Creato da leledimarco il 24/08/2006
Perchè chi crede non pensa.
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Pensa non credere ©
Libri
M. Fagioli - Bambino, donna e trasformazione dell'uomo
GIOIA Roccioletti - Psicologia dinamica
GIOIA Roccioletti - La medicina della mente
A. Ventura - La trappola
F. Tulli - Chiesa e pedofilia
C. Mongardini - Economia come ideologia
J. S. Mill - Sulla schiavitù delle donne
C. Hitchens - La posizione della missionaria
P. Odifreddi - Perchè non possiamo essere cristiani (e meno che mai cattolici)
Lavagna
"PENSA, NON CREDERE. PERCHE' CHI CREDE NON PENSA"
Massimo Fagioli
"Noi siamo della materia di cui son fatti i sogni e la nostra piccola vita è circondata da un sonno"
William Shakespeare
"Chi vive veramente non può non essere cittadino e partigiano. Vivo, sono partigiano. Perciò odio chi non parteggia, odio gli indifferenti."
Antonio Gramsci
"Se lei, contessa, vede ancora la vita dentro i limiti del naturale e del possibile, l'avverto che lei qua non comprenderà nulla [...] a noi basta immaginare e subito le immagini si fanno vive da sè"
Luigi Pirandello
"Una lotta, senza armi, soltanto rivoluzione del pensiero e parola"
Massimo Fagioli
"Le mie opinioni sul complesso della questione sono così radicalmente opposte al sentire comune che probabilmente sarebbe poco opportuno esprimerle per intero"
John Stuart Mill
"Per rivoluzione non intendo solo l'azione politica organizzata; ci sono mille modi di farla, anche nei minimi rapporti quotidiani, come atto di vita e di autonomia contro le incrostazioni del conformismo"
Joyce Lussu (Gioconda Salvatori)
"Se una persona è di destra o fascista, non è una donna"
"Siamo un esercito di sognatori, per questo siamo invincibili"
Subcomandante Marcos
"La terra ce l'hanno data in prestito i nostri figli"
Roberto Benigni
"Più case meno chiese"
Anonimo
"La vertigine non è paura di cadere, ma voglia di volare"
Lorenzo Cherubini
"La castità è quella virtù che i preti si tramandano di padre in figlio."
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"Se non ci fossero pecore non ci sarebbero lupi"
Anonimo
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La mia donna è venuta con me fino a Brest
Eugenio Montale - Ho sceso, dandoti il braccio, almeno un milione di scale
Rabindranath Tagore - Petali sulle ceneri
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Le vite degli altri - 2006 - F. Henckel
La condanna - 1991 - M. Bellocchio
I nuovi mostri - 1977 - D. Risi, M. Monicelli, E. Scola
Harry a pezzi - 1997 - W. Allen
The Reader - 2008 - S. Daldry
Buongiorno notte - 2003 - M. Bellocchio
Sciarada - 1963 - S. Donen
Irma la dolce - 1963 - B. Wilder
It's kind of a funny story - 2010 - A. Boden, R. Fleck
Grand Budapest Hotel - 2014 - W. Anderson
Quasi Amici - 2011 - O. Nakache, E. Toledano
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Le Conseguenze dell'amore - 2004 - P. Sorrentino
Zelig - 1983 - W. Allen
Vincere - 2009 - M. Bellocchio
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Una notte da leoni - 2009 - T. Philips
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Romeo + Juliet - 1996 - B. Luhrmann
L'appartamento spagnolo - 2002 - C. Klapisch
Signorina Effe - 2007 - W. Labate
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Mio fratello è figlio unico - 2007 - D. Luchetti
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South Park - 1999 - T. Parker
I diari della motocicletta - 2004 - W. Salles
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La caduta - 2004 - O. Hirschbiegel
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Se mi lasci ti cancello - 2004 - M. Gondry
La vita è bella - 1997 - R. Benigni
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Nemico pubblico - 2009 - M. Mann
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Qualcosa è cambiato - 1997 - J. L. Brooks
Eyes wide shut - 1999 - S. Kubrick
Ovosodo - 1997 - C. Virzì
La prima cosa bella - 2010 - C. Virzì
Chiedimi se sono felice - 2000 - M. Venier
Hotel Rwanda - 2004 - T. George
Che l'argentino - 2008 - S. Soderbergh
Inside Man - 2006 - S. Lee
Questioni di cuore - 2009 - F. Archibugi
Febbre da cavallo - 1976 - Steno
Fantozzi - 1975 - Luciano Salce
Tutta la vita davanti - 2008 - C. Virzì
Happy family - 2010 - G. Salvatores
Il nemico alle porte - 2001 - J. J. Annaud
Magnolia - 1999 - P. T. Anderson
Tutto su mia madre - 1999 - P. Almodovar
La giusta distanza - 2007 - C. Mazzacurati
Parto col folle - 2010 - T. Philips
Il grande Gatsby - 2013 - B. Luhrmann
Harry ti presento Sally - 1989 - R. Reiner
Basta che funzioni - 2009 - W. Allen
The millionaire - 2008 - D.Boyle
Giulia non esce la sera - 2009 - G. Piccioni
La versione di Barney - 2010 - R. J. Lewis
7 Psicopatici - 2012 - M. McDonagh
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Area personale
Come ampiamente prevedibile nessuno ha vinto le elezioni, al limite c'è solo qualcuno che le ha perse.
