LE CITTA' DEL SUD

Itinerario 16


Provincia (Intendenza) di Palermo (capoluogo: Palermo) Distretti: Palermo, Cefalù, Corleone, TerminiPalermo, Paxormus. Sebbene sia anche essa un'antica città, pure di antico non conserva altro, che il nome corrotto di Panormus in Palermo. Come città moderna però è la più rimarchevole, e popolata dell'isola, essendo la Capitale del Regno, e la Sede del Governo, e dove più fiorisce il commercio. L'annona è sotto l'amministrazione di un Senato, nel cui palazzo si veggono raccolte molte antiche iscrizioni, una delle quali si osserva ancora nell' atrio della vicina Chiesa di S. Cataldo. La cittadella è ricca di sepolcri degli Arcivescovi Panormitani, e di sculture del Gagini. Meritano pure osservazione la Real Chiesa di Palazzo, e quella detta della Martorana dedicata a S. Simone. Circa un miglio distante dalla città, nel sobborgo chiamato la Zisa, si vede un bel castello arabo molto magnifico , che anche oggi si chiama Castel Reale. Quattro miglia distante da Palermo è la piccola città di Monreale, la quale siede sopra un sito eminente, e vi si sale per un'amena strada; questa è stata molto ornata con alberi, fontane, e statue dall' Arcivescovo di Monreale Francesco Testa. La Basilica, che merita di essere veduta, fu eretta dal Re Guglielmo II. I portici laterali di essa, coperti di mosaico e di tavole di marmo, sono sostenuti pure da colonne di marmo. Le porte sono di bronzo; e la navata principale è retta da 22 colonne di granito, forse tolte da qualche edificio antico di Palermo. Varie colonne di porfido si trovano sparse nell' interno, e di questa pietra pure è il zoccolo, che sostiene la statua di bronzo di S. Giovanni Battista. Il pavimento di marmo fu fatto dal Cardinale Alessandro Farnese. L'altare maggiore tutto d'argento fu fatto dall' Arcivescovo Francesco Testa. Merita pure osservazione nella Basilica il sepolcro del Re Guglielmo. Annesso alla Basilica è il Monastero de' Canonici Benedettini, nel quale si osserva un chiostro quadrato, sostenuto da 216 colonnette di marmo bianco intersiate di mosaico, e che portano ne' capitelli scolpito qualche fatto della Sacra Scrittura. Da Monreale continuando ad ascendere, verso la cima del monte si trova un castello normanno diruto, chiamato volgarmente Castellazzo, e dopo poche miglia si trova il più ricco Monastero di Sicilia chiamato di S. Martino, la cui erezione si riferisce a S. Gregorio il Grande. In esso si trova un ricco museo di medaglie, ed una buona biblioteca. Ritornando a Palermo, merita di essere visitata la Reale Accademia degli Studi, alla quale si trova unito un ricco museo numismatico, e di Storia Naturale, ed una copiosa biblioteca. Un altro ricco museo di medaglie siciliane è quello del Principe di Torremuzza, che ne diede in luce la descrizione. Lunga la marina è stata formata per il passeggio una deliziosa villa pubblica adorna di fonti, di due teatri musicali, e di una statua colossale , che rappresenta il Genio di Palermo, opera di Ignazio Marabiti. Allontanandosi da Palermo, per la Strada del Convento di S. Maria di Gesù si trova una camera sepolcrale di figura quadrata, incavata nel masso, egualmente, che la scala, per la quale vi si scende. Due miglia lontano da Palermo, alle radici del monte Grifone, vicino alla chiesa di S.Ciro si osservano tre archi di pietre quadrate, e grossi mattoni avanzi di antico edificio; ivi pure si osservano due sorgenti dette di Mare dolce, e di S. Filippo, le quali ne’ tempi de' Saraceni, e de' Normanni riempivano un vivajo formato a guisa di canale, con buon intonaco, e scale per scendervi, lungo circa un miglio, e largo sei canne; oggi ne resta ancora una parte di circa 270 canne. Questo canale, 0 vivajo si crede avere appartenuto ad un luogo di diporto del Re Ruggieri. Altri senza