LE CITTA' DEL SUD

SE SI TOCCA CASTELLAMMARE E’ RIVOLUZIONE


“Stabiesi, un popolo di marinai e costruttori di navi” così veniva chiamato una volta il popolo di Castellammare di Stabia, ma ora non più. Il sud è una polveriera pronta ad esplodere. 150 anni di violenze, soprusi, ingistizie, razzismo, denigrazione, drenaggio di risorse e di uomini, sono difficili da sopportare per qualsiasi popolo. Eppure noi meridionali (ex abitanti del glorioso Regno delle Due Sicilie) portiamo questa croce con dignità e spirito identitario. Abbiamo creduto anche noi in questa Italia, nell’idea di poter essere un popolo unito che “insieme” avesse potuto raggiungere traguardi ancora più grandi in Europa e nel mondo. Noi, a differenza di qualcun’altro, non abbiamo mai parlato di secessione (pur avendone i sacrosanti motivi), ne abbiamo mai guardato i fratelli del nord con arroganza e superbia. E non li abbiamo, di certo, mai considerati come “cancro” del paese o come razza “tendenzialmente criminale”, nè abbiamo usato la criminalità locale in maniera scientifica per impedirgli di alzare la testa ed “intraprendere”. Ma che razza di paese è questo? Il colmo è, ormai, raggiunto. Non siamo più dispoti a tollerare nessun atto di arroganza o prevaricazione nei nostri confronti, ne i continui attacchi razzisti e discriminatori che vengono da esponenti politici del nord o da una certa cultura antimeridionale che pervade questo paese. L’intento è chiaro: provocare il sud affinchè insorga in modo da poterne scaricare le responsabilità della secessione messa in atto dalla Lega Nord. E lo si fà in tutti i modi, cioè come lo si fà da 150 anni, insultandoci, togliendoci il lavoro e la dignità ed ora vietandoci anche di entrare nelle università del nord.C’è una cosa che però non potete e non dovete toccare: il cantiere navale di Castellammare. E per due motivi. Il primo è di natura storica e simbolica perchè il cantiere navale di Castellammare da sempre aveva rappresentato per la Marina borbonica un punto di eccellenza, sia per le costruzioni navali sia per le attività di rimessaggio, ed è oggi l’unica fabbrica, appartenuta al Regno delle Due Sicilie, che lo stato italiano non è riuscita ancora a chiudere. A Castellammare erano state costruite le più importanti e potenti navi della flotta borbonica e Castellammare fu la città dove un secolo e mezzo fà a vincere non furono i garibaldini, ma la guarnigione borbonica di stanza nel porto, l’unico episodio di battaglia navale della spedizione dei Mille conclusosi con la fuga delle camice rosse a bordo della pirofregata Tukory. L’altro è di natura sociale, perchè se chiude Castellammare un’intera città, già fortemente in crisi, rischia di trovarsi sena lavoro da un giorno all’altro, con forti ricadute in termini di coesione sociale e tenuta delle amministrazioni locali.Ma torniamo per un attimo alla storia. Fin dalla fine del 1500 nella zona di Castellammare di Stabia erano presenti numerosi cantieri navali artigianali. Nel 1780 il ministro di Ferdinando IV, Giovanni Edoardo Acton, a conclusione dell’indagine per individuare il sito dove far nascere il grande e moderno cantiere in grado di dotare la Regia Flotta di nuove navi, identificò in Castellammare la località dai requisiti ottimali. Divenne, cosi, in breve il maggiore stabilimento navale d’Italia per grandezza, con 1.800 operai (oggi ridotti a 600). Al momento della conquista piemontese, stava attrezzandosi per la lavorazione di scafi in ferro e dopo la caduta del Regno delle Due Sicilie, il cantiere, tuttavia, riuscì per alcuni anni a mantenere una posizione di primaria importanza nelle costruzioni navali italiane, tanto che nel 1931 fù varata la Nave Scuola Amerigo Vespucci (che ancora oggi desta stupore e meraviglia, quando si presenta nei porti di tutto il mondo durante le crociere dei cadetti di Marina) e nel 1967 l’Incrociatore Vittorio Veneto. Privato fin dal 1970 del settore progettazione e della selezione degli acquisti esterni, lo stabilimento di Castellammare è oggi di proprietà della Fincantieri (Cantieri navali Italiani S.p.A.), fondata nel dicembre del 1959, come holding finanziaria statale, che rappresenta oggi uno dei maggiori gruppi esistenti al mondo, attivo nella progettazione e costruzione di navi mercantili e militari. A Trieste si trovano la sede della società e gli uffici di Corporate che svolgono attività di supporto, indirizzo, coordinamento delle unità di business e delle società controllate. I due maggiori centri di progettazione sono situati a Trieste e Genova. La maggior parte degli stabilimenti sono concentrati al nord e negli Stati Uniti come si evince dalla tabella seguente:Navi MercantiliMonfalcone (Gorizia), Marghera (Venezia), Genova-Sestri Ponente,  Ancona, Castellammare di Stabia (Napoli), PalermoRiparazioni e Trasformazioni NavaliPalermo, bacini di Trieste, bacini di La SpeziaNavi MilitariRiva Trigoso (Genova), Muggiano (La Spezia), Marinette Marine (Marinette, WI), Bay Shipbuilding (Sturgeon Bay, WI), Cleveland Shiprepair (Cleveland, OHIO) e ACE Marine (Green Bay,WI) Sistemi e componenti navaliRiva Trigoso, BariMega YachtsMuggiano (La