Sembra una frase ampiamente condivisibile, ma Di Maio e Salvini continuano a dire di averle vinte (e perché non formano un governo?), così come parte dei renziani non ha ben capito di averle perse (e male). In fondo sono gli italiani ad averli votati ed oltre la retorica nazionalpopolare di quanto siamo belli, di quanto siamo speciali, bisogna pur sempre rendersi conto che ancora la stragrande maggioranza di questo paese ricerca l'uomo con la bacchetta magica, capace di risolver problemi a suon di slogan e formule magiche. Quell'uomo mai è esistito e mai esisterà in nessun paese ed epoca. Quelle formule sono sempre parziali e a favore di quella o quell'altra categoria: vuoi che si chiamino reddito di cittadinanza, flat-tax o legge sull'immigrazione. A proposito chi l'aveva fatta la legge più importante sull'immigrazione di questo paese? Non era la Lega Nord? E quanti degli elettori di Salvini & C. sanno che quella legge ha "creato" più clandestini che qualsiasi altra politica? Basta documentarsi, ma ok, è troppo difficile, meglio lo slogan. (Cfr. post 32 del 16.12.2007 su questo blog)
IL MESSIA
Lo si voglia chiamar Berlusconi, dimostrando di essere ciechi, inebetiti oltre che recidivi. Fessi, in altre parole.
Lo si voglia chiamar Di Maio, dimostrando di esser folgorati e infervorati esattamente come quelli (spesso gli stessi) che si innamorarono del "rivoluzionario" Silvio (e che si sveglieranno ugualmente tra altri venti anni, giurando di non aver mai votato ne l'uno, ne l'altro).
Lo si voglia chiamar Renzi, con nota di biasimo per non rendersi conto che la risposta a sinistra non sarà mai l’uomo solo al comando e non la massa, il rottamatore e non l’unificatore.
Lo si voglia chiamar Salvini, dimostrando di non capire facili assiomi da scuole elementari: che cosa farebbe Salvini se non ci fosse l'immigrazione? Avrà mai davvero interesse a combatterla (ammesso e NON concesso che sia utile farlo)?.
Tutti sono contro la politica e i politicanti, contro le regioni, le provincie e i comuni. Contro le municipalizzate, le parastatali, i dipendenti pubblici e i disoccupati. Contro gli immigrati, i poteri forti e le lobby. Poi trenta milioni di persone votano quei quattro tizi e i loro galoppini, tutti convinti non tanto del loro leader, ma solo della nefandezza di quello concorrente.
I social, regno dei ggiovani con due g, sono il noioso ring di folgorati sulla via di Damasco, convinti che finalmente è giunto il momento del cambiamento, che stavolta tocca a loro, neanche fossero testimoni di Geova. Scenderà finalmente il Messia pentastellato o il democristiano rottamatore (ossimoro per definizione). Tornerà il "tombeur de femme" (prostatico impotente) o comanderà il razzista nordista (che tuttavia ha bisogno dei migranti per fare voti e dei "terroni" per diventar premier). E se fai notare queste cose davvero banali, sei dall'altra fazione, un troll, un fake, un corrotto al soldo degli avversari! Se, educatamente, fai notare al fanatico grillino che anche negli anni 90 l'Italia si innamorò di uno che prometteva la rivoluzione, la pulizia, il merito al potere, sei un piddino stipendiato. Se critichi il PD (se spari sulla croce rossa in altre parole) in realtà vuoi il ritorno di Berlusconi o sei vecchio, non rottamatore. Tutti pronti alla guerra Santa, ma incapaci di fare la raccolta differenziata. Tutti che vogliono cambiare tutto, ma incapaci di mollare la tastiera per andare all'assemblea di condominio a cambiare i citofoni rotti. Alle medie una volta si studiava Educazione Civica, quel fare qualcosa senza un tornaconto economico, un vantaggio privato, per il bene della collettività, ma nemmeno, per la giustizia, per la naturalità della cosa.
