LE CITTA' DEL SUD

IL TERREMOTO, L’AQUILA E L’INGANNO DELLA NEW TOWN


Il 5 febbraio del 1783 una violentissima scossa di terremoto aveva colpito l’intero Sud dell’Italia (30.000 le vittime nella sola Calabria): le popolazioni furono immediatamente alloggiate in baracche e contemporaneamente partì un’opera ciclopica di prosciugamenti, bonifiche e ricostruzioni. Nel 1851 un violento terremoto distrusse la città di Melfi e i paesi vicini: in un anno la ricostruzione già completata. Il 16 dicembre del 1857 un violentissimo terremoto colpì una vasta zona compresa tra  il Vallo di Teggiano e la Basilicata (duemila i morti solo a Polla): superata la fase dell’assistenza, Ferdinando II predispose la costruzione della prima “new town” italiana (le famose “comprese” di Battipaglia, vere e proprie colonie agricole) per trasferirvi i sopravvissuti. Ma l’esempio più eloquente è quello di Cerreto Sannita. Cerreto è una cittadina del Beneventano apparentemente simile a molti paesi e paesotti dell'Appennino meridionale, ma in realtà diversa dalle fondamenta, nel senso letterale del termine. Nel XVII secolo, dopo un violento terremoto Cerreto fu completamente ricostruita ad opera dei Borbone e il nucleo centrale è ancora quello edificato allora. Ebbene, l'impianto delle abitazioni civili e municipali marca palesemente la differenza rispetto agli altri centri abitati: le fondamenta sono fatte ad arte, i muri si allargano verso il basso per aumentarne la stabilità e sono ben spessi per renderli più resistenti (a volte presentano pietre angolari intagliate in unico blocco di roccia e staffe di rafforzo), le strade sono larghe e il sistema fognario è efficiente e moderno, un esempio, insomma, dì edilizia antisismica da seguire ed esportare. Tutto questo per dire quanto i così vilipesi Borbone abbiano, al contrario, dimostrato buone capacità di governo, operando scelte che per quei tempi, ma forse ancora oggi, furono all’avanguardia, e realizzando, di fatto, la prima legislazione antisismica in Italia. Indicazioni e prescrizioni antisismiche erano, per esempio, indicate in un rescritto del Vicario Pignatelli (1785) sia sulla struttura portante in legname che sembrava avere resistito meglio in alcuni edifici, sia sull'altezza delle costruzioni ridotta ad un solaio e quindi al piano terra e ad un piano superiore, con piccoli balconi. Nel 1856, poi, Luigi Palmieri, direttore dell’Osservatorio vesuviano, inventa il primo sismografo elettromagnetico che misura terremoti strumentali ed utilizza la corrente elettrica per la registrazione dei sismi. Si sa, inoltre, che venivano fissate le regole per il mercato delle aree colpite con l’esenzione dalle gabelle, per dare impulso immediato all’economia locale e all’opera di ricostruzione.Tutta questa esperienza, che si traduceva poi in una concreta salvagurdia del territorio che andava dalle forestazioni della Calabria alla realizzazione dei regi lagni (nella provincia di Caserta) quale naturale sfogo delle acque per prevenire eventi franosi proprio nelle zone colpite dai tristi eventi dell’alluvione di Sarno. Dopo l’unificazione italiana, come testimoniato da molte riviste scientifiche del settore, tutta questa esperienza e questa cura per la tutela del territorio si è perduta; cosi come la legislazione adottata dai Borbone in materia di prevenzione e di assistenza per i terremoti fu completamente abbandonata. Solo nel 1909, infatti, dopo gli eventi terribili di Reggio e Messina, il regno sabaudo fu poi in grado di emanare il primo Regio Decreto contenente norme antisismiche valide per l’intero territorio italiano.Negli anni seguenti le regole antisismiche non sono state rispettate, le aree pericolose sono oggi ancora più popolate e anche le misure di allerta e educazione della popolazione in caso di terremoti o maremoti non sono messe a punto in tutti i comuni. Dopo 42 anni nel Belice non è stata ancora data una casa a tutti quelli che l'hanno perduta, né lo Stato ha rispettato l'impegno assunto di garantire lo sviluppo economico del territorio. In Irpinia è stato speso 1 miliardo per abitante e non tutto è stato ricostruito completamente e quello che è stato ricostruito ha mutato per sempre l’identita e la bellezza dei luoghi. Diversamente, come sappiamo, è andata in Friuli, dove la ricostruzione completa, durata 8 anni, è stata possibile perchè tutti si sono