logica ad uso delle giovanette”, “Lettere di una giovane madre che vuole educare da sé la sua bambina”. Il suo legame con Miradolo lo esprime nel racconto storico “La Castellania di Miradolo”.
Una copia di questo libro, edita nel 1871 nella tipografia Giuseppe Chiantore di Pinerolo, insieme ad alcuni sue altre opere, è custodita nella Biblioteca di Storia e Cultura Giuseppe Grosso della Provincia di Torino.
Giulia Molino nella prefazione scrive: “Sembrerà forse a taluno opera inutile l’illustrare un paesello sconosciuto ….La storia della provincia di Torino si riscontra con quella di Miradolo: le vicende poi delle guerre miserande nelle Valli, combattute coi Valdesi, dove Miradolo ebbe non poca parte, sono tali che devono destare la curiosità di molti, per la singolare parzialità che da ambi i partiti si mise nel raccontarle…”
Giulia Molino Colombino è sepolta a Torino nel famedio del cimitero Monumentale vicino ai suoi due amici Gioberti e Pellico. In diverse città una via è intestata al suo nome. Solo una scuola in Italia ricorda questa intellettuale che ha speso la sua vita per l’emancipazione civile e culturale delle donne del nostro Paese. E’ l’Istituto Magistrale Giulia Molino Colombini di Piacenza. Una maestra di ieri per le maestre di oggi e di domani.

 
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Sylvia Pankhurst

Post n°1973 pubblicato il 22 Febbraio 2012 da odette.teresa1958

Estelle Sylvia Pankhurst (5 May 1882  – 27 September 1960) was an English campaigner for the suffragist movement in the United Kingdom. She was for a time a prominent left communist who then devoted herself to the cause of anti-fascism.

Contents [show
[edit] Early life

Sylvia Pankhurst was born in Manchester, a daughter of Dr. Richard Pankhurst and Emmeline Pankhurst, members of the Independent Labour Party and (especially Emmeline) much concerned with women's rights. She and her sisters attended the Manchester High School for Girls. Her sister Christabel would also become an activist.

Sylvia trained as an artist at the Manchester School of Art, and in 1900 won a scholarship to the Royal College of Art in South Kensington.

[edit] Suffragism
Pankhurst protesting against British policy in India, at Trafalgar Square, 1932.

In 1906 Sylvia Pankhurst started to work full-time with the Women's Social and Political Union (WSPU) with her sister and her mother. In contrast to them she retained an affiliation with the labour movement, and unlike them she concentrated her activity on local campaigning with the East London Federation of the WSPU, rather than leading the national organisation. Sylvia Pankhurst contributed articles to the WSPU's newspaper, Votes for Women, and in 1911 she published a propagandist history of the WSPU's campaign, The Suffragette: The History of the Women’s Militant Suffrage Movement. [1] By 1914 Sylvia had many disagreements with the route the WSPU was taking: while the WSPU had become independent of any political party, she wanted an explicitly socialist organisation tackling wider issues than women's suffrage, aligned with the Independent Labour Party. She had a very close personal relationship with anti-war Labour politician Keir Hardie. In 1914 she broke with the WSPU to set up the East London Federation of Suffragettes (ELFS), which over the years evolved politically and changed its name accordingly, first to Women's Suffrage Federation and then to the Workers' Socialist Federation. She founded the newspaper of the WSF, Women's Dreadnought, which subsequently became the Workers' Dreadnought. It organized against the war, and some of its members hid conscientious objectors from the police.

 

[edit] First World War

During the First World War, Sylvia was horrified to see her mother and her sister Christabel become enthusiastic supporters of the war drive, and campaigning in favour of military conscription. She herself was opposed to the war. Her organization attempted to organize the defence of the interests of women in the poorer parts of London. They set up "cost-price" restaurants to feed the hungry, without the taint of charity. They also established a toy factory in order to give work to women who had become unemployed because of the war. Sylvia worked incessantly to defend soldiers' wives rights to decent allowances while their partners were away, both practically by setting up legal advice centres, and politically by running campaigns to oblige the government to take into account the poverty of soldiers' wives. She supported the International Women's Peace Congress, held during the war at The Hague, support which lost her some of her allies at home.