Siamo italiani e abbiamo sostenuto e sopportato un ducetto per venti anni, il prostatico per altri venti, con in mezzo anni dell'insegnante di religione democristiana o la fatuità socialcraxiana. Piuttosto che infervorarsi contro il leader dell'altra fazione, sarebbe più utile chiederci che comunità siamo e che concrete speranze ci siano di intraprendere un discorso complesso e duraturo di ricostruzione economica, sociale e culturale. Ricostruzione, che con tutto il bene e il fanatismo che si possa riporre nei quattro Messia, non è per definizione realizzabile in una sola legislatura, pur intera, a cura di un solo uomo e senza l’appoggio e la collaborazione degli enti sovranazionali dei quali facciamo parte (e menomale, vista la nostra classe dirigente). Se non lo si fosse capito il fascismo finanziario dei burocrati UE, che ha distrutto la Grecia e ucciso uno dei progetti umani più belli, l’unione dei popoli in Europa, non lo si combatte né con invettive e slogan, né con le ricette da quattro soldi create ad arte sei mesi prima delle elezioni. NB: l'Italia, nei giorni della distruzione (non armata) della nazione greca, stava dalla parte dei distruttori, con un governo che, nominalmente, era della stessa parte politica delle vittime.
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Ovvero quanta fatica costa dimostrare che violentare è naturale, involontario, inevitabile e automatico.
Siamo ormai talmente abituati a femminicidi che non fa più notizia la violenza sessuale. Il lettore mi contesterà che negli ultimi giorni non si è parlato altro che dello stupro di Rimini e di quello di Firenze.
Ma ne siamo certi?
Si è parlato della vittima dello stupro o degli stupratori? Si è parlato della violenza malata degli stupratori o del colore della loro pelle? Si è parlato dei danni presenti e futuri delle ragazze coinvolte o della carriera dei carabinieri coinvolti? Si è parlato più del fantomatico consenso femminile o più dell’assurdità anche solo di fare i latin lover durante il servizio di pubblica sicurezza?
Ed avete trovato traccia nei giornali delle incredibili pene cui saranno sottoposti gli stupratori? E qualcuno sa come stanno queste ragazze? Cioè andiamo con le telecamere in ospedale per uno sportivo infortunato e non un cane ad intervistare le ragazze vittime?
Come se non ci fosse mai stato il “processo per stupro” del 1979.
Se avrete lo stomaco e il coraggio di avventurarvi nelle notizie non troverete queste informazioni, ma un grande classico della violenza (psichica) sulle donne: la trasformazione da vittime dello stupro a imputate. Era consenziente. Era vestita in modo provocante. Era sola ad una certa ora di notte. E l’ultima: era ubriaca. Attenzione! Non è un’aggravante l’averla stuprata mentre era sotto i fumi dell’alcol, ma un’attenuante! Te la sei cercata! E che vuoi essere addirittura libera di bere due bicchieri in più?! Colpevole. E anche se non lo sei ci sono secoli di misoginia politica e cattolica a giustificare una violenza contro la donna che ha una naturale “...predisposizione alla perversione polimorfa...” (Freud, 1905) e perciò è provocatrice per natura nonché incapace di trattenere la sua famelica sessualità (cfr. la ricerca su “Amore senza bugie” – Fulgosi – Di Sabatino -L’asino d’oro edizioni, 2014)
Noi non siamo come l’Islam, siamo più evoluti.
“Se una bella ragazza cammina da sola alle 3 di notte, magari vestita in modo provocante e si trova in determinati ambienti, si espone...” perché la donna “...porta con sé l’idea del corpo, della preda. Se si trova in periferia, sola in strada, può anche essere oggetto di aggressione. È un istinto, sarà primordiale, ancestrale...», ma «...servirebbe un minimo di cautela. Le donne lo devono pensare che c’è gente in giro che può fargli del male...». No, non è il bar sotto casa mia, è il senatore Vincenzo D’Anna, di cui risulta scontato dire l’estrazione politica, ça va sans dire. Ah, e sono dichiarazioni del 15 settembre di quest’anno, non di inizio ‘900.
