LE CITTA' DEL SUD

ITINERARIO 10


Provincia (Intendenza) di Calabria Ultriore Prima (capoluogo: Reggio) Distretti: Reggio, Gerace, PalmiL' estrema meridional parte di questi reali domìni è oggi detta Prima Calabria Ulteriore. È divisa ne'distretti di Reggio, di Gerace e di Palmi: in ventidue Circondari, ed ha centoquattro Comuni. Confina a settentrione con la Seconda Calabria Ulteriore, all' oriente col mare Ionio, al mezzogiorno collo stretto di Messina, all' occidente col mar Tirreno. Il suo suolo è traversato in tutte le parti dagli Appennini, i quali sono meno alti che altrove, per la natural disposizione di tutte le grandi catene delle montagne di andar dechinando come si avvicinano al mare. Queste regioni ricche di tante gloriose memorie istoriche e lodate a ciclo negli annali dell'antica civiltà italica, formano a nostro credere la parte deliziosa e più fertile del regno intero. Circondate in ogni lato da'mari, tranne quella parte sola onde sono congiunte al resto della penisola, sono inaffiate in lutti i punti dalle acque che cadono da' monti, e che vanno ad irrigare le sottoposte campagne. Questa fisica costituzione rende il suolo atto alle produzioni di tutti i climi. Perciò è questa la fertilissima delle province della penisola. Al che si aggiunge la facilità di far trasportare i prodotti delle terre pel mare, e la somma industria degli abitanti per la coltura delle terre e per le arti. Si contano nella provincia 55o fabbriche di manifatture diverse, floridissime e sempre crescenti nella perfezione e nel numero. Tanta prosperità ebbe sommo incremento dalla restaurazione della monarchia, operata dopo il fausto ritorno di Ferdinando. E dobbiamo dire somma lode essere debita al chiarissimo Niccola Santangelo, oggi intendente della provincia di Capitanata, il quale eletto dalla Maestà di Ferdinando a reggere questa provincia, seppe essere l' esecutore fedele delle intenzioni generose dell'ottimo Monarca. Il mare, dopo la guerra della rivoluzione, aperto al commercio, fu novella sorgente di ricchezze per tutta la provincia, e precipuamente per Reggio, Villa S. Giovanni, S. Agata e Melito, nelle di cui terre cresce l' albore prezioso dell' arancio. Questo da lungi diffondendo la più soave fragranza, intreccia i suoi rami con quelli de' melangoli, dei bergamotti e di cento altre varietà, di agrumi, donde si estraggono diverse essenze, le quali, ne' dieci anni della occupazion militare vendute a pochi soldi la libbra, acquistarono dopo la pace un prezzo dieci volte maggiore. Perciò non è raro vedere che i fondi rustici, acquistati ne' tristi anni della guerra, dieno oggi al proprietario una rendita eguale al prezzo della prima compra. Si fanno ascendere a circa settantamila libbre le essenze, che si trasportano annualmente allo straniero, le quali danno il prodotto di dugentomila ducati e più. A questo ricco ramo d'industria è unito l’altro non men ricco delle seta, che qui si lavora con singolare perfezione, dacchè la munificenza di Ferdinando concorse ad introdurre in Villa S. Giovanni ed in Reggio le macchine ed i metodi migliori per estrarre la seta. Il florido stato della provincia diede i mezzi onde animare le opere pubbliche; e la bella strada formata lungo il Faro da Reggio a Scilla sulle falde degli Appennini, è opera degna dé Romani, cominciata e condotta a fine dal benemerito intendente Niccolo Santangelo, del quale ci piace qui ripetere il nome, che sarà perpetuamente ricordato dagli abitanti dell' ultima Calabria. Gerace. È situata sulle falde superiori de’monti, che si distendono verso la costa del mare Ionio. Credesi edificata da’Locresi dopo la distrazione dell'antica Locri, fatta da'Mori nel 1126. Si respira aria sana. I bachi da seta coltivansi in tutti i luoghi, e le cure per essi sono compensate abbastanza dalla triplice raccolta annuale e dalla qualità delle seti. Gli oli sono in molta reputazione, i vini delicati, ma ne ha l'eccellenza il così detto greco di