[edit] Communism

The group continued to move leftwards and hosted the inaugural meeting of the Communist Party (British Section of the Third International). Workers' Dreadnought published "A Constitution for British Soviets" at this meeting. This was an article by Sylvia, in which she highlighted the role of Household Soviets - "In order that mothers and those who are organisers of the family life of the community may be adequately represented, and may take their due part in the management of society, a system of household Soviets shall be built up".[2] The CP(BSTI) was opposed to parliamentarism, in contrast to the views of the newly founded British Socialist Party which formed the Communist Party of Great Britain (CPGB) in August 1920. The CP(BSTI) soon dissolved itself into the larger, official Communist Party. This unity was to be short-lived and when the leadership of the CPGB proposed that Pankhurst hand over the Workers Dreadnought to the party she revolted. As a result she was expelled from the CPGB and moved to found the short-lived Communist Workers Party.

Sylvia by this time adhered to left or council communism. She was an important figure in the communist movement at the time and attended meetings of the International in Russia and Amsterdam and also those of the Italian Socialist Party. She disagreed with Lenin on important points of Communist theory and strategy and was supportive of "left communists" such as Anton Pannekoek.

[edit] International Auxiliary Language Movement

Pankhurst also applied her energies to the consideration of a satisfactory International Auxiliary Language. To this end, she wrote and published a monograph on the topic in which she considers the history of the movement, historical and contemporary attempts at creating a non-national interlangauge and delves into the issues of how the ideal interlanguage should look, what conditions it should satisfy and how it should be implemented.

[edit] Partner and son

Sylvia Pankhurst objected to entering into a marriage contract and taking a husband's name. At about the end of the First World War, she began living with Italian anarchist Silvo Corio and moved to Woodford Green for over 30 years. A blue plaque and Pankhurst Green opposite Woodford tube station commemorate her link to the area. In 1927 she gave birth to a son, Richard. As she refused to marry the child's father, her own mother, Emmeline Pankhurst, broke with her and did not speak to her again.

[edit] Supporter of Ethiopia
Pankhurst's grave

In the early 1930s, Pankhurst drifted away from communist politics but remained involved in movements connected with anti-fascism and anti-colonialism. In 1932 she was instrumental in the establishment of the Socialist Workers' National Health Council.[3] She responded to the Italian invasion of Ethiopia by publishing The New Times and Ethiopia News from 1936, and became a supporter of Haile Selassie. She raised funds for Ethiopia's first teaching hospital and wrote extensively on Ethiopian art and culture; her research was published as Ethiopia, a Cultural History (London: Lalibela House, 1955).

From 1936, MI5 kept a watch on Pankhurst's correspondence.[4] In 1940, she wrote to Viscount Swinton as the chairman of a committee investigating Fifth Columnists, sending him a list of active Fascists still at large and of anti-Fascists who had been interned. A copy of this letter on MI5's file carries a note in Swinton's hand reading "I should think a most doubtful source of information."[4]

After the post-war liberation of Ethiopia, she became a strong supporter of union between Ethiopia and the former Italian Somaliland, and MI5's file continued to follow her activities. In 1948, MI5 considered strategies for "muzzling the tiresome Miss Sylvia Pankhurst".[4]

Pankhurst became a friend and adviser to the Ethiopian Emperor Haile Selassie and followed a consistently anti-British stance. She moved to Addis Ababa at Haile Selassie's invitation in 1956[4] with her son, Richard, (who continues to live there), and founded a monthly journal, Ethiopia Observer, which reported on many aspects of Ethiopian life and development.

She died in 1960, and was given a full state funeral at which Haile Selassie named her "an honorary Ethiopian". She is the only foreigner buried in front of Holy Trinity Cathedral in Addis Ababa, in the area reserved for patriots of the Italian war.


 
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Christabel Pankhurst

Post n°1972 pubblicato il 22 Febbraio 2012 da odette.teresa1958

Christabel Harriette Pankhurst (Manchester, 22 settembre 1880Los Angeles, 13 febbraio 1958) è stata una attivista britannica militante nel movimento per il suffragio femminile.