verosimiglianza supposero, che fosse una naumachia, e molto più antico de' Normanni. Comunque sia, merita di essere visitato come antichità de' bassi tempi. Dove questo canale oggi termina, verso tramontana si veggono ruderi, e fra questi gli avanzi di un gran sudatorio, che volgarmente appellasi la Stufa. Ritornando a Palermo, e prendendo la via di Termini, dopo circa dieci miglia si giunge all'amena pianura chiamata la Bagheria, sparsa di palazzi magnifici, e giardini, essendo un luogo di diporto per la nobiltà Palermitana. Quindi si trova un picciolo monte detto di Catalfano, sul quale era situata la città di Solento edificata dai Fenicj. Salendovi, si scorgano gli avanzi di una strada lastricata di massi di pietra durissima, una parte delle mura, che formavano il suo recinto, che si estendeva per due miglia, molti frammenti di architettura, colonne, capitelli, cornici ecc., ed un pavimento di mosaico, indizj tutti di sua magnificenza. Nella pianura sottoposta al monte si trovano molti sepolcri appartenenti ai Solentini. Ad oriente di questo monte, a sinistra della via da Palermo a Termini, sulla marina, si vede un antico Castello, che conserva ancora il nome di questa città distrutta, e dicesi Solanto. Ivi si gode lo spettacolo della pesca del tonno. Termini, Thermae. La etimologia del nome moderno dì questa città sì trae dall'antico Thermae, che a differenza dell' altro luogo di Sicilia presso Selinunte, che portava lo stesso nome, appellavasi Thermae Himerenses. L'antica denominazione poi traevasi dai bagni di acque minerali calde, che qui, come presso Selinunte, nascevano. Ne' tempi più antichi non vi fu in questo luogo città, ma l’affluenza di coloro, che venivano a godere de' bagni, e la rovina della vicina Imera, vi attirarono una popolazione, che quindi divenne città. La moderna Termini è cinta di mura con castello, ed è una delle piazze forti di Sicilia. I bagni esistono ancora, e sono di un'acqua caldissima, cosicché dove è più dappresso la loro sorgente, si è formata la stufa, col solo calore naturale dell' acqua. Tutto l' edificio de' bagni poi è appoggiato, ed internato nella montagna, ed ha una forma semicircolare. Molti sono i monumenti antichi, che si conservano in Termini nel palazzo del Pubblico, avanti il quale si vede una statua incognita, creduta, senza fondamento, di Stesicoro poeta, e cittadino Imerese, la quale è posta sopra un piedestallo antico con iscrizione latina. Un bel frammento di cornicione, d’ordine Corintio, si osserva nel muro laterale della Chiesa principale verso levante. Si vedono gli avanzi dell'antico acquedotto nel piano di S. Giovanni , ed in altri luoghi fuori della città, ed è fabbricato sopra archi: esso traeva origine da una abbondante sorgente sopra la montagna. Verso occidente, nel luogo chiamato Belvedere, si osservano varie camere sepolcrali. A qualche miglio di distanza da Termini si trova Caccamo, ove si può osservare un castello Saraceno in ottimo stato.Cefalu’, Cephaloedis. Questa città, quantunque conservi in parte il nome dell' antica Cephaloedis, ha però variato un poco di sito, essendo prima più nell'alto. La moderna città dee la sua origine al Re Ruggieri, il quale vi trasportò que'pochi abitanti, che erano rimasti- nell' antica, e vi edificò un tempio al Salvatore per essere scampato da una procella, che lo avea assalito nel golfo di Salerno. Questo tempio esiste ancora, è adornato di mosaici, e sostenuto da colonne trasportate dall'antica città. In questa cattedrale si conserva una veste del Re Ruggieri, ed il sepolcro della sorella del Re Federico, Eufemia morta in Cefalù. Non resta, che molto poco delle rovine dell' antica città, se si vogliano eccettuare le mura formate di pietre enormi, senza calce, che sono le più grandi, che si possano vedere in Sicilia.