Il peggior nemico della libertà femminile è la donna stessa.
Come ci ricorda Giulio Cavalli su Left online,su stampa e tv non si è parlato di quale patologia mentale porti un malato a violentare una donna, no. Si è parlato di come “educare” le donne a non farsi violentare, o meglio, a non far scattare “l’istinto primordiale” di cui parla il Nostro senatore della Repubblica. Quindi “...la colpa è di Cappuccetto Rosso che si ostina ad attraversare il bosco...”.
E ahimè come sempre, il peggior nemico della libertà femminile è la donna stessa: Lucetta Scaraffia, ultracattolica (e praticante direi, visto il figlio prima e fuori del matrimonio e poi un secondo partner sposato), si è cimentata sul “Messaggero” nel MANUALE PER LE DONNE. Ci illumina la paladina pro-life: “Sarebbe bello, certo,se gli uomini cambiassero e accettassero questa nuova libertà delle donne, ma sappiamo che non è così, e forse non lo sarà mai...”. Appreso quindi che sarò stupratore a vita, ho proseguito la lettura ed ho capito che la situazione potrà cambiare “...solo attraverso un aumento della vigilanza, non attraverso una conversione degli uomini...”. Il femminismo “...ha significato per le donne l’illusione di proteggersi da sole [...] preferendo inseguire una libertà dal loro DESTINO BIOLOGICO...”. Il Messaggero, 14 settembre sempre 2017, non 1900, chapeau.
Semplicemente sentendomi offeso da queste parole dette da una donna, posso dimostrarle automaticamente che gli uomini non devono “cambiare”, non devono “convertirsi”.Gli uomini nascono e sono fondamentalmente sani, come le donne. Magari più scemi, ma sani. E quando si ammalano violentano, le donne, se stessi, i loro affetti, i loro rapporti.
Una persona speciale che ho incontrato nella mia vita mi ha spiegato che il massimo della sanità mentale sarebbe una paresi lancinante al braccio che volesse dare un pugno ad un bambino. Per analogia posso oggi sostenere che un uomo può riconoscersi un minimo di sanità quando sa che non riuscirebbe ad avere nessuna erezione violentando una donna (o pagandola per poterla violentare, fisicamente o psichicamente). Quell'uomo scrisse la sceneggiatura de “La condanna” (regia di M. Bellocchio, 1991), che ben spiega la differenza tra l’impotente violentatore e il forte amante. E, grazie a lui, ma non solo (!), ho scoperto quanto è bello vivere la libertà di una donna, subirne le provocazioni, forzarne le resistenze. La violenza è sempre patologia e la patologia è sempre schiavitù, queste catene non riesce a vedere il malato.
“Stupro”queste ultime bellissime citazioni con il peggio che un uomo può offrire in questo campo. Le parole che seguono sono degli avvocati difensori degli stupratori nel famoso processo del 1979, sopra citato. Uomini solo per l’anagrafe.
“Qui si tratta di una ragazza che ha degli amanti a pagamento [...] signori miei, una violenza carnale con fellatio può essere interrotta con un morsetto. L'atto è incompatibile con l'ipotesi di una violenza”
“La violenza c'è sempre stata [...] Non la subiamo noi uomini? Non la subiamo noi anche da parte delle nostre mogli? Eccome non le subiamo? Io oggi per andare fuori ho dovuto portare due testi con me! L'avvocato Mazzucca e l'avvocato Sarandrea, testimoni che andavo a pranzo con loro, sennò non uscivo di casa. Non è una violenza questa? Eppure mia moglie mica mi mena. [...] Che cosa avete voluto? La parità dei diritti. Avete cominciato a scimmiottare l'uomo. Voi portavate la veste,perché avete voluto mettere i pantaloni? [...] E allora ognuno purtroppo raccoglie i frutti che ha seminato. Se questa ragazza fosse stata a casa, se l'avessero tenuta presso il caminetto, non si sarebbe verificato niente.”
Ad eterna memoria.
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Ovvero “...non ragioniam di lor, ma guarda e passa...”