Figlia di Emmeline Pankhurst, assieme alla madre ed alla sorella minore Sylvia fu co-fondatrice, nel 1903, dell'Unione sociale e politica delle donne (Women's Social and Political Union). Laureatasi in legge all'Università di Manchester, nel 1906 si trasferì a Londra, dove fu più volte arrestata e trattenuta in prigione per la sua attività militante. Tra 1912 e 1913 guidò le file del movimento suffragista dal suo esilio in Francia. Nel 1914 rientrò in patria e sostenne con ardore l'entrata in guerra del proprio paese contro la Germania. Nel 1917 istituì, assieme alla madre, il Partito delle donne (Women's Party), il cui programma includeva l'ottenimento della parità di salario fra uomini e donne che svolgevano lo stesso lavoro, la parità di diritti per quanto concerneva il matrimonio, il divorzio ed i figli, pari diritti ed opportunità di impiego nella pubblica amministrazione, ed un sistema di assistenza alla maternità.

Christabel si trasferì negli Stati Uniti nel 1921, dove divenne membro di spicco del movimento protestante avventista. Negli anni trenta fece brevemente ritorno in Gran Bretagna, ma allo scoppio della seconda guerra mondiale rientrò negli Stati Uniti, dove visse fino alla morte nel 1958.

Nel 1936 venne insignita del titolo di Dame Commander dell'Ordine dell'Impero Britannico.

 
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Emmeline Pankhurst

Post n°1971 pubblicato il 22 Febbraio 2012 da odette.teresa1958

Emmeline Goulden Pankhurst (Manchester, 15 luglio 1858Londra, 14 giugno 1928) è stata una attivista e politica britannica che guidò il movimento suffragista femminile inglese.

Biografia 

Proveviente da una famiglia dell'alta borghesia, figlia di Robert Goulden e Sophia Crane, completò i suoi studi a Parigi nel 1877. Incontrò nell'autunno del 1878 il suo futuro sposo, Richard Marsden Pankhurst, di professione avvocato, lui aveva 44 anni lei 20. Due anni dopo, nel 1879 si sposò. I due si impegnarono per l'uguaglianza politica delle donne. Promotrice di vari gruppi, primo fra tutti la Lega per il diritto di voto alle donne (Women’s Franchise League il titolo originale) riuscendo ad ottenere nel 1894 il diritto al voto nelle elezioni locali per le donne. Nel 1903 fondò il Women's Social and Political Union, che si prefiggeva come principale obbiettivo di lotta civile l'estensione del suffragio alle donne. Il movimento si proponeva come forza esterna alle formazioni partitiche e spesso fu a queste contrapposto; godette di cattiva fama al tempo a causa delle azioni di violenza delle suffragette a danno di edifici pubblici.

Fra le altre cose ottenne il suffragio femminile per la camera dei Comuni nel 1918. Ebbe due figlie Christabel e Sylvia, che continuarono la sua lotta.

 
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Le suffragette

Post n°1970 pubblicato il 22 Febbraio 2012 da odette.teresa1958

Primo marzo 1912. Un secolo e pochi giorni fa. Davanti a un ufficio del governo nel West End londinese si radunano centinaia di signore della media borghesia inglese vestite elegantemente. Cappelli a tesa larga, corpetti, giacche grigie, borse, un filo di trucco e cartelli che ribadiscono gli slogan gridati a voce alta: «Voto alle donne», «Il governo ci sta uccidendo», «Fermate le torture contro di noi». Sono suffragette, militanti dell’Unione Sociale e Politica delle Donne nata nove anni prima. In quel momento la primavera della loro protesta esplode platealmente, trasformando episodi di lotta quasi sempre isolati in un’onda talmente alta da travolgere le secolari abitudini britanniche. Rivendicano un diritto apparentemente banale: fare parte della vita democratica di un Paese in cui le «architette» - loro si definiscono così - sono sei, le veterinarie tre, le commercialiste due. E in cui le Università di Oxford e di Cambridge si rifiutano di laurearle.

