Avevo pensato che, forse, sarebbe stato meglio evitare di passare dal viale.
C'è una strada alternativa, è decisamente più lunga ma camminare fa tanto bene, ed è meglio approfittare di questi giorni di cielo terso e temperature miti. Diciamoci la verità, lì non ci sono prati da guardare o alberi che giocano con le ombre, solo palazzoni, asfalto e tante auto. Ma è più lunga e camminare fa bene. E così evito di passare dal piccolo viale che mi conduceva a te.
Questa mattina sono uscita, nonostante il sole faceva freddo, per fortuna mi ero casualmente portata la sciarpa. Stavo per avviarmi a sinistra, verso il percorso dei palazzoni, poi senza pensarci mi sono voltata a destra, devo affrontare il viale, anche ora che non mi porta più a te.
C'erano un sacco di buffi uccellini che giocavano a nascondersi in quegli strani cespugli che scendono lungo le mura diroccate del vecchio ospedale abbandonato, e poi i gattini della colonia che riposavano al sole. E gli alberi con le foglionine già nuove e alcuni fioriti. Vero, la natura è sempre un miracolo, e mi riempio gli occhi di immagini finché posso, non di passato e non di futuro, ma di ora.
I bambini giocavano nel parco e le badanti polacche, russe, moldave e chissà quante altre portavano anziani lenti e assenti a passeggio fra aiuole di primule e altre spoglie e secche, gli operai potavano siepi e sistemavano nuove recinzioni. Giovani nonni estraevano passeggini dai bauli delle automobili parcheggiate (sì, il 'nostro' parcheggio), coppie atletiche vestite di abiti sportivi e perfetti marciavano a passo svelto senza dire una parola.
Io guardavo ogni cosa, guardo ogni cosa. Mi riempio gli occhi finché posso.