Messaggi del 23/02/2012

Scrittori italiani:Enrico Emanuelli

Post n°1986 pubblicato il 23 Febbraio 2012 da odette.teresa1958

Enrico Emanuelli (Novara, 17 aprile 1909Milano, 1º luglio 1967) è stato uno scrittore e giornalista italiano.

Indice [mostra
Biografia [modifica]

Nasce a Novara nel 1909. Non ancora ventenne, nel 1928, con Mario Soldati e Mario Bonfantini fonda la rivista La Libra nella quale, nei due anni di vita prima della chiusura, pubblica il suo primo libro Memolo, ovvero vita, morte e miracoli di un uomo.

Come narratore pubblica in seguito altri libri che risentono, per la loro introspezione psicologica, di un’evidente influenza sveviana, come si può osservare in Ancora la vita (racconti riuniti in un libro, dopo la sua morte da Carlo Bo).

Emanuelli non si rivela solo scrittore ma, con i suoi reportage e diari di viaggio, anche uno degli inviati speciali tra i più autorevoli in Italia, prima al quotidiano La Stampa, dal 1949 al 1962, in seguito, dal 1963, al Corriere della Sera, come redattore della pagina letteraria.

Dalle corrispondenze giornalistiche e dai diari di viaggio pubblica i libri: Il Pianeta Russia (1952) e La Cina è vicina (1957). La loro efficacia nel senso letterale e nella forma è notevole e si può cogliere in alcuni capitoli di essi una fine analisi interiore che caratterizza anche alcuni personaggi dei suoi romanzi, come La congiura dei sentimenti (1943) dove il protagonista, in preda alla nausea e al disgusto, ha un moto di ribellione contro la società, o come in Uno di New York (1959) che si aggiudica nello stesso anno il Premio Bagutta.

In questo libro, un celebre pittore inizia un viaggio a ritroso nella sua città d'origine (ravvisabile in Novara) per ritrovare il senso dell'esistenza e i suoi ideali giovanili, il viaggio finisce per tramutarsi invece in un amaro esame di coscienza frutto di cocente delusione.

Notevole fu anche la sua attività di traduttore: « impeccabili le sue traduzioni da Raymond Radiguet, Benjamin Constant, Stendhal ».[1]

Emanuelli muore a Milano il 1º luglio 1967, l'anno dopo viene pubblicato postumo il suo libro testamento Curriculum mortis, frutto di un montaggio letterario-esistenziale-giornalisico.

Va ricordato per una fondamentale qualità, l'acutezza di osservazione e la lucidità intelletuale con cui analizza sentimenti e figure, si tratti di personaggi della cronaca o di invenzioni romanzesche.

 
Condividi e segnala Condividi e segnala - permalink - Segnala abuso
 

Scrittori dimenticati:Federigo Tozzi

Post n°1985 pubblicato il 23 Febbraio 2012 da odette.teresa1958

ederigo Tozzi nasce a Siena nel 1882. La sua è una famiglia di agricoltori trasferita in città. Il padre gestisce una trattoria, “Il sasso all’arco dei Rossi”: è un uomo autoritario e violento. La madre, invece, è una trovatella, malata di epilessia. Prima di mettere al mondo Federigo aveva perso precocemente sei figli e lei stessa morì quando lo scrittore aveva soltanto dieci anni.