Spezia)Addirittura il piano industriale per gli stabilimenti americani di Fincantieri Marine Group prevede di continuare a investire per migliorare la tecnologia e contenere i costi di produzione, con assunzione di nuovo personale. I Cantieri Navali di Castellammare di Stabia, che nei secoli passati hanno reso la marina del Regno delle Due Sicilie motivo di vanto e potenza internazionale, sono, quindi, passati ad officina secondaria di un sistema statale che da 150 anni ha concentrato le attenzioni sullo sviluppo dei cantieri navali sorti nel settentrione d’italia; interesse che ancora oggi porta commesse e ricchezze al nord, deserto e cassa integrazione al sud. I problemi cominciano, infatti, dall’ aprile del 2009, quando i 600 operai della Fincantieri di Castellammare di Stabia (1000 quelli dell' indotto) vedono a rischio la stessa esistenza del sito industriale. A loro già nel 2007 era stato assicurato che nuovi investimenti avrebbero adeguato lo storico stabilimento stabiese alle grandi realtà cantieristiche internazionali, capaci di costruire navi di dimensioni sempre più grandi. Si parlò, allora, di un rivoluzionario piano di rilanci e della costruzione di un grande bacino di carenaggio, con uno stanziamento di 52 milioni di euro, più altri 300 milioni di euro successivi, risorse che per l' 80% sarebbero arrivati dal ministero delle Infrastrutture, dal Comune, dall'Autorità Portuale e, per il rimanente 20% direttamente da Fincantieri. Fu solo un bel sogno. A Dicembre del 2009 i sindacati chiedono un intervento diretto del pubblico, per superare il vuoto produttivo e la mancanza di commesse. L’8 febbraio del 2010 a Castellammare la polizia carica gli operai della Fincantieri ed un delegato di fabbrica viene ferito alla testa mentre gli operai bloccavano la circolazione stradale. A giugno parte la cassa integrazione e altre cariche della polizia contro i lavoratori avengono il 17 settembre. L’ultima manifestazione si è avuta il 21 settembre a Castellammare davanti al cantiere navale. Oggi è prevista un’altra manifestazione ed intanto si attende l’incontro con l'azienda, previsto per il 27 settembre e la giornata di mobilitazione per il 1° ottobre.Sulla questione è intervenuto anche il sindaco di Castellammare di Stabia, Salvatore Vozza: "Si parte dal Sud, dallo stabilimento stabiese e si infligge così un colpo durissimo all'economia di un intero territorio, penalizzato maggiormente rispetto al resto del Paese, di fronte alla crisi economica. Fincantieri è l'anima della Castellammare industriale. Saranno gravissime le conseguenze anche sull'indotto, dove già ci sono stati i primi licenziamenti (12 dipendenti della ditta esterna Conav, ndr) e dove ai lavoratori non sono neanche garantiti gli ammortizzatori sociali".I cantieri Fincantieri di Castellamare, intanto, aspettano le commesse pubbliche, (i pattugliatori per Guardia di Finanza e Capitaneria di Porto) promesse dal governo Berlusconi, per avviare una prima ripresa produttiva, ma finora il Governo ha disatteso queste aspettative. Finchè gli accordi commerciali, logistici e produttivi saranno privilegio della sede di Trieste, il cantiere, pur incrementando la produttività resterà sempre un officina di produzione, nel dimenticato Sud italia.Dobbiamo, allora, essere tutti uniti ai lavoratori di Castellammare per difendere la costituzione, la dignità dei lavoratori e delle loro famiglie ed onarare al tempo stesso l’eredità storica e morale di un glorioso regno che tanto ha dato a questa terra e che oggi molti di noi cominciano a rimpiangere. Ecco il testo del volantino diffuso in città il 22 settembre 2010 dagli operai della Fincantieri di Castellammare di Stabia: “Cari commercianti, cittadini e studenti il ns. cantiere purtroppo, da un articolo uscito sulla Repubblica di sabato 18/09/2010 che pubblicava il piano di ristrutturazione Fincantieri 2010-2014 redatto dal ns. Amministratore Delegato, è destinato a chiudere. Da questa notizia emersa , lo stesso Amministratore Delegato fino ad oggi non ha dato smentita ed inoltre continua a ribadire il concetto che senza bacino di costruzione il cantiere non ha futuro. Questa notizia è sconvolgente per noi ma soprattutto per tutta la città, anche perchè  è l’unica realtà industriale che occupa circa 2000 persone all’interno della stessa tra dipendenti Fincantieri e dipendenti dell’indotto che è  sicuramente il carro trainante principale. Per questo Vi chiediamo di partecipare venerdi 24 c.m. ad una manifestazione che partirà da piazza Amendola e si dirigerà verso Pozzano. Inoltre iI giorno 01/10/2010 in Massa noi parteciperemo ad uno sciopero che si svolgerà a Roma proprio per la cantieristica navale, e in quella stessa giornata Vi chiediamo di serrare almeno per un’ora le Vs. attività commerciali in segno di solidarietà nei ns. confronti. Sappiamo che chiediamo uno sforzo eccessivo, ma solo così riusciremo a smuovere questa situazione, da soli non riusciremo a vincere e abbiamo bisogno del Vs. aiuto per far si che questa città torni ad una normale situazione economica dove tutti noi avremmo la possibilità di spendere i ns. guadagni presso le Vs. attività”.