E così nel mondo dell'informazione 2.0 ci si ritrova a consultare una serie di articoli in cui non si capisce più chi ha copiato da chi e perché. E se Repubblica per "errore" (ammesso) sbagliò un titolo su un'intervista a Fagioli, facendolo passare per omofobo, a cascata si possono riconoscere tutti coloro che scrivono articoli informandosi su google, i quali, ripescando l'articolo, replicano l'errore. A questo errore (diffamazione?), uno dei tanti, fa riferimento oggi Paolo Liguori, nella sua trasmissione, sottolineando gli effetti nefasti della macchina del fango. Ora, o Liguori ha poteri soprannaturali o forse sa solo verificare le fonti. Già perché google e le ricerche da scrivania non dovrebbero essere fonti, altrimenti giornalista è anche mio nipote quando fa la ricerchina a scuola.
Forse lo sapeva, li conosceva già questi quattro scribacchini, dopo quarant'anni di insulti. E si infurierebbe per le troppe righe di attenzione concesse.
I fatti hanno la testa dura e il tempo è il più severo dei giudici. L'inchiostro sprecato imbratterà la carta di quei giornali che serviranno per il fondo dei bidoni per l’umido.
Vivere significa essere testimoni del proprio tempo e io sono fiero di poter essere stato un testimone di una storia incredibile e straordinaria, che mi ha insegnato a distinguere “il grano dal miglio”, il sano dal malato, l’opinione dagli insulti, i fatti dalle infamie, il giornalista dal calunniatore, gli uomini e le donne dai celenterati. Glie lo dissi una volta, la cosa più grande che ho capito con te è il saper guardare oltre l'evidenza delle cose, andare o cercare di andare nel latente, il saper vedere oltre. Oltre la coscienza, oltre le parole, oltre i comportamenti, oltre le intenzioni. E saper vedere oggi quello che gli altri, meschini, riconosceranno solo domani.
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L'italico Ministero della Salute ha deciso di promuovere il poderoso orgoglio virile della penisola, abbattendo le ultime disperate frange di resistenza: le donne. Con una memorabile propaganda regia viene instillata la potente arma dell'ansia per ricordagli l'inutilità di sforzi e velleità contro l'inseminazione. Volontarie da tutta l'Italia sono accorse per farsi fotografare con mano sulla pancia e clessidra altera e solenne in primo piano e riaffermare l'ineluttabilità del loro destino.
Il piacere maggiore che si possa riservare ad un provocatore è rispondere alla sua provocazione. Ancor più farlo in maniera indignata,offesa, sconvolta. Per questo motivo sarebbe necessario, almeno in politica,evitare le solite risposte risentite e magari puntare sull'ironia per rispondere a certe scemenze. E capire a cosa puntava realmente la provocazione.
Quando Berlusconi elogiava la bonifica o la puntualità ferroviaria mussoliniana, ad esempio, oltre a sotterrarlo di risate, non bastava indignarsi pubblicamente, ma era doveroso smascherare che il vero obiettivo del suo discorso era solo racimolare due-trecento voti agli alleati di AN o più a destra. Questo avrebbe mostrato la puerilità delle sue proposizioni politiche, visto che la dichiarazione non avrebbe comunque spostato un voto tra gli antifascisti.
Per questo motivo quando un Ministro della Salute, senza concertare nulla con il Governo che l'ha nominato (sic!), decide di mettere in atto una campagna pubblicitaria medievale, prima di passare all'indignazione occorrerebbe capire quale è la comunicazione latente sottostante. Anzitutto è ovvio che un ministro di questo Governo non ha alcun potere, né carismatico, né tecnico, né politico. Quindi chi decide la mossa è una o più lobby, non solo quelle economiche, ma anche quelle ideologiche (clericali, politiche, etc).
Svelato il mandante occorre focalizzarsi sull'obiettivo della campagna. Davvero Voi credete che il Ministero abbia ingenuamente fatto una banale operazione di marketing incosciente delle polemiche che avrebbe potuto causare su un argomento così dibattuto? E invece che attaccare l'universo femminile con la sottile arma dell'ansia da orologio biologico, non abbia trovato uno stile comunicativo differente per valorizzare il valore squisitamente medico della fertilità? Va da sé, pertanto, che chi ha messo in atto una tale campagna pubblicitaria, roba da "giornata della madre e del fanciullo" di un secolo fa, in realtà sapeva già di non smuovere un utero,con tale infamia pubblicitaria. L'obiettivo, come sempre in politica, era far capire la potenza, far capire il numero degli aderenti e operanti ad una determinata lobby. Quanti di questi lavorino nel/nei ministero/i, quanti votino tra i banchi del parlamento, quanti ministri ne appartengano e, di conseguenza,quali forze economiche e non, possano scatenare.
