LE CITTA' DEL SUD

PELAGOSA: L'ARCIPELAGO DIMENTICATO DAI SAVOIA


L'arcipelago di Pelagosa è situato nel mare Adriatico, a circa metà strada tra il Gargano e la costa dalmata. Esso è costituito da tre isole, Pelagosa Grande, Pelagosa Piccola e Scoglio Caiola (oltre a 13 scogli secondari), in passato covo di pirati e occasionale rifugio di pescatori. Fino al 1861 appartenevano alla Provincia di Capitanata (l'attuale provincia di Foggia), nel Regno delle Due Sicilie, di cui erano l'avamposto più remoto nell'Adriatico. Nel 1860 il Regno di Sardegna, che era lo stato italiano più indebitato della Penisola, senza dichiarazione di guerra e sovvertendo - col tacito consenso di alcune potenze europee - il principio di legittimità dei sovrani italiani, organizzò la conquista del Regno delle Due Sicilie, compiutasi con lo sbarco di Marsala da parte dei Mille, la presa della Sicilia, l'avanzamento di Garibaldi nel sud fino all'ingresso a Napoli (7 settembre 1860), le battaglie sul Volturno e sul Garigliano e l'eroica resistenza delle fortezze di Messina, Gaeta e Civitella del Tronto, capitolata quest'ultima il 20 marzo 1861, tre giorni dopo la proclamazione di Vittori Emanuele II a Re d'Italia. Con regio decreto il Regno di Sardegna, divenuto Regno d'Italia nonostante la decennale resistenza delle popolazioni del sud, che furono depredate delle ricchezze e delle risorse di uno stato divenuto tra i più ricchi della Penisola, si annettè tutti i territori duosiciliani, ma si dimenticò letteralmente dell'arcipelago di Pelagosa.Nel 1891 il deputato Imbriani porse l'attenzione di Pelagosa al presidente del Consiglio Di Rudinì, ma la questione non fu portata avanti. Gli Asburgo, col beneplacito di casa Savoia, se ne impossessarono nel 1873. I nostri marinai la riconquistarono l'11 luglio 1915 e il tricolore sventolò per 32 anni consecutivi. "Sono molti, e fra questi anche uomini di governo, che non hanno mai saputo che cosa siano le Pelagose, dimenticate dagli italiani, come il mare nel quale esse sorgono", scriveva nel 1911 il professor Antonio Baldacci. L'arcipelago di Pelagosa, fu italiano (comune di Lagosta, provincia di Zara) dal 1920 al 1947, poi passò alla Jugoslavia e, più recentemente, alla Croazia. Le isole, incontaminato giardino botanico (spiccano 16 varietà di piccole orchidee e 160 specie di fanerogame) e, al contempo, scrigno archeologico, risultano inaccessibili a viaggiatori, turisti, curiosi, studiosi e giornalisti. I fondali attorno ad esse sono un vero paradiso subacqueo. L'isola maggiore è Pelagosa Grande, con i 116 metri d'altitudine di monte Castello. Sulla vetta domina un imponente faro, inaugurato dagli austriaci il 20 settembre 1875, costituito da una torre ottagonale. Si presenta come un vasto edificio a cui sono annessi un osservatorio meteorologico, una chiesa, una casa e una stalla. Da quassù s'abbraccia un larghissimo orizzonte, uno spettacolo mozzafiato: la vista spazia dal Gargano fino alla Dalmazia e al Conero, mentre a sud s'intravedono le coste albanesi. A Pelagosa si parlava il napoletano (dialetto ischitano): questo è spiegabile in quanto l’isola fu ripopolata (assieme alle vicine isole Tremiti) da Ferdinando II del Regno delle Due Sicilie nel 1843 con pescatori provenienti da Ischia, che vi continuarono a parlare il dialetto d’origine. Con l’avvento del Regno d’Italia l’incuria e l’inefficienza delle nuove istituzioni nazionali fecero si che i pescatori emigrassero tutti entro la fine dell’Ottocento. L’annessione del Regno delle Due Sicilie alla nascente Italia non portò bene alle Pelagose: i Savoia dimenticarono infatti di annetterselo, e abbandonarono le isole al loro destino.Pochi territori in Europa hanno impressi con tanta evidenza i segni del succedersi delle ere geologiche. L'arcipelago è disabitato, fatta eccezione per i militari, eppure soltanto mezzo secolo fa richiamava le paranze dei pescatori garganici, dalmati e veneti. Contrariamente alle opinioni di alcuni geografi che vedono nel nome Pelagosa un ricordo degli antichi Pelasgi, è certa la sua derivazione da "pelagosus", come suggerisce anche la posizione che queste isole occupano in mezzo all'Adriatico (in greco "pelagos" = mare). Esse erano note fin dall'età della pietra: lo testimoniano i curiosi ritrovamenti di tumuli e tombe di cui diedero dettagliate notizie gli archeologi Marchesetti e il Burton che le esplorarono a fine Ottocento. Nell’antichità queste isole appartennero a Roma (nome latino: Pelagusa). Nel medioevo furono conquistate dalla Repubblica di Venezia; durante la supremazia della Serenissima, nel XIII secolo, un nobile Lusignan, esiliato, cercò scampo nella Pelagosa Grande e vi costruì un fortilizio. Lui e i suoi compagni esercitarono ogni specie di oppressioni sugli indifesi pescatori, finchè il loro rifugio venne spazzato via. In seguito appartennero al Regno delle Due Sicilie fino al 1860 quando furono "dimenticate" tra i territori del Regno d’Italia. A torto vengono considerate isole dalmatiche, in quanto le loro caratteristiche geologiche richiamano molto più quelle dell'arcipelago delle Tremiti e dell’isolotto di Pianosa, di cui sono la naturale continuazione.Fonte: http://www.irredentismo.it/Pagine%20web/pelagosa.htm#pelagosa