uniti senza polemiche di destra, sinistra o centro. Il popolo friulano nel momento del terremoto gridava fortemente facciamo “di bessoi” che in friulano significa: da soli. Non hanno voluto l’intervento dello stato e tutto è stato ricostruito meglio di prima con mutui a carico dei cittadini. Per molti il contributo ha coperto il 50% dei costi ed il resto l'hanno messo di tasca loro.E in Abruzzzo? In Abruzzo è successo di tutto: è diventato l’ennesimo evento mediatico da sfruttare per fare audience e produrre consenso politico, sono crollati edifici pubblici senza licenza edilizie e senza norme antisismiche, sono stati sottovaluti e ignorati i campanelli d’allarme (meglio non procurare allarme che rischiare vite umane); e mentre si scavava perfino con le unghie, sperando di salvare delle vite, c’era chi sghignazzava fregandosi le mani come l’imprenditore Francesco Maria De Vito Piscicelli, direttore tecnico dell'impresa Opere pubbliche e ambiente Spa di Roma: “occupati di ‘sta roba del terremoto perché qui bisogna partire in quarta subito... non è che c’è un terremoto al giorno”. E poi la scellerata scelta di costruire la New Town e di affidare i lavori a ditte in odore di mafia con tre filoni di indagine aperti dalla procura nazionale antimafia. Il primo è quello dei subappalti del progetto c.a.s.e., con 22 procedimenti aperti su aziende con soci in odore di mafia (inchiesta che ha prodotto l´esclusione di 12 ditte da parte della prefettura dell´Aquila). C´è quindi il filone del sistema Anemone-Balducci, con l´iscrizione nel registro degli indagati del coordinatore nazionale del Pdl, Denis Verdini. Ultimo filone: quello dei subappalti per le forniture del verde pubblico e degli arredi.La New Town è stata realizzata in tempo record, e vero, ma quello che sta succedendo all’interno, e che non viene raccontato dai media, ha dell’incredibile. Perdite nelle tubazioni dei garage, mancanza quasi generalizzata dei corollari antifuoco nelle colonne di scarico (con grave pregiudizio per il rispetto delle norme antincendio), collegamenti elettrici e telefonici con cavi penzolanti o addirittura appoggiati a terra senza protezione, parapetti dei balconi in ferro o legno con listelli orizzontali facilmente scavalcabili dai bambini, lavori incompleti nelle pavimentazioni con rischio per le persone anziane o i non deambulanti, strutture in cemento armato dei vani ascensore con palesi carenze nella qualità del calcestruzzo, segni evidenti di deterioramento precoce degli edifici dovuti alla cattiva qualità dei materiali ed alla velocità con cui sono state realizzate le opere.Opere realizzate senza interpellare gli Aquilani e che non hanno risolto il problema visto che il Commissario delegato per la Ricostruzione, il presidente della Regione Abruzzo Gianni Chiodi, diffonde un report nel quale certifica che al 27 aprile 2010 gli sfollati sono per 48.545 e quelli che rientrano nel progetto c.a.s.e. non arrivano a 20.000. Non solo, ma un appartamento del piano c.a.s.e. ha un costo di realizzazione pari 2.700 euro al metro quadro, mentre container e case mobili di vario genere e di ottima tecnologia costano un quinto e si potevano cominciare a collocare già in primavera, risparmiando anche sui costi, elevatissimi, della prolungata permanenza degli sfollati negli alberghi sulla costa. Risparmio che avrebbe garantito l’avvio dei lavori di ricostruzione, tutt’ora fermi per mancanza di fondi, e necessari alla ripresa dell’economia e della vita sociale nel cratere.Infine la beffa di essere presi a mnganellate solo per chiedere la verità e la tutela dei propri diritti; solo per chiedere di poter decidere del proprio futuro, prorpio come poterono fare i Friulani, e non subire passivamente le scelte di un governo incapace e corrotto. Ma questa possibilità, a noi abitanti delle ex Due Sicilie e, pertanto, cittadini di serie B, non è concessa. Anzi se alzi un pò la testa quelli del Nord (attraverso la stampa di regime) ci apostrofano come “ingrati”, “parassiti”, “lamentosi” e “gente indegna di esistere”.La verità che nessuno ha ancora detto è che quando si realizza una New Town è perchè, come sempre è accaduto nella storia, non si può (o in questo caso non si vuole) ricostruire quella “vecchia”. E’ questo quello che ha in mente il governo nord-centrico di destra? O è stato solo un caso di becera speculazione?