Fra i tanti primati del Regno delle Due Sicilie uno è da ricercare in un istituto che è stato il precursore della ricerca geografica e che è il Reale Officio Topografico di Napoli, nato in modo eroico sull'influsso dell'Illuminismo settecentesco, sfidando lo scetticismo conservatore che regnava, le gelosie e le invidie di coloro che erano portatori di altre verità che le nuove conoscenze stavano debellando. L'abate Ferdinando Galiani, consigliere di Ferdinando IV, aveva intuito quale valore importante avesse la conoscenza cartografica dello Stato ai fini della difesa, della sicurezza interna e di un eventuale conflitto con altri Paesi che ambivano alla conquista del Regno napoletano. In questa prospettiva, il Galiani, che era a Parigi poco dopo la metà del Settecento come segretario dell' ambasciata del Regno di Napoli, concorse nell'idea della realizzazione di una carta del suo Regno attraverso l'opera del cartografo padovano Giovanni Antonio Rizzi Zannoni che per vicende varie era stato costretto a vivere in quella città. Parigi, allora, occupava un ruolo eminente nel contesto della cultura europea e viveva un momento particolare anche nel campo cartografico per la presenza di illustri cartografi tra cui J.B. Bourgnigond'Anville (1697-1782). La carta geografica pubblicata in quattro fogli fu un contributo valido per la rappresentazione dell'Italia meridionale e rimase insostituibile per diversi decenni. Da questi contatti tra il Galiani e il Rizzi Zannoni scaturì l'invito rivolto al cartografo perché si trasferisse a vivere a Napoli, ponendo il suo impegno al servizio di Ferdinando IV e iniziasse la preparazione di una moderna carta del Regno di Napoli su basi geodetiche, attraverso il rilevamento diretto del territorio da rappresentare. Giovanni Antonio Rizzi Zannoni arriva a Napoli nel 1781 con il compito di fondare e dirigere il primo Reale Officio Topografico di Napoli, destinato a divenire una delle prime istituzioni cartografiche di Stato in Europa, portando con sé tutti i suoi strumenti e tutto il suo archivio geografico. Favorito dalla benevolenza di Ferdinando IV, sempre molto attento al progresso scientifico, e vincendo le opposizioni dei contemporanei l'abate Galiani, superate varie e complesse opposizioni nella corte reale, promosse l'acquisto di strumenti moderni, suggeriti da Rizzi Zannoni, e ottenne locali molto ampi (nella zona del Rosario di Palazzo) dove furono impiantati i laboratori cartografici e lui stesso fu nominato Commissario dell'impresa. Con l'istituzione dell'Officina Topografica giunsero a Napoli importanti disegnatori, cartografi e matematici che entrarono a far parte del laboratorio il quale divenne una scuola di alto livello nella preparazione di carte geografiche, contribuendo a farne conoscere i suoi documenti fino alla caduta della dinastia borbonica. I tecnici del Reale Officio Topografico, e lo stesso Galiani finché visse, percorsero e rilevarono il territorio del Regno di Napoli, suscita anche pericolose curiosità nelle popolazioni poco abituate a tali presenze. Il comportamento a vette ostile delle popolazioni nei confronti dei tecnici dell'Officio Topografico cominciarono a creare preoccupazioni tanto che non mancarono aggressioni a questi rilevatori del territorio e si rese, pertanto, necessario organizzare drappelli di soldati per la loro protezione. Cominciarono ad essere prodotti i primi lavori del laboratorio tra cui una Pianta della Città di Napoli, una Topografia dell'Agro Napoletano con le sue adiacenze ( 1793), l'Atlante Geografico del Regno di Napoli, la Carta della Sicilia, l'Atlante Marittimo del Regno di Napoli1, la Carta di Cabotaggio della costa del Regno delle Due Sicilie bagnata dall'Adriatico, dal fiume Tronto al Capo di S.ta Maria di Leuca. Nel 1845 fu disposta la realizzazione di una carta generale del Regno in quattro fogli che fu pubblicata dopo l'unità d'Italia (1861) con il titolo Carta delle province meridionali d'Italia indicante le tappe militari ed i rilievi postali costruita nel Regio Officio Topografico di Napoli sui migliori elementi geodetici e topografici. Tante furono le opere che videro la luce nel Regio Officio Topografico che suscitarono subito l'ammirazione di tutte le corti europee per la loro peculiarità e il loro pregio artistico e che ancora oggi dimostrano il ruolo fondamentale della cartografia borbonica nel contesto degli europei del tempo. L' attività del Reale Officio Topografico portò nuova linfa vitale anche nell'economia del Regno; infatti, furono commissionate grandi lastre in rame per le incisioni, strumentazioni di nuova concezione e carte speciali per la stampa delle opere geografiche di grandi dimensioni, cosa non solita per quei tempi, prodotti questi che venivano realizzati molto dagli opifici nazionali che raggiunsero alta specializzazione. Tra questi ricordiamo la Cartiera di Scauri in Terra di Lavoro. Il Reale Officio Topografico, per la sua peculiare e specialistica attività, continuò la sua attività anche durante il decennio francese che la rese ufficiale con legge del 1814 del Re Gioacchino Murat". Questa istituzione continuò ad operare fino al 1860 attraverso la pubblicazione di carte del territorio e di piante di centri abitati. Con l'Italia unita l'Officio fu di fatto soppresso anche se ufficialmente rimase attivo fino al 1879 anno in cui fu definitivamente trasferito presso l'attuale Istituto Geografico Militare di Firenze, dove ancora sono depositate molte delle opere prodotte e le apparecchiature scientifiche. Ancora una volta un'istituzione scientifica del Regno delle Due Sicilie veniva arbitrariamente inglobata, con tutte le ricchezze rappresentate dalla tradizione, dagli impianti e dalla scienza profusa da tanti scienziati in un'altra istituzione costituita dopo l'unità d'Italia. Franco Ciufo (delegato per il Basso Lazio del Sacro Militare Ordine Costantiniano di San Giorgio)Fonte:http://istitutoduesicilie.blogspot.com/2011/08/il-reale-officio-topografico-la-ricerca.html