L’ufficio del governo guarda direttamente sulla strada. A un segno convenuto le suffragette aprono le borse, estraggono pietre e martelli e devastano la vetrata alta tre metri con i simboli dell’esecutivo. Eroine o una gang fuori controllo? Gli uomini di Scotland Yard intervengono. Le donne li attaccano. Non hanno nessuna intenzione di ritirarsi. La mischia è furiosa, 124 di loro finiranno dietro le sbarre. I giornali, più spaventati che scandalizzati, parlano di «atto terroristico». E il ministro dell’Interno, Reginald McKenna, commenta in Parlamento: «Queste donne sono pazze e pericolose». Combatte, senza rendersene conto, una surreale battaglia di retroguardia, in difesa di norme ormai sgangherate e fuori dal tempo, confermando una volta di più che chi comanda è quasi sempre più indietro della storia. Sei anni dopo la Gran Bretagna concederà il diritto di voto alle donne sopra i 30 anni e nel 1928 lo estenderà a quelle sopra i 21.

Victoria Lidiard, una delle suffragette che partecipò alla rivolta del West End, poco prima di morire ha raccontato: «Ci picchiarono selvaggiamente. In quel momento di certo non eravamo donne. Solo dei bersagli. Non arretrammo di un centimetro. Non sono mai stata tanto fiera di me». Secondo la professoressa Krista Cowman, dell’Università di Lincoln, «chiamare le suffragette terroriste era un non senso. I terroristi vogliono distruggere un sistema, loro chiedevano solo di farne parte».

Le prime azioni di ribellione si registrarono nel 1905. In un appartamento del centro di Manchester, Christabel Pankhurst, studentessa di legge figlia della storica militante Emmeline, e la sua splendida amica Annie Kenney - classe operaia, carnagione pallida e meravigliosi occhi azzurri - organizzarono il loro clamoroso gesto di protesta. Venute a conoscenza di un incontro che si sarebbe tenuto di lì a poche ore alla Free Trade Hall decisero di mischiarsi al pubblico. Poco prima che il parlamentare Winston Churchill prendesse la parola cominciarono a urlare: «Voto alle donne». Un poliziotto cercò di fermarle. Loro gli sputarono addosso. Furono trascinate fuori a forza e arrestate da uomini armati e divertiti che si lasciarono alle spalle una scia bisbigliata di foia da caserma. L’episodio ebbe un’eco clamorosa. Una nuova era cominciava.

Nel 1913 l’episodio più noto di questo scontro epocale. Il 4 giugno 1913 la suffragetta Emily Davison si confonde tra la folla del Derby di Epsom e si butta in mezzo alla pista avvolta nella bandiera dell’Unione Sociale e Politica delle Donne mentre sta arrivando il cavallo di re Giorgio V lanciato a tutta velocità. Viene travolta. Rimane a terra con il cranio fracassato. Il giorno del suo funerale l’intero Paese si ferma. La Gran Bretagna è con lei. E con le suffragette. Il Professor June Purvis, autore di una biografia su Emmeline Pankhurst, sostiene che la Davison scelse il martirio consapevole dell’enorme effetto che avrebbe fatto il suo funerale. «Le suffragette rappresentavano quello che oggi sono le donne per la primavera araba. Oppure gli studenti dei movimenti Occupy. Qualcuno poteva anche chiamarle terroriste, ma erano loro a incarnare il senso del tempo». Secondo la baronessa Brenda Dean sarebbe necessario che ora, cent’anni dopo, il governo di Sua Maestà chiedesse scusa a quelle donne. «Io lo voglio fare. E lo faccio. Ora». E lo considera un gesto definitivo, come se avesse archiviato in una scatola preziosa una vecchia lettera d’amore.

 
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La donna nell'era vittoriana

Post n°1969 pubblicato il 22 Febbraio 2012 da odette.teresa1958

a condizione delle donne nell'era Vittoriana è spesso vista come l'emblema della discrepanza notevole fra il potere e le ricchezze nazionali dell'Inghilterra e l'arretrata condizione sociale.[senza fonte] Durante l'era simboleggiata dal regno della regina Vittoria, la vita delle donne divenne sempre più difficile a causa della diffusione dell'ideale sulla "donna angelo", condiviso dalla maggior parte della società. I diritti legali delle donne sposate erano simili a quelli dei figli: esse non potevano votare, citare qualcuno in giudizio né possedere alcuna proprietà.