Ritirato dal ginnasio arcivescovile, venne iscritto all’Istituto di Belle Arti, dal quale, tuttavia, fu espulso per cattiva condotta. Passò, quindi, alle scuole tecniche, che questa volta concluse. In gioventù fu colpito da una malattia agli occhi che lo costrinse a stare al buio per diversi mesi. Con il padre ebbe un rapporto assai aspro: il genitore, non sopportava che Federigo perdesse tempo con la letteratura, piuttosto che aiutarlo nell’amministrazione della trattoria e dei campi. Lo stesso Federigo si formò un carattere aggressivo, che lo portò ad una vita instabile. Alla ricerca di un lavoro sicuro e dell’indipendenza economica, si recò a Roma con la moglie, la scrittrice, Emma Palagi. Nella capitale fece il giornalista per un certo periodo, poi lavorò in un Ministero. Venne in contatto con Luigi Pirandello e, soprattutto, con Giuseppe Antonio Borgese, il quale diverrà il curatore della pubblicazione delle sue opere. Da Roma si trasferì a Pontedera, dove fu assegnato avendo vinto un concorso nelle Ferrovie; da lì fu, infine, trasferito a Firenze. Morto il padre, ereditò i tre poderi che quegli aveva acquistato nella campagna di Siena. Decise così di lasciare il lavoro per dedicarsi all’amministrazione dell’azienda familiare. Non interruppe mai, tuttavia, i rapporti con la letteratura: collaborò con diverse riviste letterarie, fondandone egli stesso una, «La Torre», definita «organo della reazione spirituale italiana». Sentimentalmente instabile, anche le sue idee politiche mutarono radicalmente, dalle iniziali simpatie socialiste ad un cattolicesimo reazionario. Il suo primo romanzo fu Con gli occhi chiusi, uscito nel 1913. Durante la Grande Guerra fu volontario nella Croce Rossa. Muore a Roma nel 1920 all’età di 37 anni, a causa di una polmonite.

La sua grandezza di scrittore è dovuta ad una trilogia di romanzi sull’ “inettitudine”: Con gli occhi chiusi, Tre croci, Il podere. Ad eccezione delle prime due, tutte le sue opere, dalle poesie degli esordi ai romanzi della maturità furono pubblicati postumi, a cura di Giuseppe Antonio Borgese. Importante è anche la raccolta di prose, Bestie, scritta nel 1917, frutto della momentanea adesione dello scrittore alla poetica del “frammento”, diffusa in quel periodo dal gruppo artistico de «La Voce».

La presenza letteraria costante nell’opera di Tozzi è – come ha rilevato Borgese – quella di Verga. Tozzi, tuttavia, non condivide del grande scrittore siciliano l’impersonalità dell’opera d’arte. Egli, infatti, è profondamente coinvolto nelle vicende dei personaggi che racconta.

«Federigo Tozzi», ha scritto Giorgio Van Straten, «ha pagato caro il luogo comune di essere toscano.» «Uno dei primissimi edificatori della nuova giornata letteraria italiana», lo ha definito Borgese. E per Cecchi Con gli occhi chiusi è «senza minimo dubbio uno dei romanzi più significativi apparsi in Italia dal primo dopoguerra.»

 
Condividi e segnala Condividi e segnala - permalink - Segnala abuso
 

Scrittrici dimenitcate:Anna Maria Mozzoni

Post n°1984 pubblicato il 23 Febbraio 2012 da odette.teresa1958

Anna Maria Mozzoni (Rescaldina, 5 maggio 1837Roma, 14 giugno 1920) è stata una pioniera italiana del femminismo.

Nacque da Giuseppe, architetto e ingegnere, e da Delfina Piantanida, di famiglia appartenente all'alta borghesia milanese. Fu educata nel Collegio delle fanciulle di Milano, ma approfondì i suoi studi da autodidatta attraverso le letture compiute grazie alla ricca biblioteca paterna. Ebbe in giovane età una figlia, di cui non rivelò mai la paternità. Nel 1866, a 39 anni, sposò il Conte Malatesta Covo Simoni, più giovane di dieci anni, ma fu un matrimonio che durò solo sette anni ed ebbe effetti molto negativi sulla personalità della Mozzoni, soprattutto a causa degli strascichi giudiziari.

Scrisse numerosi libri e opuscoli sulla condizione femminile ("La donna e i suoi rapporti sociali", 1864, "La donna in faccia al progetto del nuovo codice civile italiano", 1865). Si batté per tutta la vita per la concessione del voto alle donne, presentando mozioni al Parlamento italiano nel 1877 e nel 1906. Nel 1878 rappresentò l'Italia al Congresso internazionale per i diritti delle donne di Parigi. L'anno seguente fondò a Milano la "Lega promotrice degli interessi femminili".

Avvicinatasi al movimento socialista, nei primi anni del Novecento criticò le proposte di tutela del lavoro femminile sostenute da Anna Kuliscioff, convinta che avrebbero legittimato differenziazioni salariali. Morì a 83 anni nel 1920.

