LE CITTA' DEL SUD

ABOLIAMO LE REGIONI, VERE SANGUISUGHE DELLO STATO E COVO DI CORRUZIONE


 Slitta al 31 dicembre 2012 il termine entro cui vengono riassegnate le funzioni delle province. Mentre viene fissata una dead line (31 marzo 2013), entro cui giunte e consigli in carica delle province decadono incostituzionalmente. Già perchè si è deciso di abolire le provincie con un semplice decreto in barba all'articolo 114 della Costituzione che stabilisce che la Repubblica è costituita dai Comuni, dalle Province, dalle Città metropolitane, dalle Regioni e dallo Stato e che gli Enti locali sono autonomi secondo i principi fissati dalla Costituzione.Ci hanno fatto credere che l'abolizione delle province avrebbe come obiettivo quello di  ridurre il debito pubblico, ma nessuno ha mai fatto un analisi costi/benefici e nessuno ha mai denunciato che questa assurda farsa finirà per aumentare i costi dello Stato in quanto le Regioni, alle quali inevitabilmente dovrebbe essere affidato parte del compito delle province, non sono affatto istituzioni virtuose, anzi, esse costituiscono una sanguisuga vera e propria per le nostre già precarie risorse, oltre ad essre lontane dai cittadini ed offrire humus per corruzione. E ciò a prescindere dal fallimento dell’iniquo e pericoloso federalismo leghista.L' istituzione "Regione", non dimentichiamolo, è stata partorita negli anni 70, quindi tanto tempo dopo le province e dopo secoli dei comuni, e l' unico merito che hanno avuto è stato quello della creazione di una nuova "Casta" di clientele, ha preso i fondi destinati alle province ad ai comuni e non già per una gestione virtuosa ma per affari di affaristi collusi con la Politica. In tutti questi anni le regioni hanno saputo procurare solo disservizi amministrativi  pagati a caro prezzo dai contribuenti-cittadini bisognosi di buona sanità, di aria salubre, di cura e tutela dell'ambiente e di sviluppo socio- economico.E’ processualmente accertato che i buchi scandalosi delle regioni, determinati da fatturazioni false, consulenze inutili, sprechi, priviliegi, stipendi e pensioni d’oro e tangenti imponenti, sono oggi la norma in un sistema di cui profittano partiti di tutti e due gli schieramenti e che indirizza immense quantità di danaro nelle tasche dei politici e dei partiti. Le regioni, comprese quelle a statuto speciale, si sono rivelate inutili e dannose, carrozzoni clientelari alla cui guida spesso si sono succeduti personaggi di non proprio brillante caratura personale e politica, spesso strumentali a logiche di potere perverso, della corruzione e della malversazione. Esse non sono altro che una duplicazione inefficiente e burocratizzata dello stato centrale, lontane anni luce dai cittadini che peraltro, come avviene con lo stato centrale, hanno tempi di risposta lunghissimi e producono corruzione e ingiustizie territoriali con differenze di trattamento.Le Regioni, che sono venti, oggi costano all'anno più di una guerra, esattamente 328,279.262.743 di euro (dato Istat 2009),  mentre le Province, che sono 110,  costano solo 14.110.342.636 di euro,  per cui se si vuole ripianare l'enorme  debito pubblico è evidente che questo può venire solo dall’eliminazione di quel pozzo senza fondo che sono le regioni, i veri enti da eliminare. Al contrario delle regioni le provincie, che nascono già prima dell’unità d’Italia, proprio perchè insistono su un area ben delimitata hanno sempre svolto un forte ruolo di collante e di difesa del proprio territorio e dei propri cittadini, spesso in contrasto proprio con le scelte delle regioni che penalizzano delle aree a vantaggio di altre. Le province, quindi, sono storicamente e territorialmente più vicine ai cittadini in tutti i sensi, e hammo sempre rappresentato le vere esigenze di chi vive la provincia.Se proprio si vogliono abolire le province, allora, su un tema cosi importante che impatta direttamente sulla vita delle comunità, la parola dovrebbe essere data ai cittadini attraverso un referendum in cui si chieda se si vuole mantenere le province o le regioni. Nessun governo può proporre un provvedimento così gravido di conseguenze territoriali, sociali, economiche, politiche e storiche. L'abrogazione delle Province, oltre a cancellare in tanti casi oltre mille anni di storia, getterà nel caos i territori, per la storica incapacità delle Regioni ad occuparsi di questioni strutturali, infrastrutturali e della tutela del territorio.Infine va detto che l’eventuale abolizione delle Province comporterebbe l’aumento immediato del 16-20% della spesa pubblica e lo studio del CERTeT della Bocconi “Una proposta per il riassetto delle Province”, redatto dal dott. Roberto Zucchetti, indica chiaramente come il costo della rappresentanza istituzionale incida marginalmente nei bilanci provinciali con una media nazionale dell’1,4% del bilancio totale, cioè poco più di un caffè per ogni cittadino. Viceversa i costi del trasferimento di competenze a Comuni e Regioni sarebbero elevatissimi più del 16-20% per non parlare dei disservizi immediati per i cittadini. E’ lampante dunque che questa non è la strada da percorrere, e probabilmente va ripensato totalmente il federalismo mantenendo le provincie e pensando piuttosto alla creazione di 3 o 4 macro-regioni autonome con proprio parlamento ed in linea con le previsioni strategiche della comunità europea.