Inoltre, le donne erano viste come esseri puri e puliti. A causa di questa visione, i loro corpi erano visti come templi che non dovevano essere adornati con gioielli né essere utilizzati per sforzi fisici o nella pratica sessuale. Il ruolo delle donne si riduceva a procreare ed occuparsi della casa. Non potevano esercitare una professione, a meno che non fosse quella di insegnante o di domestica, né era loro riconosciuto il diritto di avere propri conti correnti o libretti di risparmio. A dispetto della loro condizione di "angeli del focolare", venerate come sante, la loro condizione giuridica era spaventosamente misera.

Indice [mostra
Limitazione dei diritti delle donne sposate

Legalmente, le donne sposate avevano diritti simili ai propri bambini. La legge considerava una coppia di sposi come una persona sola, incarnata nella persona del coniuge maschile. Il marito era responsabile della moglie ed obbligato a proteggerla; in cambio, la moglie aveva il dovere di obbedienza al marito.

La proprietà personale che la moglie aveva portato con sé al momento del matrimonio, diveniva irrevocabilmente di proprietà del marito ed allo stesso restava anche in caso di divorzio. L'eventuale reddito di una moglie lavoratrice apparteneva completamente a suo marito, e la patria potestà dei figli era affidata al padre. Egli poteva anche, a sua discrezione, proibire ogni tipo di contatto fra la madre ed i suoi bambini.

La moglie non poteva stipulare alcun tipo di contratto per conto suo, senza ottenere l'approvazione del marito. In compenso, una donna sposata non poteva essere punita per determinati reati, come il furto o la violazione di proprietà, nel caso essa avesse compiuto tali crimini per ordine del marito. L'atteggiamento dell'epoca verso l'argomento era che l'educazione delle donne non avesse bisogno della stessa estensione e degli stessi caratteri classici e commerciali di quella degli uomini. Le donne avevano la necessità di conoscere solo le cose necessarie a badare ai figli e mandare avanti la casa.

Materie come storia, geografia e letteratura generale erano considerate importanti, al contrario del latino e del greco. Le donne che desideravano studiare materie come legge, fisica, ingegneria od arte venivano derise ed allontanate.

Era opinione comune che non fosse necessario per le donne iscriversi all'università. Si arrivava addirittura a dire che studiare fosse contro la loro natura e che potesse farle impazzire. Esse dovevano accontentarsi del semplice ruolo di "ornamento della società" ed essere subordinate ai mariti. L'obbedienza era tutto ciò che si richiedeva da loro.

La donna come Generale della Famiglia

Il termine di "Generale della Famiglia" è stato coniato nel 1861 da Isabella Beeton nella sua opera Il manuale della sig.ra Beeton sull'amministrazione della famiglia. In quest'opera, ella spiega come la responsabile di una famiglia sia paragonabile al comandante di un esercito o al padrone di un'azienda. Il manuale offre consigli su come far funzionare una famiglia rispettabile ed assicurarle felicità, comodità e benessere.

Tra i compiti della donna ci sono l'organizzazione, la delega e l'istruzione della servitù. I pranzi e le cene all'interno della casa devono essere organizzati al meglio per portare prestigio al marito, ed anche per allacciare relazioni con gente di rilievo e consolidare i rapporti economicamente importanti. Allo stesso tempo, la moglie deve assicurarsi di dedicare abbastanza tempo ai suoi bambini, e deve cercare di migliorare costantemente le sue proprie abilità e conoscenze culturali.

Un altro dovere descritto dalla Beeton è quello di essere "sollievo ai malati", ovvero di prendersi cura dei membri malati della famiglia. Questo compito richiede un buon temperamento, la compassione per coloro che soffrono, l'amore per l'ordine e per la pulizia: tutte qualità che una donna degna del suo nome dovrebbe possedere nel diciannovesimo secolo. La donna vittoriana è obbligata a prendersi cura dei suoi genitori in caso di malattia, anche se questa si prolungasse per mesi o anni, con un sacrificio notevole da parte di lei.

L'opera incita inoltre ad esaltare il legame molto speciale che esiste fra le donne ed i loro fratelli: le sorelle devono curare i fratelli già dalla giovane età, poiché devono imparare per i loro mariti futuri. Occuparsi dei maschi della famiglia aveva il redditizio fine di guadagnare il loro affetto, che avrebbe potuto salvarle nel caso fossero rimaste zitelle o avessero sposato un marito negligente. Inoltre, nell'era vittoriana era molto difficile costruirsi una buona reputazione, mentre era molto facile perderla: in base a ciò, se un membro di una famiglia avesse commesso un'azione orribile, la famiglia intera avrebbe dovuto soffrirne le conseguenze.