 
Condividi e segnala Condividi e segnala - permalink - Segnala abuso
 

Scrittrici dimenticate:Camilla Cederna

Post n°1983 pubblicato il 23 Febbraio 2012 da odette.teresa1958

Camilla Cederna (Milano, 21 gennaio 1911Milano, 5 novembre 1997) è stata una giornalista e scrittrice italiana.

Indice [mostra
Biografia [modifica]

Nasce da Ersilia Gabba e da Giulio Cederna figlio di Giuseppe, valtellinese di modeste condizioni, prima garibaldino e poi imprenditore del cotone a Milano. La madre Ersilia, figlia di Luigi Gabba, garibaldino e professore al Politecnico di Milano, è una delle prime donne in Italia a conseguire la laurea (in germanistica).[1]

Camilla si laurea in letteratura latina con una tesi su "Prediche contro il lusso delle donne dai filosofi greci ai Padri della chiesa". Esordisce nel giornalismo nel 1939 sul quotidiano milanese vicino al Partito nazionale fascista, L'Ambrosiano.

Dal 1945 al '55 è redattrice nel settimanale L'Europeo. Dal '58 all''81 diventa inviata per L'espresso, dove è pure titolare di una famosa rubrica di fatti di costume, "Il lato debole". Negli anni 90 collabora con la rivista Panorama.

Camilla Cederna era la sorella di Antonio Cederna.

Il caso Pinelli e la vicenda Calabresi [modifica]
Exquisite-kfind.pngPer approfondire, vedi le voci Giuseppe Pinelli, Omicidio Calabresi e Lettera aperta a L'Espresso sul caso Pinelli.

Dal 1969 la Cederna iniziò ad accentuare il proprio interesse per la politica italiana. Dopo la strage di Piazza Fontana, pubblicò un'inchiesta sulla morte dell'anarchico Giuseppe Pinelli, fermato per accertamenti nell'ambito dell'inchiesta e morto precipitando da una finestra di un ufficio della Questura milanese mentre si concludeva il terzo giorno di interrogatorio. Nel 1971 fu la principale ispiratrice della lettera aperta pubblicata sul settimanale L'Espresso contro il commissario Luigi Calabresi e i magistrati che, secondo la giornalista, non lo avevano tutelato durante l'inchiesta sul caso Pinelli.[2] Quando, pochi mesi dopo, Calabresi fu freddato di fronte alla sua abitazione, la giornalista si trovò al centro di dure contestazioni iniziate con il commento accusatorio del prefetto Libero Mazza ai giornalisti radunati, tra cui la stessa Cederna, all'ospedale San Carlo mentre all'interno veniva composto il cadavere del commissario[3].

La Cederna firmò anche il libro Pinelli: una finestra sulla strage, a causa del quale venne poi accusata dall'allora questore di Milano di essere il mandante morale dell'omicidio di Calabresi.[4]

Nel 1991 Vittorio Sgarbi in una trasmissione televisiva affermò: "Camilla Cederna è stata quasi la mandante dell'omicidio Calabresi perché ha scritto un libro contro di lui, incriminandolo come se fosse stato l'assassino del famoso anarchico Pinelli". Successivamente la Cederna chiese ed ottenne un risarcimento danni per cento milioni di lire. In secondo grado, nel 2000, la Corte d'appello di Milano ritenne che Sgarbi avesse esercitato il legittimo diritto di critica e revocò il risarcimento. Contro questa sentenza gli eredi della scrittrice ricorsero in Cassazione ma il ricorso venne rigettato dalla Corte Suprema con la sentenza n° 559/05 del 13 gennaio 2005.[5]

Giovanni Leone. La carriera di un presidente [modifica]

Sempre dalle colonne de L'Espresso, a partire dal 1975, Camilla Cederna iniziò una veemente campagna scandalistica contro Giovanni Leone, Presidente della Repubblica in carica, ed i suoi familiari.