Ora, dimostrato che "ccà nisciuno è fess" e che ormai questo marketing della politica è sin troppo facile da svelare, passiamo al merito dell'argomento, sperando che l'indignazione collettiva lasci il posto a considerazioni più profonde. Già, perché io, elettore di una certa parte politica, potrei perdonare l'aver perso di vista obiettivo e provocazione come appena descritti, ma pretenderei che almeno sul merito degli argomenti ci sia una chiarezza di idee. E invece...
Da una parte hai una destra, una lobby clericale e una lobby di medici che vivono alimentandosi l'un, l'altra (obiettori che fanno carriera,medici promossi che eleggono politici, che votano politiche etc). Il fine di questi messaggi anacronistici infatti è solo politico, per il controllo ideologico delle masse elettorali. Basti pensare che la Ministra della Salute, NCD ex forza italia, ha fatto i suoi unici due figli a 43 anni, figuriamoci.Tale discorso si può facilmente ribaltare sul family day e i suoi politici divorziati, conviventi, etc... Ma è giusto così, è il loro lavoro e la coerenza, la fusione tra idee e comportamenti, non fa parte della loro parte politica. Loro puntano a indicare modelli di vita e di società utili a formare una massa educata, silenziosa, favorevole a qualunque status-quo.
Ti aspetti, allora, che dall'altra parte si sia in grado di affermare una differente idea di umanità, coerente con le proprie idee e comportamenti. E invece no. All'idea medievale di donna che ti sbattono violentemente nella campagna pubblicitaria, si contrappone un'idea poco meno antica, ma pur sempre anacronistica. C'è poco da fare anche a sinistra non è compreso e contemplato un ruolo differente dalla madre per la donna e l'unica risposta che leggi in tutte le dichiarazioni dei "progressisti" è sempre una versione de: le donne non fanno figli perché non c'è più lavoro,perché non credono più nel futuro, non fanno un secondo figlio perché è già difficile far crescere il primo e poi la crisi, la donna che non sta a casa perché deve lavorare, la droga, il jobs-act e gli immigrati che ci soppianteranno, la crescita zero e i conti della serva (se due persone fanno un solo figlio in futuro avremo un cittadino in meno). Come se fossimo, appunto,nel medioevo dove servivano soldati e carne da macello.
Una donna che non vuole aver figli non è ammessa, non è nemmeno contemplata nella cronaca, quando ormai i fatti, le statistiche dimostrano che è una realtà ben presente. Peggio, l'unica immagine che si riesce a dare a questo strano animale sociale è quello di disperata senza un donatore di seme, senza un lavoro o, peggio, come perfido essere egoista e disinteressato al bene della società. Una donna che si realizza nonostante l'assenza di figli non è nemmeno ipotizzabile, avrà sempre un minus, una castrazione, un handicap.Anche qui è facile fare il paragone con i dati statistici, inconfutabili, dei matrimoni, dei divorzi e delle convivenze che smentiscono ogni family day, ogni unione civile e ogni cinegiornale catto-governativo.
Peggio ancora pensare ad una donna che fa un figlio quando,come e con chi gli pare. E' facile dimostrare i danni psichici e fisici di maternità precoci, di gravidanze indesiderate, i danni economici e sociali di società, tipo quella africana, dove si mettono al mondo troppi bambini, oltre le possibilità materiali di sopravvivenza. Ma è la libertà che spaventa chi governa, da sempre.
Ben vengano gli asili, i supporti economici, i lavori stabili e figli bellissimi, ma non per forza, non per ansia, non per pressioni ministeriali. E soprattutto che a decidere siano le donne, in secondo luogo gli uomini e per ultimo chi governa.
Come sempre la società si muove anni luce prima della società politica, ma quando la sinistra non si fa carico dell'unico ruolo che gli compete, il progresso umano, il risultato è quello che troviamo oggi nella maggior parte delle contese ideologiche. Una parte politica professa le sue regole medievali, che ovviamente non rispetta, ma utilizza spettri e paure ancestrali per scopi elettorali. L'altra parte, temendo di perdere i voti di quella società inesistente dipinta da lobby e politici antagonisti, si avvicina a quelle strambe idee, finendo per crederci più dell'altra, perdendo voti e non rendendosi conto che l'unico ossigeno che può respirare è quello di idee nuove,affermate dalla realtà dei fatti sociali, e propugnarle anche a costo di andare contro il pensare comune attuale (quel guidare e non seguire la società).Altrimenti, luogo comune ormai, gli elettori votano l'originale e non la brutta copia.
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