Gerace. La città è decorata di buoni edifici e di utili stabilimenti: ne'dintorni ha varie fontane, molte acque minerali sperimentate giovevoli per diverse malattie, ed un fonte di acqua salsa. Gerace è capo-luogo del secondo distretto della provincia della Prima Calabria Ulteriore. Da Casalnuovo è aperta una traccia tra le difficili alpestri rocce di S. Ieiuni, onde ascendere il dorso degli Appennini, e aprire una più agevole comunicazione con Gerace.Rosarno. Questa terra poco distante dal mare, è posta alle falde d'una collina, ove confluiscono nel Mesima i due fiumi riuniti Metramo e Vacale. Il terreno è grasso e assai fertile, i giardini son pieni di melaranci, di limoni e di rose, che danno un odore soavissimo. D' aria mediocre, Fu patria di Girolamo Musiano. La strada attraversa il bosco di Rosarno con una linea retta di miglia due in circa, distesa in un sol piano quasi orizzontale. Palmi. E sita appiè d' un elevato monte quasi a picco; l'aria è salubre; e 'l territorio è proprio alla semina del grano e dei legumi e alla piantagione delle viti. Fu patria di Gioacchino Poeta uno de' più dotti uomini del secolo XVIII. E capoluogo del 3° distretto della provincia della Prima Calabria Ulteriore, e fa di popolazione 6,016 anime. Ha il privilegio d'una fiera cominciarne dal dì 20 agosto col proseguimento di otto giorni. La strada sale sui piani della Corona, e contornando le falde de' monti, attraversa vari torrenti, e quindi la parte inferiore dell' abitato di Scilla.Scilla. Qesta città ha forse preso il nome dal vicino promontorio di Scilla, scoglio fatale per i piloti inesperti quanto l’altro di Cariddi che gli sta d'incontro, amendue assai celebrati, precipuamente da Omero. È posta in sito molto delizioso, prossima al mare; ed il commercio ne fórma la ricchezza. Il territorio dà uve squisitissime, e quindi il vino è de' più vigorosi e di gusto tra gli altri delle Calabrie. II tremuoto de'5 febbrajo 1768 fu veramente fatale per la sua popolazione. L'aria è ottima. Dalla marina di Torre del Cavallo a Reggio la strada è rotabile lungo la spiaggia. Trovasi in' costruzione la via provinciale che partendo da Reggio, e sviluppandosi lungo le falde delle colline che s'innalzano sul mare, attraversa con vari ponti i torrenti nei siti ove le sponde son determinate, e la sezione non è larga.Reggio. E’ all'estremo della Prima Calabria Ulteriore. Atterrata da cima a fondo da'tremuoti distruttori del 1783, è stata riedificata con singolare regolarità, con ispaziose strade, e con edifici di buona architettura. Collocata sopra un piano dolcemente inclinanato, è bagnata dalle acque del Faro all’oriente, e dal Ionio all'occidente. Il suo orizzonte è amplissimo. All'occidente distende lo sguardo dalla Torre del Faro sino alla punta dalla Scaletta nell'opposta Sicilia. Messina gli è dirimpetto. Le sue campagne coperte di boschi di agrumi, carichi ad un tempo di vecchie frutta e di fiori novelli, sono immagine de' favolosi Orti Esperidi. L'aloe d'America, che mal regge alla bruma, e tanto è altrove restia a manifestare i suoi fiori, qua discorre in doppia fila le vie campestri, innalzando lunghissime aste terminate da chiome fiorite. Il fico d’India, che difeso nel settentrione d'Italia dal rigore del verno non attinge che ad una mediocre statura, guarnisce nei dintorni di Reggio le siepi delle campagne, e solleva sopra grossissimo tronco le polpute sue foglie piene di succolente frutto. Il ricino che in altre regioni è una pianta erbacea ed annuale, ostenta qua un tronco legnoso, e vegeta perenne non altrimenti che nelle torride contrade dell' Africa. Il titimalo meschina erba ed abbietta, che non s'innalza tra noi sopra le altre del prato, è di tale specie sulla costa di Reggio, ch'emula in grandezza gli arbusti, mentre fra queste indigene piante si estolle maestosamente la palma, cui il sole di Calabria concede di maturar le sue frutta. All'incanto della natura si aggiungono le memorie che ad