Nel 1978 uscì il suo libro Giovanni Leone. La carriera di un presidente che vendette oltre 600.000 copie e che fu determinante nella decisione di Leone di dimettersi da capo dello Stato. Il libro era stato scritto sulla base di fonti come quella di Mino Pecorelli con brani tratti dall'agenzia scandalistica "OP" ritenuta vicina ai servizi segreti deviati. A questo pamphlet sulle presunte irregolarità commesse dal presidente e dei suoi familiari, la parte politica di cui Leone era espressione non reagì,[6] né consentì allo stesso Capo dello Stato di reagire: il Guardasigilli del settimo governo Andreotti, più volte sollecitato dal Quirinale, rifiutò di accordare la necessaria autorizzazione a procedere penalmente contro l'autrice per oltraggio al Capo dello Stato. Furono soltanto i figli di Leone a poter sporgere querela, per i fatti loro ascritti.

La Cederna perse in tutti e tre gradi di giudizio: fu condannata per diffamazione e fu comminata a lei e al suo giornale L'espresso una multa salata. Fu altresì decretata la distruzione di tutte le copie del suo libro.[7]

Tuttavia soltanto un decennio dopo, Giovanni Leone sarà totalmente ed integralmente riabilitato. Nel 1998 Emma Bonino e Marco Pannella gli chiesero ufficialmente scusa. Il 25 novembre 2006 il Presidente della Repubblica Italiana Giorgio Napolitano manifestò esplicitamente il suo dispiacere per la grave ingiustizia che ebbe a subire il Presidente Giovanni Leone e la sua famiglia.

 
Condividi e segnala Condividi e segnala - permalink - Segnala abuso
 

Curzio e Virginia

Post n°1982 pubblicato il 23 Febbraio 2012 da odette.teresa1958

Curzio Malaparte e Virginia Agnelli avrebbero dovuto sposarsi il 10 ottobre 1936, ma il Senatore Giovanni Agnelli - ex suocero di Virginia - proclamò: "questo matrimonio non s'ha da fare". E vinse.

Gabriele Romagnoli firma un articolo nel quale ricostruisce - avendo potuto leggere le lettere autografe di Curzio Malaparte - il naufragio di quella misteriosa storia d'amore.

Le missive coprono un particolare periodo storico: si va dal 15 ottobre 1936 (5 giorni dopo le mancate nozze) all'11 giugno del 1937. Otto mesi. Malaparte era da poco tornato dal confino di Lipari e collaborava furiosamente al Corriere della Sera. Virginia, nata Bourbon Del Monte, aveva perso il marito in un bizzarro incidente con l'idrovolante, il 14 luglio del 1935. Lei e Malaparte si sono conosciuti poco dopo, su una spiaggia.


Un anno più tardi - consumato l'amore e non consumato il matrimonio, divisi dall'ostilità del Senatore Agnelli, Malaparte è al Forte o a Roma, Virginia a Torino, prigioniera in famiglia - comincia il carteggio.

La data è "Forte, 15 ott. 1936": «Virginia cara, sono triste, triste per te: ma pieno di coraggio, di fermezza, di decisione e pieno d'amore come non mai. L'ignobile prepotenza, la sudicia violenza di cui siamo vittime ambedue non deve toccarci, e non ci tocca. Ci fa soffrire, ma non diminuisce in nulla né le nostre ragioni, né la purezza dei nostri atti e del nostro cuore. Ti sono vicino come un fratello può essere vicino a una sorella, come un amante può esser vicino alla propria donna. Tu sei più che una sorella, più che un'amante. Sei Virginia, la donna alla quale ho ormai dedicato tutta la mia vita e alla quale sono pronto, se necessario, a sacrificare tutto me stesso, il mio ingegno, il mio sangue, la mia felicità».
Gianni AgnelliGianni Agnelli

Numerose le lettere che si susseguono fra i due amanti in questo periodo, alternate anche a missive destinate ai figli di Virgina, fra cui il futuro avvocato Gianni, fino ad arrivare a uno scritto di 22 pagine indirizzato direttamente al Senatore Agnelli in cui si legge fra l'altro: «Ella sa, caro Senatore, come tutti sanno, che io non ho nessuna paura né dei Suoi soprusi, né dei Suoi milioni. Ne ho dato prova anche recentemente, quando Ella ha tentato invano, e più volte, di intimidirmi o di corrompermi. »

Mesi di sentimenti altalenanti e frasi ora struggenti ora fredde e distaccate. Lo scrittore si rivela talora fragile e ingenuo. Altrove appare interessato e rancoroso. Quando viene a sapere che lei frequenta un altro uomo la maledice, poi se ne pente.