Il corpo della donna come elemento puro 

Il corpo della donna era visto come un elemento puro e pulito, tranne quando ella entrava nel periodo mestruale. Per una donna rispettabile non era consigliato portare alcun genere di trucco o altri ornamenti, né indossare vestiti che mostrassero troppa pelle, o persino calze particolari o qualunque altro tipo di indumenti intimi. Alcuni credono che la causa di ciò sia da ricercare nel fatto che il corpo della donna era considerato come proprietà del marito: di conseguenza, le donne non dovevano mostrare i loro corpi ad altri uomini. Tuttavia, queste consuetudini d'abbigliamento valevano in parte anche per gli uomini; è questo uno dei pochi casi in cui la morale vittoriana era ambivalente sia per i maschi che per le femmine. Altre limitazioni di questo genere incitavano a non parlare di argomenti poco "puri" alla presenza di persone di sesso opposto, oppure a servirsi obbligatoriamente delle macchine da bagno. Anche queste restrizioni erano dirette ad entrambi i sessi.

Donne e sesso 

La prostituzione era un comportamento tollerato, e nell'Era Vittoriana le prostitute erano spesso viste come donne che "seguivano la loro strada", in rapporto al ripulimento della loro anima dopo la violazione di una delle regole sopra enunciate. I sacerdoti predicavano che la prostituzione fosse una punizione per le donne che avessero violato le volontà del marito. Il loro ragionamento si basava sul fatto che l'uomo che avesse trovato la moglie non di proprio gradimento, cioè sporca, avesse la facoltà di buttarla fuori di casa. Infatti, trovare sporca la propria moglie era considerato un motivo accettabile perché l'uomo domandasse il divorzio. Il destino di una donna ripudiata era, inevitabilmente, di finire sulla strada a vendere il proprio corpo. Questa visione continuò anche nel XX secolo.

Comunque, come per i padroni era normale dormire con le proprie schiave, le quali erano considerate inferiori, così era considerato accettabile per un uomo dormire con una prostituta, specialmente negli Stati Uniti occidentali. Era un circolo vizioso: le donne non potevano avere rapporti sessuali con altri uomini senza essere considerate sporche, ma ovviamente gli uomini non avevano questa restrizione. Era considerato assolutamente naturale per un uomo aver bisogno del corpo di un'altra donna. A causa dei pochissimi diritti di cui le donne godevano, questo comportamento non poteva essere punito con il divorzio: pertanto, le mogli non potevano far altro che accettarlo. Il bene più prezioso di una donna era la propria reputazione, e se l'avesse persa a causa di dicerie su comportamenti sessualmente scorretti, allora si sarebbe guadagnata il titolo di "scostumata" e sarebbe stata allontanata dalla società.

Educazione della donna [modifica]

L'atteggiamento dell'epoca verso l'argomento era che l'educazione delle donne non avesse bisogno della stessa estensione e degli stessi caratteri classici e commerciali di quella degli uomini. Le donne avevano la necessità di conoscere solo le cose necessarie a badare ai figli e mandare avanti la casa.

Materie come storia, geografia e letteratura generale erano considerate importanti, al contrario del latino e del greco. Le donne che desideravano studiare materie come legge, fisica, ingegneria od arte venivano derise ed allontanate.

Era opinione comune che non fosse necessario per le donne iscriversi all'università. Si arrivava addirittura a dire che studiare fosse contro la loro natura e che potesse farle impazzire. Esse dovevano accontentarsi del semplice ruolo di "ornamento della società" ed essere subordinate ai mariti. L'obbedienza era tutto ciò che si richiedeva da loro.

Tentativi di riforma Riforma della legge sul divorzio

Nel XIX secolo avvennero grandi cambiamenti inerenti alla situazione delle donne, specialmente riguardo al divorzio ed allo status legale. La situazione per cui i padri avevano sempre avuto la custodia dei figli, lasciando la madre senza alcun diritto, cominciò lentamente a cambiare.