ogni passo si ridestano nell'animo del viaggiatore, il quale spesso si avviene in preziosi marmi ricchi di belle iscrizioni, da' colti Reggini con gelosa cura custoditi. Tutto il paese è in mezzo a' due promontori Cenide e Leucopetra, famosi nelle istorie. Sono a' suoi lati i due fiumi Lumbone e Taurocino. Il territorio è antica sede di mare: a molta profondità rinvengonsi de' corpi marini pietrificati. Il naturalista ha in questo sito ampio teatro di dotte considerazioni. Quando furono queste terre abbandonate dal mare? Prima o dopo che la Sicilia fosse interamente divisa dal Continente? E fu quell' isola altra volta al Continente congiunta? Quella divisione fu opera del mare, che ruppe le deboli barriere opposte al suo impeto, e sboccò nell' immensa valle onde è oggi formato lo stretto del Faro; o pure di orribili tremuoti in questa terra vulcanica così frequenti? Lasciamo al geografo, al fisico, ed al contemplatore della natura la soluzione di questi difficili problemi, e proseguiamo il nostro cammino. I naturalisti parlano di proposito di vaghissima meteora luminosa che suole di tempo in tempo vedersi da Reggio e da Messina, e che è detta la Fata Morgana. Suole avvenire in alcuni momenti, in cui somma è la calma del mare e dell' atmosfera in modo cho vengono a formarsi nell’aria e nell’acqua altrettanti specchi poliedri, i quali riflettono all'occhio dello spettatore gli oggetti che si estendono lungo quell’immenso orizzonte. Lo spettacolo è momentaneo, ma grandioso e sorprendente. L' origine di Reggio non è avvolta fra pompose menzogne. Greci e Latini scrittori la dissero edificata da' Calcidesi. Essa albergò Cicerone, e Tito la delizia del genere umano. S. Paolo fu in Reggio, e ci fu S. Giralamo. Giulia, figlia di Augusto, finì in Reggio gli scandalosi suoi giorni. Il tempio di Diana, e quegli di Apollo, d'Iside, di Serapide, il Pritaneo, il Ginnasio sono ricordati come monumenti della perizia dei Reggini nelle arti. Gli scrittori rammentano con lode le opere de' più famosi scultori e pittori, di che Reggio avea ricca copia. Fu municipio de'Romani; di poi ad onta della promessa di Ottavio colonia di que' dominatori del mondo. Alarico la distrasse. Fu sede de' Correttori della Lucania e del Bruzio. Nel 549 dell' era volgare fu assediata da Totila, cui si rese dopo ostinata resistenza; nel 918 fu occupata da' Mori, nel 1005 fu presa e saccheggiata da' Pisani; nel 1160 fu espugnata da Roberto Guiscardo, il quale ne scacciò i Greci che l'occupavano; nel 1113 presa da Federico re di Sicilia; nel 1552 fu saccheggiata da' Turchi; nel 1597 incendiata dal bascià Sinan; nel 1783 distrutta da' tremuoti. E quasi che poche fossero tante sventure, nel 1827 fu miseramente travagliata da terribile uragano, che minacciò seppellirla sotto torrenti di acque, di pietre e di arene straripati da' monti vicini. Aggiungi: Dionisio il vecchio avea diroccate le alte sue mura, i tremuoti poco prima della guerra Marsica l'aveano interamente distrutta. Pochi paesi ricordano tante calamità. e rimangono in piedi in tanta floridezza. Potrebbe dirsi esser Reggio la Fenice della favola, e che sia dalla Provvidenza destinata a risorgere sempre più bella dalle sue ceneri. Questa sede vescovile è antichissima: dicesi eretta in Metropoli nel 730. Ha dato tre sommi pontefici alla cattedra di S. Pietro; S. Agatone, Leone II, Stefano III. Reggio ha ottimi stabilimenti pubblici, fra i quali un ospizio per accogliere i proietti, i mendici ed i vagabondi della provincia; il teatro che, costrutto nel 1818 fra lo spazio di pochi mesi con i mezzi offerti dall'amministrazion comunale, è nobile ed elegantemente decorato; la biblioteca Ferdinandiana, sita nella casa arcivescovile, ch' è di uso pubblico. Reggio ha un castello in riva del mare, eretto dal viceré Pietro di Toledo, ed una Camera di Commercio. Dal 1 al 15 di settembre di ogni anno si tiene in Reggio, una fiera. Da Reggio, altraversandosi il Faro, si giugne a Messina.