Ma il finale si sta già scrivendo, sotto forma di telegramma, inviato da Virgina, il 30 giugno del '37: un telegramma gelido (probabilmente sotto dettatura)


Questo: «Comunicole avvenuto completo accordo con la mia famiglia / ritornata con i miei figli / assoluto dovere dedicare loro tutta la mia esistenza per mia esclusiva volontà / decisa non pensare più che a loro / auguromi ardentemente possa anche lei non pensare ormai che al suo lavoro». Virginia morì in un incidente stradale il 30 novembre del 1945.

Appena sedici giorni dopo morì il Senatore Agnelli, escluso dalla proprietà Fiat perché accusato di complicità con il fascismo. Curzio Malaparte aveva da poco pubblicato con successo internazionale Kaputt e stava per dare alle stampe La pelle. Ebbe ogni sorta di riconoscimento, perfino come regista. Appagò la propria sete di ammirazione. Visse fino al 1957. Le sue penultime parole furono: «Curzio Malaparte non è morto».

 
Condividi e segnala Condividi e segnala - permalink - Segnala abuso
 

Tre fiammiferi accesi

Post n°1981 pubblicato il 23 Febbraio 2012 da odette.teresa1958

Tre fiammiferi accesi uno per uno nella notte
Il primo per vederti tutto il viso
Il secondo per vederti gli occhi
L'ultimo per vedere la tua bocca
E tutto il buio per ricordarmi queste cose
Mentre ti stringo fra le braccia.

 
Condividi e segnala Condividi e segnala - permalink - Segnala abuso
 

Libri dimenticati:L'arcitaliano

Post n°1980 pubblicato il 23 Febbraio 2012 da odette.teresa1958

Biografia di Curzio Malaparte scritta da G.Bruno Guerri

 
Condividi e segnala Condividi e segnala - permalink - Segnala abuso
 

Frase del giorno

Post n°1979 pubblicato il 23 Febbraio 2012 da odette.teresa1958

Nulla ha più senso

 
Condividi e segnala Condividi e segnala - permalink - Segnala abuso
 
 
 

Archivio messaggi

 
 << Febbraio 2012 >> 
 
LuMaMeGiVeSaDo
 
    1 2 3 4 5
6 7 8 9 10 11 12
13 14 15 16 17 18 19
20 21 22 23 24 25 26
27 28 29        
 
 

Cerca in questo Blog

  Trova
 

FACEBOOK

 
 
Citazioni nei Blog Amici: 4
 

Ultime visite al Blog

giovirocSOCRATE85comagiusdott.marino.parodisgnudidavidamoreeva0012lutorrelliDUCEtipregotornacrescenzopinadiamond770cdilas0RosaDiMaggioSpinosamaurinofitnessAppaliumador
 

Ultimi commenti

Ciao, serena serata
Inviato da: RicamiAmo
il 01/08/2014 alle 18:11
 
Ciao per passare le tue vacanze vi consigliamo Lampedusa...
Inviato da: Dolce.pa44
il 26/07/2014 alle 18:22
 
Buon pomeriggio.Tiziana
Inviato da: do_re_mi0
il 23/04/2014 alle 18:01
 
i gatti sono proprio così.:)
Inviato da: odio_via_col_vento
il 14/04/2014 alle 20:57
 
questi versi sono tanto struggenti quanto veritieri. Ciao e...
Inviato da: Krielle
il 23/03/2014 alle 04:38
 
 

Chi può scrivere sul blog

Solo l'autore può pubblicare messaggi in questo Blog e tutti gli utenti registrati possono pubblicare commenti.
 
RSS (Really simple syndication) Feed Atom
 
 
 
 

© Italiaonline S.p.A. 2024Direzione e coordinamento di Libero Acquisition S.á r.l.P. IVA 03970540963