L'Atto per la custodia dei minori, nel 1839, dette alle madri di impeccabile condotta l'accesso ai propri figli in caso di divorzio o separazione, e l'Atto di causa matrimoniale nel 1857 dette alle donne un limitato accesso al divorzio. Ma, mentre il marito doveva solo provare l'adulterio da parte della moglie, una donna doveva provare che il marito non solo aveva commesso adulterio, ma anche incesto, bigamia, violenza o abbandono del tetto coniugale.

Nel 1873 l'Atto per la custodia dei minori estese la custodia dei figli a tutte le madri, indipendentemente dal loro comportamento, in tutti i casi di divorzio o separazione.

Nel 1878, dopo un emendamento al l'Atto di proprietà delle donne sposate, le donne ottennero il diritto di chiedere la separazione in caso di violenza e di pretendere la custodia dei figli. I magistrati autorizzarono anche ordini di protezione delle mogli i cui mariti fossero accusati di violenza aggravata.

Un importante cambiamento causato da un emendamento nell'Atto di proprietà delle donne sposate nel 1884 elevò le donne dallo status di "proprietà privata" a quello di persone distinte ed indipendenti.

Attraverso l'Atto di protezione dei minori, nel 1886, le donne divennero le sole custodi legali dei loro figli in caso di morte del padre.

Riforma della legge sulla prostituzione [modifica]

La situazione delle prostitute — con un atto che gravò su tutte le donne in generale — peggiorò dopo il Primo atto per la prevenzione delle malattie contagiose, nel 1864. Nelle città che ospitavano una grande popolazione di militari, le donne sospette di essere prostitute furono obbligate a sottoporsi a periodici esami genitali anche contro la loro volontà. Il rifiuto di collaborare comportava un immediato arresto; se fossero state dichiarate contagiate, sarebbero state confinate in ospedale fino alla guarigione. Questa legge venne approvata quando i dottori militari giunsero alla conclusione che questi vergognosi esami non avrebbero distrutto l'autostima degli uomini — un altro esempio dell'ineguaglianza della società Vittoriana.

Poiché la decisione su chi fosse una prostituta era lasciata al giudizio di ufficiali di polizia, molte più donne di coloro che lo erano effettivamente furono esaminate. Dopo due ulteriori emendamenti, nel 1866 e 1869, l'ingiusta legge fu finalmente soppressa nel 1886. Una pioniera di questa lotta fu Josephine Butler, che contribuì alla fondazione di una società che lavorasse per abrogare le leggi di questo tipo.

Riforma sui lavori accessibili alle donne [

Nel XIX secolo vennero aperte tre professioni mediche alle donne: infermieristica, ostetricia e medicina. Comunque fu solo nell'infermieristica, una delle maggiori professioni più soggette alla supervisione ed all'autorità dei dottori maschi, che le donne vennero ampiamente accettate. I Vittoriani pensavano che la professione di dottore appartenesse per sua stessa natura agli uomini e che una donna non potesse intromettersi in quest'aerea, al posto di rimanere all'interno del nucleo familiare. Il censimento degli Stati Uniti del 1870 fu il primo a contare l'occupazione femminile in ogni lavoro e rivelò che le donne erano il 15% della forza lavoro e i 2/3 di tutti gli insegnanti.

 
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Il tuo cuore (Parronchi)

Post n°1968 pubblicato il 22 Febbraio 2012 da odette.teresa1958

Io penso il tuo cuore, come un acqua
perduta in un deserto
che invano aspetta chi ci si disseti.
Lo penso come un albero fiorito
im piena notte, che nessuno guarda,
se non da vetri in fuga un viaggiatore
che noia o affari porta lontano.

Come uccello spaurito
pei lacunari di una volta
di cui non trova uscita e crea soltanto
col suo strido più vasta solitudine.

 
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Libri dimenticati:La moglie nella cornice

Post n°1967 pubblicato il 22 Febbraio 2012 da odette.teresa1958

Un gran bel romanzo di Maria Venturi,forse il migliore

 
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Frase del giorno

Post n°1966 pubblicato il 22 Febbraio 2012 da odette.teresa1958

Due cose mi hanno sempre sorpreso:l'intelligenza degli animali e la bestialità degli uomini (Bernard)

 
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